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press-review DRONING MAUD "Non abbiamo fatto niente"

 

bandiera_italia   ROCKIT

Il 26 maggio scorso è uscito per I Dischi del Minollo Non abbiamo fatto niente, quinto album dei Droning Maud, ossia i fratelli Tavani: Maurizio (voce, chitarra e basso) e Iacoposchi (batteria). La band formatasi nel 2006 nella cornice della Valle del Salto, arriva oggi ad un punto di svolta artistico molto importante. Non abbiamo fatto niente, infatti, è il primo lavoro di studio cantato in italiano, dopo una discografia totalmente in inglese. Una lingua che, vuoi per abitudine, vuoi per nomi celebri, accostiamo più facilmente di quella italiana a questo genere. Ma di quale genere stiamo parlando? La musica dei Droning Maud si posiziona in quell'universo di suoni compreso tra il post rock e lo shoegaze, dove non esiste più un confine netto tra i due generi (non troppo diversi tra loro in effetti). Insomma, un luogo non ben definito dove Mogwai e Sigur Rós (omaggiati nel brano RosSigur) incontrano DIIV e Slowdive. Uno dei momenti che meglio sintetizzano la formula dei Droning Maud è Sincero, non a caso, uno dei singoli estratti dall'album. Da un riff semplice, ma persistente, si sviluppa una strumentale solida e piena, seppur caratterizzata da suoni non particolarmente distorti. Su questa impalcatura sonora dalle reminescenze dei Ride di Andy Bell, si inserisce Maurizio Tavani con un testo e una melodia introspettivi e sognanti. Il giusto layering di voci che doppiano la principale, insieme ad una buona dose di riverbero, danno al cantato quegli effetti di lontananza e fuori focus tipici del genere. Nella tracklist spicca poi una collaborazione abbastanza inedita per il genere: quella con GE World, rapper che presta la propria voce per le strofe di Benny Carter. In questa traccia il suono caratteristico della band viene adattato a metriche più rap, dando vita a una sorta di crossover di nuovo genere, tra post rock e hip-hop. Nel complesso, Non abbiamo fatto niente è un lavoro solido e caratterizzato da sfaccettature non scontate, come appunto la collaborazione con GE World. Un disco che testimonia la capacità del duo laziale di reinventare il proprio modo di scrivere non solo i testi, ma anche la musica in una "nuova" lingua; il tutto senza perdere identità e qualità. Un aspetto da non dare troppo per scontato.

