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press-reviews AUGUSTINE

 

bandiera_italia   RARO PIU'

Ci trasferiamo dentro il mito classico e, attraverso questo, rileggere e codificare il nuovo stato di cose, dall'isolamento alle distanze. Sprofondare nell'intimo dove regna un dark-folk per poi rinascere attraverso aperture salvifiche. Lei è Sara Baggini in arte Augustine che approda ad un nuovo disco sperimentando anche il pregio stilistico di una produzione più importante e composita firmata da fabio Ripanucci, in collaborazione con Daniele Rotella, presso la Cura Dischi di Perugia. Si intitola "Prosepine" lavoro di 13 inediti pubblicato da I Dischi del Minollo ove ha casa un dream pop onirico e sospeso. di quel suono trascinato in cantilenanti melodie dal forte potere visionario affidando la lirica ai richiami alla dea latina dell'oltretomba, ponendo il fulcro del messaggio proprio nella dualità tra inferi e luce, tra morte e rinascita come anche, diretta trasposizione che viene naturale fare, tra il vissuto che la pandemia ci ha restituito e la nuova luce che ci auguriamo tutti di ritrovare. produzione che ha tutte le carte per giocarsela sul piano internazionale.  

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bandiera_italia  IMPATTO SONORO

Nel mito le trasformazioni si susseguono, parti integranti della narrazione di tempi antichi. Sara Baggini s’incammina sul sentiero, all’ombra delle leggende, e prima veste i panni di Augustine e, nel cammino, trova il modo di tramutare la sua forma in quella di Persefone, o meglio la sua controparte del pantheon romano, Proserpina. La regina degli Inferi getta il suo sguardo sulle ombre che vi transitano, e poi guarda a sé, alla sua tragedia e ciò che consegue il suo personale viaggio.Il viaggio nel proprio animo più profondo, in cui il passaggio tra realtà, pensiero, conscio e inconscio è liminale, un confine labile, valicabile, saggiabile e tremendamente vero. La morte e le sue conseguenze, i pensieri che riguardano il trapasso e il ritorno alla vita, l’uscita dal luogo fisico che è il mondo che Proserpina presiede è il nucleo di “Proserpine”, come chiunque abbia narrato del passaggio in tale luogo ameno, è fatto di un iter specifico. Si snoda tra racconto mitologico e introspezione, e lo fa con un tocco leggiadro, sospeso, come la copertina che riprende il celebre dipinto di Dante Gabriel Rossetti, che vi arrivò in seguito ad una perdita. Il legame a questo leitmotiv è forte. La voce di Augustine è deliquio di dolcezza oscura, un guanto di seta nera che carezza ogni brano e ne innalza le qualità e ne sottolinea la forte natura dicotomica, di prigionia e libertà assoluta. Il castello melodico è diafano, un soffio, le chitarre passano di stanza in stanza senza riposo, ora percettibilmente elettriche e taglienti, ora sanguinosamente acustiche si incuneano nella linearità di una vocalità in cui barlumi di abisso si affacciano a finestre illuminate a giorno, di un lucore da incubo, sempre in bilico tra l’uscita e il punto più basso dell’esistenza (in Moments Of Pleasure And Joy la sensazione si fa palpabile in un’altalena di storture melodiose atte a ferire), riunendo in ogni composizione un mondo dalle mura troppo alte da poter superare, una prigione di buio amorevole, che culla ma che fa tendere all’uscita. Gli strumenti non accompagnano solo il racconto, ne sono parte intrinseca, contrappunti necessari e ribattute sul tempo, si rincorrono e adagiano l’ugola su un letto cosparso di pagane ispirazioni al limite estremo dello slowcore.Polverizza il cuore e con i resti ne fa la base per il colore di un quadro i cui dettagli sono la chiave di lettura perfetta di ciò che alberga in un buco nel petto autoinflitto. O se inflitto da altrui mano, poco cambia, perché nell’ora dei lupi siamo soli con noi stessi e da soli dovremo rimettere assieme i pezzi per tornare integri e abbracciare un amore che pareva perduto.

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bandiera_italia  SMEMORANDA

Augustine, che nome suggestivo!… e non avete sentito ancora il titolo del disco: Proserpine. Per non parlare delle canzoni in esso contenute, tredici pezzi con la voce della ragazza sempre al centro, la sua chitarra e molte, moltissime emozioni. Del resto, per un disco nato in completo isolamento (ma questa volta il covid19 non centra), ispirato al quadro di Gabriel Dante Rossetti “Prosperina”, con la dea latina dell’oltretomba nell’atto di guardare fugacemente verso uno sprazzo di luce apertosi dalle porte del palazzo dell’Ade, non c’era d’aspettarsi altro. “Prosperine” è un disco tra antico e moderno, rock e barock, sognante e tantrico. Ci sono tante cose dentro, dilatazioni spaziotemporali a mille, momenti mistici e momenti sensuali. Poche parole per descriverlo, bisogna ascoltarlo. Garantisce la label intelligente e alternativa I Dischi del Minollo, garantisce l’Alligatore.

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bandiera_italia    DARKROOM MAGAZINE

Chiunque abbia prestato la giusta attenzione ed i dovuti ascolti a "Grief And Desire", primo album firmato dalla cantante e polistrumentista Sara Baggini col nome d'arte Augustine nel 2018, si sarà di certo accorto delle evidenti potenzialità dell'artista e compositrice nostrana, espletate in un lavoro dal taglio etereo, intimo e dream-pop. Era chiaro che, con simili capacità compositive e vocali, il fatidico cambio di passo avrebbe potuto significare per Sara uno scatto decisivo verso l'eccellenza, e senza dubbio l'apporto di un vero e proprio studio, di abili musicisti e di un adeguato team tecnico - laddove per il precedente capitolo la Nostra fece praticamente tutto da sola - è stato determinante per riuscire nell'impresa. Ciò che colpisce è il modo in cui la Baggini riesce a compiere un salto di qualità di questa portata, approdando ad un livello di maturità artistica a dir poco invidiabile: con estrema naturalezza, quasi come se per lei fosse stato sostanzialmente facile, ora che ha liberato la propria scrittura in una moltitudine di nuove direzioni, trascendendo il tempo e lo spazio in un suono sempre sinceramente intimo, ma ora più vibrante nel veicolare il pathos e più potente nel dipingere le emozioni, con un personalissimo taglio dark-folk che rimpiazza gli afflati eterei e dream-pop del debut. Con una produzione di mirabile fattura che esalta a dovere ogni sfumatura degli impeccabili arrangiamenti, autentiche pennellate di classe all'interno di strutture eleganti ed aggraziate, il suono suadente, notturno, intimo, passionale, noir, dolce di "Proserpine" (lavoro "filtrato" attraverso il mito di Proserpina, dea latina dell'oltretomba) non lascia intravedere cali qualitativi nelle sue tredici tracce di portata internazionale, sempre tenute per mano da una voce di elevata caratura, d'indiscussa bellezza e di livello superiore, che riempie gli spazi - anche con magnifici vocalizzi - senza rubare la scena alla musica. Un respiro più acustico - anche nell'uso di percussioni e batteria - che calza a pennello per l'ispirazione di Sara, capace di non perdere mai la bussola all'interno di un bagaglio d'influenze decisamente ampio (abilmente plasmato da lei a propria somiglianza) e maestra nel riversare le sue più sincere emozioni nella propria arte, senza paura di affrontare il buio. Un caleidoscopio di mirabili soluzioni che conducono dove l'artista desidera, in una dimensione intima e fuori dal tempo ove le sensazioni sono profonde ed i misteri vengono indagati, ed in cui il personale approccio di Sara alla scrittura può trovare la strada verso una ancor più ampia ed universale trasversalità, senza dover rinunciare ad un grammo della propria onestà intellettuale. Augustine è la nuova eccellenza di cui la nostra scena non può che andare fiera: non precludetevi l'ascolto di questo gioiellino.

