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Rocchenrolla

L'UOMO DI VETRO, intervista alla band umbra. (a cura di Ilaria Gallelli)


Dopo la recensione dell'album "38° Parallelo", Rocchenrolla Webzine ha intervistato per voi L'Uomo di Vetro.


Qual è la genesi del gruppo?

L'Uomo di Vetro nasce a Foligno nell'inverno del 2004, da un idea di Giacomo M. (basso) e Fabio P. (chitarra). Incontriamo Federico P. (batteria) nel dicembre dello stesso anno. La volontà di miglioramento e di una maggiore elaborazione delle sonorità ci spinge alla ricerca di nuovi e validi componenti. Dopo qualche mese si unisce alla band il genio di Luca Valerio C. (tastiere, violino, cori, fx) e infine soltanto nell'inverno 2005 la band assumerà la sua composizione attuale. Entrano a far parte del gruppo Giacomo S. (chitarra) ed Emanuele S. (percussioni, campionamenti) rendendo il fraseggio musicale ancora più completo.

Il vostro nome: perché L'uomo di vetro? A cosa o a chi vi siete ispirati?
“L’uomo di vetro” è un nome scelto proprio all’inizio del progetto. Ci piaceva! Il nome è in parte ispirato al personaggio secondario del film Il Favoloso Mondo di Amelie. Il vicino di casa della protagonista, pittore, ha una malattia che rende le sue ossa facilmente frantumabili e che lo costringe a vivere la propria vita dentro le mura di casa, dove tutto è imbottito per evitare gli urti, lontano dalla realtà esterna. L’idea ci sembrava parecchio adatta ad esprimere la nostra musica. Viceversa non siamo stati ispirati dal libro sul primo pentito di mafia intitolato proprio”L’Uomo di Vetro”, di cui siamo venuti a conoscenza solo in un secondo momento.

Se avete letto la nostra recensione sul vostro album, avete anche letto di certi accostamenti circa il nome del vostro gruppo e analogie con la relativa canzone 1984. Abbiamo corso un po' troppo con la fantasia o c'è un certo legame?
Credo di sì, anche se ammetto che la vostra interpretazione è straordinariamente calzante…in realtà “1984, the end is just beginning” è ispirata ad una scritta apparsa anni fa sul muro di Berlino che ci sembrava riassumere in poche parole un periodo storico non troppo roseo forse ancora non concluso, soprattutto in Italia.

Da cosa nasce l'idea di intitolare questo album 38° parallelo?
Il 38° parellelo è, come noto, l'originario confine tra le zone di occupazione americana e sovietica in Corea. Viene descritto come "un baratro a due sponde, su ognuna delle quali una Corea contempla e aspetta di veder sprofondare l'altra... una riga di cemento che divide gli avamposti dei due schieramenti dove le guardie trascorrono anni a fissarsi, senza mai interagire in alcun modo, se non premendo il grilletto quando cede la tensione". Questa calma apparente, questa surreale pace, frutto di una costante ed impalpabile tensione artistica, bene rappresenta l'opera e le condizioni in cui questa è lentamente venuta alla luce, nonchè il motivo del suo fascino che è appunto il fascino del confine.

I vostri pezzi sono esclusivamente strumentali, è una scelta stilistica che intendete mantenere con il tempo?
Sì. Per ora non siamo intenzionati ad aggiungere voci, perché ci piace approcciare alla costruzione di un pezzo pensando esclusivamente alle melodie, ai suoni, ai rumori. Credo sia più probabile l’idea di unire alla musica delle immagini per rendere magari ancora più efficace il nostro live set.

Alcune tracce hanno un chiaro legame con il panorama cinematografico, la traccia Germania anno zero è il vostro omaggio ad uno dei più grandi registi neorealisti italiani?
Indubbiamente sì. Il pezzo è stato scritto interamente da Emanuele Specchia, è piaciuto subito a tutti noi e crediamo che ci sia anche una coerenza di fondo fra il film e questa traccia. E’ anche un brano che si discosta dal resto del cd, e crediamo che la nostra scelta di inserirlo in “38° parallelo” sia efficace e suggestiva.

Anche l'ultima traccia dell'album peckinpah's twilight ha un chiaro riferimento cinematografico,quanto il cinema ha influenzato e influenza i vostri pezzi?
Il cinema è una delle nostre passioni, forse quella che, insieme alla musica, ci unisce maggiormente. Il tema dell’ultima traccia richiama le atmosfere Western e ci siamo permessi di omaggiare uno dei grandi registi più rappresentativi di questo genere. La suggestione delle immagini è stata sempre per noi fonte di ispirazione e motivo di confronto intellettuale e musicale; le colonne sonore hanno avuto il potere di suggerirci nuovi percorsi creativi.

