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press-reviews merce vivo

press-review "lasortedelcanecheleccalalama" MERCE VIVO

bandiera_italia  BLOW UP

"Il cane che lecca la lama sta lecando il suo sangue, però gli piace più del dolore e continua fino a dissanguarsi" : una poetica della sofferenza e del desiderio espressa magistralmente da Erri De Luca in "Montedidio" e adesso palpitante nelle canzoni a tinte noir dei torinesi Merce Vivo, tra una Oceanomare (altro omaggio letterario) languidamente jazz ad una Helika assopita dal piano di Daniel Benoit (componente del gruppo francese Frank Williams and The Ghost Dance), lasciando che il sole e la sorte si distenda nei cori di Valentine Carette (altra ospite, sempre dai Frank Williams and The Ghost Dance) e che note di glockenspiel crepitino nel soave folk acustico di Lapis. E là dove la magnetica voce del leader Lukasz Mrozinski si smarrisce in fumi elettrici, i Merce Vivo penetrano nel buio squarciandolo : una Imperfezione irrequieta nel borbottio di sax alla Morphine, una (Ri)torna grumosa e pastosa ancora una volta disposta ad un abbraccio corale, e più di ogni altra cosa Ivre, sublime ode rock che celebra dimenticate gioie ubriache  

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bandiera_italia   ROCKERILLA

Registrato e mixato in soli quattro giorni nello studio La Fugitive di Parigi, lasortedelcanecheleccalalama dei Merçe Vivo è un album profondamente letterario, ispirato al romanzo Montedidio dello scrittore Erri De Luca. I richiami alla letteratura italiana emergono anche nel brano Oceanomare, chiaro riferimento all’opera di Baricco. La band torinese capitanata dal cantante e chitarrista Lukasz Mrozinski prosegue dunque il lavoro di ricerca espressiva e stilistica iniziato con laportasiaprìconmoltorumore e imbarcoimmediatoin7minuti, proponendo un rock notturno e visionario, denso di contaminazioni provenienti da retroterra culturali e “ambienti” musicali – come quello jazz – poco frequentati dagli odierni indie rockers.

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bandiera_italia   SENTIRE ASCOLTARE

Un disco di richiami ed elusioni, dove la tradizione rock-cantautoriale italiana (da Battisti a Benvegnù, fino ai Marlene Kuntz) viene come trasfigurata nel passaggio attraverso territori frammentati, echeggianti, in alcuni frangenti persino spettrali. Un gioco di pieni e vuoti affascinante e fuggevole, dove memoria e contemporaneità convivono anche grazie alla voce calda e pastosa del sassofono, il cui utilizzo raffinato, non pedissequamente jazzistico, va ad aggiungere colore, carattere e un certo spirito art-intellettuale che di certo non guasta. I testi, ispirati – forse un po’ pretestuosamente – al romanzo Montedidio di Erri De Luca, mostrano talvolta il fianco a immagini un tantino melense, ma l’afflato lirico che permane l’intero disco riesce a dare una buona credibilità anche ai momenti meno brillanti (pochi, per la verità). Lasortedelcanecheleccalalama svela dunque un’indole austera e seriosa, crudele e screziata, dalla quale defluiscono le turbolenze umorali di Imperfezione e le chitarre irruenti di Ivre, tanto quanto la romantica malinconia di Helika e i paesaggi sinuosi della splendida (Ri)torna, che sa unire con eleganza canzone popolare e rarefazioni (nu-jazz) nord europee. Peccato per la durata "bastarda" dei trenta minuti: oltre la dichiarata parzialità di un EP, ma non del tutto sufficiente a soddisfare l’ampio respiro richiesto a un’opera completa.

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bandiera_italia  ONDA ROCK

Quartetto torinese nato nel 2006 e giunto al secondo lavoro sulla lunga distanza, i Merçe Vivo propongono, con queste 7 canzoni, un interessante tentativo di unire le suggestioni del songwriting a quelle di un suono rock curato ma allo stesso tempo un po' sporco. La maggior parte dei brani ha un'impronta decisamente elettrica sulla quale, però, si inseriscono efficaci linee di sax, e la voce appare sempre in equilibrio precario nell'interazione con la parte musicale, rimanendo a un palmo dall'essere coperta, ma è un effetto voluto e il bilanciamento rischioso e ardito trova sempre la quadratura del cerchio ed un risultato efficace e di buona personalità. Anche la voglia di mettere a confronto la pienezza del suono con un mood molto introspettivo non è certo una scelta facile di per sé, ma anche qui la fusione dei due elementi apparentemente in antitesi riesce. Ulteriori tocchi suggestivi sono dati da morbidi incroci tra due voci che viaggiano su differenti tonalità. Un disco davvero ben riuscito, quindi, e lo dice uno che si era approcciato all'ascolto in modo scettico, non avendo apprezzato per niente il debutto. Riscontrare un tale miglioramento è stata una sorpresa davvero graditissima e il consiglio, quindi, è quello di dare una chance a questo disco, anche se, come a me, non dovesse esservi piaciuto il precedente.