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bandiera_italia  VER SACRUM

Opera matura ed assai profonda, frutto dell’esperienza artistica stratificata e consolidata in anni di approccio personale alla composizione ed all’esecuzione. Fin dal titolo, Proserpine dichiara contenuti che rifuggono la leggerezza, assumendosi il rischio d’essere relegato a lavoro di nicchia destinato a pochi curiosi. Perché, inutile negarlo, viviamo tempi ove conta più l’esposizione superficiale dell’effettivo portato artistico. La voce è la reale protagonista di queste tredici tracce: indaga con delicatezza i fondi dell’animo, ove si sedimenta il sentire più viscerale, un abisso che a volte esplorare costa dolore, scoperchiare urne ove sono custoditi ricordi che non è semplice ri-evocare, costringendoci questi al confronto con passati sepolti. La voce, appunto, magnifica, ora sussurra, ora si leva perentoria, a tratti lasciando trasparire disperazione mista a rabbia (sempre contenute, sempre controllate) affiancata da suoni scarni, essenziali. Una trama denudata, come la nostra coscienza di fronte alla solitudine. L’estrapolazione di due singoli, “Anemones” e “Pagan”, non deve fuorviare, Proserpine è opera totale, uno scorrere unico di acque scure che nascondono un fondo ancor più cupo. Ma Sara Baggini, in possesso di una tecnica evoluta, facendosi opportunamente accompagnare da un insieme attento ad assecondare il suo estro non limitando il suo ruolo a semplice riempimento di spazi, si mostra attenta a non scivolare nella tetraggine solo per posa. Ascoltandola, recependo le sue sollecitazioni, dedicandole attenzione si percepirà chiaro il fine di Proserpine; l’intrattenimento puro cercatelo altrove. 

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bandiera_italia   MUSIC LETTER

Sensazioni di antichi presagi e mitologie notturne dietro il suono dolcemente acido e post-apocalittico di Augustine, al secolo Sara Baggini che sforna un nuovo disco questa volta ampiamente prodotto dal titolo Proserpine, ovvio rimando al mito greco a cui riconduciamo la nascita delle stagioni. E l’allegoria qui diviene ricca di altre chiavi di lettura che la stessa Augustine culla nelle sue liriche: culla gli estremi come la morte e la rinascita che poi trovano spazio in una codifica di vita quotidiana soprattutto oggi che tanta realtà ci è stata possibile vederla solo attraverso una finestra. E dunque si parla anche di distanza, di isolamento, di una solitudine in cui contemplare e ritrovarsi. Proserpine sfoggia un dark folk dolcissimo anche dentro momenti di maggiore ostinazione, ci richiama alla mente le dannate trame metropolitana di una Patti Smith quando canta brani come How to Cut your Veins Correctly, diviene cattedratica e apocalittica nelle vocalità di Moments of Pleasure and Joy. E poi troviamo la sottilissima quiete dentro le piccole cose di canzoni come Good News che un poco accarezzano l’incanto favolistico di Joni Mitchell se non fosse per le soluzioni corali che prendono derive altre (e qui le citazioni di merito sarebbero numerosissime). Ma l’orecchio gioca anche strane assonanze e non vorrei essere preso per pazzo ma risento i REM che cantano ballate antiche come Chorus and the Ring quando Augustine si misura con soluzioni più quotidiane dentro una splendida Adonis. Il vero quid del disco però lo rintraccio nelle numerose smagliature orientali, anche complice la sua voce e qui il singolo Pegan mette chiaramente in mostra questo aspetto, unitamente a tanti arrangiamenti davvero gustosi sparsi durante tutto l’ascolto dentro cui imperano i mitici suoni di moog e rhodes ma anche suoni digitali che mai risultano ridondanti e incoerenti. Un grande applauso va fatto anche al bellissimo video che accompagna Anemones, dove ci viene facile dare un volto non solo alla voce ma soprattutto al suono antico e celebrativo di questo disco. Un suono italiano che arriva da quella forma canzone che si nutre di folk internazionale, dalle distorsioni concettuali di PJ Harvey alle più morbide melodie di Hope Sandoval. E di nuovo, la lista sarebbe assai lunga. Intanto lascio girare questo bellissimo disco di Augustine, voce di casa nostra.

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bandiera_italia   ROCKIT

Da circa un annetto, mese più mese meno, vi confesso che tra i titoli che ho più sbriciolato in ambito videoludico c'è stato Hades, quello che tecnicamente si definisce come un roguelike, ovvero uno di quei giochi dove "non si può salvare" ma il bello è che a ogni morte cominci da capo, dovendo quindi imparare letteralmente a memoria mappe e nemici per superare il livello successivo. Visivamente esplosivo e dal gameplay incredibile, Hades dei Supergiant è stato salutato dalla critica intera come uno dei migliori giochi del 2020. Ecco, Proserpine non ha in comune neppure un grammo della sete sanguinaria del gioco appena citato, eppure qualcosa di simile c'è: ed è l'idea che primigenia che muove il tutto. Augustine infatti è una cantautrice che ha votato al "bello", inteso proprio come "bello assoluto e filosofico" la propria carriera e diciamo che in questo disco ci arriva molto vicino. Un pezzo come, ad esempio, Adonis non l'ho scrivi se non sei brava e, in un certo qual modo, toccato da una qualche Musa votata a una qualche forma d'arte. Poi certo la forma-canzone qui proposta è assolutamente tradizionale ma, almeno per una volta, lasciatemi crogiolare nella classicità. Per il sangue e le mazzate c'è sempre Hades in fondo no?

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bandiera_italia   PROGRESSIVAMENTE BLOG

Proserpine è il terzo disco di Augustine, nome dietro cui si cela Sara Baggini, autrice, cantante e polistrumentista, un lavoro uscito per I Dischi del Minollo nel 2021, primo che si allontana dall’home recording e dall’autoproduzione. L’album è molto introspettivo, una simbolica caduta nell’Ade, dove la narrazione rispecchia il mito raccontato, supportato da un dark folk che onora i contenuti tematici nelle sue parti oscure, oniriche e cupe, che avvolgono con consapevolezza le trame architettate dalla compositrice di Perugia. L’opera è decisamente atmosferica, con una dose di dream pop che contribuisce a creare un clima sospeso, dai tratti sognanti ed eleganti, anche grazie ad un uso accorato di Fender, Moog e tastiere, elementi per nulla secondari di un concept poetico e immaginifico. La sensibilità artistica dell’umbra si palesa nelle splendide Moments of pleasure and joy e My love speaks flowers, mostra una piena consapevolezza e maturità d’espressione in Tower stones e una visione del tutto personale in Adonis, con la voce di Sara sempre protagonista di questo viaggio nelle emozioni, delicato e surreale ma incredibilmente concreto

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bandiera_italia   MEI WEB

Sensazioni di interessante deriva medievale, un suono americano che spazia dentro le tinte di un dark folk spirituale… e poi il mito greco, antico, che è stile e metafora della vita quotidiana. Lei è Sara Baggini in arte Augustine che approda ad un nuovo disco questa volta prodotto in studio presso La Cura Dischi di Perugia da Fabio Ripanucci e Daniele Rotella. Si intitola “Proserpine”, uscito per I Dischi del Minollo, lavoro introspettivo ma anche “rock” sotto tanti punti di vista e dentro molte dinamiche, lavoro di silenzi e spazi aperti dentro cui volteggia sospesa la sua ricerca, spirituale e personale. Disco di indagine quello di Augustine, morbidissima e a tratti “orientale” nella sua timbrica di voce e in quel certo modo di disegnare le melodie. E nel suo essere dark, “Proserpine” si fa anche e soprattutto industriale, chiuso nel cemento di periferia… tra buio e luce, metafora della vita che arriva dal mito di Proserpina.

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bandiera_italia  RADIOCOOP

Sara Baggini è una cantautrice, produttrice e poli-strumentista. Nel nuovo album, con lo pseudonimo Augustine, azzarda una proposta parecchio originale e ardita, muovendosi in un contesto dark folk, dalle tinte psichedeliche. Si avvertono legami con certe esperienze di Kate Bush e con i suoni cari alla mitica etichetta 4AD, tonalità barocche e classicismi ma il tutto contestualizzato a una visione moderna. Tanta personalità aggiunge un tocco in più a un lavoro intrigante.

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bandiera_italia    MAGAZZINI INESISTENTI 

Lungi da me ormai mi sento; e ognor sognando cerco e ricerco e resto ascoltatrice. L’evocativo olio su tela di Dante Gabriel Rossetti, il mito della bella Proserpina rapita da Plutone re degli Inferi. Morte e rinascita che si rincorrono in una ridda di profonde sensazioni mentre un dorato riflesso illumina la soglia del Palazzo dell’Ade. A tre anni di distanza dalla convincente autoproduzione “Grief and Desire”, Sara Baggini in arte Augustine ritorna sulle scena discografica con “Proserpine”, terza fatica discografica prodotta da Fabio Ripanucci e Daniele Rotella e distribuita da I Dischi del Minollo. Originaria della Bassa Valtellina, precisamente di Morbegno, cantautrice e polistrumentista con un nome preso in prestito dalla protagonista dell’opera “L’invenzione dell’Isteria” (2008), del filosofo francese Georges Didi-Huberman ed una laurea in pittura conseguita all’Accademia delle Belle Arti di Perugia, Sara prosegue nel suo percorso artistico sospeso tra note ed immagini componendo un disco dalle atmosfere trasognate, terreno fertile per le sue eteree e suggestive evoluzioni armoniche, che inevitabilmente la avvicinano stilisticamente alle muse ispiratrici Kate Bush, Lisa Gerrard e Bjork. Promosso dai videoclips Pagan e Anemones, l’album è una raccolta di tredici viscerali istantanee imbastite su telai sonori di matrice prevalentemente acustici. La voce è lo strumento dominante, e non potrebbe essere diversamente, visti i registri sofisticati e aggraziati dei quali Augustine è in possesso . Arcane sfumature folk, insistenti loop lisergici ma anche rasserenanti e solari litanie trovano spazio in una scaletta che non presenta colpi a vuoto, scorrendo piacevolmente dalle monumentali linee di basso dell’intro Tower Stones sino gli onirici vibrati della sei corde della coda My Love Speaks Forever, Fanny, They Killed Me e Moments of Pleasure and Joy rappresentano il climax di Proserpine”, disco di assoluto spessore dal quale pervengono le prevedibili conferme sullo stato di grazia e crescita di Sara Baggini, completamente a suo agio nel disegnarsi sul pentagramma con grazia e poesia. Riflessi Art-Rock, soffusa New Age e ricercato pop d’autore per sognare oltre il regno delle anime.