Dov'è stato registrato l'album e come è arrivata questa collaborazione con “I Dischi del Minollo”?
L’album è stato registrato alla Redhouse Recordins a Senigallia interamente in analogico. Questo ha permesso di rendere il suono più caldo e le atmosfere più vicine a quelle che erano le nostre idee. Il contatto con “I dischi del minollo” risale al primo cd “A merry Christmas”; Francesco Strino ne fu colpito positivamente ed è stato molto paziente nell’attendere che concludessimo il nostro secondo lavoro (che ha avuto per varie ragioni una gestazione molto lunga) ma credo che il risultato sia stato soddisfacente sia per noi che per lui.
Vi ringraziamo per l’attenzione e speriamo vivamente che “38° Parallelo” vi possa in qualche modo colpire. Chiunque fosse interessato può sentire qualche brano su www.myspace.com/luomodivetro o richiedere info a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. . Grazie anche a Rocchenrolla che ci ha dato l’opportunità di questa intervista!

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artistband

38° parallelo: ecco il nuovo album de L’uomo di Vetro, in cui ogni nota ci fa entrare immediatamente nel loro cinema onirico. Per questo motivo siamo riusciti ad intervistare questa band di Foligno, in particolare il batterista Federico risponderà a nome del gruppo alle domandine di A&B !

- A&B -
Salve ragazzi, benvenuti su A&B. Quest’anno è uscito il vostro secondo lavoro, dopo l’esordio con A Merry Christmas, intitolato 38° parallelo, edito da I Dischi del Minollo. Come mai avete scelto questo titolo?
- Federico [L'Uomo di Vetro] –
Dunque, il titolo deriva principalmente dal modo in cui è nato il disco. Dopo l’inaspettato successo di A Merry Christmas, album che riteniamo molto istintivo, è stata forte l’esigenza di crescere e imporre, con maggiore consapevolezza, il nostro modo di comunicare. Inizialmente, purtroppo, questo desiderio ci ha un po’ sopraffatto. Abbiamo constatato che la volontà di esprimere aprioristicamente sé stessi ci stava bloccando e, facendo un passo indietro, abbiamo cercato di contemperare le diverse, spesso opposte, esigenze. Ne è uscito un disco meditato (preferisco meditato a “maturo”) ma, soprattutto, affascinante, perchè pieno di tensione e contraddizioni.
Il riferimento al nome è quindi stato istantaneo, perché crediamo che il 38° parallelo, una delle ultime palpabili zone di confine, con la sua calma apparente e il suo fascino, nel bene e nel male, possa ben rappresentare questo nostro secondo lavoro.

- A&B -
Ascoltando l’album traccia dopo traccia si può ben capire il grande lavoro e, perché no, la fatica che avete fatto per realizzare questo disco. Voi, personalmente, vi sentite soddisfatti?
- Federico [L'Uomo di Vetro] –
Senza dubbio siamo pienamente soddisfatti, sotto tutti i punti di vista, non da ultimo quello della qualità della registrazione.. o meglio, della riproduzione, rigorosamente analogica, del nostro suono (comunque pagata a caro prezzo e parlo proprio di soldi).

- A&B -
Il vostro sound, caratterizzato da melodie a dir poco evocative, approda nel post rock strumentale. Sono evidenti le molteplici influenze, dai Giardini di Mirò, The Cure ai Mogwai e soprattutto i God Speed you! Black Emperor. Cos’è quel qualcosa in più, rispetto a questi artisti, che ricercate nei vostri brani?
- Federico [L'Uomo di Vetro] –
Allora, è necessario premettere che per noi il post rock (e tutti i gruppi post rock esistiti ed esistenti) non rappresenta né un punto di partenza né, tanto meno, un punto di arrivo. Ognuno ha i propri gusti che variano dalla new wave al grunge, dal dumm all’opera, dal punk all’elettronica e, non da ultimo, ovviamente il post rock. Quello che ne esce è quello che si sente… senza la voce. Non cerchiamo di dare qualcosa in più rispetto ad altri gruppi o rispetto, in genere, al post rock, semplicemente affermiamo la nostra individualità, ritenendo, forse con un po’ di supponenza, di contribuire a combattere l’attuale appiattimento culturale-musicale italiano, che tanti contribuiscono a promuovere.