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bandiera_italia   MUSIC MAP

Ritornano i Droning Maud, dopo 6 anni di silenzio dall'ultimo lavoro “Beautiful mistakes”, con un album cantato in italiano: “Non abbiamo fatto niente”. Siamo nel post-rock, ma i bpm evitano di andare troppo lenti: le canzoni stanno più o meno tra l'andante e il moderato. Cantano in italiano, ma i testi sono da leggere, per essere completamente afferrati; un po' perché sono sensazioni non grammaticalmente organizzate, e un po' perché la pronuncia è sfuggente. Mi ero segnato “Così è l'aspettazione umana cividanna”, e invece era: “Così è l'aspettazione, amara c'inganna”. Oppure “Schiene e mani tuoi, fauci e carne scura, dubbi di pianura”, e invece era: “Schiene e magri buoi, fauci e carne scura, lupi di pianura”. Forse è una scelta stilistica, come quella dei Verdena (o forse non ci sento più bene io eh...), restiamo comunque nell'ambito del dialogo interiore; inoltre, uno dei temi dichiarati del disco, è l'incapacità di comunicazione. La band proviene dalla Valle Del Salto, nel reatino, e la prima canzone dell'album si intitola “Appennini”. È chiaro che si sono ispirati a ciò che li circonda, e ce lo riportano in suoni. Ecco le parole che emergono: “È difficile lasciar sorridere / e non è colpa mia / e non è colpa tua / Quando tutto torna a galla tranne te / e non è colpa mia / e non è colpa tua / Se tu fossi veramente la menzogna / mai come prima alla deriva”. La musica è principalmente strumentale (e molto suggestiva), le parole sono cucite sopra. “Pandora” vede ospite Proia, artista dirimpettaio (abruzzese). Anche qui è interessante riportare un estratto del testo: “Fiamme vergini / cenere e scintille / le ricorderai / promesse di avvenire / Il male scalderà / le prime verità / intorno ai fuochi accesi / vecchiaia e libertà / sepolte dalle onde / antiche di remote / cacce ardite / e fughe grigie e risalite”. Anche gli enjambement sono un ostacolo in più alla lettura, quindi è evidente la volontà di non farsi capire al primo colpo, di ricercare una maggiore attenzione, e/o concentrarsi sulle emozioni suscitate. Il freddo appenninico si trasmette nelle “gelide parole” di “Lontano dagli sguardi”, mentre “Passi frettolosi di uomini grigi annunciano un altro mattino”. Carino il videoclip del singolo “Sincero”, girato tra le botti, mentre la voce canta: “Del tempo che passa / mi piace chi resta / poco più in giù / dolore che dura / fermarsi in un luogo / restare a guardare / men certo di sé / senz'altra mistura”. Altra sorpresa è “Benny Carter”, brano scritto in collaborazione con il rapper GE World. Rap sopra il post-rock è una prova ardita, ma funziona: “La folla è come satana, balla nei matrimoni / Per questo non mi trovi nelle tue celebrazioni / Una vita nell'Ade a formulare maledizioni / Nomino Pasolini ma tra ricchi accattoni”. “Orbite” contiene una fase strumentale misteriosa, che alterna un riff melodico di chitarra con dei suoni tintinnanti onirici. “Fiamme in una stanza, Buio mai / Cose che non reggono alla prova / Si spostano seguendo la mia età / Castelli in aria comoda dimora / Dove sarei senza la gravità?”. Tra i tanti enigmi, chissà quale band islandese si nasconderà nel titolo “RosSigur”? Gli ultimi due brani arrivano all'apice della suggestione sonora e testuale, “Triviale” e la titletrack, che è completamente strumentale. L'introduzione di “Triviale” è fatta da un glockenspiel e una confusa voce infantile; quando il brano sale d'intensità, ci sono imprevisti tempi dispari. “Mandar via / In una parola / Tutta la magia / Sopra un muro bianco / 'Parto alle sei…' / Dice cosa intera / Implica l’idea / È miseria estrema / Non pensarci più (...)”. “Non abbiamo fatto niente” ma abbiamo incuriosito tanto. Fa venir voglia di andare a visitare la Valle del Salto e gli Appennini circostanti, per capire in prima persona cos'abbia scaturito questa musica così elusiva.

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bandiera_italia    FOXY LADY ASCOLTA

La band Droning Maud è una realtà musicale attiva da diversi anni nel panorama musicale emergente italiano. Infatti la loro avventura inizia nel lontano 2006 quando i fratelli Tavani della Valle del Salto decidono di seguire il loro amore per la musica. Questa avventura porta la band a creare diversi album in lingua inglese fino a decidere di focalizzarsi sull’italiano con il nuovo lavoro discografico Non abbiamo fatto niente. Nove brani dove protagonista è lo stile rock dal sapore malinconico tipico delle band che sono state capaci di lasciare un segno indelebile nella storia della musica. Questo si unisce a delle canzoni nate per accompagnare quella sensazione di ammutolirsi dell’uomo ormai incapace di comunicare con i propri simili. I Droning Maud sono una di quelle band che portano nella musica italiana quel sapore di note lontane nel tempo ma che sono sempre capaci di descrivere la sensazione di alienazione che si vive nel periodo storico contemporaneo segnato dalla solitudine creata dal diffondersi del mondo di internet e dei social media.