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bandiera_italia   INDIE PER CUI 

Elementi naturali si fondono con un cantautorato maturo ed essenziale ricoperto di personalità e capace di scavare a fondo guardando alla bellezza della ricercatezza in modo originale. La musica di Augustine, all’anagrafe Sara Baggini, racchiude i segreti più reconditi di una musica fuori dal tempo, una musica che si sazia di input provenienti dall’esterno nel tentativo di dare vita, di dare luce ad architetture e sovrastrutture che si fondono con l’orizzonte, si fondono con un suadente dark ad incamerare momenti che non torneranno più. Una sorta di unplugged leggermente elettrificato dove la voce è in primo piano a raggiungere altitudini inesplorate. Un cammino oscuro che apre alle nebbie interiori cercando di aggrappare passione e talento al filo sottile che ci lega, al filo sottile che attraversa i nostri sogni più nascosti. Quello che ne esce è un album davvero esaltante. Un album dove la solitudine e il mistero sono elementi primari di una musica in divenire.

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bandiera_italia  MUSIC MAP

La musicista carismatica Sara Baggini, con il suo grande gusto musicale sopraffino, si mette in luce sotto le vesti di Augustine narrando sentieri e ombre personali vicine alle leggende antiche, fino ad arrivare sul percorso di Proserpina, la regina degli inferi che lancia il suo sguardo sui passaggi oscuri della vita, per poi toccare la sua tragedia lungo il viaggio infinito e delicato. Con questo nuovo lavoro “Proserpine” per l’etichetta italiana I Dischi Del Minollo, il viaggio colpisce nel profondo su paesaggi che sfiorano la realtà e l’inconscio di noi stessi. Fino a spingere il suo vortice di pensieri e conseguenze, sulla nascita di una nuova vita in una realtà distorta. Le sonorità dark folk, prendono vita sul tappeto slowcore avvolto dalla linea vocale stupenda di Sara che dipinge parabole eccellenti su ogni brano, per un’oscurità che pian piano diventa padrona di qualsiasi cosa. Con l’apertura misteriosa di “Tower Stones”, il giro di basso ipnotico si culla dolcemente sul timbro malinconico del brano, e la voce si incastra sulla drum machine che fa capolino nel finale. Segue “Pomegranate” che in stile PJ Harvey colora il tempo su un’atmosfera sognante e la chitarra leggera porta il tema principale in qualcosa di delizioso. “Response of the Oracle” invece è una composizione notevole, che in modo sussurrato prende corpo nella parte finale su un tiro magnetico. Mentre nella graffiante “Fanny, they Killed Me” troviamo uno stile graffiante e una chitarra in sottofondo preziosa. I passaggi irregolari della batteria scandiscono un limbo sonoro da brividi. Proseguendo il nostro cammino, ecco la suite “Pagan” con sonorità medievali che narrano un paradiso meticoloso, e sulle successive due tracce “The Dark Place” e “Moments of Pleasure and Joy” continuiamo il discorso diretto e ricco di qualità. Le tematiche si agitano sopra le note dolci di una struttura ricercata, su una giusta sofferenza al suo passaggio. Invece con la danzante “How to Cut Your Veins Correctly” cambiamo di poco le intenzioni del lavoro, su un tempo danzante e energico, per poi tornare nei passaggi acustici quasi teatrali di “Good News”. Nella parte centrale di quest’opera ci soffermiamo sulla particolare “Adonis” dal nucleo commerciale e godibile, impreziosito da un synth leggero che completa il brano. Ora passiamo sulle onde del mare, che travolgono l’arpeggio stupendo di “Anemones” per uno dei brani più personali di questo lavoro. Nel videoclip diretto da Francesco Biccheri, l’emozione unica scorre alla perfezione, fino a toccare il profondo dell’anima. Prima di chiudere il racconto di questa vita oscura, gli incubi continuano a manifestarsi nelle profondità di “Deep, So Deep” con i vari strumenti, che si incastrano con grande attenzione per un risultato unico e grandioso. Chiudiamo con una storia leggera su “My Love Speaks Flowers” e un amore dolce da scoprire. L’artista Augustine ci trasporta nella sua vita e nella sua fiaba, con una cura precisa e di grande spessore. Un’opera monumentale per cuori solitari e sensibili.

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bandiera_italia   ROCK IMPRESSIONS

La prima cosa che colpisce di questo disco è la grafica, Sara Baggini, in arte Augustine, appare in copertina con una posa che ricorda i pittori preraffaeliti, non a caso Dante Gabriel Rossetti è citato all’interno dell’elegante artwork. La fotografia è stata realizzata da Francesco Capponi con utilizzando un “banco ottico vittoriano”, nonostante la mia ignoranza in materia mi piace citare questa cosa, perché ci cala in una dimensione artistica inusuale, ma pregevole. Sara è una cantautrice polistrumentista e produttrice, ha esordito nel 2010 con One Thin Line, dopo di che assume il nome di Augustine e nel 2018 esce con Grief and Desire a cui segue questo nuovo album.
Proserpine è un disco di grande eleganza, tra cold wave, dark folk e dream pop, generi che hanno nutrito il bagaglio culturale di Sara e che l’artista ha incarnato in una veste molto personale. Il suo cantato raffinato in certi momenti ricorda quello di Kate Bush e di Loreena McKennitt. In tredici brani ci accompagna in un viaggio interiore fra terra e licheni, su letti di muschio e all’ombra di alte felci. Tra sogno e realtà si dipanano le sue musiche che accarezzano l’ascoltatore anche nei momenti più tesi ed elettrici, ma perlopiù si tratta di ballate acustiche molto poetiche. Sara appartiene alla schiera di musicisti per cui l’esigenza artistica è al primo posto, poi viene il resto. Certo non è un cammino facile, non lo è mai stato, ma per me è una vera soddisfazione avere incrociato i loro percorsi

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bandiera_italia    MUSICA MAG

Un album tutto giocato su atmosfere rarefatte, morbide e lente, questo “Proserpine” dell’autrice ed interprete Agustine (al secolo Sara Baggini). Completamente cantato in lingua inglese, è imperniato sul personaggio mitologico di Proserpina ed alla sua leggenda: la discesa agli inferi, la risalita, l’alternanza stagionale tra il freddo, la reclusione, l’oscurità e la luce, il calore, la liberazione. Basato essenzialmente sulle capacità interpretatve della voce solista, si snoda su tappeti musicali eterei e delicati, per lo più acustici. Suggestioni che rievocano culti e riti antichi e ancestrali (“Pomegranate”, “Pagan”) si mescolano con inquietudini tutte attuali, metropolitane con tocchi decisamente cupi (“Fanny they killed me”, “The dark place”) talvolta dai toni vagamente ossessivi (“Good News”, “Deep so deep”) che qua e là li aprono però a parentesi decisamente attuali, quasi pop (“Adonis”). Un lavoro denso di contenuti artistici e culturali, e decisamente introspettivo, dai forti richiami emotivi, richiede un ascolto attento e partecipe. Opera difficile ma interessante

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bandiera_italia   TUTTO ROCK

Seguendo il concept dell’album, Sara interpreta meravigliosamente i vari passaggi, dai momenti onirici di Tower Stones ai suoni profondi di Response of the Oracle, i toni secchi di Fanny, they killed me e quelli tribali, evocativi del grande nord, di Pagan. L’iconografia degli inferi, lo sprofondo nell’abisso, la resurrezione, il melograno, tutto è parafrasato dai suoni della drum machine piuttosto che delle pelli reali, fraseggi di rhodes e slappate sulle corde, il minimalismo di The dark place si addolcisce in Moments of pleasure and joy. Raffinati equilibri vocali di Augustine in Adonis, brano frizzante nel suo incessante ticchettio; la capacità di muoversi agilmente con la voce si esplicita ancor più nel singolo Anemones, con fraseggi raffinati di Sara a caratterizzare il tessuto. La straziante Deep, so deep viene interpretata in maniera magistrale, rendendo con la voce tutta l’immensità del dolore. Disco di alto livello, intelligente e profondo nella sua stringatezza acustica, ma che non risulta mai deficitaria, ponendosi come ideale complemento alla bravura della cantante. Il tema è un concept affascinante e scuro, attraente e misterioso, i brani risultano sempre con una forte presa emozionale e fanno pensare che Sara potrebbe osare anche di più in termini espressivi con le doti che si ritrova.

