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press-reviews Bear of Bombay

 

bandiera_italia    ROCKERILLA

Una densa miscela di stili e cromie che già nel titolo, “PsychoDreamElectroGaze”, delinea il perimetro d’azione di Bear Of Bombay….la formula cristallina dell’artista milanese configura un sistema armonico di forme plastiche avvincenti, in qualche modo riconducibile alle scuole del post punk, dell’art pop, della psichedelia e della danza elettronica. I fraseggi spaziali, un po’ Gary Numan, dei synth scolpiscono miraggi retrofuturisti di forte presa, solcati da scansioni di beat ipnotici e una cifra canora che evoca visioni, concetti, squarci di vita, suggestioni e magiche emozioni. RAGGIANTE DEBUTTO

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bandiera_italia    RARO PIU'

"PsychoDreamElectroGaze" è il primo album di Bear of Bombay (ovvero il progetto solista del polistrumentista milanese Lorezo Parisini) che segue la pubblicazione nel 2021 dell'ep "Something Strangers", già ben accolto da pubblico e critica. Un titolo, ma anche un manifesto delle pulsioni sonore aleggianti in questo ottimo lavoro che si lascia ascoltare piacevolmente e, nello stesso tempo, incita alla danza. Nove tracce, dall'incalzante "Tears from space" (feat. Clustersun) all'evocativa e affascinante "Be your blood" che si muove attraverso il tempo, cogliendo aromi di elettronica, dreampop, new wave, psichedeliae spruzzate di krautrock, post punk, noise. Il tutto amalgamato in maniera eccellente, al pari di simili uscite internazionali, e impreziosito da una vocalità perfettamente inserita nelle linee strumentali. Ottimi feat. di band cone Clustersun, Rev Rev Rev e The Mystic Morning e il mixaggio e la masterizzazione a Londra di James Aparicio (Spiritualized, Mogwai, Depeche Mode, Liars, Nick Cave, Cult of Dom Keller). 

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bandiera_italia     ROCKIT

Le dilatazioni di Bear of Bombay costruiscono un flusso lisergico ben sintetizzato nella crasi del titolo del disco, a cui si aggiungono accenni kraut e post punk.

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bandiera_italia  IMPATTO SONORO

Immagina di essere in piedi, a gambe aperte, sopra una strada divisa in due. Da un lato, sei ad Alexanderplatz, Berlino. Stai fissando la torre, è notte, è inverno e il vento ti taglia la faccia facendoti lacrimare gli occhi. Vedi immagini sfocate dai contorni sbavati, i neon delle insegne sembrano macchie, i fanali delle auto sembrano lasciare scie sinuose. Dall’altro lato, sei a Londra. Stai uscendo dalla metropolitana, hai bevuto parecchio. Sei davanti alle porte del Fabric. Si spalancano. A tratti le immagini corrono veloci, a tratti il tempo sembra fermarsi. Confusione e rumore. Persone e voci ti sbattono addosso; oltre ai loro discorsi, riesci a percepire le loro emozioni. E poi ci sei tu, in questo momento; proprio sopra la linea che divide questi mondi. Stai fluttuando, in alto. Braccia aperte, occhi chiusi. Percepisci un po’ di un lato e un po’ dell’altro, ma hai comunque un piacevole alito di vento che ti percorre le spalle. Questo è “PsychoDreamElectroGaze“. Questo è Bear Of Bombay. C’è poco da fare: se ti piacciono i synth, se ti piace il post-punk, il krautrock, la new wave e un’eterea psychedelia, devi ascoltare questo disco. ,Lascia che Lorenzo Parisini (aka Bear Of Bombay) ti prenda dolcemente a sberle con atmosfere 80s e 90s. Ci troverai sentori di clubbing, sfumature post-caduta-muro di Berlino, ritmo, sudore, freddezza glaciale da tavolo operatorio e tepore rassicurante ma tutto suonerà come “fresco”. “PsychoDreamElectroGaze” esce nel 2024 per Shore Dive Records / Waddafuzz! Records / No Me Escucho ed è mixato e masterizzato a Londra da James Aparicio (Spiritualized, Mogwai, Depeche Mode, Liars, Nick Cave, Cult of Dom Keller). Capirai tutto ciò che ti ho scritto dalla prima traccia; quando sentirai arrivare in lontananza il primo synth di Tears From Space. Lì inizierà tutto. Movin’ On è il movimento. Il volo ad alta quota, ampia visuale ed ampi spazi. Piccole luci e piccoli palazzi corrono veloci sotto il tuo fluttuare. Phony Love sarà un momentaneo abbassamento, per vivere da spettatore intimo una storia malinconica. Sentirai ripetere: “Living in a cage without love“. Ma di colpo A New Wonder ti ricorda che: “We can fall and then rise up” e il volo riprende verso l’alto. Il loop finale e ossessivo di questo brano ti introduce al concetto di: “There is nothing, there’s nobody keep to stem this flow“. Lo trovi in Close Your Eyes, la traccia sucessiva. Infatti il flusso continua, non lo puoi farmare.Questo album corre, e scorre, tra colori accesi dai bordi indefiniti e porzioni di buio intermittente. Un alternarsi di dinamiche precise e strutturate. Arrivi a In Dreams, per respirare profondamente ma poi, a gamba tesa, parte Wingless. Il mio brano preferito: ritmo scandito, distorsione e voce eterea ma ossessiva. Certo, The Castle non è da meno ma qui percepisci che siamo in chiusura. Il tuo fluttuare volge al termine. Giunto a Be Your Blood ti resterà solo una domanda: Lorenzo, mi fai fare un altro giro?

