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press-reviews MONTECENERI

 

bandiera_italia   MEI WEB

Psichedelia ragionata e misurata con un mood d’autore, intimo e raffinato nel lavoro di dettaglio per le dinamiche e per i silenzi che regnano sovrani… attinge dalla città tanto quanto dalla sospensione aperta del futuro il suono come la scrittura… il buio come i giochi di luce. È come se ci leggessi dentro l’incertezza ma non la distruzione, come se la speranza vivesse con più forza dentro il vociare dei bambini più che negli ostinati industriali che caratterizzano il brano. I Monteceneri cercano di far equilibrare tutto il loro mondo, costituito di derive altre e altre destinazioni. Eppure la musica sa come mantecare il tutto…

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bandiera_italia  JUST KIDS MAGAZINE

Accade sempre così: anime diverse dentro lo stesso contenitore a regalarci una semina di astute ed intelligenti vie di uscite dall’omologazione. Accade sempre così quando c’è la diversità a dialogare assieme sullo stesso argomento. E questa è una sintetica fotografia dei Montecenri che chiudono il trittico di pubblicazioni (3 singoli ogni 28 giorni a partire dalla fine di Aprile). Parliamo di “Evo”, ultimo singolo e ultimo video, parliamo del post rock che si rende nebuloso nei suoi confini senza mai cercare trasgressioni di forma e di idee ma restando ampiamente dentro i cliché… parliamo di sospensioni geografiche che accadono dentro il bellissimo video girato con un drone in Islanda… parliamo di questa cucitura che richiama da una parte le piccolissime definizioni dei Mokadelic e dall’altra i “droni” leggeri e melodici dei Mogway. E dentro questo calderone esiste davvero ogni cosa possibile… e i Monteceneri, con soli 3 singoli che troviamo ovviamente sui tradizionali canali digitali, hanno saputo benissimo come spaziare, come non accontentarsi, come reagire all’omologazione della non-diversità.

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bandiera_italia   PARANOID PARK

Siamo immersi un un’abbondanza di informazioni e pensiamo, di conseguenza, di poter trovare la risposta a qualsiasi domanda, semplicemente affidandola ad un motore di ricerca, in modo da annullare quell’intervallo di tempo che, normalmente, separa il problema dalla sua soluzione. Il progresso e la tecnologia ci hanno donato l’ebrezza della velocità, ma, allo stesso tempo, ci hanno privato del piacere della lentezza, cioè della capacità di assaporare il nostro tempo, le nostre piccole scoperte, i nostri fragili e temporanei traguardi. Rousseau sosteneva che il tempo, più che guadagnato, andasse perduto, perché solo in questo modo l’essere umano ha la possibilità di ritrovare la sintonia con i ritmi e i cicli della natura, con quell’eterno uguale che ritorna, puntualmente, a presentarsi dinanzi i nostri occhi, permettendo così alla vita di rinnovarsi dopo ogni fine. Prima la società industriale e poi quella dell’informazione hanno sovvertito queste leggi fondamentali dell’esistenza, hanno eliminato e cancellato la morte, sostituendola con un falso mito di eterna bellezza ed intrappolandoci, di conseguenza, in un perenne e immutabile presente che rifiuta il proprio passato e che non potrà mai avere un suo futuro. La velocità sulla quale avevamo basato questi nuovi modelli di integrazione, socialità e sviluppo, alla fine, ci ha rallentato così tanto, che ci siamo del tutto arrestati. “Heimweh” è l’istante nel quale il tempo ritorna liquido, le trame ambient e post-rock assumono l’essenza invisibile dei respiri cosmici, pervadono lo spazio immenso che separa le costellazioni, ma anche quello infinitesimo tra le nostre cellule, le quali mutano, crescono, muoiono e si liberano così dalla prigione statica di finta bellezza nella quale erano state rinchiuse. I Monteceneri dipingono questa loro tela “lenta” e riflessiva, lo fanno attraverso il catartico scorrere di immagini mute e silenziose, immagini private della caotica e molteplice presenza umana, alternando paesaggi suadenti ad altri di stampo post-industriale, contaminandoli con voci senza corpo, con elementi naturalistici, con la consapevolezza della maturità, con la riflessiva e pacifica profondità del mare. Elementi eterogenei che scandiscono, però, il medesimo tempo, quel tempo che scorre, che muta, che finisce e che ritorna, misteriosamente, a vivere.

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bandiera_italia   EXIT WELL

Il senso del non-sense si legge come prima cosa dalla loro cartella stampa. E in effetti esistono mille chiavi di lettura per questo lavoro strumentale che arriva dalle mani dei Monteceneri, milanesi di nascita almeno dal punto di vista artistico che si trovano a far dialogare assieme generi e derive, suoni e forme tra loro (forse) inconciliabili. Promettono la release di un trittico di singoli e relativi video con cadenza mensile. Siamo all’indomani della seconda uscita: parliamo di “Heimweh”, secondo estratto dal loro percorso che si è battezzato con il brano “Plan 0” e che ora si appresta al terzo ed ultimo capitolo (almeno per ora) in programma per la fine di Giugno. E se l’inizio ha sfoggiato una psichedelia più urbana con un drumming decisamente più figlio del presente, più deciso dalle dinamiche che si fanno appena metalliche dopo un “bridge”  solistico a contorno di una voce radiofonica di cui vorrei tanto conoscere la genesi, questo secondo lavoro sfoglia una viscosità appena anni ’90, con i contorni meno definiti soprattutto dentro le distorsioni di chitarra elettrica e dove un riff circolare porta con se il cuore pulsante di questa deriva industriale. Mettersi in viaggio, come mettersi in gioco, come sporcare le proprie abitudini… alla loro forma basta sicuramente il suono e la sua ricerca.