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bandiera_italia   EROICA FENICE

Si intitola “Proserpine” il nuovo disco di inediti in studio firmato da Sara Baggini in arte Augustine. E la prima grande parola da utilizzare è ‘evoluzione’, che diviene poi sinonimo di emancipazione pensando alle liriche e al concept di tutto l’ascolto. Dal mito greco di Proserpina, del suo ratto, del nascere delle stagioni fin dentro il tempo apocalittico che viviamo, la fragilità e la “resurrezione”… e poi la fotografia del disco di Augustine, la regia dei video, il suono incastonato tra dark folk americano e sfumature orientali, quel gusto delicatissimo di donna che diviene porcellana pregiata e, allo stesso tempo, istinto seduttivo. Un lavoro “post-atomico”, cercando di dare a queste parole un’immagine ben lontana dal rock industriale di anni fa. Giochiamo con le visioni che sono il cuore pulsante di un lavoro estremamente ragionato e misurato con mestiere. Indaghiamo di più sul concetto insieme ad Augustine.

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bandiera_italia   INDIANA MUSIC MAG

Appena ci si posa orecchio, si comincia a provare un attaccamento a questo disco e a nutrire per esso e per la sua autrice un affetto sincero. Proserpine, nuovo creatura di Augustine/Sara Baggini, colpisce per la sua schietta sincerità che trasporta l’ascoltatore verso un cosmo personale in delicato equilibrio tra ciò che la vita dispensa e ciò che, sotto la luce del sole, o se preferite quella riflessa della luna, la stessa vita decide di ritardare o, persino, si rifiuta di dispensare. È un gioco quotidiano con le esistenze quello intrapreso da Augustine insieme a Fabio Ripanucci e Daniele Rotella e a un pugno di altri artisti per scoprire quanta generosità si nasconda tra le note. Rispetto al precedente lavoro Grief and Desire del 2018, in Proserpine le chitarre si ritagliano uno spazio maggiore incidendo a chiare lettere il loro nome nei solchi: lo si intuisce fin dall’attacco della prima traccia Tower Stones, un creatura fantasy la cui anima sonora pare dividersi tra monolitici riferimenti a Kate Bush e slanci verso i mondi sonici bazzicati da PJ Harvey e Björk. La tetra How to Cut Your Veins Correctly prosegue il cammino spingendo Augustine verso un dark teatrale à la Tim Burton – il brano non avrebbe sfigurato nella colonna sonora di Sweeney Todd! Luce e ombre. Chiaro e scuro. La vita, però, scorre come una ninnananna verso le Good News e la conclusione di album decisamente sopra la media

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bandiera_italia   RADIOAKTIV

ll mito racconta che un giorno Plutone, stanco delle tenebre degli Inferi, decise di affiorare alla luce e visitare la terra. Affascinato dalla visione di una fanciulla intenta a raccogliere fiori sul fiume Pergusa, la rapì e la portò nell’oltretomba rendendola la sua regina. Questa è la storia di Proserpina, dea latina del mondo di sotto che precipitò nell’Ade e del suo doloroso accordo che rivive nelle trame simboliche della cantautrice Augustine. Al secolo Sara Baggini, Augustine ha vestito i suoi panni per raccontare di un viaggio introspettivo sulle note di una musica leggiadra e profonda. In uscita il 16 aprile 2021 per I Dischi del Minollo e prodotto da La Cura Dischi nella persona di Fabio Ripanucci, Proserpine ritorna sulla terra e magari non solo per sei mesi. Il lavoro è intenso e molto toccante. La voce di Augustine è il motore del disco, guida ineluttabile delle storie in esso trasportate: delicata, tagliente, forte ed estremamente caratterizzante, tanto da immobilizzare l’ascolto sulle inflessioni di cui si appropria. Inoltre, il tutto reso con una naturalezza e un’eleganza che conducono Proserpine ad un livello superiore. Da Tower Stones, che apre il disco, a My Love Speaks Flowers, che lo chiude, non c’è tregua e tutto si sussegue con grande maestria, si allarga e si ritrae come i desideri nascosti e le paure coinvolgenti che appartengono ad ogni cammino dentro il proprio inferno. Piccole sfumature barocche si fondono alla classicità senza tempo, tessendo una sonorità dark folk che ben rispecchia le intenzioni stilistiche del disco, soprattutto in brani come Pagan, The Dark Place e Anemones. Proserpine sembra rassegnata, ma con una palpabile tensione ancora nel cuore che la fa sopravvivere al tormento dell’eternità che non la libera dal suo destino. Augustine le ha dato una nuova voce, la sua, e con lei balla un’appassionata danza rock

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bandiera_italia   PARANOID PARK

Proserpina, al di là del suo celebre mito, rappresenta, in fondo, l’accettazione del tempo che scorre in maniera inesorabile ed indifferente alle necessità umane ed in particolare rappresenta la fine della nostra giovinezza e il successivo e necessario passaggio nell’età adulta; passaggio di crescita che ci rende più completi, più coscienti dei nostri limiti e delle nostre debolezze, più consapevoli di noi stessi, dei nostri affetti, delle nostre passioni e del mondo che abbiamo attorno. Allo stesso tempo, nel suo eterno alternarsi di primavere e di inverni, Proserpina ci rammenta anche che la natura ha i suoi cicli di morte e di rinascita; cicli che andrebbero rispettati, pena il ritorcersi contro gli stessi esseri umani, i quali, forti della propria tecnologia e del progresso scientifico raggiunto nel corso degli ultimi secoli, si convincono, erroneamente, di poter piegare, alla propria volontà, queste forze oscure, misteriose, brutali e potenti che permeano l’intero Universo: dall’infinitamente grande delle galassie, delle costellazioni e delle stelle, all’infinitamente piccolo racchiuso in ogni essere vivente, in ogni singolo atomo, in ogni particella elementare di materia o energia, libera di muoversi nello spazio e nel tempo, laddove il confine tra la luce ed il buio, tra la vita e la morte, diviene sempre più sfumato, sempre più attraente e sempre più pericoloso. Proprio come è questa creatura, la quale si mostra, contemporaneamente, fragile e determinata, aggraziata e selvaggia, luminosa ed arcana, distante e vicina, capace di sopportare il proprio esilio materiale e spirituale, nel peggiore degli inferni, ma di rimanere comunque aggrappata a ciò che lei ama e che le sta a cuore. Ed è proprio da questa passione, da questo amore che arde in eterno, al di là di qualsiasi lutto ed abbandono, che ella trae la forza necessaria a risorgere e risollevarsi, rioccupando quelli che sono i suoi spazi vitali, i suoi legami affettivi, i suoi sogni, il controllo della propria esistenza, nonostante tutte le avversità, gli imprevisti, le tempeste, le dolorose prove che il destino ci riserva. Sara Baggini, Augustine, si lascia attraversare da questo fiume emotivo che può scorrere placido e sereno oppure abbattersi, con violenza, contro gli argini artificiali nei quali tentiamo, inutilmente, di contenerlo; argini che, sempre più spesso, sono fatti di luoghi comuni, di assurde rinunce, di compromessi ingiusti, di colpe che tornano, puntualmente, a darci la caccia e ad affondare i propri artigli e le proprie zanne nelle nostre anime inquiete, facendo sì che le vecchie ferite non guariscano mai. Intanto trame più tenui, rarefatte ed intrise di un melodico romanticismo indie-folk, si mescolano ed intrecciano ad ambientazioni sintetiche e digitali che, invece, sono decisamente più cupe, ossessive ed apocalittiche. L’antico riemerge, dunque, da un remoto passato e si rispecchia nella modernità e nella caotica frenesia del nostro tempo; il mito si rispecchia nella mole di informazioni e fake news veicolate dalla rete globale; un mondo onirico, primordiale e passionale si rispecchia in una cruda, malata e drammatica realtà scandita da divieti, limitazioni, coprifuoco, chiusure ed isolamento, mentre ogni figura, ogni creatura, ogni elemento della leggenda – dagli amorevoli anemoni, ai misteriosi chicchi di melograno, alla fatale scelta di gustarne il sapore – rappresenta una necessità, un bisogno, un’emozione, una percezione, un istinto che si agita dentro di noi e che tenta di ritrovare la strada verso l’esterno, oltrepassando la soglia tra buio e luce, incoscienza e coscienza, sonno e veglia, permettendoci, di conseguenza, di mettere assieme i vari frammenti, giungere alla fine del viaggio ed esprimere, finalmente, quella che è la nostra vera identità.