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bandiera_italia    MESCALINA

Polistrumentista milanese già protagonista di un EP autoprodotto (Something Stranger, 2021) sotto sigla Bear Of Bombay, Lorenzo Parisini si presenta all'esordio sulla lunga distanza con PsychoDreamElectroGaze, disco mixato e masterizzato a Londra da James Aparicio (Spiritualized, Mogwai, Depeche Mode, Liars, Nick Cave, Cult Of Dom Keller). Non discostandosi molto dalla cifra stilistica del lavoro primordiale, l'autore mantiene un modello identitario basato sulla marzialità di pattern ritmici al servizio di una scrittura essenzialmente "pop", alternativamente in chiave moderna o più retrò. Sicché, tra l'apertura e i due brani successivi, è chiaro lo snodo di sonorità, dapprima calate nei sentieri stile Depeche ultimo decennio (Tears From Space), a divincolarsi nella nebbia di riverberi e negli intrecci synth/chitarra (là dove Martin Gore ne asciuga gli eccessi, Bear Of Bombay attanaglia invero il carico di echi smaccatamente space, supportato anche dalla sei corde di Mario Lo Faro dei Clustersun). Successivamente, sintetizzatori più vintage (discendenti diretti di celebri work/wavestation) rintracciano Gahan e soci vecchio stampo (Movin' On), anticipando colonie di pads e strings sintetici che serrano le fila (Phony Love). Lieve sterzata all'inerzia, A New Wonder spinge il Nostro nei cavernosi anfratti di Daughn Gibson e John Grant, seppur settati e stemperati al riflesso di melodie accudite da Davide De Polo (The Mystic Morning), qui all'opera con synth e chitarra. Spiraglio di luce che si fa squarcio nel pop sintetico e arioso di Close Your Eyes (inaugurato da un synth fluttuante, quasi a specchio col gioiellino Outro timbrato Nu Genea). Non finiscono qui le partecipazioni: da registrarsi infatti anche quelle di membri dei Rev Rev Rev, in particolare Laura Iacuzio alla voce e Sebastian Lugli alla chitarra nel brano In Dreams, in cui dissonanze antitetiche, da metà pezzo in avanti, soffondono rimbombi corali annodati. Il gioco si fa duro nell'accoppiata Wingless/The Castle, caratterizzata da eccentricità ebm (e germogli techno), abbozzata nel primo e inequivocabilmente travasata nel secondo (alla riscoperta dei sentieri già tracciati dal duo MOTOR in Man Made Machine). Il lungo arrivederci di Be Your Blood fa calare il sipario su un falò di chitarristici feedback e ribattute in quartine di synth, caustico epilogo di un progetto in ascesa.

