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I Malazeta, pur legando il loro sound ad un Rock d’autore ruvido e recitativo, come hanno fatto prima di loro i Massimo Volume e i Il Teatro Degli Orrori, con “Burattinai” hanno costruito un disco personale e di forte impatto sociale senza apparire derivativi.

I Malazeta sono nati nel 2005, ma il completamento della line up si è delineato nel tempo; come vi siete conosciuti e quali sono stati i tasselli in comune che vi hanno portato a “Burattinai”?

Michele: Prima di formare i Malazeta venivamo da esperienze musicali diverse, chi amava il rock, chi aveva un orientamento pop, chi aveva ormai smesso di suonare, ma poi l’incontro ci ha dato la possibilità di esprimere tutti la stessa idea, quella di “rinnovarsi”. Abbiamo dunque deciso di intraprendere questo percorso condividendo e sintetizzando le nostre esperienze precedenti in una sintesi che fosse ‘solo nostra’.

I mostri di questa società, a lungo nascosti fra di noi, potrebbero mai diventare esseri buoni, rivelarsi consapevolmente utili allo smantellamento delle loro stesse nefandezze?

Michele: Assolutamente sì, ogni individuo ha una parte oscura ed una illuminata ma molte delle volte emerge purtroppo quella oscura, quindi l’importante è cambiare questo atteggiamento…

…come?

Cercando di innescare questo rinnovamento con qualsiasi forma artistica e di bellezza… Quando la musica si fa ‘Manifesto’ di un’idea, di una lotta, la sensazione è sempre di sconfitta, come se il dolore ed il malessere di cui si fa carico resti per sempre irrisolto.

Voi vi rivolgete all’ascoltatore chiedendogli di “Aprire la coscienza”… siete certi che qualcuno vi ascolti e condivida i vostri stessi umori?

Michele: Non è importante che l’ascoltatore condivida i nostri stessi umori, l’importante è far  sì che acquisisca nuove nozioni e che possa avere un campo d’azione più ampio, questo porta ad avere uno spirito critico costruttivo, poi che porti ad un risultato da noi aspettato non lo sappiamo, ma almeno ci si può mettere in discussione. Se assapori sempre lo stesso piatto, non puoi conoscere gusti differenti, almeno prova, poi puoi scegliere.

All’inizio l’ispirazione arrivò con “Se questo è un uomo” di Primo Levi, oggi parlate di cospirazione e controinformazione prendendo spunto dal libro “Il lato oscuro del nuovo ordine mondiale” di Marcello Pamio: qual è il filo conduttore che lega i due autori e di conseguenza che lega voi a loro?

Michele: Ma crediamo che non ci sia un filo conduttore, in quel preciso momento stavamo leggendo quella tipologia di libri. Il primo lavoro ci ha fatto riflettere su ciò che è accaduto tempo addietro, mentre l’ultimo lavoro ci sta facendo riflettere su ciò che accade oggi, probabilmente un’involuzione Umana…

I Malazeta sono un covo di spie al soldo di qualche organo destabilizzatore oppure sono solo dei ragazzi che si sono rotti le palle e vogliono reagire alle regole dei manovratori?

Michele: Lo scoprirete nei i prossimi lavori.

Quale sarà la prossima strada da perseguire per arrivare alle coscienze degli uomini?

Michele: La cultura e l’educazione intesa come educazione civile, non crediamo ci siano delle formule magiche, ma semplicemente la ricerca dell’umanità.

Vi vedremo in giro per l’Italia con “Burattinai”?

Michele: Ci auguriamo che questo accada nel più breve tempo possibile, intanto buon ascolto.

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MALAZETA INTERVIEW

Il read’n’roll dei Malazeta è una di quelle forme musicali che incanta per il perfetto incrocio di musica e parole: la forza delle liriche che si innesta nelle pieghe delle chitarre. Un post-rock coraggioso che ci invita a riflettere, senza strizzatine d’occhio alle facili soluzioni da classifica. Proviamo a scoprirne le origini (e molto altro) attraverso la voce della stessa band padovana.

SD: Salve ragazzi, benvenuti su Salad Days Magazine. Iniziamo da ‘Burattinai’, il vostro primo full-length. Come è nato?
M: L’album è ispirato al libro di Marcello Pamio “Il lato oscuro del nuovo ordine mondiale”, dove abbiamo colto l’importanza di trasmettere alle persone ciò che normalmente non viene detto, anzi ciò che il più delle volte viene nascosto. L’idea di trarre i testi da un libro è ciò che più ci entusiasma e appassiona: anche il primo album “Dio era tra noi” è stato tratto dal libro di Primo Levi ‘Se Questo E’ Un Uomo’. Con la musica cerchiamo di avvicinare chi ascolta anche alla lettura, strumento sempre più dimenticato, almeno nel nostro Paese, perché troppo lento rispetto ai tempi ormai così veloci del comunicare.

