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press-reviews malazeta

press-review "Burattinai" MALAZETA

bandiera_italia   ROCKERILLA

Ispirato ad un libro di marcello Pamio, il nuovo lavoro dei padovani Malazeta si vuole manifesto controculturale, informato dal lume della conoscenza, contro ogni politica vessatoria. Esoterico e sedizioso, disvela in dieci atti una regia che molto ricorda il Ferretti  di un ancestrale passato (Terra Santa, Scatola e Meccanisco Geniale), tanto da tracciare le linee di un possibile revivalismo, in parte inedito nella mappa dell'attualità indie. C'è poi tutta un'oscurità teatrale circonfusa all'opera, metti un Carmelo Bene d'ibridazione post-punk (Applausi) e pure l'automatismo krauto di Alma Ata. Fuori dagli schemi, e pure fatalmente datati, innervano i ricordi di una nuova voce (Gioele Valenti)

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bandiera_italia   RUMORE

Smettiamola di scrivere che chi "parla" sui dischi alt-rock ricorda necessariamente Massimo Volume e Offlaga Disco Pax. Scommetto che qui i recensori superficialotti tirerebbero subito in ballo Clementi & co., ma nei Malazeta c'è piuttosto l'impeto friendly-rock dei Tre Allegri, la teatralità de Il Teatro degli Orrori e la turgida emozionalità dei Kina / Frontiera, a cui sembra guardare soprattutto il frontman. Seppur "canonico" nelle soronità e un pò troppo epico nell'impostazione della voce narrante, il gruppo veneto sa dosare quiete e tempesta elettrificata, mostrando buone capacità di scrittura e grande attenzione per i contenuti : "Burattinai" è un concept album contro la manipolazione mediatica che trae ispirazione dal libro "Il lato oscuro del nuovo ordine mondiale" di Marcello Pamio. Non penso che cambieranno il mondo, nè che aspirino a farlo. Attraverso il linguaggio del rock i Malazeta fanno semplicemente poesia e controinformazione in maniera credibile. (Manuel Graziani)

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bandiera_italia  IL MUCCHIO

I Malazeta sono un gruppo che ha fatto della propria parola, e dei propri testi, il perno centrale su cui far ruotare tutte le proprie creazioni. “Burattinai”, secondo disco del quartetto padovano, è il secondo passo di denuncia verso un mondo in declino, (de)cantato con piglio declamatorio ed irriverente e che prende, nel caso di “Burattinai”, libera ispirazione dal libro di Marcello Pamio “Il nuovo ordine mondiale”. Lungo questa scia si sciorinano le dieci composizioni che formano “Burattinai”, in cui testi declamatori vengono messi in primo piano a discapito delle interessanti basi strumentali che disciolgono nenie post-punk dalle venature noise all’interno di una tensione punk trascinante, ma che rimangono lì nelle retrovie, guardinghi verso un cantato troppo preponderante (la cavalcata “Applausi” o il mid-tempo di “Agosto” vengono ingiustamente ricoperti da un cantato in primissimo piano). 

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bandiera_italia   SALTINARIA

Danzano le pietre, le montagne vivono e le rovine della società per un attimo si spengono nei toni epici dei Malazeta. La superficie è resistente, “Burattinai” è imponente: in basso la realtà delle vallate, in alto i lupi ululano, nascosti negli abissi della foresta. I Malazeta esprimono il dissenso, dicono ciò che spesso la società nasconde e, prendendo spunto dal libro ”Il lato oscuro del nuovo ordine mondiale” di Marcello Pamio, ancorati nel nulla del silenzio, appaiono come dei guerrieri pronti alla battaglia; alla ricerca della verità, scendono a valle e approdano in territori dove il Post-Rock degli Slint e June 44 incrocia la parola di Emidio Clementi e la rabbia di Capovilla, a cavallo di chitarre sacrali e ritmi serrati, stretti nella morsa del delirio, convincono gli incerti! Ecco che la parola diventa un atto catartico, una dissolvenza empatica di dolore e forza. In sostanza i Malazeta utilizzano una formula ben affilata e rodata di Rock italico che ormai ha fatto scuola, se poi nel complesso tutto funziona a meraviglia e non si parla di revisionismo è solo merito loro poiché la miscela che sfocia è personale, sostanzialmente ineccepibile e rivelatrice.

I Dischi Del Minollo continua a ricercare e produrre ottimi lavori… La prova è quest’ennesima perla di saggio e tenace Rock.

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bandiera_italia   AUDIODROME