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bandiera_italia  ROCKIT

Il cantautorato post-rock, sporco e sofferto: Nick Cave ha corrotto i Merçe Vivo. Ha portato alla deriva rovinosa liriche e sound della band torinese, oggi al terzo album, iniettando dosi di tormento ed estasi nelle sette tracce che compongo "lasortedelcanecheleccalama". Ed Erri De Lucaha fatto il resto con il suo romanzo "Montedidio", contaminando Lukasz Mrozinksi, autore dei testi, nonché cantante e chitarrista. Illuminato così dagli affreschi/squarci dello scrittore napoletano, ci restituisce una visione controversa quanto contraddittoria del concetto di vittima e carnefice, delle perversioni legate alla sfera della violenza. Le influenze: in "Helika", uno dei brani più intesi e riusciti, riecheggia lo spirito di "Death is not the end", del sopracitato Mr. Cave. In "Ritorna" e "Oceanomare", altri due pezzi "centrati" e vigorosi, si palesa la riconoscenza e l'amore incondizionato per i Virginiana Miller, Paolo Benvegnù e ovviamente per i Marlene Kuntz.  "Ivre" chiude il disco con una cavalcata grunge e la sua straziante coda strumentale. Con questo album, i Merçe Vivo si confermano come una realtà molto interessante e in trasformazione. Certo, non sono ancora giunti alla completa maturità artistica. Paragonando questa loro ultima prova ai precedenti due album, si riscontrano però notevoli migliorie sul piano della scrittura, della composizione e degli arrangiamenti, ma ci sono ancora sbavature, imperfezioni, indecisioni. Purtroppo non brilla né il livello qualitativo delle registrazioni né il sound complessivo. Aspetto il prossimo disco.

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bandiera_italia   KD COBAIN

Dopo qualche anno di silenzio, i torinesi Merce Vivo tornano con un nuovo lavoro dal titolo “Lasortedelcanecheleccalalama”. Quello che si respira già dalla prima traccia di questo disco è un’atmosfera crepuscolare che lascia spazio ad ampi intarsi strumentali. Chitarra, pianoforte e sax riescono a disegnare, in molte tracce, sonorità malinconiche che si sposano perfettamente con la voce cupa del cantante.  “Helika”, singolo tratto dall’album, è una sorta di ballata sussurrata che ben riesce a riassumere tutte le qualità di questo disco. “Oceanomare” con la sua raffinatezza strumentale svolge il ruolo di spartiacque tra la prima e la seconda parte del disco, dando spazio a brani leggermente più solari come “Lapis” e “Ivre” che chiude il disco con ruggenti chitarre elettriche e la sua inaspettata ritmicità che rimanda a lontani echi grunge. Sette brani, essenziali, senza riempi buchi. “Lasortedelcanecheleccalalama” porta con sé la singolare scelta di proporre questo limitato numero di canzoni, forse per fare recepire meglio all’ascoltatore la corposità di queste nuove canzoni altamente cerebrali.

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bandiera_italia   THE NEW NOISE

Sono al terzo disco ─ registrato in quel di Parigi ─ ed esprimono la loro poetica fatta di languide noir-song mescolate a umori indie-wave. Risaltano i ghirigori del sax e una robusta propensione al wall of sound di spectoriana memoria, che fa dell’incipit del lavoro un buon biglietto da visita. “Imperfezione” va di pari passo con la voglia di esprimere una foga cantautorale controllata con difficoltà, il tutto tra un’indole umbratile, cosi cara alla voce e ai testi di Lukasz Mrozinski, e una produzione che tende a ridurre all’osso una creatività vivace e foriera di ripetuti ascolti. Il quartetto poi s’imbatte in problematiche tempeste emotive (lo spleen piovoso di “(Ri)torna”), omaggiando le atmosfere care ai defunti Morphine. Spicca la consapevolezza metropolitana che li fa rimanere attaccati a una materia composta da piccoli gesti quotidiani e da reiterazioni al limite della noia. Si continua per il passaggio obbligato – con corollario di voci femminili – de “Il Sole E La Sorte”, un esangue prova pop sempre dalle tinte chiaroscurali, fino all’homage lou reediano di “Lapis”. Il mood generale, quindi, è tendente al pensoso (il titolo è ispirato a un racconto di Erri De Luca), caratteristica che riesce solo in parte a catturare chi ascolta. Il gruppo torinese è consapevole di mettere sul piatto una poetica vissuta tra mille contraddizioni, tanto che quasi ci obbliga a un tasso di attenzione parecchio impegnativo, ma non è facile assecondare la tristesse di questo lavoro. Al netto di tutto ciò, comunque, rimane la possibilità di apprezzare una scrittura calcolata al millimetro, opera di qualcuno sempre pronto a mostrare nudità interiori e a cambi di passo spiazzanti.

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bandiera_italia   OCA NERA

Piccole perle di cantautorato rock. Lasortedelcanecheleccalalama, 7 pezzi nuovi per i Merçe Vivo, band torinese che  ci regala un ottimo album da ascoltare attentamente. Atmosfere cupe, testi malinconici ma aperti verso speranze future. Sonorità che richiamano i Morphine, colpa anche di un sax accattivante, riferimenti espliciti alla letteratura, dal titolo dell’album omaggiando Erri De Luca ai riferimenti a De Saint Exupery e Baricco, ci imbattiamo in un album che al suo interno è combattuto tra un’esplosione di post rock e una ventata di cantautorato d’autore. Formula voluta o casuale è ciò che comunque colpisce dell’album, che lascia l’ascoltatore in sospeso, concentrato su una dialettica non semplice nei testi e in una concettualità altrettanto non semplice delle sonorità. Colpisce la scelta di produrre l’album con soli 7 brani, che forse non danno il tempo e lo spazio necessario per approfondire la comprensione della visione del mondo dei Merçe Vivo, alla ricerca continua di riposte che sembra nessuno voglia dare, ma che lasciano sicuramente il segno per la capacità del gruppo di creare atmosfera e, cosa più importante, di trasmetterla In un panorama italiano abbastanza standardizzato, un album da consigliare, quantomeno per poter provare a cercare, anche noi, qualche risposta.