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bandiera_italia   MUSIC MAP

Bear of Bombay è il progetto artistico di Lorenzo Parisini, polistrumentista milanese già attivo con questo moniker dal 2021, quando pubblicò l’EP d’esordio “Something Stranger”. A settembre di quest’anno, invece, è arrivato il primo lavoro lungo: “PsychoDreamElectroGaze”. Il titolo, con un pizzico d’ironia, sembra voler anticipare gli scenari sonori descritti dall’artista in nove brani che, effettivamente, galleggiano su atmosfere oniriche, tipiche del dream pop, in cui la componente elettronica è presente e riconoscibile, ma senza rinunciare a digressioni acidule e in zona new wave. L’obiettivo, in altre parole, è una contaminazione ragionata tra diversi generi che presentano alcuni punti di contatto naturali fra loro, attingendo a immaginari provenienti da più di un decennio musicale, ma prestando attenzione a conservare una cifra sempre molto personale. L’apertura è affidata a “Tears from Space”, un tentacolare tessuto synth e chitarre, in cui è tangibile anche la mano di Mario Lo Faro dei Clustersun, mentre la successiva “Movin’ On” si staglia in zona Depeche Mode. Gli spunti all’interno di “PsychoDreamElectroGaze”, quasi a voler mantenere una sorta di promessa, sono notevoli: “A New Wonder” (con The Mystic Morning) ha una fisionomia più cantautoriale, mentre la successiva “Close Your Eyes” rappresenta l’approdo in un gustosissimo synth pop. Compaiono i Rev Rev Rev all’interno di “In Dreams”, tra percussioni post punk e traiettorie psichedeliche, mentre il pulsare più denso e fitto di “Wingless” e “The Castle” getta le basi per una possibile evoluzione in direzione più techno, ma magari in futuro, perché “Be Your Blood” manda il disco in archivio fra feedback onirici e synth aciduli. “PsychoDreamElectroGaze” è uno dei debutti lunghi più belli ascoltati quest'anno in Italia, e la sensazione è che il progetto possa decollare verso altitudini anche maggiori

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bandiera_italia     VER SACRUM

Levità pop? Sì, levità pop, non superficialità pop. Questo è PsychoDreamElectroGaze (che già dal titolo fornisce indizi sui suoi contenuti, o forse scompiglia apposta le coordinate?), una raccolta che assembla nove tracce che non assecondano un unico carattere creativo, bensì si frangono in più linee, rotte, sensi, senza forzature, senza rotture, in un fluire unico, denso, costante, avviluppante. Un incedere dettato da ritmiche ben evidenziate e guidato dalla voce narrante a tratti splendidamente Ottantiana, magnificamente impostata e resa ancor più preziosa dalla produzione che ne esalta il ruolo. PsychoDreamElectroGaze scivola tra carezze dream pop, sale al cielo azzurro sospinta dal soffio delle tastiere, sorretta da chitarre che trattengono a stento l’esuberanza. “Tears from space” disserra letteralmente i cancelli della percezione, abbandonandoci ad un flusso sonoro fitto come la nebbia novembrina, che scorre lento, riscaldato dai sintetizzatori che trasmettono una sensazione di calma siderale (alle chitarre contribuisce Mario Lo Faro/Clustersun). Il brano pare non voler chiudersi mai, reiterando il tema centrale apparentemente all’infinito. Seguite rigorosamente la lista, oppure rimbalzate qui e là, “Movin’ on” è scandita, rigorosa nella sua metrica meticolosa che rimanda ad un’epoca ben delimitata, ma le coordinate non sono mai così nette e determinate, ecco che allora vi invito, magari al secondo od al terzo ascolto, ad abbandonarvi alla casualità, a scegliere una canzone a caso e da lì dare inizio al viaggio. Viaggio. Perché PsychoDreamElectroGaze è colonna sonora che si abbina perfettamente allo spostamento, isolati dal resto degli occasionali compagni dalle cuffie che erigono la parete dietro la quale accucciarsi, mentre case, alberi, campi, ponti, tralicci, strade, ancora case, ancora strade fuggono via, lampi delimitati dal finestrino (“Phony love” ed il synth pop di “The castle”). Ma la (pre)disposizione dreamy di “A new wonder” ci mette al riparo dalla frenesia, porgendosi un cuscino sul quale appoggiarsi, avvolti dalla melodia della meditabonda “In dreams” e dalle algide pulsioni wave di “Wingless” che rielaborano “Empires and dance” dei Simple Minds, disco epocale che troppi hanno in spregio più per ignoranza o per pigrizia che per vera cognizione. Che, “E. and d.” è solo un riferimento, perché a PsychoDreamElectroGaze piace smarrirsi, approcciare vie diverse per poi ritrovarsi, confluire in un unico punto. Che potrebbe essere“Be your blood” (quella chitarra!), imperioso finale di un disco che ci consegna uno degli Autori più accreditati di questo ormai morente 20/24, ma in possesso di una visione saldamente orientata al domani.

