Prende molto bene il secondo disco di Roberto My, decano dell'underground italiano avendo militato tra i '90 e i '00 in intransigenti e misconosciute band, come Volcano Heart, Terapia d'Urto e 3000 Bruchi. Qui siamo invece nei classici territori indie rock / soft-grunge e nella presskit si citano Dinosaur Jr (vero), Nick Cave (?), Grant Lee Buffalo (la ricerca melodica può essere paragonata), Karate (qualche incastro di chitarra magari ...), Dream Syndacate (il passo felpato ricorda), e Afghan Wigs (decisamente si). Pezzi ben scritti, con gusto e con il garbo gentile dei nomi sopracitati; il cantato in inglese ha la classica timbrica degli "italiani che cantano in inglese" (se sia un bene o un male decidete voi).
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A New Life è il titolo del secondo album in studio di Roberto My, musicista romano che torna a pubblicare un disco di inediti a quattro anni di distanza da Flares, anch'esso sotto la label I Dischi del Minollo. È subito evidente la profonda matrice anni '80 e '90, con le distorsioni di "Travelling" ad aprirci la porta di un disco in cui lo spirito dell'indie rock torna a risplendere dei fasti di un tempo. Ed è con "Every Day" che il sound del disco ci conquista già definitivamente, grazie ad un riff che risente di band come Dinosaur Jr. e Sonic Youth. La costante ricerca melodica all'interno del brano fa di "Every Day" un singolo istantaneo, figlio di un rock alternativo che mantiene intatta la sua dinamica di sporcizia sonora a forte presa emotiva. C'è spazio anche per sguardi che sconfinano nei territori dei primi R.E.M. ("In My Bed"), brano che guarda senza timore anche alle atmosfere degli Afghan Whigs. Non mancano nemmeno i momenti più morbidi, con la ballata psichedelica "Sea Of Quietness", un vero e proprio viaggio sonoro che affonda il cuore nelle distorsioni e nella melodia. Un ultimo appunto sulla band, che riesce a trainare un disco di compattezza straordinaria con estrema professionalità e conoscenza, restituendo all'ascoltatore e a tutti gli amanti del genere un sound davvero eccezionale, in cui non c'è un elemento fuori posto. Un pezzo più bello dell'altro, senza punti deboli. A New Life è il disco indie-rock che mancava da un po' nelle nostre camerette di eterni adolescenti.
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Fresco partecipante di una conferenza stampa pre Sanremo, torno in radio per ascoltare il nuovo disco di Roberto My e mi scopro un ignorante. Brutto da dirsi, anche da scrivere, forse, ma è la verità. Ancora una volta ignorante, ma affascinato dal mio lavoro, sempre, perché ti insegna sempre qualcosa di nuovo, che puoi frequentare il mainstream e stupirti di come tutte le case discografiche siano sempre alla ricerca di novità per catturare sempre più “follower” (non ascoltatori, n.d.r.…). Ma che puoi stupirti anche con quello che si fa fatica a trovare ed ascoltare, ovvero le piccole produzioni fatte con passione. Ignorante sempre dunque, perché all’apertura della mail con il disco di Roberto, mi son detto... chi diavolo è costui? Roberto My... al suo secondo disco quattro anni dopo ''Flares''. Dove li scova Andrea (Rossi, il Direttore, n.d.r.), e quale pubblico li ascolta? Che costanza, che passione hanno i musicisti? Grande, immensa. E questa passione la troviamo in dischi come questo ''A new Life'', ben suonato, ben registrato e missato. Suonato veramente, si sente, con gli strumenti impastati a dovere, magari troppo per qualche purista, ma il giusto per chi le orecchie le usa dando il giusto peso alla produzione che si sta ascoltando (ad esempio il minuto 3.40 di ''In My Bed''). Bel giro, bell’arrangiamento. Certo, poi si ha magari una sensazione di già ascoltato, come in ''Old Photos'' (un richiamo a David Bowie o, come dicono le note stampa, Nick Cave), o in ''Travelling'', ma va bene così, mica è un peccato. Un appunto. Dicevo dell’impasto dei suoni: ecco, a volte la voce di Roberto è troppo impastata, poco definita. E forse alcuni brani sono un filo lunghi. Ma proprio perché dovevo trovare l’ago nel pagliaio… Buon ascolto.