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bandiera_italia   PAPER STREET

…per le scale di sera passano gli spiriti. Senza il corpo hanno nostalgia solo delle mani e si buttano addosso alle persone per desiderio di toccare.”
I Merçe Vivo sono stati ispirati da un'altra citazione dello stesso romanzo da cui è tratta questa, ovvero Montedio di Erri de Luca, per dare il titolo al loro nuovo (terzo) album: Lasortedelcanecheleccalalama. Ma quella frase mi da lo spunto per descrivere questo disco che mette in evidenza il talento della band: le atmosfere sono quelle serali e notturne, una perfetta colonna sonora per una favola noir; le sonorità sono rarefatte, quasi intangibili (proprio come gli spiriti) e che a dovere si impennano e si riempiono di sfumature a volte avant-rock con tendenze “post”, altre più intimiste a metter in luce l'anima cantautoriale, che alla fine risulta quella predominante. Il gruppo torinese si forma nel 2006 su inziativa del chitarrista e cantante Lukasz Mrozinski e del sassofonista e chitarrista Eros Giuggia; completano la formazione Fabio Prettico alla batteria e Alessandro Baudino al basso. Il debutto avviene nello stesso anno con l'ep laportasiaprìconmoltorumore, a cui seguirà nel 2008 il secondo lavoro imbarcoimmediatoin7minuti. A quattro anni di distanza arriva un album che brilla per l'accuratezza degli arrangiamenti (un grande merito va soprattutto alla gestione del sassofono) e la tensione di fondo che caratterizza i sette brani e mette maggiormente in risalto l'aspetto vocale, soprattutto nei momenti più minimali e intimisti. La prima traccia Imperferzione dopo un breve intro rumoristico vede la batteria lanciarsi in un veloce e minimale loop incalzante; si fonde in modo impeccabile con il perfetto contrasto fra voce principale e controcanto baritonale e con le chitarre dilatate nelle strofe e più “ritmiche” nel ritornello, che risulta decisamente più pieno e fastoso. La seconda parte merita una nota di merito per il modo in cui si inserisce il sax, che detta qua i ritmi, e per la rottura dello schema strofa-ritornello con un finale convulso, più “urlato” ma soffocato. Si cambia registro con Helika, un pezzo più intimista e dall'attitudine acustica e che mette in risalto le qualità cantautoriali della band: un inizio di chitarra che si intreccia con il pianoforte dell'ospite Daniel Benoit e la voce trattenuta e calda di Lukasz coadiuvata dalla controvoce dell'altra ospite Valentine Cerette; una canzone molto d'atmosfera e che tocca il picco emozionale sulle parole “Vorrei non svegliarmi senza te, come l'alba io ti porto via con me”. (Ri)torna è il momento più noir dell'album e vede ancora protagonista il sax, profondo e solenne, che dilata i tempi anche degli altri strumenti; è qui che viene fuori la tendenza ad un post-rock avanguardistico. Un minimalismo inquietante pervade la prima parte di Il Sole e la Sorte, che lentamente cresce nel ritornello che ha una sezione ritmica più “aggressiva”; nel finale torna la quiete e aumenta anche il livello delle distorsioni che contribuiscono a valorizzare l'efficacia delle parole “L'essenziale è invisibile agli occhi”. Un plauso lo merita ancora una volta il duetto di voci che si alternano e si sovrappongono in maniera encomiabile. Oceanomare (ispirata al romanzo di Baricco) è un altra piccola perla che riprende un po' lo stile di (Ri)torna ma in cui lo stampo jazzistico risulta decisamente più pesante; la band non smette di sorprendere e con Lapis raggiunge un nuovo vertice. Il pezzo ha un doppia linea: la base semplice con chitarra e voce e un'altra linea musicale a sovrapporsi con sonorità cristalline e che si alterna e fonde con subliminali distorsioni e lamenti vocali. Semplicità e sofisticatezza allo stesso tempo. Si chiude con Ivre che all'inizio sembra prendere nuovamente una piega minimalista, ma poi prende lo slancio che porterà ad una lunga cavalcata piena di accelerazione e rallentamenti. I Merçe Vivo offrono molti spunti interessanti con questo nuovo disco e dimostrano le loro capacità di scrittura e composizione, oltre che tecniche. Il gruppo riesce meglio soprattutto nei pezzi più scarni e in quelli di stampo più avanguardistico e sarebbe interessante vedere sviluppata questa attitudine per i prossimi lavori.

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bandiera_italia   LOUDVISION

Registrato e mixato in soli quattro giorni. E neanche un passo falso.  Un disco molto intimistico per i torinesi Merçe Vivo, giunti alla loro terza produzione discografica. Melodie per nulla accattivanti ma concepite per colpire l'ascoltatore, emozionarlo e coinvolgerlo.  Ascoltare quest'album con le cuffie a occhi chiusi è un'esperienza splendida, soprattutto quando si incrocia "Oceanomare", il pezzo più bello e ispirato tra i sette in scaletta. Brani che sono stati scritti e concepiti in periodi diversi, uniti in un disco comunque omogeneo soprattutto nelle sonorità e nelle strutture dei pezzi. L'oscurità e l'intimismo la fanno da padrone in questa gradevolissima mezz'ora di musica. Gli inserti di sax, soprattutto in "(Ri)torna" e "Oceanomare", aumentano il tasso di malinconia e pathos, in un climax ascendente di emozione presente in tutti i brani dell'album. Non si può negare che, concluso l'ascolto del disco, si possa sprofondare in un senso di tristezza e pesantezza non indifferente. Non c'è spazio qui infatti per episodi solari e allegri, ma solo per suite riflessive e minimali. Un buonissimo lavoro, soprattuto quando la band decide di osare di più ("Il Sole E La Sorte") inserendo ritmi più veloci ed energici. Straziante e coinvolgente, poco immediato ma comunque apprezzabile.