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bandiera_italia   ROCK TARGATO ITALIA 

È un caleidoscopio sonoro in cui si mischiano new-wave, kraut rock, psichedelia e space rock, “PsychoDreamElectroGaze” di Bear Of Bombay. Un progetto dall’approccio internazionale che dalle tante influenze assimilate riesce a ricavare un suono compatto, straniante e crepuscolare fortemente venato di atmosfere anni ’80 che trascinano l’ascoltatore in un irrequieto viaggio psichedelico.

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bandiera_italia    INDIE FOR BUNNIES

Bear of Bombay è il progetto solista del polistrumentista milanese Lorenzo Parisini. Dopo la pubblicazione del primo EP ‘Something Stranger’ (2021), infatti, il Nostro prova a riverniciare – con estrema raffinatezza – il proprio wall of sound attraverso il nuovo album “PsychoDreamElectroGaze”, titolo incisivo di un campionario musicale composto da nove tracce che spaziano dall’elettronica al dream-pop, passando per new wave e psichedelia. Quella di Bear of Bombay è musica per palati fini che si affaccia su più fronti sonori senza perdere mai di vista quella che è l’impronta dell’artista lombardo. “Movin’On”, per esempio, è un pezzone che potrebbero aver scritto gli Editors del caro vecchio Tom Smith se non fossero inciampati in pericolose manie-mainstream. E cosa dire di “Wingless”, se non che rappresenta uno dei punti più alti di un disco che è un vero e proprio gioiellino indie? E lo stesso discorso, se vogliamo, potremmo estenderlo a pezzi quali “Phony Love” e “The Castle”. Provando a tirare un po’ le somme, dunque, potremmo definire “PsychoDreamElectroGaze” come un’opera che lascia decisamente il segno e che consegna, al regno delle sette note, un musicista con i controfiocchi.

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bandiera_italia   SHOEGAZE BLOG

Il primo album del polistrumentista milanese Lorenzo Parisini, ovvero Bear Of Bombay, è un bouquet di modernariato synth pop, un suono che va all’indietro per guardare più avanti, e c’è un bel panorama. Il titolo dice tutto, PsychoDreamElectroGaze, ma poi è il tasto play a precisare meglio, a dare contesto, contorni e traiettorie. Per esempio, nella scaletta ci sono Clustersun, Rev Rev Rev, Mystic Morning, le chitarre dream pop, le melodie nostalgiche, una ballabilità discreta ed elegante.