SD: Cosa rappresenta la copertina?
M: Per la realizzazione della copertina, abbiamo provato varie soluzioni grafiche, poi su comune accordo abbiamo delegato Massimo Fenzi (batterista) perché pittore e scultore. Massimo ha pensato di proporre come soluzione il quadro surrealista al quale stava lavorando, quadro in cui i vari soggetti proposti lasciano libero spazio di immagine e di pensiero. In esso ci sono spunti e suggerimenti provocatori che vogliono far incuriosire chi li osserva, e nel ricercare il loro significato si possa ampliare la propria informazione.

SD: Parlateci del vostro rapporto con I Dischi Del Minollo, la vostra etichetta.
M: L’etichetta è stata una conoscenza importante perché ci ha dato la possibilità di attraversare la soglia di casa, Padova, una cittadina che sentiamo ormai così distante, restia a trovare i modi e i luoghi dove esprimere punti di vista diversi, se non addirittura nuovi, e che invece sostiene ciò che è già noto e pertanto rassicurante, senza sorprese, belle o brutte che siano…

SD: Siete un gruppo “nuovo”, ma quali sono le vostre esperienze musicali precedenti?
M: Prima di formare i MALAZETA venivamo da esperienze musicali diverse: chi amava il rock, chi aveva un orientamento pop, chi aveva ormai smesso di suonare,
ma poi l’incontro ci ha dato la possibilità di esprimere tutti la stessa idea, quella di “rinnovarsi”. Abbiamo dunque deciso di intraprendere questo percorso condividendo e sintetizzando le nostre esperienze precedenti in una sintesi che fosse ‘solo nostra’.

SD: Siete più fighi voi o i Massimo Volume (a cui molti vi accomunano)?
M: I Massimo Volume sono il gruppo che ha creato questo genere musicale di conseguenza nutriamo per loro ammirazione, stima e grande rispetto: abbiamo consumato le puntine negli anni ’90, il fascio laser nel ‘2000, a suon di ascoltarli! Qualche anno fa abbiamo avuto la fortuna di incontrare e conoscere Emidio Clementi…Mimì!

SD: Cosa amate e cosa odiate della scena rock italiana?
M: Crediamo che più che amare o odiare sia l’indifferenza la malattia più grave in questo momento, lo sappiamo ormai tutti che il POP/ROCK classico viene amato dal grande pubblico attirato com’è unicamente dalla musicalità orecchiabile. Invitiamo tutti a leggere con attenzione i testi delle canzoni commerciali e non solo a soffermarsi sull’immediatezza del motivo…come suona adesso?!

SD: La letteratura è importante nel vostro linguaggio musicale. Quali libri stazionano sui vostri comodini, in questo momento?
M: Dai più svariati, Tolstoy, Dante, Mancuso, Marzano, Wilde, ci sono una miriade di ottimi autori…(credo ci voglia un’intera intervista solo per questa domanda).

SD: Se potreste scegliere dei gruppi con i quali andare in tour, quali sarebbero?
M: Sicuramente in primis i Massimo Volume, poi il Teatro Degli Orrori, e i grandi Reds Worms Farm.

SD: Descriveteci un concerto dei Malazeta. Avete preferenze dove suonare?
M: (I nostri concerti si adeguano alla location, anche se noi) Amiamo in particolar modo il teatro perché pensiamo che il futuro della musica (ogni genere) sia fatta all’interno di un posto bello, comodo, insomma che aiuti ad apprezzare ciò che si esprime. Nei nostri concerti/spettacoli siamo accompagnati da un attore, Mattia Pastò, e un regista, Nicola Pittarello, che si occupano dell’espressione visiva della nostra musica, diventa così un mix di sonorità e visualizzazioni. Stiamo lavorando sulla versione degli stessi brani, in modo da poterci esibire in posti diversi.

SD: Ok, grazie mille per l’intervista. Qualcos’altro da dire ai nostri lettori?
M: Sarebbe importante, visto che siamo in un momento di cambiamento globale, avere il coraggio di esprimere le proprie idee senza aver paura di essere scoraggiati da chi non vuole apprezzare il nuovo e non sa riconoscervi in esso bellezza. Sognare fa bene e fa progredire.