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bandiera_italia    SUFFISSO CORE

“Plutone, dio degli inferi, stanco delle tenebre del suo regno, decise un giorno di affiorare alla luce e vedere un po' di questo mondo... Dopo un lungo e faticoso cammino emerse infine su una pianura bellissima, posta a mezza costa del monte Enna. Era Pergusa, dal lago ceruleo, alimentato da ruscelli armoniosi e illeggiadriti da fiori di tante varietà che mischiando i profumi creavano soavi odori e così intensi da inebriare... Ad un tratto, volgendo lo sguardo, scorse in un prato un gruppo di fanciulle che coglievano fiori con movenze leggere, fiori tra i fiori”. I versi di Claudiano mi ricordano che la sposa di Plutone nonché regina degli Inferi è apparsa spesso nelle mie letture giovanili e non solo perché protagonista del magnifico dramma scritto da Mary e Percy Bysshe Shelley, durante la loro permanenza in Italia. A ricoprire la figura della dea dell’oltretomba è Sara Baggini, eclettica artista cresciuta all’Accademia di Belle Arti di Perugia che già con ‘One Thin Line’ e ‘Grief And Desire’ aveva dimostrato di possedere un talento notevole. È però con questa terza produzione, supervisionata da Fabio Ripanucci e Daniele Rotella, che Augustine raggiunge il suo apice compositivo, esibendo un intrigante concept sull’abbandono fisico e psicologico, più che attuale visto il periodo che stiamo attraversando, ma soprattutto progressi notevole in termini vocali e di arrangiamenti. La sua musica è pura poesia e le ambientazioni dark folk e neo-classiche, marcate a fuoco da Moog e Rhodes, riflettono una bellezza inaudita ed una teatralità fuori dal comune. Non mancano le divagazioni in territori ambient e new wave e l’ascolto potrà attrarre anche gli appassionati di Jennifer Hval e Agnes Obel. ‘Pagan’ e ‘Anemones’ hanno anticipato l’uscita dell’album con due stupendi video di Francesco Biccheri, mostrandone rispettivamente la versione più oscura e macabra e quella più elegiaca e se vogliamo solare, ma la scaletta è priva di cali di tensione e trasmette un desiderio impellente di scoprirne la trasposizione live. Augustine, pseudonimo ispirato dal nome della protagonista del saggio di Georges Didi-Huberman L’invenzione dell’isteria, si è superata con la semplicità che solo i più grandi artisti possiedono e la mitologia richiamata costantemente dalle sue composizioni è un affidabile strumento di autoanalisi.

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bandiera_italia   ROOTS !

Titolo impegnativo per un album che non è solo ascolto ma richiede di varcare quella soglia che “metaforicamente” separa il mondo dei vivi da quello dei morti, l’Ade nella mitologia greca; un passo necessario per avvicinarsi a questo *Proserpine* e lasciarsi ammaliare da tutta la sua malinconia e tristezza; Proserpina, rapita da Plutone per essere portata nel regno dell’Ade e qui condannata, dopo aver mangiato dei chicchi di melograno, a vagarvi in eterno per sei mesi all’anno (autunno ed inverno) mentre per i restanti sei (primavera ed estate) gli verrà concesso il permesso di passarli con la madre, Cerere (divinità della terra e della maternità), nel mondo dei vivi. Questo in breve e nel nostro piccolo, in realtà la storia è ovviamente più complessa. Esiste un dipinto risalente al 1874 del pittore e poeta inglese Dante Gabriel Rossetti che ritrae il volto e lo sguardo di Proserpine (fate caso alle similitudini con la cover-art di questo album); quasi corrucciato esso trasmette un senso di profonda amarezza, nostalgia ed inquietudine insieme, bello ma a suo modo anche disturbante, se ve ne parliamo è perchè c’è qualcosa che lega questi colori e lineamenti a questa musica, qualcosa che non è né visivo né uditivo. Album uscito per la piccola ma professionale etichetta indipendente italiana I Dischi Del Minollo in questo aprile del 2021, un mese ed un anno (ormai il secondo) nel quale stentiamo a riconoscerci e ad intravederne una fine, e ci vuole coraggio per affrontare un percorso musicale non certo “semplice” né banalmente radiofonico come questo *Proserpine*, coraggio che a Sara Baggini (in arte Augustine) sembra non mancare e per quanto possa essere un percorso sofferto, intimo, non facilmente accessibile è sicuramente personale ed ha un suo spessore che non vi lascerà indifferenti. Prima parliamo di musica (la sua musica) che in questo suo ultimo lavoro (terzo a seguire l’esordio nel 2010 con *One Thin Line* e *Grief And Desire* del 2018) si muove su territori ambient-folk elettro acustici che rimandano a sonorità e paesaggi nordici cari a Björk, Enya, Sinead O’Connor, Siouxsie Sioux, poi c’è la sua voce, eterea, algida, quasi distaccata ma che riesce a librarsi su vette altissime e forse è per questo che ci sembra così distante, ammantata di quel fascino misterioso che riesce ad elevarsi oltre le nostre umane miserie. 13 brani non sono pochi in termini “di tenuta” ma Augustine ci riesce bene seppur con variazioni minime e nessuna concessione a facili soluzioni; sapete bene che qui su *Roots!* parliamo di musica a prescindere da stili, generi, etichette e gusti personali (compreso i nostri) purchè sia musica “fatta bene” e questa lo è. Niente lista della spesa ma ci lasceremo guidare dalla stessa Augustine e non potremmo (e nemmeno sapremmo) fare diversamente; /The Dark Place/ è quel mondo che vi si presenterà davanti una volta varcata quella soglia, quello sguardo di triste abbandono che si cela dietro il volto di Proserpina nel dipinto di Dante Gabriel Rossetti, sonorità principalmente acustiche perse in un tempo e in uno spazio indefinito ma estremamente lucide, definite, l’uso di elettronica (presente in quasi tutte le tracce) ha un ruolo più di “accompagnamento” comunque sempre con una certa discrezione che non disturba, anzi, trova un suo giusto equilibrio con le sonorità più acustiche. /Deep, So Deep/ è di una straziante e malinconica bellezza, se volete perdervi (abbandonare la strada maestra) questo è il brano giusto per farlo, poco più di 4 minuti e 32 secondi che vi sembreranno nient’altro che una manciata di interminabili secondi, lontani e senza possibilità di ritorno; tranquilli, ad ogni angolo troverete sempre quella luce che vi guiderà con mano sicura fuori dall’oscurità e le sue ombre come nelle note acustiche della splendida ed eterea /Good News/ con la voce di Sara che vi incanterà come una musa d’altri tempi, in tutta la sua semplicità evocativa un bel sentire, così come nella più scura e fragile /Response Of The Oracle/ in un gioco di voce e cori che lentamente come impalpabile nebbia salirà ad avvolgere le vostre anime. Fermi un attimo, noi ci fermiamo qui, una recensione per quanto ben fatta non potrà mai sostituitrsi ad un ascolto, scoprire il resto spetterà, come è giusto che sia, solo a voi; vi starete chiedendo, ma allora questo *Proserpine* è un capolavoro? No (e già la parola capolavoro non vuol dire nulla), è un bell’album al quale non sarebbe giusto chiedere di più (il di più appartiene ad altre situazioni ma non a questa), è un album ottimamente suonato e registrato, particolarmente “sentito” dal primo all’ultimo brano e suona onesto (cosa che non abbiamo detto ma Sara non cerca mai di strafare o di “fare colpo”, questo si chiama rispetto per la propria arte); Augustine ne farà di “strada” perchè ne ha tutta la stoffa e le potenzialità (anche molto appetibili, per capirsi, per il mercato usa e getta), da parte nostra possiamo solo augurarci che resti se stessa e continui ad esplorare quei territori dell’animo umano che anche se ci appartengono non siamo in grado di riconoscere se non nel loro/nostro stesso dolore.