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bandiera_italia   FOXY LADY ASCOLTA 

Il polistrumentista Bear of Bombay è un artista molto interessante nel panorama musicale emergente attuale. In un mondo dove dominano la trap e l’autotune, l’artista vuole proporre un nuovo viaggio musicale a chi ha il coraggio di scoprire nuove frontiere delle note e delle canzoni. Questo è il manifesto che si nasconde nel primo album di Bear of Bombay, PsychoDreamElectroGaze. Nove brani dove il rock si veste di nuove influenze diventando krautrock insieme alle sonorità del synth-pop e post-punk. Il pop diventa quindi sperimentazione di nuovi suoni ed avventure per aprire agli ascoltatori un nuovo mondo fatto di musica completamente nuova ed innovativa. Diversi sono i richiami al passato soprattutto alla musica degli anni Ottanta. Un genere che si va ad incrociare con gli stili musicali degli anni Novanta ed inizio Duemila. Un viaggio psichedelico che rappresenta un manifesto di un nuovo modo di vivere la musica senza piegarsi alle mode contemporanee. Bear of Bombay non vuole utilizzare le etichette che limitano la creatività degli artisti musicali. Per questo motivo con la sperimentazione vuole uscire dagli schemi creando un mondo in cui si trovano chitarre noise ed eteree, tappeti di synth, beat di drum-machine e molto altro. Il mondo dell’elettronica in questo lavoro discografico non viene usato per modificare la voce come succede con l’autotune ma per dare una nuova esperienza musicale agli appassionati che vogliono scoprire sempre nuovi suoni all’interno della musica emergente italiana. L’artista dimostra che la sperimentazione tipica del mondo internazionale si riesce a fare anche in Italia andando oltre la tradizione con uno sguardo sul futuro.

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bandiera_italia     GRIND ON THE ROAD 

Tre anni dopo l’EP autoprodotto Something Stranger torna Lorenzo Parisini, aka Bear of Bombay, con il suo primo album PsychoDreamElectroGaze. Rispetto al debutto la prima cosa che si fa apprezzare è la maggiore omogeneità tra i brani, che si sostanzia in un senso di completezza a livello globale che nell’EP non riusciva ad emergere in modo così chiaro e deciso. Ci piace pensare al disco come alla logica conclusione della sua esperienza coi Zivago, e quindi completamente immerso in un progetto intrigante e poliedrico come Bear of Bombay, che risulta autentico nel suo non essere immediatamente collocabile in un preciso contesto sonoro. È proprio la sua natura ondivaga a fare di un album come PsychoDreamElectroGaze un ottimo esempio di come si possa, anzi si debba cercare di essere sfuggenti in ambito musicale. Il passaggio dall’esordio, caratterizzato dal “Psychodreamelectropop”, al “PsychoDreamElectroGaze” che dà il titolo al disco, sposta il sound di Parisini verso un insieme organico e organizzato di krautrock, dance elettronica e new wave che strizza l’occhio alla psichedelia, con il risultato di riuscire ad essere al tempo stesso sia sperimentale che lineare. Mixato e masterizzato a Londra da James Aparicio (Spiritualized, Mogwai, Depeche Mode, Liars, Nick Cave, Cult of Dom Keller) l’album seduce e attrae, grazie ad una sua venatura per certi versi ”ribelle”, spiazzante. Chi come me nasce musicalmente negli Ottanta non farà alcuna fatica a ritrovarsi a proprio agio negli intriganti pattern di Bear of Bombay, pronti a riportarci alla mente tutto quel mondo che troppo presto abbiamo archiviato, e che, oggi, giustamente cerchiamo di ritrovare. Attenzione però, quella di Bear of Bombay non è un’operazione nostalgica, tutt’altro. La sua forza sta proprio nella consapevolezza di non essere in quegli anni. Non traiamo facili e superficiali conclusioni. Vanificheremmo tutto lo sforzo creativo di Parisini.