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bandiera_italia   CALABRIA SOUNDS ROCK

Io direi che i torinesi Merçe Vivo si presentano con un vestito delicato, bianco, trasparente e, perché no, con qualche grinza, alle volte sporco capace di regalare un momento di evasione dall’album stesso. È un’affannosa ricerca, una voglia matta di uscire dalle incertezze e di gridare “libido mentre ti uccido”, una delle tante risposte che si possono trovare sparse qua e là nell’album. Riescono a far vivere la quiete dopo la tempesta, a tramutare le incertezze di brani come Imperfezione o Ritorna in caotiche esplosioni, nella tempesta, e poi far finire la pioggia e i fulmini per farti tornare con i piedi saldi a terra e al contempo più leggeri; i momenti tempestosi o, meglio, caotici sono caratterizzati dalla mancanza di una linea guida vocale o strumentale definita che proietta verso questa sensazione di attesa e angoscia. Presenza importante è il sassofono che “parla” nei momenti di silenzio rispondendo agli umori estremamente dolci e sinceri di Helika, dove si chiede a qualcuno di “colorare l’anima di felicità nuovamente”, a quelli sospesi di Oceano Mare che tramuta in musica e parole le sensazioni, le rivelazioni suscitate dal romanzo omonimo di Baricco; una vaga impressione che mi arriva in questo momento dell’ascolto è che la forte voglia di fare, accompagnata da una buona capacità compositiva scivolino nella mancanza di originalità, specialmente per quanto riguarda il sassofono, a volte un po’ troppo abbondante. Subito dopo questa frase però mi devo contraddire nel parlare di abbondanza perché sento, in Il sole e la sorte, la frase “L’essenziale è invisibile agli occhi” suggerita al piccolo principe di Exupéry nella quale si esalta la sensazione e la ricerca di ciò che non è visibile e quindi, ritornando al cd, si vede la voglia di esprimere qualcosa di più profondo e celato, essenziale appunto. La capacità di creare l’ambient musicale determinante per incorniciare i nuclei concettuali, spesso parlati come in Lapis, dei pezzi è comunque elegante, poco invasiva ed efficace nell’indirizzare l’attenzione a quelli che mi sembrano i due momenti cardine del disco: la ricerca letteraria e il sassofono. Hanno da dire. Hanno stoffa per tessere ottime tele. Mi piacerebbe ascoltare un loro prossimo album con uno sguardo che vada oltre l’ego, o come direbbe Buzz Lightyear ” Verso l’infinito e oltre”, per poter apprezzare ancora di più il loro fare ed essere.

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bandiera_italia   SOUND CONTEST

Imperfezione e' il primo pezzo del Cd e presenta dei suoni tenaci e caparbi anche per mezzo di un sax ripetitivo e a tratti sospeso di Eros Guggia. Con Helika e' subito tempo di ballad: strofa-ritornello-strofa-ritornello e i Merce Vivo si fanno ascoltare e in qualche modo continuano a farsi attendere. Il gruppo esplode silenziosamente in (ri)torna mediante la convinzione della batteria di Fabio Prettico e del solito sax di Eros Guggia che nei ritornelli si distorce nell’intenzione piu' che nel suono. Il sole e la sorte sin dall’intro lascia presagire che sara' un brano singolare, ma degno di attenzione e l’inciso conferma questa prima impressione, dal momento che cita il titolo dell’album in un pop-rock frenato nella voce dai toni bassi di Lukasz Morinski, in contrasto con la chiarezza dell’ugola di Valentine Carette che si ode in lontananza. Le atmosfere letterarie passano da quelle di Montedidio di Erri de Luca a quelle di Oceanomare, chiaro riferimento ad Alessandro Baricco ed al suo libro del 1993. Con Lapis ed Ivre si giunge alla fine del disco: in particolare con l’ultimo pezzo la band si distingue per una maggiore dirompenza anche dal punto di vista musicale con il prolungamento energico ed inaspettato del finale. I Merce Vivo sono inequivocabilmente sinceri nella loro sperimentazione. In Lasortedelcanecheleccalalama si spingono quel tanto che basta per farsi capire e, anche nei momenti in cui osano, possono sembrare a tratti meticolosi, ma non per questo risultano noiosi o artefatti. Anzi…

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bandiera_italia   SALTINARIA

Vi racconto una storia. Un paio di anni fa, quando ancora il MySpace aveva un senso, per caso mi sono imbattuto nei Aszes_0, un progetto parallelo dei Merçevivo, dopo uno scambio di mail mi arrivò a casa il loro cd. Purtroppo non sono mai riuscito a scrivere nulla di quel disco poiché andò perso durante il trasloco di quei giorni, ma per quello che ricordo gli Aszes_0 erano seriamente immersi in un processo improvvisativo personale con ottime aspettative per il futuro. Chiedo venia a Lukasz ed Eros che erano il cuore e l’anima di quel progetto, scusa per non avervi mai comunicato le ragioni della promessa mancata e per l’inutile attesa. Ora, dopo questa compassionevole forma di autocommiserazione, arriviamo a “Lasortedelcanecheleccalalama”, secondo lavoro dei Merçevivo dopo “Imbarcoimmediatoin7minuti”, e sfido chiunque a contraddirmi, se dico che è uno dei lavori più completi ed intensi degli ultimi tempi nel panorama non solo italiano. Il disco si dirama nella sua essenzialità e ferocia con formidabile maestria, i nostri riprendono e si ispirano quasi del tutto a “Montedidio” di Erri De Luca e, molto nascostamente, nella traccia “Il sole e la sorte” Riprendono la celebre frase, L’essenziale è invisibile agli occhi, di Antoine De Saint Exupery nel “Piccolo Principe”. “Lasortedelcanecheleccalalama” è un favoloso puzzle di fusioni notturne e albori Noise dove la voce di Lukasz Mrozinski ed il sax di Eros Giuggia disegnano due rette che s’incrociano perfettamente nello spazio di ogni brano, a sprazzi aleggiano cori di muse ispiratrici a completare un’opera divina. Atmosfere New-Wave che ricordano gli Ulan Bator, bagliori Post-Rock delle origini, come se i Giardini Di Mirò fossero riapparsi dopo anni di silenzio; aumentando l’intensità del trasporto, la visione corale nel complesso è un viaggio estatico, un indistinto passaggio nel deserto umano, un disco che si avvicina alla perfezione tanto è gradevole ed impalpabile!