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bandiera_italia    TOM TOM ROCK

I ragazzi laziali, fratelli come da capitolina tradizione e Tavani di cognome , ispirati da un post punk che assume qui sfumature a tratti vaporwave (“aò, ma che c’hai nelle orecchie?”) offrono un compendio di nove canzoni che potrebbero benissimo essere uscite ieri ma pure domani, quindi collocabili in quella dimensione di atemporalità che ne consentirà il non invecchiamento precoce come spesso, invece, accade a quelli modernissimi che si affidano a suoni e produzione già vecchie prima di vedere la luce. La cosa che mi colpisce a primo acchito è un cantato che, sempre alle mie orecchie – che presentano da qualche tempo inedite pelurie -, avrei immaginato più devoto a un certo prog che non a un progetto di siffatta fatta, e questo elemento rende ancora più straniante l’ascolto. E, per il sottoscritto, straniante è un complimento. Tra  l’incursione hip hop in Benny Carter con il feat di GE World, che potrebbe anche essere prodromica di un nuovo genere, e l’instant appeal di Sincero si snodano quindi riflessioni talvolta shoegaze in Appennini, il quasi goth di Orbite, con un magma sonoro landscapico assai pieno ma mai barocco, l’omaggio palindromo di Rossigur, la cascata 4AD di Triviale e la conclusione con la title track in ieratica progressione, i Droning Maud consegnano lavoro prezioso e sicuramente d’immediato acchitto (e spero accatto) dai fans di siffatti suoni. Plauso finale al nome dell’etichetta I dischi del Minollo che spero tanti ricordino in quel di Non Stop e relativo racconto smorfiesco sul diluvio…

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bandiera_italia   I GUFI NARRANTI

I Droning Maud sono al quarto lavoro su disco, e al primo lavoro totalmente in italiano, sono un gruppo davvero molto interessante che si avvicina molto di più alle sonorità del panorama inglese che a quello nostrano. Non abbiamo fatto niente, questo il titolo, è composto da nove tracce: Appennini, Pandora, Lontano dagli occhi, Sincero, Benny Carter, Orbite, Rossigur, Triviale e Non abbiamo fatto niente. I Droning Maud con questo disco giocano su atmosfere oniriche con giri di do e riff che, come dicevo sopra, ricordano certi gruppi del panorama inglese o irlandese. Il primo singolo Sincero, quarta traccia del disco, è un brano molto cool e ammiccante che mimha ricordato le sonorità dei Prefab Sprout. Racconta la solitudine senza angoscia, l’accettazione di sé. Lontano dagli occhi, traccia numero tre, invece utilizza sonorità chitarra più sezione ritmica in primo piano, avvicinandosi così alle ritmiche dei Genesis post Peter Gabriel. Nella traccia di apertura Appennini, la chitarra evoca grandi cavalcate in splendide praterie e la voce mi ricorda Franz di Cioccio della PFM. Pandora, seconda traccia, l’elettronica di base più basso e batteria fanno di questa canzone una versione ipnotica e fiabesca. La traccia numero cinque, Benny Carter, è una canzone da Wow, bella ritmica al limite del rap, una sorta di crossover tra i generi, con un cantato che ricorda Cristiano Godano dei Marlene Kuntz ma anche per certi versi Daniele Silvestri, bel testo, è senz’altro il pezzo più intrigante del disco di una bellezza spaziale. A seguire Orbite, che dire?, questi Droning Maud fanno ben sperare, in mezzo ad una scena musicale asfittica come quella italiana di oggi, loro riescono a differenziarsi con una buona produzione e marcano così, in modo evidente, le loro potenzialità e le loro caratteristiche che non sono di poco conto. La traccia numero sette, Rossigur, è un chiaro omaggio ad uno dei migliori gruppi degli anni 90, i Sigur Ros. Omaggio ben riuscito. “Sogna ancora un po’ non avremo più rimpianti.” La penultima traccia del disco, Triviale, è il pezzo che si allontana di più dalla scena inglese e ricorda un po’ più quella americana cavalcando sonorità vicine al blues e al rock’n’roll. Il disco chiude con il brano che da il nome all’intero lavoro, Non abbiamo fatto niente, ed è il brano che si avvicina di più alla nostra scena rock, forse Afterhours forse Timoria comunque senz’altro un buon lavoro.