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    A DECOUVRIR ABSOLUMENT

e me souviens que dans une interview de Diabologum à la sortie de #3, Arnaud Michniak parlait de la musique comme du silence entre les notes. En cela, nous le rejoindrons en écoutant les deux derniers opus de Talk Talk ou de l’album solo de Mark Hollis, le silence étant un des instruments de cette musique, que John Cage avait intronisé via quatre minutes trente-trois secondes de silence. Le Milanais Lorenzo Parisini, alias Bear of Bombay ne s’inscrit pas dans cette lignée, ou alors dans le silence infinitésimal. Chez l’auteur dès le titre PsychoDreamElectroGaze on ne ment pas sur la marchandise, et pour tout faire entrer dans un format pop sans pousser les murs, il faut réduire à son maximum le moindre interstice. Il en découle un disque plutôt agréable, une grosse party avec comme invités New Order (influence majeure) et de l’électronica, de la new wave, du psychédélisme, du Krautrock, de la synthpop ou du post-punk, n’en jetait plus. Accompagné par des groupes transalpins, Clustersun (nous avions aimé Avalanche, album sorti en 2012 chez Icy Cold records) sur Tears From Space qui ouvre l’album, ainsi que de The Mystic Morning sur A New Wonder et Rev Rev Rev sur In Dreams, Bear Of Bombay nous donne à écouter une compilation façon compression de César. On cherche la signification du moindre détail, mais au final, on le laisse trôner sur notre platine, car il active sa fonction de base, le plaisir. Un disque reader digest qui pousse à son maximum l’idée que la musique reste le son.

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    MUZZART

Bear Of Bombay est le projet du milanais Lorenzo Parisini, multi-instrumentiste. PsychoDreamElectroGaze, son premier LP, regroupe neuf compositions cosmiques que Tears From Space (ft.Clustersun) a le mérite de présenter avantageusement. Loopings de sons, rythme haché, voix aérienne relationnent. On flotte, dans un entrelac valable. Movin’On vivifie le tout, électro alerte, jonché de nappes spatiales qui tracent leur route. Le rendu est convaincant, fait de mouvances diverses. Phony Love joue une électro proche du symphonique, dans son amorce, qui elle aussi persuade. Elle s’acidule, dans le chant on croirait, en termes de coloration vocale, avoir à faire à New Order. Todo va bene, comme disent les gens de la Grande Botte. Bear of Bombay s’y prend avec adresse, A New Wonder (ft.The Mystic Morning) lâche des mélodies protectrices et les quelques intervenants conviés sur le disque honorent Parisini. Close Your Eyes, au mitan de PsychoDreamElectroGaze, instaure de son côté une électro-pop fonceuse, qui use de sonorités là encore estimables. Bear Of Bombay tient donc le cap, capable. In Dreams (ft. Rev Rev Rev) se saccade gentiment, plutôt doucereux. En sa fin, des descentes de tonalités un brin 80’s l’ornent. L’idée est bonne. Wingless suit en employant une recette semblable, moins bridée toutefois. L’opus dispose d’une certaine unité, The Castle le clubbe et le renforce. Coloré, PsychoDreamElectroGaze propose des créations constantes. Lorsque Be Your Blood en sonne la fin, l’auditeur y est bercé par ces vocaux avenants, un décor enciélé, avant que le fond ne s’assombrisse en revêtant des airs rock bienvenus, sans écorner les penchants nuageux qui singularisent l’album, accompli.