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bandiera_italia   NERDS ATTACK

Quanta grazia, quanta regalità nel nuovo disco dei Merçe Vivo, che ho quasi visto nascere. Nella precedente recensione, di tre anni fa, ero stato degno profeta quando scrivevo che il disco successivo sarebbe stato quello dela maturazione definitiva e, almeno credo, così è stato. Il loro rock è alieno, elettrico, libero e schivo. Difficile catalogarli visto che sfuggono ogni volta che pensi di averli inquadrati. Canzoni con arrangiamenti sontuosi si intrecciano a cose semplici come la ninna nann di ‘Lapis’, il mio angolo, il mio rifugio preferito. Ma i Merçe Vivo suonano anche fragorosamente sui loro strumenti come nell’esplosione finale di ‘Ivre’, una lama leccata pericolosamente, come suggerisce il titolo del disco, o la miracolosa ‘Il Sole E La Sorte’ dove il finale è una chiara dedica al post rock degli Explosions In the Sky tanto è splendida la cavalcata. Forse cambierei un po’ la tonalità della voce, per variarla il più possibile ma non ci sono dubbi, il disco e i Merçe Vivo ora sono maturi.

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bandiera_italia   EXTRA ! MUSIC MAGAZINE

Avere la capacità di proiettare un progetto musicale in un’opera letteraria non è da tutti; certo, è quello che hanno fatto con assoluta maestria i Merce Vivo, alias il duo formato da Lukasz Mrozinski ed Eros Giuggia. Liberamente ispirato a “Montedidio”, uno dei capolavori di Erri De Luca (raccolta di negativi ed istantanee del mondo napoletano), ”Lasortedelcanecheleccalalama” vuole raccontare la ‘consapevolezza della perversione che li lega all’oggetto carnefice del loro desiderio’: così in soli sette pezzi si racconta la macabra, se non maledetta passione per il piacere del dolore, che si sa, dice molto più di noi e ben si accorda ad un mood che nulla ha da invidiare a quello dei conterranei Afterhours, di cui calcano un po’ la linea. Supponete una ben radicata, cronica sindrome di Stoccolma in cui il nostro aguzzino siamo proprio noi. Supponete toni di batteria lenti, bassi sonori ma che si rompono come cascate in acqua ( ‘e se il mare avesse poi ragione?’ del resto i due si chiedono ), intervallati da un sassofono gentile quanto melodico (”Oceanomare”, che ricorda alquanto le note di Musa di Nessuno del prima citato gruppo di Manuel Agnelli, come del resto ”Ivre” ). ‘Essenziale ed invisibile agli occhi’ una lenta nenia che intervalla Il sole e la sorte, funge un po’ da chiave di volta per la comprensione dei Merce Vivo, che parafrasando le parole di un tale genio si può tradurre in: ciò che ci nutre, ci uccide.  ”Imperfezione”, opening track dell’album, invece, strizza l’occhio ad un più controverso Subsonica. ”Helika” ricorda un Grignani assorto e malinconico, abbandonando per un istante i toni maledettisti. “Lasortedelcanecheleccalalama” è un album ricco di riferimenti al mondo (letterario o meno) che ci circonda, non si chiude in un improbabile emisfero catartico, isolato dal resto: il dolore, quello vero ed auto inflitto, prima di essere reale è sicuramente concreto, tanto quanto la terra su cui esistiamo. E poi, del resto, più in basso di così si sta tre metri sotto terra.

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bandiera_italia   BREAKFAST JUMPERS

I torinesi Merçe Vivo si presentano alla loro terza produzione, con un disco, registrato presso lo studio La Fugitive di Parigi, che vuole raccontare attraverso 7 brani la "consapevolezza della perversione che ci lega all'oggetto carnefice del nostro desiderio", parafrasando la poetica letteraria del romanzo "Montedidio" dello scrittore napoletano Erri De Luca, a cui è ispirato il titolo dell'album. E non è l’unica fonte d’ispirazione proveniente dalla letteratura, se pensiamo al pezzo Oceanomare che riporta alla memoria il romanzo omonimo di Baricco, anche se, come dice il gruppo “si tratta solo di prese in prestito, nessun omaggio a nessuno”. Un disco davvero interessante, inquieto e notturno, prevalentemente rock e post-rock, ma con l’innesto del sax e di sonorità tipicamente jazz che lo rendono comunque originale nel suo genere. Trovo anche diverse affinità, sia per le tematiche dei testi che per i suoni, con gruppi come Afterhours, Ulan Bator e parte della scena italiana anni 90’. E' davvero un peccato che duri solo poco più di 30 minuti.
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bandiera_italia   ROCK GARAGE

I Merçe Vivo ritornano a solcare le onde inquiete dell’interiorità umana con il loro nuovo lavoro Lasortedelcanecheleccalalama, registrato e mixato in quattro giorni a Parigi. Il titolo di quest’interessantissimo album è il risultato della parafrasi di un passo tratto da Montedidio dello scrittore napoletano Erri De Luca, a cui è ispirato l’album. Sette tracce che trasportano l’ascoltatore in una dimensione sospesa, sette piccoli gioielli intrisi di richiami letterari; ne è un esempio Oceanomare (dall’omonimo libro di Baricco), un brano composto da pagine di seducente malinconia. Imperfezione è caratterizzata da una parte iniziale “essenziale” che si carica con un crescendo di sax che si insinua piacevolmente nelle vivaci trame intessute da batteria, chitarra e voce. Helika, brano caratterizzato dalla dolcezza del pianoforte, offre un break forse un po’ prematuro dopo la sfuriata di suoni possenti della prima traccia. In (Ri) Torna il sax di Giuggia si ripropone in una danza ricca di movimenti sinuosi, mentre Il Sole E La Sorte procede a passi lenti con toni inizialmente cupi che successivamente si apono in un ritornello che abbaglia. Lapis è un brano breve, molto pacato che regala un po’ di tranquillità e che quasi vuol preparare l’ascoltatore ad accogliere con generosità gli otto minuti abbondanti di Ivre , che è un crescendo di emozioni e ritmo. I contributi di Valentine Carette (cori) e Daniel Benoit (pianoforte e cori), membri della band francese Frank Williams And The Ghost Dance, impreziosiscono ulteriormente il risultato finale di questo terzo album della band torinese.
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bandiera_italia   ROCKSHOCK