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bandiera_italia   THE MUSICWAY MAGAZINE

Il 16 aprile è uscito il nuovo album “Proserpine” di Augustine. Questo “scrigno musicale” racchiude ben tredici tesori di pregevole manifattura sonora, ascolteremo un dark folk rivoluzionario e sagacemente cangiante al punto giusto. Qui Augustine, non solo canta celestialmente ma sa anche interpretare in chiave moderna la dea romana Proserpina. La dea verrà rapita e terrorizzata non da Plutone ma dai problemi sociali contemporanei e trascinata a forza negli inferi della psiche umana. Per i lettori che volessero a qualunque costo trovare un innocente punto di riferimento per iniziare ad ascoltare la valente Augustine, possiamo citarvi: la band EMIAN PaganFolk, Evelina Christopherson e Azam Ali. Infine Augustine ha saputo destreggiarsi anche con altri generi: New – Wave, Ambient del suo primo album (Grief And Desire) e con “Proserpine” sentirete anche l’ottima interpretazione. La prima traccia “Tower Stones” ci guiderà in un’atmosfera epica e cupa: il riff della chitarra elettroacustica è totalmente magnetico, il basso avvolge candidamente l’ascoltatore, la batteria egregiamente delicata, la voce angelica di Augustine trasmette sapientemente tutto il suo canto disperato, infondendoci una profonda risonanza emotiva. Il testo del brano è una rivisitazione in chiave moderna del rapimento della dea romana Proserpina, perpetrato da Plutone. Tuttavia in questa nuova interpretazione si evince il forte e immenso desiderio di Augustine di sensibilizzare la massa: mettere in luce la delicata e importante tematica riguardante la violenza sulle donne e denunciare il comportamento machista di molti uomini. La seconda traccia “Pomegranate” ci accoglie con dei sontuosi tom-tom e un ritmico stomp-box, qui il canto di Augustine prende delle piacevoli vocalità a tratti mediorientali, accompagnate da un basso caldo e delle chitarre ben definite. Il succo di “Pomegranate” si bassa su un importante concetto “Non è tutto oro quel che luccica”, viviamo in una società che eleva l’individuo alla sola e mera qualità estetica, aggiungiamo a questo anche il capitalismo che crea bisogni e dipendenze di cui potremmo farne davvero almeno. La terza canzone “Response of the Oracle” ci fionda in una profonda atmosfera meditativa: il dolce e sussurrato canto di Augustine ci culla per tutta la traccia, accostato: da una tenue e confortante arpa, un moog dal suono misterioso che diffonde note dalle ampie proprietà riflessive. Il testo invita a non farsi governare da un atteggiamento altamente deleterio: il fatalismo. Bisogna assolutamente sognare e tentare di realizzare i propri desideri, almeno tentare, il solo fatto di non provarci nemmeno, aggiungendo procrastinazione, ne detiene in sé la vera natura fallimentare. Il quarto brano “Fanny, They Killed Me”, viene aperto da un battito cardiaco accelerato che ci accompagnerà per tutta la durata del brano, possiamo notare delle chitarre fluttuanti, un basso sensibile e ben calibrato, una batteria che sa schiaffeggiare a dovere l’ascoltatore, nemmeno qui viene a mancare l’eccelsa e appassionante esecuzione vocale di Augustine. Il testo ritorna sul difficile e attualissimo tema della violenza sulle delle donne: il femminicidio, lo stalking, le denunce purtroppo disattese di miglia di donne, la Macchina Giuridica e Burocratica non ancora snellite. Il quinto brano “Pagan” ci catapulta in una dimensione sonora che mescola sagacemente medieval folk, tonalità celtiche e suoni contemporanei: rullanti, tamburelli, stomp-box, cori. I ritmi sono abbondantemente allungati, tutto ciò porta magistralmente a rapire la mente e l’udito dell’ascoltatore, un’autentica e rilassante ‘ipnosi musicale’. Il testo di “Pagan” si focalizza su una tematica esistenziale da sempre temuta dall’umanità: l’ignoto, la paura ha sempre spinto l’uomo ad ignorare esso, un testo che echeggia come un mantra, dove si tende a rassicurare l’essere umano e lo si invita ad avere una mente aperta, da poter così assaporare il piacere della scoperta e riconoscere a sua volta il limite da esso raggiunto, l’oscuro a volte va lasciato in pace, dopo tutto le sue più grandi peculiarità sono: il magico e l’essere fascinoso. “Dark Place” ci proietta in un ambiente sonoro costellato da sonorità ambiental: chitarre profonde e seducenti, un moog introspettivo, il canto meditavo e commovente di Augustine, tutto l’insieme costituisce un’ottima colonna sonora degna di un nuovo Silent Hill. Il testo è altamente sociologico e psicologico, tratta di alienazione e assuefazione allo stato puro, un canto affranto che vuole rendere noto la pericolosità di questi due demoni che fungono da agenti mentali nell’odierna società capitalista. Nel settimo brano “Moments of Pleasure and Joy” introduce un sound avvolto da mistero, ritmo lento ma triste: l’angoscia provata da Augustine sa farsi apprezzare, come sempre si riescono a scrutare anche le ottime doti canore. Un moog oscuro si fa spazio con note musicali dark, la batteria sciabordante segue la cantautrice e il moog per accentuare l’ottimo ambiente tetro del brano, le chitarre seguono le vocalità tormentate di Augustine tenue tengono il passo, una traccia davvero toccante. Dietro a questa canzone riuscita è possibile discernere un testo simile ad una preghiera che vuole esorcizzare un altro demone spaventoso: l’edonismo, siamo di fronte ad un altro ottimo testo che vuole debellare, la vuotezza di questa concezione collettiva, instillata dal nichilismo e dal suo fido compagno, il capitalismo. L’ottavo brano “How to Cut Your Veins Correctly” presenta un ritmo dinamico che comprende: chitarre rilassanti e reattive, un moog dolcemente fluttuante, una batteria grintosa e un’agguerrita Augustine. Il testo affronta il dilemma sociale del suicidio, a questo si aggiunge anche un’ulteriore sfumatura: l’essere messi da parte dalla collettività. Il brano denuncia anche il fallimento della comunità. La nona traccia audio “Good News” è piacevolmente incantevole: Augustine ci guida in un’atmosfera delicata e onirica che accarezza gentilmente il nostro udito: la sua voce angelica riesce a trasmettere serenità, seguito anche da chitarre melodiche, un meraviglioso piano Rhodes che propaga generosità e purezza. Il testo di “Good News” non è altrettanto placido: si parla di angoscia e incertezze sul futuro, il brano può essere facilmente adattabile anche a questo periodo tremendo in cui siamo immersi (la pandemia da SARS-CoV-2), solo l’intelligenza emotiva (la consapevolezza di sé, la capacità di autocontrollo, la motivazione, l’empatia e le abilità sociali) può davvero risollevare la società. La decima traccia “Adonis” è un romantico dream pop con leggere sfumature elettroniche. Qui Augustine insieme alle chitarre, al moog e alla batteria riesce davvero a liberarci da ogni angoscia o timore, la mente si svuoterà completamente, da quando non provate più quella sensazione di pace interiore? Con “Adonis” sarà immediatamente possibile. Il testo parla di puro amore: dove lui e lei sono complementari. L’undicesimo brano “Anemones” sa avvolgerci come una calda coperta, mentre fuori diluvia e fa freddo, la voce incantevole di Augustine, una soffice chitarra, un basso sognante ci coccoleranno per tutti i suoi cinque minuti e quarantotto secondi. Il testo è molto introspettivo e triste: la vita dei mortali spesso può essere come l’anemone (il fiore), delicato come “un soffio vitale”, esso rappresenta anche il simbolo dell’amore tradito, dell’abbandono. La sua fragilità viene proprio associata alla breve durata di un amore. Il dodicesimo e penultimo brano “Deep, so Deep” è struggente: possiamo ascoltare il limpido dolore di Augustine, accompagnata da chitarre che riproducono riff drammatici, cori fausti e un basso onnipresente e lineare. Il testo scava a fondo nei meandri della nostra mente, a volte siamo costretti a prendere decisioni ardue, altre volte ci sentiamo come la dolce e pura Proserpina: inermi. spaventati e confusi. Il tredicesimo e ultimo brano “My Love Speaks Flowers” ci trasporta in un’atmosfera onirica ed estremamente vellutata: la talentuosa Augustine ci incanterà con un canto soffice e lucente, accompagnato da una chitarra che ci irradierà con sonorità paradisiache, un basso soave e un melodico piano Rhodes. Il testo molto poetico ci invita a non abbandonare la speranza, credere nelle proprie idee, perché dopotutto usando un aforisma: “Non può piovere per sempre.” Augustine ci ha accompagnato “negli inferi della mente umana”, davvero un lungo e tortuoso viaggio introspettivo. La cantautrice ha saputo esporre e denunciare con ottime doti canore e soprattutto poetiche, le molteplici problematiche sociali che si sono protratte nel corso dei secoli e tutt’ora, non si ha voglia di risolvere, siamo al cospetto di un’opera monumentale.