Flavio Ignelzi

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rockambula


I Malazeta sono una delle band con maggior espressività emotiva del momento, vediamo cosa hanno risposto alle domande che Rockambula ha preparato per loro..

-Ecco i Malazeta che si concedono a Rockambula, prima di tutto un saluto, poi volete farci un ritratto di questa band?

Ciao a tutti, siamo un gruppo musicale che nasce nella provincia di PD, ci siamo formati circa 5 anni fa con la grande voglia di far musica esclusivamente nostra. Il gruppo è formato da: Marco Trevisan (chitarra), Michele Segala (voce), Massimo Fenzi (batteria), Emanuele Fenzi (basso).

-Molta teatralità nei vostri pezzi, a cosa dobbiamo attribuire questa scelta?

La scelta è dettata dal fatto che ci siamo accorti che ormai la musica è ormai fatta nella stessa maniera in generale, quindi abbiamo deciso di creare qualcosa non di nuovo, ma di alternativo alla monotonia musicale attuale.

-I vostri testi molto curati rubano l'attenzione, sono il vostro punto di forza?

Certo i testi sono importanti, ma se non fossero accompagnati dalla musica non avrebbero quell'impatto forte che vogliamo creare nei nostri concerti e album,questo per riconfermare l'importanza della fusione del testo con la musica.

-Cosa volete comunicare a chi ascolta i vostri brani?

Vogliamo dire ciò che attualmente non viene detto, o meglio viene nascosto. Crediamo che la conoscenza sia fondamentale per accrescere la propria formazione individuale e purtroppo questo oggi, in qualsiasi campo, viene soppresso.

-È ovvio che suonate musica di non facile impatto, da cosa è dettata questa scelta?

La scelta intrapresa è sicuramente difficile, ma per una volta abbiamo deciso di non essere noi ad adeguarci, ma cercare di fare l'inverso. Certo non è facile ma sicuramente nuovo almeno in questo preciso periodo storico.

-E del vostro ultimo lavoro cosa volete dirci?

"BURATTINAI" è un album tratto e ispirato da un libro "Il lato oscuro del nuovo ordine mondiale" di un nostro scrittore conterraneo Marcello Pamio. Dopo averlo letto abbiamo deciso, assieme all'autore del libro, di collaborare alla divulgazione di ciò che non viene detto, per far conoscere anche l'altra facciata della medaglia.

-Io personalmente vi accosto ai Massimo Volume per darvi una collocazione di genere, voi dove volete posizionarvi?

Certo i Massimo volume sono coloro i quali si avvicinano al nostro stile e di ciò comunque ne siamo onorati, poi dire dove vogliamo posizionarci sinceramente non lo sappiamo,ci piacerebbe non essere catalogati, ma magari questa collocazione la potrebbe fare chi ci ascolta.

-Che considerazione avete della salute musicale italiana di questo periodo?

Bella domanda, certo la salute non è ottima o meglio la scelta che viene fatta dalle grosse agenzie musicali non è ottima, se andiamo a vedere nella subway cittadina si possono trovare generi e musicisti di grande interesse. Per fare questo però si deve andare alla ricerca di ciò che non ha visibilità e questo comporta un impegno che molte delle volte non si ha voglia di intraprendere perchè faticoso o meglio si è abituati troppo bene.

-Meglio suonare quello che si vuole o scendere a compromessi pur di fare dischi ma soprattutto serate?

La risposta credo sia ovvia visto le risposte date, sicuramente non scendere a compromessi, ma non con il pubblico ma con chi cerca di conformarti per un interesse personale.

-Rockambula vi ringrazia della pazienza, e vi concede questo spazio per spingere il più possibile il progetto Malazeta, potete dire tutto quello che vi passa per la testa....

Grazie per lo spazio e ci auguriamo di cuore che non venga assopito in nessun modo il desiderio di creazione in qualsiasi forma. Non si deve aver paura di esprimere ciò che si è, anzi questo è proprio il modo per poter iniziare una NUOVA era .
Vi lasciamo con uno scritto del grande Socrate: « Tu, ottimo uomo, poiché sei ateniese, cittadino della Polis più grande e più famosa per sapienza e potenza, non ti vergogni di occuparti delle ricchezze, per guadagnarne il più possibile, e della fama e dell'onore, e invece non ti occupi e non ti dai pensiero della saggezza, della verità, e della tua anima, perché diventi il più possibile buona? »

Riccardo Merolli