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A cinque anni dall’uscita di “Flares” (2018) torna a farsi vivo Roberto My. Malgrado il tempo trascorso e un team di musicisti di supporto totalmente rinnovato, il sound dell’ex Volcano Heart non presenta particolari rivoluzioni innestandosi ancora nella scia di un indie-rock dalle venature psych le cui radici affondano saldamente negli anni 90. C’è innanzitutto l’amore dichiarato per i Dinosaur Jr, la predilezione per quella elettricità acida peculiare del suono di J Mascis e soci (“Every Day”, “Old Photos”), depotenziata delle saturazioni proto shoegaze per aderire all’idea musicale di My. E poi ballate seducenti pervase da sentori Paisley Underground (“Sea Of Quietness”), toni umbratili in odore di Afghan Whigs (“In My Bed”) e tirate chitarristiche sapientemente dosate (“How Many Miles”), che fanno di “A New Life” un disco sfaccettato, costruito con sapienza e capace di tenere vivo l’interesse nell’intero arco della sua mezz’ora abbondante di durata. Ciò che si palesa è soprattutto la raggiunta maturità di una scrittura onesta, sempre più incline a tentazioni pop, e l’efficacia di una produzione asciutta, impreziosita dal lavoro di Danilo Silvestri nuovamente presente in cabina di regia. Una combinazione che non sconfessa le istanze da cui il suono trae ispirazione, ma consente di inglobarle in un lessico sempre più personale e riconoscibile
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Dimensioni incapsulate all’interno di un tempo in divenire oltrepassano l’incedere di ogni giorno nel contemplare, con carisma e sostanza, l’alba di ciò che verrà. Un viaggio metaforico, un viaggio lungo una vita intera che diventa nuovo corso e prosecuzione, nuovo cammino da seguire nelle tempeste di tutti i giorni. Torna Roberto My con un album contemplativo e atmosferico. Un disco carico di sfumature introspettive e richiami unici ai grandi della poesia in musica come Nick Cave, Grant Lee Buffalo a sospendere un giudizio mai espresso, ma piuttosto percorrendo una strada in salita, una mescolanza di ritratti, di gente, di storie dentro altre storie che diventano contemplazione assoluta in simultanea con le percezioni di ciò che viviamo giorno dopo giorno. A new life è un disco che suona davvero bene. Un insieme di tracce dove la materia creata diviene parte preponderante di un tutto da assaporare e da custodire.
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Secondo album solista con otto brani autografi che ci portano in un mondo alt rock americano tra Giant Sand, Thin White Rope, Dream Syndicate, Bob Mould, Pixies. Suoni abrasivi, chitarre aspre, ritmiche sostenute ma melodie accattivanti dal sapore Sixties pop. Un connubio che funziona anche in virtù di un livello compositivo di alta qualità.
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“A New Life” è il secondo album solista di Roberto My con il quale, a distanza di oltre 4 anni dall’uscita del suo primo lavoro “Flares”, continua a esplorare il territorio dell’indie rock con grande passione. Il nuovo disco rappresenta una rinascita, una “New Life” musicale sia nelle sonorità che nella formazione che ha contribuito alla realizzazione del lavoro discografico e vede Kris Toscano alla chitarra elettrica, Fabrizio Marcelli al basso e Niccolò Friz alla batteria, mentre Roberto My si occupa della voce e della chitarra elettrica. L’artista, originario del Salento ma residente nella capitale, ha una storia musicale che spazia dalle band underground italiane degli anni ’90 e 2000, come Volcano Heart, Terapia d’Urto e 3000 Bruchi. Dopo un periodo di pausa, è tornato a suonare dal vivo sia da solo che con una nuova band, e ha continuato a comporre nuove canzoni che ora compongono questo album. L’arrangiamento musicale è arricchito dall’organo Hammond su In My Bed, dal piano Fender Rhodes su Sea of Quietness e A New Life e dal sax tenore di Gianluca Varone su How Many Miles, offrendo una vasta gamma di suoni e influenze che hanno impreziosito in modo particolare il lavoro discografico. Un album che raggiunge il cuore di chi lo ascolta con l’intento di salvare l’anima. Questa è la potenza della musica, e Roberto My ci è riuscito benissimo con la sua.
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Il secondo lavoro sulla lunga distanza di Roberto My, a quattro anni da “Flares”, conferma la sua indole da indie-rockers anni ‘90. ‘A New Life’, infatti, è composto da otto ottime ballate che ruotano attorno al Paisley Underground e dintorni. Le chitarre fragorose e i rallentamenti di Every Day evocano i migliori Dinosaur Jr e in Sea of Quietness il cantautore ci porta in atmosfere eteree tanto care a Giant Sand, Dream Syndicate e Grant Lee Buffalo. Con Travelling ci travolge piacevolmente in un soffice vortice fatto di chitarre ora fragorose, ora rallentate, perfettamente equilibrate e con In My Bed riesce a coniugare le istanze degli Afghan Wings con quelle del Nick Cave più noir. Si tratta dunque di otto brani completi, essenziali, evocativi e destinati a durare nel tempo, per qualità, impegno e professionalità.