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bandiera_italia    EXIT WELL

Quando il dark folk incontra le introspezioni metropolitane dentro questi riverberi cattedratici, quasi liturgici, quasi a richiamare l’onirico e la sacralità che esiste dietro rituali popolari. Il mito di Proserpina si dipana dentro il concept che c’e tra le righe di questo nuovo disco di Sara Baggini – al secolo Augustine – dal titolo “Proserpine”, disco introspettivo che sviluppa concetti come la costrizione e l’auto-esilio, la reclusione ma anche l’osservazione di se e del proprio modo di stare al mondo. Sottilissima questa voce dal forte peso visionario, immaginifico, che in qualche modo richiama alla mente anche le fila di un certo modo di fare irlandese, quasi epico, quasi alla Loreena McKennitt (senza prendere di lei i boschi e le leggende insomma)… o come anche Joni Mitchell, sempre sfoggiando le mie impressioni conscio di sforare fuori i limiti e i recinti battuti da Augustine nei suoi ascolti, che sono ben altri

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bandiera_italia   BIBLIOMUSIQUE

Uscito il 16 aprile per I DISCHI DEL MINOLLO, Proserpine è il secondo album della cantautrice Umbra Augustine ed è un disco che ci ha subito affascinato ma, col passare degli ascolti, ci ha letteralmente stregato.Una perla di cantautorato dark folk che arriva dal profondo degli inferi, come il titolo lascia trasparire, intrisa di sacralità pagana e mitologia, ma anche di una forte vena introspettiva e personale.Chitarra di accompagnamento, che raramente vira verso il distorto. Ritmiche scarne se non inesistenti e pochi suoni ben dosati a dipingere ambientazioni oscure ed intricate, in cui la voce di Augustine domina eterea e riverberata richiamando alla mente un incrocio tra la Chelsea Wolfe più folk, una Kate Bush vagamente più dosata e l'eleganza dell'ultima PJ Harvey.Davvero una bella prova di maturità che conferma il talento e la classe di un'artista assolutamente da seguire per gli amanti del dark folk e non solo.

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bandiera_italia  IL BLOG DELL'ALLIGATORE
 

Bello ospitare in palude Augustine ora, a fine primavera, quando siamo in una fase di rinascita dopo il rigore invernale ...bello perché è un disco personale, unico, molto rock indipendente come piace a me.  Un disco, nato dall'isolamento (non per il covid, è nato prima) e da una particolare concezione del creare musica da parte di Augustine. Prosperine è un disco intenso, complesso e allo stesso tempo semplice: è un voce/chitarra e molte suggestioni. Concordo con lei quando dice che Pagan sia uno dei più riusciti (cullante,magico...), e che The Dark Place sia il vero cuore dell'album (dilatazione spaziotemporale a mille). Però il mio preferito è Good News, un pezzo perdutamente bello nella sua semplicità: chitarra acustica/voce, voce che si raddoppia in vocalizzi davvero magici. Ma anche Moments of pleasure and joy, stupendo voce/chitarra con un patos unico. Direi molto anni Novanta, e si capisce perché Augustine dice che è un disco molto chitarristico. Ma lo stesso si potrebbe dire di Anemones: l'atmosfera è sospesa, con la voce al massimo, la chitarra che crea un mondo, e non si può che rimanere in silenzio ad ascoltare. Deep, so Deep, è molto filmico, tra lo spaghetti-western e Twin Peaks, con campanelli e un uso particolare della chitarra. My Love Speaks Flowers chiude in bellezza: con tutte le cose belle dette per i pezzi prima e in più un piano. Disco con dentro tante cose, unico e molto personale segnatevi nome e titolo: Augustine Proserpine

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bandiera_italia   ROCK SHOCK

Proserpine ruota intorno a questo personaggio, simbolo di reclusione, di una vita passata a osservare il mondo dietro a una finestra (vi ricorda qualcosa?). Ma questa apparente staticità cela in realtà un viaggio introspettivo fatto di morte e rinascita. Una dualità che caratterizza le tracce di questo album, dove lo spunto autobiografico viene trasceso per toccare le profondità del proprio animo, e dove la narrazione musicale segue lo svolgimento del mito. Le nuove sonorità risentono ancora molto dell’influenza degli anni ’80 che già caratterizzavano le prime release, ma si allontanano del dream pop degli inizi verso un dark folk più in linea con le tematiche trattate. Il risultato sono atmosfere oscure e lisergiche, scandite da rime e da andamenti ossessivi e cantilenanti, realizzate con strumenti analogici e digitali. Ancora una volta influenzata dalle arti figurative, che ricoprono un ruolo fondamentale anche nella sua carriera musicale, Augustine alimenta il suo immaginario anche dalla letteratura, usando il linguaggio onirico come l’unico possibile per rappresentare una profonda consapevolezza di sé. E per trovare la propria identità.

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bandiera_italia   DISTOPIC

Sara Baggini è una cantautrice, produttrice e poli-strumentista. Ha scelto lo pseudonimo di Augustine per proporre questo disco ambizioso che è tante cose, tante belle fascinazioni, tutte cose interessanti che partono da una voce che è uno strumento vero e proprio. Sì, perché Augustine canta le sue canzoni con quella forza espressiva che fa venire subito in mente Tori Amos, Beth Gibbons e tutto quell’universo femminile che ha fatto la storia tra il vecchio e il nuovo Millennio. Sì, Augustine canta proprio così bene. Ci piacerebbe anche dire che “Proserpine” è un disco eccezionale come la sua voce, ma in realtà è un album discreto, che incappa in almeno due errori: dura uno sproposito (54 minuti) e ha una scaletta che lega poco tra loro i brani, finendo per far sembrare il tutto un po’ disomogeneo rispetto alle probabili migliori intenzioni. Si arriva alla fine dell’ascolto un po’ a fatica, anche se questo mix di rock, pop, folk e oscurità ha fascino, un fascino che però non è stato sfruttato al massimo del suo potenziale.

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    CHAIN DLK

This one came out of the blue so to speak, and I'm glad it did. Augustine is the performing name of Italian singer-songwriter, producer and multi-instrumentalist Sara Baggini, who also appears on the highly stylized cover photo of the album. 'Proserpine' is her third release after 'One Thin Line' (2010) and 'Grief and Desire' (2018). Although she does most of the heavy lifting (vocals, guitar, bass, keyboards and synths, drum machine, percussion) herself, she is assisted by Fabio Ripannuci (guitars, keyboards, drum machine, percussion); Daniele Rotella (bass, percussion); Massimo Margaritelli (bass); Niccolo Franchi (drums); and Francesco Federici (toms) on some tracks. Even with all that, 'Proserpine' is kind of minimal instrumentally, definitely uncluttered but exquisitely arranged. The artist and label calls it Dark Folk, but I think that genre tag falls a bit short. Still, it's kind of Gothy and Dark Wavy, and a little dream poppy too. Proserpine, or Proserpina was the Roman goddess of the Underworld, and the concept of this album revolves around her. As Augustine put is - "It was born from an idea of inexorability, of reclusion, of self exile; of a life lived watching the world from behind a window." The songs reflect an introspective journey, a symbolic fall into Hades, a psychological death with its little rebirths. Also, 'Proserpine' is autobiographical, with many deeply personal aspects of Augustine's life explored in every song- hopes, fears, desires, etc. Fortunately all the song lyrics (sung in English) are printed on the six-panel CD slipcase for easy reference. Every song is crafted with care, and Augustine's soprano voice is divinely avian (somewhat reminiscent of Kate Bush), swooping and gliding over 13 delightful tracks covering a variety of moods and subjects from financially worry ("Response of the Oracle") to "Moments of Pleasure and Joy" to Cutting ("How To Cut Your Veins Correctly") to being badly hurt emotionally ("Deep, So Deep") and much more. While it sounds like nothing was done with the intention of being a pop hit, "Adonis" comes really close to being "it" with a very memorable hook. In a world where real talent was respected and rewarded, this song would be given massive radio play. I think if you heard it, you'd agree. 'Proserpine' is a worthy album you should definitely seek out. It seems as though we don't get enough music of this caliber these days. I only wish that the label or artist had provided Augustine's email address so I could tell her personally, but it seems like most artists these days prefer Bandcamp or Facebook messaging, which I'm really not into.