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bandiera_italia     BRAINSTORMING CULTURALE

Con un nome come Droning Maud (parodia di Dronning Maud, nome usato in riferimento a un territorio in Antartide) e un servizio fotografico grigio fumo a metterli in mostra, quello che ci si può aspettare da questa band è chiaro sin dalla copertina. Nonostante l’apparenza, ‘Non Abbiamo Fatto Niente’ non è un disco deprimente e men che meno noioso.Il disco segue un percorso alt-rock e post-rock consapevole e forte. Si sente la ricerca e la cura in ciascun brano, il desiderio di fare qualcosa di più potente, di indimenticabile. E la visione dell’album si estende sin dalla copertina, il cui sfondo – che galleggia a metà tra il classico Metropolis di Fritz Lang e un graffito più moderno –  anticipa ottimamente il pacchetto in arrivo.Una combinazione tra presente e passato imperniata su un doloroso motivo lirico: il silenzio della comunicazione. Come scrivono sul loro Soundcloud, ‘Non abbiamo fatto niente’ “è sfondo sonoro all’ammutolirsi dell’uomo. È potenza del banale direttamente complementare all’incapacità di comunicazione”.Sebbene la vena rock che scorre come comune denominatore delle tracce, la capacità e l’intenzione espressa dai Droning Maud di sperimentare ed espandere il loro campo sonoro si sentono.“Orbite”,per esempio, si apre con un riff immenso quasi arena-rock e si mantiene su quella vena, mentre “Appennini” comunica il senso di indifferenza dell’incomunicabilità centrale (“e non è colpa mia/e non è colpa tua”) con una lentezza tenebrosa più alla Nick Cave.Nonostante la gretta ordinarietà delle situazioni trattate, di quel silenzio omertoso in cui nessuno si fa avanti per dichiarare una posizione e provare davvero a comunicare,il CD non annoia e, anzi, procede in momenti strumentali sontuosi. Notevole anche “Benny Carter” in cui il cantante si produce in un rap mezzo-parlato dal timbro abulico: il brano è sostenuto da uno dei migliori lavori di batteria e una base martellante, ipnotica.Una passione interiore che non emerge nel parlato, ma prende finalmente vita con la forza della musica; il contrasto è riuscito, e alla traccia si torna volentieri. La combinazione tra l’autodeprecazione ironica di Caparezza, coronata dall’orecchiabile ritornello e un riff grunge, è incalzante.Sulla vena post-grunge, ma con una strizzata d’occhio all’indie-pop – alla Beach Weather o Cigarettes After Sex, quello che della malinconia fa un marchio di fabbrica– procede anche la title track “Non abbiamo fatto niente”. Interessante l’idea di scegliere come riferimento per il titolo un pezzo strumentale, senza testo a cui rimettersi per leggere quella che dovrebbe essere la chiave di volta dell’album.Eppure basta la musica – da brividi il tocco ripetuto del cimbalo, che sembra evocare qualcosa che cade a pezzi – per parlare dove il testo non vuole. Se nessuno è in grado di parlare realmente, come diceva la band nella presentazione della loro opera, “non abbiamo fatto niente”. Meglio, allora, non parlare affatto.‘Non abbiamo fatto niente’ combina l’impegno e la passione della bella musica indipendente con la coesione e la raffinatezza di un lavoro di maturità. Emotivamente crudo, musicalmente potente, tematicamente coerente, è qualcosa che si ascolta con gioia nonostante sul fondo dei suoi testi non vi sia che il vuoto.

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bandiera_italia    AREA ROCK