Molte cose non capisco, neppure quella del cane… il cane che lecca la lama sta leccando il suo sangue, però gli piace più del dolore e continua fino a dissanguarsi. E’ una frase del romanzo Montedidio, scritto da Erri De Luca, e che ha ispirato il titolo dell’album dei Merçe Vivo, la band torinese giunta al suo terzo album. Lukasz Mrozinski (chitarra e voce), Eros Giuggia (sax e chitarra), Alessandro Baudino (basso) e Fabio Prettico (batteria) hanno partorito un album che ha pochi eguali in Italia: atmosfere intense, emotive, dove l’anima tormentata vaga nella notte alla ricerca disperata di qualcosa (o qualcuno) che plachi le sue sofferenze. Lasortedelcanecheleccalalama è un album registrato in soli 4 giorni in Francia nel luglio 2011: i Merçe Vivo si sono avvalsi della collaborazione di Daniel Benoit al pianoforte e Valentine Carette ai cori, entrambi membri del gruppo francese Frank Williams And The Ghost Dance. Imperfezione, la prima traccia, è cantata con una voce cupa su drumming ritmato e rintocchi di chitarra. Il sax ben si amalgama con questi suoni, fino a quando tutti gli strumenti esplodono in un wall of sound spectoriano: è un tripudio di rumore, dove l’irrazionalità prevale sulla ragione. La successiva Helika è una canzone d’autore struggente, il cui testo è dedicato alla figlia di Lucasz (averti solo un giorno brucia tra le righe che disegnerai/raccontami un altro inverno della tua età/vorrei non svegliarmi senza te). La chitarra e i contrappunti pianistici di Daniel sono l’accoppiata ideale per l’intensa interpretazione del cantante. (Ri)Torna è una ballata malinconica che ricorda i Morphine. Il sax si insinua continuamente tra gli arpeggi di una chitarra riverberata dipingendo atmosfere meste: è solo nel finale che la batteria prende il sopravvento sul sax. Il Sole e La Sorte inizia come potrebbe iniziare una qualunque canzone slow-core. Andando avanti però il suono è un crescendo post-rock che culmina in un ritornello che richiama il nome dell’album. Il titolo della quinta traccia, Oceanomare è un riferimento al romanzo di Baricco. La malinconia regna dall’inizio alla fine: è come trovarsi a riflettere su una spiaggia al chiaro di luna. I riverberi di chitarra, il sassofono struggente e i cori celestiali sono un intreccio da brividi. Lapis è il pezzo più breve del disco: la chitarra cristallina accompagna il lamento stridulo del kamanjah (uno strumento a corde persiano) in una sorta di musica da camera. Gli 8 minuti di Ivre (l’ultima traccia) è una summa di tutto il disco: si inizia con una calda voce che canta malinconicamente, in un tono che può ricordare De Andrè o il Cohen più depresso. Pian piano il ritmo aumenta e i Merçe Vivo calano un ritornello che entra subito nella testa. Di qui in poi la band, in piena trance musicale, perde a poco a poco ogni forma razionale e il caos prende il sopravvento: il risultato è un’orgia sonora mozzafiato, dove distorsioni e dissonanze noise-rock (che potrebbero durare all’infinito) chiudono questo magnifico album. I Merçe Vivo non sbagliano un colpo: ogni singolo brano è una gemma compositiva. Il sassofono di Eros crea scenari notturni di rara bellezza-tristezza. Lasortedelcanecheleccalalama accompagnerà i vostri momenti di riflessione e malinconia scaldandovi il cuore: è una magia che riesce a pochi.
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bandiera_italia  SHIVER

Tra cuore e pancia mi rassegno al mio destino, come un verso d’ibis che da una laguna umana emana e sciama verso l’ignoto del mio dentro, l’oscuro colore in tinta con la mia immagine, la forza malata di raddrizzarmi con una falce al lume di luna, una maledetta e stupenda luna”. Nulla di più sincero che questo pensiero di Nina Berberova per anticipare e fare da passepartout a questo stupendo affresco musicale dei torinesi Merçe Vivo, Lasortedelcanecheleccalalama, terzo diamantino della loro discografia  ed ispirato dal romanzo Montedidio di Erri De Luca, un disco che comunica direttamente con l’anima, con la teatralità sonora ed intellettiva dei giorni mai contati, manifesto d’immagini glabre e oscure che tra architetture cantautorali, carezze jazzly e ossessioni dolci ti si conficca a zeppa tra il tuo io ed il risorgimento di una poetica coscienziale incombente Emozioni  intellettuali, acusticumi di corde alle quali è demandato il dovere di stregare l’ascolto, e lo fanno divinamente tra intuizioni e impeccabilità per momenti molto intensi; sette tracce, sette vite, sette evocazioni in cui risenti piccolissimi brividi in lontananza di Canali (“Helika”), Benvegnù, piccolissimi accapponamenti Zampaglioneschi (Imperfezione” , “Oceanomare), traccia a filo con la penna inchiostrata di Alessandro Baricco e il potenziale pervaso da sintomi arcani di liturgie che respirano descrittive, drammaturgiche, quasi un fiore calpestato che non vuole arrendersi al proprio calco innaturale (Il sole e la sorte). ll chitarrista e autore dei testi Lukasz Mrozinski con Eros Giuggia fiati, Alessandro Baudino basso e Fabio Prettico, qui coadiuvati dagli artisti francesi  Daniel Benoit al pianoforte e Valentine Carette ai cori, sono combinazione e chiave di lettura di una notte mnemonica , sottile e spessa di voli e atterraggi che si adattano stupendamente alla limpidezza noir , ad una vertigine sospesa che in poche tracce sensoriali – vedi la disumanizzante bellezza che fa istigazione a volare in Lapis – ti apre, meglio scardina, il cuore dalla parte della doppia mandata. Quando la grazia fumé si veste di musica, accadono cose di questo genere.