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   MIEDZY UCHEM A MOZGIEM

Histeria, emocjonalny szał, obłęd, natłok myśli. Euforia i rozpacz, radość i przejmujący smutek, uśmiech i płacz, wrzask i wyciszenie, burza i spokój. Jeśli przeżyliście kiedyś podobne stany w krótkim czasie i cenicie sobie szczerość w muzyce, posłuchajcie Augustine. Ta włoska artystka potrafi przekazywać emocje w sposób wyjątkowy, wykorzystując w tym celu proste, przejrzyste środki, lecz przede wszystkim pięknie śpiewa i ma na siebie ciekawy pomysł. Pod pseudonimem Augustine występuje włoska artystka Sara Baggini, która przez pryzmat swojej sztuki opowiada o emocjach, które towarzyszą jej samej, budując swój autoportret, będących jednocześnie bliskimi wielu z nas. Jej najnowszy album "Proserpine" to studium kobiecej wrażliwości. To płyta dla wrażliwych słuchaczy, którą trudno przypisać konkretnej estetyce. Dzięki temu zarówno na poziomie muzycznym jak i lirycznym staje się uniwersalna. To przepiękny, bardzo nastrojowy i refleksyjny album. Augustine urzeka delikatnością, a zarazem wyrazistością swojego głos. Ta muzyka trafi z pewnością do fanów takich artystek jak Agnes Obel, Anna Calvi, St. Vincent, Bjork czy Kate Bush, idolek Sary. Baggini na "Porserpine" odnosi się do literatury, inspirując się twórczością Virginii Woolf i Sylvii Plath, a także malarstwa - okładkę albumu zainspirowała praca Dante Gabriela Rossetti, o tym samym tytule, co płyta. Album mieni się paletą emocji, dotykając takich zagadnień jak choroba, hipochondria, utrata, żałoba, tęsknota, nieobecność, odległość, niespełniona miłość, wina, ekstaza i upadek. Bohaterka albumu przedstawiona jest jako łacińska bogini życia pozagrobowego, obserwująca toczące się na świecie zdarzenia z dystansu, z odległości, z której można na wszystko spojrzeć szerzej. To parafraza mentalnego cyklu wzlotów i upadków, podnoszenia się po załamaniu, podróż wgłąb własnej duszy i umysłu, naznaczonej dualistyczną naturą. Jest w tych dźwiękach pewna forma mistycznej, nienamacalnej energii i rytualny charakter. To połączenie dream-popowych, rozmarzonych melodii z dark-folkowym klimatem i oniryczną, senną aurą. To bardzo intymna muzyka, której należy słuchać w całości i w skupieniu chłonąć jej poszczególne fragmenty. Najpiękniej brzmi w ciemności i ciszy - wtedy delikatnie oplata duszę i hipnotyzuje, pozwalając spojrzeć na wszystko z dystansu, niosąc wytchnienie, refleksję i oczyszczenie. Delikatne elektroniczne pejzaże korespondują z oryginalnym, wyrazistym głosem, akustycznymi, a jednocześnie zgrzytliwymi partiami gitar i pulsami perkusji. To muzyka nie na każdy dzień, ale odwdzięczająca się za poświęcony czas wspaniałymi doznaniami. Dajcie się zabrać artystce w tę niesamowitą podróż, gdy tylko będziecie na to gotowi

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   ROCK'N'ROLL VEGAN

Das neue Album von Augustine aka Sara Baggini ist bereits im April erschienen. Höchste Zeit für eine Review zu "Proserpine". Der zweite Langspieler der Multi-Instrumentalistin und Producerin hat es nämlich in sich. Was allgemein unter den Labels "Dream Pop" und "Singer-Songwriter" läuft, ist sehr unterschiedlich. Das betrifft nicht nur die Qualität, sondern auch den Stil der Musik, die allgemein in diese Schubladen eingeordnet wird. Die des Ausnahmetalents Augustine ist etwas ganz Besonderes, soviel steht schon mal fest. Ihr zweites Album nach dem gefeierten Debut "Grief and Desire" von 2018 hat die Sängerin und Musikerin aus Leidenschaft über I Dischi del Minollo veröffenlicht. Sie selbst hat alle Songs geschrieben und gemeinsam mit Fabio Ripanucci und Daniele Rotella produziert. Die Aufnahme, das Mixing und Mastering fanden im italienischen Perugia statt. Sara Baggini besitzt ein unglaubliches Gespür dafür, wann sie welches Instrument einsetzen muss, um die gewünschte Stimmung zu erzeugen. Das hat sie auf "Proserpine" wieder erfolgreich mit der Gitarre, dem Bass, dem Rhodes Piano, den Keyboards und Synthesizer, der Percussion, der Stomp-Box und der Drum Machine gemacht. Ein paar weitere kleine Details haben Fabio Ripanucci (zusätzliche Gitarren, Rhodes Piano, Keyboards, Moog, Percussion und Drum Machine), Massimo "Marga" Margaritelli (Bass für "Fanny, They Killed Me" und "Moments of Pleasure Joy"), Daniele Rotella (Bass für "Tower Stones" und Percussion in "Pomegranate"), Francesco Federici (Toms für "Pomegranate") und Niccolò Franchi (Snare für "Pagan", Drums in "Moments of Pleasure and Joy", "How To Cut Your..." und "Adonis") zur Platte beigetragen. Mit Gastmusiker⋆innen arbeitet Augustine schon immer gerne. Das Zepter behält aber immer sie selbst in der Hand. Das neue Werk klingt wie eine perfekt orchestrierte Jam Session mit lieben Freunden. Insgesamt ist das Album eines zum immer wieder hören. Es vibriert vor Leben und ist dabei angenehm mystisch und finster. Die Inspiration für die LP fand die Musikerin im Kunstwerk "Proserpine" von Dante Gabriel Rosetti. Ihre Geschichte rankt sich um die Göttin des Jenseits. Alle Songs spielen mit dieser Figur aus der griechischen Mythologie. Die Idee für dieses Ausnahmekonzept kam Augustine während sie im selbst auferlegten Exil die Unerbittlichkeit des zurückgezogenen Lebens kennenlernte. Sie selbst nennt das Ihre introspektive Reise ist ein symbolischer Sturz in die Unterwelt. Mit dem Ziel der Wiedergeburt des Selbst. Die Mystik ihrer Geschichte spiegelt sich in jeder Songzeile wider. Von der Entführung durch Pluto und das Urteil, ein halbes Jahr im Hades verbringen zu müssen, weil sie von einem Granatapfelsamen gekostet hat, bis hin zur Liebe des Adonis und ihre Wiedergeburt im Frühjahr. Die Höhen und Tiefen der Heldinnenreise drückt Augustine mithilfe lockerer und sonnigen Parts und düsterer, unheimlicher Strecken haben. Das Zusammenspiel zwischen Schönheit und Unruhe, Ruhe und Zerrissenheit ist perfekt ausgeglichen. Die Wechsel zwischen beiden Welten passieren stets im richtigen Moment. Die Sound-Bastlerin aus Italien trifft mit ihrer aktuellen Platte den Puls unserer heutigen Welt und zeichnet zugleich eine finstere wie auch strahlende Zukunft. Mit der Dichte und Düsternis bewegt sie sich von Dream Pop weg in Richtung Dark Folk. Ihr harmonischer Gesang schwebt angenehm verträumt über allem und fängt die Songs einen nach dem anderen wieder ein, wenn sie kurz vor dem Davondriften in den Raum stehen. Sara Baggini komponiert bereits seit ihrer Kindheit. Mit 19 ging sie in Perugia auf die Akademie der schönen Künste, wo sie sich vor allem mit visueller Kunst beschäftige und ihren Abschluss in Malerei machte. Ihr Pseudonym Agustine nahm die Künstlerin nach ihren Aufnahmen mit One Thin Line (2010) und verschiedenen Zusammenarbeiten mit elektronischen Projekten an. Es stammt aus Georges Didi-Hubermans Essay "Invention of Hysteria". Für ihr Video zum Song "Augustine" wurde ihr 2019 beim VIC (Videoclip Italia Contest) der zweite Preis als für das beste selbst produzierte Musikvideo verliehen. Ihr erstes offizielles Album "Grief and Desire" ist als musikalischer autobiografischer Roman konzipiert. Generell zieht sie ihre Ideen gerne aus der Literatur (z. B. Sylvia Plath und Virginia Woolf) und Malerei. Ihre Einflüsse sieht sie vor allem im britischen Post-Punk, Dream Pop und Darkwave der 1980er Jahre. Ihre Verehrung für Größen wie Dead Can Dance, Cocteau Twins, Siouxsie And The Banshees, Sinead O'Connor, PJ Harvey, Agnes Obel und Björk hört man ihrem Stil durchaus an. Doch nicht nur, wenn ihr mit der Musik der genannten Musiker⋆innen und Bands etwas anfangen könnt, solltet Ihr in ihre aktuelle Platte "Proserpine" unbedingt mal reinhören. Ich lege sie Euch hiermit ans Herz.