E’ uscito lo scorso 26 maggio il nuovo lavoro dei fratelli Tavani in arte Droning Maud che oltre ad essere stato realizzato completamente in italiano, viaggia su atmosfere alternative, un po’ post ma con tante idee musicali che lasciano il segno. E così, dopo tre dischi e dopo la pandemia, i Tavani (Maurizio voce, chitarra e basso e Iacoposchi, batteria e parole) tornano con un album su etichetta I Dischi del Minollo dove le canzoni sono sfondo sonoro all’ammutolirsi dell’uomo e potenza del banale direttamente complementare all’incapacità di comunicazione. L’attività musicale dei Droning Maud parte con l’omonimo Droning Maud del 2007, un mini cd che contiene quattro pezzi che ci proiettano già a quella che sarà l’evoluzione della band, sempre più capace di toccare le diverse anime della musica. L’anno seguente, il 2008, giunge l’esordio ufficiale con “The World Of Make Believe” con i sette brani realizzati per l’album che li proiettano in quel mondo di chi la musica ormai la può fare professionalmente tant’è che sono chiamati ad essere band di apertura per i concerti di Marta sui Tubi e Bud Spencer Blues Explosion.  E giungiamo al 2013 con Our Secret Code dove i dieci pezzi realizzati per quest’album sono il frutto di una crescita inevitabile dopo i buoni risultati precedenti grazie anche ai cambi di formazione, la messa a punto del suono e la libertà di potersi esprimere anche in maniera diversa dal manierismo chitarristico. I dieci brani che vanno a comporre Our Secret Code infatti, sono figli di una ricerca musicale più attenta rispetto al precedente lavoro. Ad aprile del 2017 esce invece Beatiful Mistakes, il terzo lavoro in otto tracce che segna il raggiungimento di una maggiore consapevolezza artistica della band. Ora, con un approccio più scarno e viscerale, si giunge all’ultimo lavoro dei Droning Maud, Non Abbiamo Fatto Niente, tutto cantato in italiano, un disco dove si incrociano interrogativi e desideri, esigenza di amare e essere riamati, senso di inadeguatezza a ruoli imposti dalla società per arrivare alla tematizzazione della morte, intesa come dramma dell’assenza. Si parte con Appennini dalle trame musicali che strizzano l’occhio al post rock più ricercato con un cantato da quasi racconto di “poesia”, piacevole per leggerezza e stile. Con Pandora siamo invece su linee melodiche “corali” disegnate su musicalità ariose ed enfatizzate, mentre cosa diversa è Lontano Dagli Sguardi, più aperta a costanti trip di chitarra su cui tutto il resto è cucito armoniosamente. Con Sincero si continua con il ritmo dell’alternative italico con chiara propensione ad un utilizzo più aperto di incisi strumentali gradevoli e piacevoli. Saltando a priori tutti i successivi pezzi giungiamo al tema di Non Abbiamo Fatto Niente, da cui il titolo dell’album, capace di condensare in una sola traccia tutto quanto è stato fin qui raccontato, un pezzo davvero superlativo che non potete non ascoltare per il suo scivolare in un bel psichedelico racconto di ciò che siamo, di ciò che dovremmo essere nell’affrontare le mille sfaccettature della vita che vanno dall’amore, all’angoscia, alle emozioni, al lasciarsi perdere, allo sdrammatizzare al perdonarsi.Non Abbiamo Fatto Niente è l’album della definitiva maturità per i Droning Maud, della consapevolezza di aver maturato l’idea di ciò che si vuole essere musicalmente, di quale messaggio ci si vuol fare portatori, di come si vuole ancora migliorare. Di strada da fare di certo ce n’è tanta, l’importante è che sia stata imboccata quella giusta.

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bandiera_italia    ONDA ROCK

I laziali Droning Maud ritornano dopo uno iato di sei anni col primo disco cantato in italiano, “Non abbiamo fatto niente”. Piccoli classici dell’ipotetica nuova fase potrebbero essere la ballata post-britpop di “Appennini”, maestosa e di poche e aforistiche parole, e la scattante, Carmen Consoli-iana “Sincero”. Invece, per quanto disinvolte e curate, “Pandora” e “Lontano dagli sguardi” si portano appresso un certo quale effetto-Stadio, e “Triviale” e “Orbite” si portano appresso un certo quale effetto-Negramaro, laddove il tentativo di crossover in “Benny Carter” (rap di Giampaolo Evangelista) segna poi il punto basso. Ridotta al duo fondatore - i fratelli Maurizio e Iacopo Tavani, qui anche alla produzione - e ispirato dalla pandemia da Covid-19 anche se solo velatamente, la sigla trae un disco fin troppo prevedibile e innocuo nelle sue derive di pop-rock italianesco, nonostante qualche efficace tocco di classe, memoria dei predecessori “Our Secret Code” (2013) e “Beautiful Mistakes” (2017), e le nobili intenzioni autoriali di fondo. La piccola jam “quasi una fantasia” del pezzo eponimo, più che chiudere col botto, fa chiedersi se avrebbe avuto più senso, o anche solo nerbo, un album tutto strumentale