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bandiera_italia   IYE 'ZINE

I torinesi Merçe Vivo (Lukasz Mrozinski, Eros Giuggia, Alessandro Baudino, Fabio Prettico), dopo alcuni anni di completo silenzio, ritornano (accasati sotto I Dischi Del Minollo) con Lasortedelcanecheleccalalama. Il disco, sette canzoni inquadrabili nella sezione rock alternativo, sorprende per il suo grande fascino magnetico. Pochi secondi di confusione e ci si immerge nella linearità scorrevole di Imperfezione: note di chitarra, batteria incalzante, inserti di sax, voce a metà tra sogno e realtà, improvvise esplosioni e conseguenti riappacificazioni. Helika, delicata e timida, prosegue traghettandoci su superfici sonore definite da pianoforte, chitarra e cori, lasciandoci poi sulle coste cerebrali e sinuose di (ri)torna, tra sonorità ipnotiche e una trasognante coda strumentale. Il Sole E La Sorte, ancora lenta nell'incedere, cresce nel tempo, aprendosi ad Oceanomare, piccola perla posta al centro del disco, malinconica e raffinata, con in ventre qualcosa a là Giulio Casale. Infine, Lapis, brevissima, fragile e solare nella melodia, lascia spazio a Ivre e ai suoi otto minuti e più di durata, caratterizzati dalle iniziali riflessività, dalla seguente energia in velocità e dalle ampie parti strumentali. I Merçe Vivo si giocano solo sette canzoni con questo Lasortedelcanecheleccalalama, ma nemmeno una volta mancano il bersaglio. I pezzi, corposi, intensi e ben strutturati, scorrono uno dopo l'altro facendosi sempre più interessanti e piacevoli (raggiungendo apici qualitativi quali Oceanomare) mentre le coordinate sonore, facilmente rintracciabili nel rock alternativo italiano di fine anni '90 (Afterhours, Marlene Kuntz, Ulan Bator, Giulio Casale), mai prendono il sopravvento o intaccano la qualità complessiva del lavoro. Insomma, ci troviamo di fronte a un disco (e a una band) dal grosso potenziale.

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bandiera_italia   SALAD DAYS MAGAZINE

Con un titolo come questo che è una citazione di Erri De Luca (da ‘Montedidio’), non ci vuole molto a capire che l’ispirazione dell’intero lavoro è di tipo letterario, soprattutto quando ritroviamo in posizione 5 anche una ‘Oceanomare’ di palese e baricchiana illuminazione. Il terzo capitolo a firma Merçe Vivo (a quattro anni dal precedente ‘imbarcoimmediatoin7minuti’) si destreggia tra il cantautorato intimista (e anche molto accorato) nostrano e il post-rock dilatato, diluendo in poco più di trenta minuti una manciata di spezie delicate, a volte spudoratamente jazzy (per il sax?), in un brodo gustoso che rimanda inevitabilmente a(i) Benvegnù. Ballate catacombali, notevoli nonostante un po’ di maniera, con qualche impennata (come il finale noisy) su testi rarefatti, poetici e ambiziosi. La tendenza alla depressione si affaccia più volte (come è naturale che sia per questo tipo di composizioni), ma viene stemperata da aperture solari positive, come il chorus de ‘Il Sole e La Sorte’, con i cori di Valentine Carette e Daniel Benoit (Frank Williams and The Ghost Dance) a dare manforte. Per chi ama il cantautorato underground tricolore, non penso che ci sia modo migliore per iniziare l’anno.

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bandiera_italia   BORDER RADIO

E’ davvero rock d’autore quello dei Merçe Vivo, rock alternativo e maledetto. Nel solco tracciato dal rock indipendente italiano di fine anni Novanta. Alla loro terza produzione, e dopo due anni di silenzio, sin dalle prime note dell’Ep Lasortedelcanecheleccalalama (uscito il 20 gennaio 2012) si coglie il livello di maturità della band torinese: arrangiamenti coinvolgenti e mai banali, con sapienti inserti di sax del chitarrista e sassofonista Eros Giuggia, e testi (a cura del chitarrista e cantante Lukasz Mrozinski) ispirati alla tradizione letteraria italiana, da Erri De Luca a Baricco. L’album è una riflessione sulla “consapevolezza della perversione che ci lega all’oggetto carnefice del nostro desiderio”, parafrasando la poetica letteraria del romanzo “Montedidio” dello scrittore napoletano Erri De Luca, cui l’intero lavoro è ispirato. Nell’album si incontrano episodi che rievocano atmosfere a volte notturne e sognanti, altre volte invece si delineano immagini nitide e decise. Dopo “Imperfezione”, brano propedeutico all’esperienza d’ascolto dell’album, incontriamo subito “Helika”, delicata canzone d’amore post-moderno: semplicemente chitarra, pianoforte e voce, con gli echi di un coro femminile a determinare la vacuità di un sogno. Sprazzi di jazz affiorano all’ascolto di “(Ri)torna”, terza traccia dell’album, e il suo brusco finale ci fa scivolare in “Il sole e la sorte”, brano dai numerosi richiami letterari. “Oceanomare” cattura l’ascoltatore tra sapore e odore di mare, mentre la breve “Lapis” è il preludio all’elaborata “Ivre”, otto minuti in cui sono condensati i vari umori dell’album, dalla verve malinconica e riflessiva iniziale all’esplosione strumentale del finale. Lasortedelcanecheleccalalama è un lavoro completo che mette in luce le grandi potenzialità, anche live, dei Merçe Vivo.