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    MUSIC IN BELGIUM

Entre rythmes cosmiques et explosions, couleurs et mélodie, Bear Of Bombay est le projet solo du multi-instrumentiste milanais Lorenzo Parisini qui avec cet nouvel album, établit un nouveau jalon de sa carrière depuis la sortie de son premier EP en 2021. Combinant musique électro et new-wave, dream-pop et musique psychédélique, il revisite en quelque sorte la musique électronique depuis les eighties jusqu’aux années 2000 pour concevoir un rock à base de soundscapes et donc de programmations oscillant entre la synthpop et l’électro voire même le post-punk et le kraut-rock. Aidé dans sa tâche par les musiciens de Clustersun, Rev Rev et The Mystic Morning, il construit effectivement une musique nous rappelant les débuts de la musique électronique et l’avènement de la scène new wave pour un résultat qui aux premiers abords, me rappellent les premiers albums d’Human League ou encore le travail d’un Depeche Mode ou du groupe Visage ou même d’un Soft Cell, découlant sur un électro-wave un peu nostalgique mais qui rappellera des souvenirs à certains. N’oublions pas le côté expérimental lorsque les synthés s’emballent et montent dans les tours comme d’ailleurs cet effet répétitif des programmations qui, pourraient rendre addict certains. L’empreinte d’un Visage ou d’un Soft Cell se marquera plus sur certains morceaux mais, les sonorités restent toujours cadencées et même à certains moments atmosphériques, touchant alors l’univers de la dream-pop. Si côté vocal le timbre de voix me rappelle Carptree, la musique n’est ici point clairement progressive quoique et reste plutôt axée sur les sons électroniques propres à plusieurs décennies, touchant même l’univers du dancefloor ! L’artiste italien conçoit ici un recueil électronique au sein duquel, il a su construire une synthèse musicale reprenant l’évolution de la musique électronique depuis les années 80 jusqu’à nos jours, en y incluant des pincées de musique atmosphérique. Un voyage temporel et électronique ou une cure de jouvence !?

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    ESPRIT CRITIQUES

Lire une étiquette est une règle de bonne pratique avant d’ingurgiter quelque chose. Le nom de l’album du Milanais Lorenzo Parisini qui officie sous le nom de Bear of Bombay ne laisse planer que peu de doute quant à son contenu et on l’avale d’un coup d’un seul en parfaite connaissance de cause. PsychoDreamElectroGaze donc... Tout est là, avec une densité certaine de Tears From Space, qui contraste joliment avec le chant plutôt éthéré (une obligation du genre). C’est d’emblée une des meilleures choses entendues sur cet album. Mais ce chant peut se faire plus classique sur Movin On qui fait dans de synthpop un peu cold. Non, ce n’était pas annoncé sur l’étiquette. Son côté plus dream-pop est privilégié, au détriment de l’aspect plus percussif du genre et ceux qui voudraient leur dose de froideur robotique implacable seront sans doute sur leur faim. Mais il sait aussi nous gratifier d’un tempo plus lent et lourd comme sur In Dreams et ce Phony Love se révèle bien plaisant. Bref, Bear of Bombay ne trompe pas sur la marchandise et assume toutes ses envies. En même temps. A consommer sans modération donc.

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   LUMINOUS DASH 

De titel dekt de lading! Na zijn debuutep Something Stranger (2021) is PsychoDreamElectroGaze het nieuwe album  van de Italiaanse multi-instrumentalist Lorenzo Parisini, beter bekend als Bear Of Bombay. En daarop horen we soms psychedelische gitaren, maar vooral toch dromerige synthwave, alles gedragen door sterke elektronische soundscapes. De zachte stem van Parisini verweeft alles tot lieflijk aandoende synthwave. Mooi als kwalitatieve achtergrondmuziekjes, met kosmische ritmes en kleurrijke explosies, maar al bij al niets nieuws onder de zon. Wat ons wél meteen alert maakte, was de openingstrack Tears From Space, die enorm sterk is en dankzij de samenwerking met Clustersun een knap industrialkarakter mee kreeg.