- A&B -
Ecco che ci addentriamo nelle viscere dell’album: la sesta traccia è “1984 The end is just the beginning”. Titolo lungo, ma con un profondo significato dietro; cosa volete trasmettere con questa canzone, in cui l’atmosfera noir regna sovrana?
- Federico [L'Uomo di Vetro] –
Innanzi tutto devo dire, onestamente, che mi fa piacere rispondere a domande un po’ più specifiche del solito.. quindi vi ringrazio. “1984” noi l’abbiamo sempre, in segreto, considerata il “il singolo” del disco.. Il riferimento, più che evidente e, per una volta, non cinematografico, è al romanzo di George Orwell. Sarebbe scontato spiegare che l’attuale “nevrosi democratica” dell’occidente, ormai popolata da vecchi a cui non “conviene” ricordare e giovani che nulla sanno riguardo i valori del vivere comune, è sintomo dell’approssimarsi (in alcuni paesi diciamo pure dell’avvento) del totalitarismo. Alle superiori la mia professoressa di filosofia, una saggia socialista, guardandoci diceva : “siete pronti per la dittatura”. Purtroppo non è evoluzione, è storia che si ripete. Con tutto l’individualismo e l’ignoranza che circolano rischiamo davvero di arrivare al punto in cui la dittatura, subdolamente, si presenterà a noi come l’unica cura per una democrazia senza civiltà (una cultura della civiltà di cui in primis dovrebbero essere artefici i funzionari dello stato)


- A&B -
Il brano successivo a quello prima citato è invece “Germania anno zero”, il cui video riprende proprio delle scene tratte dal film omonimo del 1947 diretto dal neorealista Roberto Rossellini. Perché è così forte in voi il fattore cinematografico (basti pensare anche al vostro moniker)
- Federico [L'Uomo di Vetro] –
A “Germania anno zero” siamo molto affezionati perché è una canzone interamente creata e suonata dal sig. Emanuele Specchia, il più giovane dell’Uomo di Vetro (18 anni) nonchè il talento su cui tutti facciamo affidamento. Comunque, i richiami alla settima arte nascono senza dubbio dal grande amore che tutti nutriamo per questa forma di espressione. L’arte cinematografica è densa di sperimentazione e, inoltre, è capace, con il connubio tra immagini e musica, di regalare emozioni complete. Spesso, le prime volte che suoniamo una nuova canzone, ci vengono in mente concetti o semplici frame di qualche film.. così ascoltando emanuele che faceva quella parte di piano non potevamo non vedere quella parte di germania anno zero.

- A&B -
Siccome in molte recensioni viene sottolineata la vostra vena artistica, caratterizzata da una straordinaria naturalezza nel comporre i brani, una tecnica che, sebbene sia ben presente, viene messa “in secondo piano” per lasciar spazio all’istinto, vi domando: qual è la canzone di questo album in cui avete riversato proprio voi stessi, la vostra passione, quasi all’ennesima potenza?
- Federico [L'Uomo di Vetro] –
A questa domanda proprio non posso rispondere a nome di tutti.. però, personalmente, ti posso dire che le due canzoni del disco che amo di più sono germania anno zero (in cui non suono) e deserto (in cui faccio una cosa che anche un bimbo di un anno potrebbe rifare). Questo spiega perché, almeno per me, la tecnica è posta in secondo piano per lasciare spazio alla sensazione.
Comunque, per cercare di rispondere alla domanda, sicuramente in Peckinpah’s twilight è ben riversata la passione di tutti.

- A&B -
Come vi trovate con l’etichetta abruzzese de I Dischi del Minollo?
- Federico [L'Uomo di Vetro] –
Ottimamente. Vedendo come va a noi e sentendo qualche collega che ha fatto scelte diverse non potremmo essere più soddisfatti. Mi piacerebbe tanto fare alcuni nomi e dire alcune cifre, ma non voglio rendervi miei complici.. quindi taccio. Basta dire che c’è gente che chiede tanto (e di nuovo parlo di soldi) per non dare nulla… i dischi del Minollo non sono tra questi.

- A&B -
Bene, concludendo volevo ringraziarvi per la vostra disponibilità e rinnovo i complimenti per il vostro disco. Per supportare questo nuovo lavoro avete già progettato un tour? Qualche data per potervi sentire dal vivo?
- Federico [L'Uomo di Vetro] –
Grazie a Voi, anche per i complementi.
Le date aggiornate le trovate su:
www.myspace.com/luomodivetro
Per ora ne abbiamo una in patria, a Foligno il 29 Ottobre in una situazione molto consona (Auditorium di Piazza San Domenico) ed una a Bologna, al FARM, il 6 novembre.
E’ in programma per marzo un breve tour tra Germania, Olanda e Belgio.
Grazie ancora.