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bandiera_italia   SOUND MAGAZINE

Leggo: “Alla loro terza produzione i Merçe Vivo, a due anni di distanza da “imbarcoimmediatoin7minuti” (Nagual Records/Masterpiece), vogliono raccontare la “consapevolezza della perversione che ci lega all’oggetto carnefice del nostro desiderio”, parafrasando la poetica letteriaria del romanzo “Montedidio” dello scrittore napoletano Erri De Luca, a cui l’album è ispirato. [Molte cose non capisco, neppure quella del cane...il cane che lecca la lama sta leccando il suo sangue, però gli piace più del dolore e continua fino a dissanguarsi]“. Mi avvicino a questo disco dopo aver letto il comunicato stampa, convinta di trovarmi di fronte a una sorta di concept album dagli alti pensieri. Di fatto, è così. Come immaginavo leggendo la presentazione, si tratta di un lavoro senza dubbio “celebrale” e dai propositi più che buoni, soffocato però dall’esagerata pretenziosità. Hanno forse chiesto troppo all’ascoltatore, che si trova in balia di un rock oscuro e zeppo di suoni, di impasti di parole ed arrangiamenti talvolta opprimenti. Pur avendolo ascoltato parecchie volte, non riesco a trovare il bandolo della matassa, sentendomi sballottata in una confusione ed una pesantezza non indifferenti. E’ come se tutti i preziosi dettagli che rendono unico e godibile una canzone passassero in secondo piano, rendendo difficile la loro visione (ed ascolto). Colgo tutti i colori degli strazianti sentimenti, i riferimenti a Benvegnù, a Zampaglione, a De Luca e Baricco, afferro con mano l’intento evocativo e dal sapore teatrale di questo lavoro, ma non ne trovo la piena esaltazione. E’ un bel gioiellino mal tagliato o forse in una confezione che non gli rende giustizia.

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bandiera_italia   L'UNIONE MONREGALESE

Sono passati quattro anni dall'ultimo album prodotto e quasi uno da quando i Merçe Vivo hanno iniziato a lavorare alla preparazione di quello nuovo, uscito poche settimane fà. "lasortedelcanecheleccalalama" prosegue la linea tracciata nel corso degli anni, sviluppando il piacere per sonorità disturbate, diffusioni e dissovenze che si sovrappongono nell'arco di un brano, in cui le chitarre ronzano, il sassofono si incunea e la batteria martella. I brani non sono molti, sette in tutto, la sola "Helika" a spezzare un ritmo fatto per chi ama sempre pensare e riflettere.

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bandiera_italia   ONDA ALTERNATIVA

Peccato. Peccato davvero. Ma poi viene il dubbio, forse non sono loro, forse sono io che...
Ma partiamo dall'inizio. I Mere Vivo, un duo nel 2006 poi un quartetto nel 2008, sono al terzo disco dopo il precedente esordio su etichetta  un Ep auto-prodotto (pi qualche partecipazione in tre compilation). Sono dediti ad un rock con venature dark, non che il loro suono richiami al dark, ma  l'insieme, l'atmosfera scaturita dal suono che riesce in questo lodevole intento. Questo nuovo disco, che come tutti i loro precedenti lavori  caratterizzato da un titolo tutto attaccato come se fosse un'unica frase, non fa eccezione: tonalitˆ cupe, canto sussurrato, melodie dal sapore malinconico, ritmica che scandisce benissimo la cupezza. Insomma un buon lavoro in questo senso, anche perchŽ questa caratteristica lo rende un prodotto atipico, degno d'interesse e di curiositˆ. Per˜ non tutto fila liscio ed è qui che il rammarico iniziale si manifesta: sono io che sono poco attratto da questa musica o sono loro che hanno fatto un mezzo passo falso? Il fatto  questo. Pur lodando la musica e la diversit da ci˜ che siamo abituati a sentire, non tutti i brani del disco riescono nell'intento di coinvolgere pienamente. Vuoi per questa atmosfera desolata che dopo 7 brani stanca, vuoi per l'assenza di melodie coinvolgenti. Ed ultimo, ma non ultimo, vuoi per una sensazione fastidiosa che ricorre troppo spesso nei brani, ovvero quel suono specifico o quel muro di suoni che soffocano le parole, t'impediscono la comprensione e ti ritrovi a sbuffare perchŽ non si riesce a capire quel che il canto vuol trasmettere, che giˆ di per se essendo sussurrato richiede pi attenzione. Messa su questo piano brani come "ÉImperfezione", "Oceanomare" ed "Il sole e la sorte" scorrono un po' a fatica. Nel mezzo sta "(Ri)tornai" che si riscatta verso il finale e "IvreÉ" che si aggrappa ad un appiglio melodico interessante, anche se la lunghezza  un poco eccessiva. I lavori migliori, alla fine, risultano essere "Helika" con la chitarra acustica che delinea una bella melodia e sopratutto "Lapis" di sicuro il brano pi suggestivo ed incantevole del disco. Che dire di pi? La sensazione di non aver compreso alla meglio un gruppo con un ottimo potenziale c', perchŽ il disco non  mal fatto o mal realizzato e pi di una soluzione  buona. Per˜ non potendo sfuggire alle mie sensazioni questo  quanto.
http://www.iyezine.com/recensioni/1587-merce-vivo-lasortedelcanecheleccalalama.htm