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     FREQ

Milanese multi-instrumentalist Lorenzo Parisini is following up his 2021 EP release Something Stranger with his first solo full-length as Bear Of Bombay. PsychoDreamElectroGaze is an ambitious suite of song-based tracks in thrall to the ever-evolving world of synthesisers but structured in a way that dance music, kosmische and electro-pop all find an opportunity to rub shoulders. Various members of RevRevRev, Clustersun and The Mystic Morning add layers of guitar to a few tracks, but on the whole this is one artist’s vision.The opening track “Tears From Space” does have that cold wave feel to the eighties-influenced synth drums, hinting at OMD‘s crisp purity and dreamy mid-tempo Euro vocalising that put me in the mind of Ronny Moorings from Clan Of Xymox, but it drops all familiarity as blustery space scented oscilloscope patterns emerge. The repetitive nature of the backdrop, the gradually evolving foreground and the generous length of the tracks allows the travelogue nature to offer some serious emotional drift.Some of the tracks could almost be described as Euro-goth if there were such a thing; the lugubrious nature of some tempos, the detached wistful vocal; but there is something else which is added by the ever-revolving, effervescent synth lines which pushes them into a different realm. They are constantly moving and when the vocals drop out as they are wont to do, it leaves more space for the electronics to interject. There is the odd touch of melancholy, particularly on “A New Wonder”, which features The Mystic Morning, and there is a doff of the hat to Martin Rev in the ultimate repetition of “close your eyes”. In fact, the euphoric house-y synths give a very different vibe, but this isn’t just copying; there is a sense of progress, of pushing previous ideas that little bit further.Not only do we move from the more elegiac tracks to one or two that wouldn’t be out of place in a Euro barn in Ibiza, but there are some — particularly “Wingless” — which wouldn’t be out of place on the early Mute catalogue. In fact, add some Silver Apples wildness and some squelchy techno and suddenly you are in a very different place.Perhaps the title PsychoDreamElectroGaze tells you everything you need, but below the surface is a lot to enjoy. Amazing to think that there are still fresh synth ideas out there and this has plenty.

 

 

L’introduzione acquatica, aliena di Derailed Dreams ci prepara ad un’immersione in un mondo niente affatto sconosciuto ma dal quale mancavamo da un bel pezzo.

Poco tempo fa, parlando de Gli Altri, band post-hardcore e quindi lontanissima dai King Suffy Generator, mi meravigliavo positivamente di come una band nostrana fosse stata in grado di portare una forte componente post-rock all’interno della loro musica in questi nostri giorni così lontani dal bel post-rock perchè – intendiamoci – di gruppi che reiterano le dinamiche delle scuole di Louisville e Chicago ve ne son fin troppe, lì arrabbiate e pronte a triturarceli con le loro geometriche intemperanze ‘emo’ e violenza math fine a sè stessa.

Quindi il post-rock non riesce ad invecchiare (e sedimentare nelle coscienze musicali) perchè ancora non vuole essere mollato dagli orfani dell’hardcore (quello vero che non hanno mai conosciuto) e allora si accaniscono sul suo corpo morto squassandone la carcassa come avvoltoi e rimestando e beccando lo svuotano di senso e significato.

E poi arrivano delle persone per bene a ricordarci che esisteva un altro modello di post-rock oltre ai soliti due comunemente  proposti, quello ben più difficile, fantasioso e ricco di sfumature dei Tortoise. Ecco dove guardano i King Suffy Generator ed ecco perchè nelle loro composizioni si affacciano elementi progressive, space e persino latin rock.

La stessa Derailed Dreams nel suo algido rigore ritmico si infiamma di aperture che ricordano il primo Santana, quello vero, non il pupazzo con cui l’hanno sostituito poi.
Ritornano le sospensioni dei Tortoise in Short Term Vision esono proprio quelli di TNT, quelli più vicini ai deliqui dei cugini analog-pop The Sea and Cake.

E non bisogna meravigliarsi a parlare di prog ed affini perchè gli stessi Tortoise erano affascinati dal motorik krauto e da certe sperimentazioni settantine. Ecco perchè il minuto e poco più di Rough Souls sembra una traccia perduta dei Popol Vuh o degli Amon Düül.

Relieve The Burden dimostra come la band sappia anche incalzarci ma persino nella foga neo-prog riesce a non perdere mai il controllo ricordandoci – come anche la successiva We Used To Talk About Emancipation un’altra delle più grandi band post-rock – meno imitate – di sempre, gli Shipping News.

Un disco così ed una band di connazionali così, di questi tempi bisogna tenerla  d’occhio. Non mi stupirebbe ritrovarli nelle charts indipendenti tra i migliori dischi italiani dell’anno.

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