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interviste MONTECENERI

 

Monteceneri. Io inizierei da questo moniker che tanto mi incuriosisce e che tanto mi restituisce visioni cinematografiche noir… dove nasce?
Nasce mentre sei in coda, imbottigliato nel traffico in circonvallazione, e con lo sguardo distratto leggi una targa toponomastica che recita via Monte Ceneri…un posto che non conosci, non sai dove si trova ma il cui nome crea nella tua testa la visione di qualcosa di maestoso e sfuggente nello stesso tempo.

Che poi questo secondo singolo lo sento navigare sospeso come la polvere dentro le città metropolitane… o sbaglio?
È senz’altro una raffigurazione molto suggestiva, in realtà non crediamo ci sia una sola chiave di lettura nei nostri brani. Di contro quello che definisci “navigare sospeso” è la sensazione che cerchiamo di trasmettere perché uno degli aspetti che più ci affascina è l’ineffabilità. Forse insieme alla polvere delle metropoli c’è la foschia di una collina alberata o la bruma all’alba in mare aperto…chissà

Cosa significa “Heimweh”?
Proviamo a dare ai brani titoli con una parola sola che racchiuda un concetto o un’idea. È una parola tedesca che esprime il dolore (weh) di chi è lontano da casa (Heim) intesa come “il luogo degli affetti”.

La ricerca spirituale di “Plan 0” e la solitudine di “Heimweh”. Queste le mie personali fotografie. Nel terzo cosa potrei attendermi?
Possiamo fare un tentativo collocando “EVO” in un luogo dai confini indefiniti, un terreno instabile, per cui poco rassicurante. È un brano che rappresenta un sorta di “umore di fondo “, quel brusio interiore che nutre l’inquietudine. Sembra la notte insonne che attende l’alba. Che finalmente arriva.

L’America come Berlino, il post rock come la psichedelia. L’Italia invece? C’entra o non c’entra?
C’entra perché è il filtro attraverso il quale vediamo le cose: tutto ciò che ci investe e a cui assistiamo ne viene permeato. Per quanto si cerchi di essere critici e obiettivi, o viceversa che se si sposino correnti artistiche, il filtro è quello che personalizza e rende unico un punto di vista. Condivisibile o no.

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“Evo”. Come evoluzione. Eppure attorno mi pare di percepire involuzione… cosa ne pensate?
Attorno è uno spazio relativo che può coinvolgere gli esseri umani anche a chilometri di distanza, per cui il disagio che può trasmettere una certa involuzione credo sia legato al livello di sensibilità individuale. Di certo siamo spettatori di un epoca in cui gli elementi involutivi sono l’altra faccia della medaglia di molti fenomeni volti al progresso, l’accesso alla rete ha creato una maggior diffusione dei saperi ma anche il diffondersi di idee malsane, di teorie assurde. Ma guardando le cose come un flusso continuo, un percorso, si sa che in tutti i processi ci sono fasi più luminose di altre

E non a caso forse questo bellissimo video ci teletrasporta alle radici della terra… perché
Viviamo in scatole più o meno grandi, più o meno sontuose, spesso in città, per cui non siamo più abituati ai panorami a perdita d’occhio. Abitiamo un pianeta straordinario e le visioni aeree di ambienti incontaminati o che si perdono nell’infinito del cielo creano un eco, un richiamo che risveglia emozioni dormienti e trasmettono allo stesso tempo pace, quiete ma anche smarrimento: davanti a tanta grandezza ci si sente spesso minuscoli.

Tra l’altro paesaggi straordinari, dov’è stato girato?
È stato girato da un amico videomaker, Corrado Pezzella, durante un tour in Islanda: un’isola magica, paesaggi ideali per un brano sognante come Evo.

Un terzo brano a chiudere un trittico… posso dirvi che “Evo” è di forma decisamente più “pop” degli altri due?
Non ci facciamo troppo caso quando elaboriamo dei brani: se dovessimo ogni volta stare attenti a non entrare in nessun terreno che non sia il nostro, non saremmo più noi. Assecondiamo molto il nostro sentire e gli umori, cerchiamo di non forzare le strutture dove non è richiesto. Poi per forza di cose si è più pop o più intimisti, ma quello succede perché noi 4 siamo così. Alla fine crediamo che l’importante sia tracciare una linea identificabile così puoi rimanere te stesso ovunque ti trovi.

Ora il disco dei Monteceneri… che ci dite?
Che in generale ci chiediamo cosa spinge un artista a fare un disco: si decide di incidere dieci brani e farci un LP? Si scrivono prima venti brani e poi si scelgono quelli per il disco? Chi sceglie i brani? un concept o una semplice raccolta? Oggi ha ancora senso pubblicare un disco? è ancora un passaggio obbligato in ambito musicale?
Provocazioni a parte, in questo periodo di restrizioni abbiamo raccolto tutto il materiale scritto individualmente e lo stiamo mettendo in comune. E nel mentre siamo riusciti a scrivere delle cose insieme. A settembre inizieremo a registrare le pre-produzioni: la cosa che più ci stimola è fare musica e a dire il vero non pensiamo troppo alla forma in cui poi verrà pubblicata.
Per cui potrebbe essere uno o due EP o un disco.

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Stiamo tornando pian piano al rock e alle sue derive. Succede ormai spesso nella scena indie. La vostra personale genesi della deriva del suono? Da dove arriva?

Arriva da epoche, luoghi e canali diversi. Su tutto le colonne sonore dei film di fantascienza, da Vangelis, Zimmer, dagli echi di suite rock anni ‘70, dal reverberante post-rock anni ‘90 e da tutte le atmosfere oniriche e interstellari 

La parola in questa seconda scrittura è un “rumore di fondo”… il vociare del caso… in generale che rapporto avete con la voce e i suoi contributi?

Cerchiamo di tessere ambientazioni più che canzoni, quindi il “vociare” piuttosto che l’estratto di un’intervista, diventano parte dell’arrangiamento in seconda battuta, una sorta di contrappunto a ciò che il tema musicale sta esprimendo. Opportuno ma non indispensabile.

Arriverà il terzo singolo a metà giugno, dopo 30 giorni esatti. Si chiude un trittico… si aprirà un disco?

Al disco stiamo lavorando da qualche mese. Abbiamo cominciato durante lo stop in studio a comporre a distanza, nuovo materiale con dei provini casalinghi, anche se la nostra comfort zone per produrre resta senza ombra di dubbio la sala. 

Abbiamo bisogno di percepire gli umori e i malumori (soprattutto) per concretizzare al meglio le idee. Per cui non facciamo previsioni avventate su eventuali uscite future, visti i tempi che corrono, ma siamo al lavoro. 

E posso chiedervi come mai questa scelta dei 3 brani? In un bel vinile ci starebbe tutto benissimo…

In origine l’idea era semplice: rilasciare un EP di 4 brani. Poi il termine delle registrazioni di Evo è coinciso più o meno con l’inizio della pandemia. 

Davanti ad una prospettiva così imprevedibile abbiamo deciso di far fare missaggio e mastering durante i lockdown. Poi con le labels abbiamo trovato questa formula per le release. 

Non sappiamo se questi brani rientreranno nel disco a cui stiamo lavorando. 

Non diamo nulla per scontato ma forse inconsciamente stiamo aprendo un altro capitolo.

I Monteceneri nella città vivono, nelle periferie industrializzate… o da tutto questo evadono almeno col suono?

Più che evadere da luoghi, per quanto alienanti possano apparire o esserlo davvero, ricerchiamo con il suono più di tutto appagamento, piacere, benessere. È un gradino più in alto della semplice evasione.