Una figura femminile troneggia in copertina, bislunga, sinistra; ai piedi due maiali dall'aspetto surreale, a lato una cascata. Tutto senza prospettiva. Davvero inquietante! Con l'immagine di Massimo Fenzi (che è anche il batterista del gruppo) i padovani Malazeta sembrano precisare da subito che Burattini non è un disco semplice. Si apre la custodia, si prende il libretto e si dà un'occhiata. Uh, quante citazioni! Alcune un po' scontate, in ogni caso in sintonia col loro reading rock, il cui perno è appunto la parola. Il nome della band non nasconde l'impegno civico: Malazeta deriva da Mala Zimetbaum, ragazza ebrea (ricordata da Levi in “Se questo è un uomo”) trucidata dai nazisti e assurta a simbolo della libertà. Libertà intesa come conoscenza di/emancipazione da quel “Meccanismo Geniale” ai cui vertici stanno organizzazioni di banchieri e massoni; un meccanismo basato sul do ut des e i cui ingranaggi sono oliati dalla sete di denaro. La stessa sete che spinge l'umanità a macchiarsi di mille scempi: dall'allevamento intensivo degli animali alle guerre fratricide. E mentre tanti misfatti si compiono, noi, fagocitati e metabolizzati dal sistema, inebetiti dal tubo catodico, non ce ne rendiamo neanche conto. Per fortuna c'è Michele Segala a declamarci in modo istrionico (e un po' dal pulpito) «la via, la verità e la vita». Beh, la sua demonizzazione della tv ci pare eccessiva (benché la tv di qualità sia in via d'estinzione, c'è pur sempre qualche Philippe Daverio o qualche Mentana a far cultura e/o informazione). Una piccola divergenza di opinione, scaturita dall'ascolto dell'opera, che comunque conferma la riuscita dell'album: questo infatti non si propone di stimolare la riflessione critica? E lo fa affrontando temi scottanti, la cui difficoltà è stemperata da una certa dose di ironia, spesso basata sulla contrasto tra il punto di vista di chi è fuori e quello di chi è dentro il “sistema” (significativa in questo senso “Scatola”). La loro musica, tra i Massimo Volume e il punk melodico (se non addirittura post-punk in brani come “Applausi”), non è mai fuori posto: attraverso un uso convenzionale ma sapiente di feedback, arpeggi, riff, con la giusta alternanza di pause e attacchi, la band riesce a far scivolare giù bene l'amara medicina che vuol farci bere. Degna di nota l'onestà intellettuale, merce rara, di riconoscere la fonte d'ispirazione (in questo caso Marcello Pamio, autore de “Il lato oscuro del nuovo ordine globale”). Se non sono pregi questi... mezza stella in più!

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bandiera_italia   ROCK GARAGE

Due secondi ad osservare l’artwork di questo lavoro sono bastati per rimandarci ai tempi dei Cathedral con le forme spigolose e quel sano senso di stranezza artistica che accomuna un quadro ad una copertina di un album. Al terzo secondo, ascoltando questo Burattinai, subito siamo tornati sui nostri passi assaggiando il rock che questa band dal nome Malazeta (nome ripreso da una ragazza ebrea trucidata dai nazisti) propone con un capitolo discografico che già dal titolo la dice lunga. Burattinai siamo noi, secondo il quartetto, automi controllati e sotto gioco dei potenti; unica via di salvezza è la conoscenza che offre la possibilità (e la speranza) di salvezza. Una band quindi che si poggia su delle profonde idee e che tramite la musica vuole veicolare dei messaggi importanti (come dovrebbe essere sempre) seppur con delle modalità che possono piacere più o meno a seconda della propria affinità a questo stile. Musicalmente i Malazeta propongono un rock se vogliamo scarno dal punto di vista del sound (mancano per scelta influenze particolari da generi affini) ma interessante se si osserva la vena compositiva conferita ai singoli brani: nulla che faccia urlare all’innovazione musicale, ma l’insieme di riff che girano intorno ai brani sono di buon ascolto. L’aspetto discutibile è rappresentato dalla componente vocale che cerca di conferire una veste teatrale all’offerta della band, non solo tramite testi molto ricercati (e talvolta meno “leggeri” della musica) ma anche grazie all’adozione di una poetica che, seppur caratterizzandola, appesantisce la proposta musicale dei Malazeta. Ma questo è il loro background, una band che già al primo lavoro aveva scelto le parole di Primo Levi come liriche ed al tempo stesso forma delle proprie idee, una sostanza più che una forma da accettare indiscutibilmente se si vuole entrare nel mondo del combo veneto. Piacevolmente Doloroso è uno dei momenti nei quali le melodie diventano aspre e per una volta si immedesimano nell’umore dei testi stendendo un alone più oscuro ed introspettivo; niente a che vedere con l’opener Terra Santa che strizza l’occhio ai The Cranberries e ad Applausi nella quale la sei corde la fa da padrone e per un attimo sembra quasi che intenda divenire coinvolgente soccombendo al resto. Ma così non è. Solo con Alma Ata la parte sonora prende il sopravvendo ed inizia a venir fuori un’ispirazione musicale profonda, che non ha timore di prevalicare e che a nostro parere dovrebbe uscire fuori ancora di più. I Malazeta si collocano così nella schiera delle band (come i Distorsonic, i Bancale o i Nichelodeon) che fanno della recitazione e del teatro (a volte sperimentale) la chiave di volta della propria proposta offrendo comunque una copiosa attenzione alla musica e non lasciando tutto in balia di parole che potrebbero scarnificare il resto.

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bandiera_italia   KD COBAIN

Secondo disco per i padovani Malazeta, gruppo nato dallo scioglimento, nel 2005, dei Sognoplastico: dopo il progetto “Dio era tra noi”,che traeva ispirazione da testi di Primo Levi, arriva il concept album:“Burattinai”,il quale, invece, prende spunto dal libro “Il lato oscuro del Nuovo Ordine Mondiale” di Marcello Pamio. Come affermato dalla stessa band, con questo disco  i Malazeta vogliono porre l'attenzione sui mezzi di controllo utilizzati dai Potenti della Terra, per la creazione del cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale, uno Stato ideale caratterizzato da un unico Stato privo di confini, senza differenze culturali, religiose o sociali. Dal punto di vista musicale, la particolare cifra stilistica del gruppo è data dal “recitato” di Michele Segala, che, inevitabilmente, riporta alla mente le esperienze di Emidio Clementi dentro e fuori i Massimo Volume, ma anche quelle più recenti di Pierpaolo Capovilla. Ma tale impressione iniziale non deve ingannare: si tratta assolutamente di un buon disco, magari non proprio originalissimo, le cui atmosfere tese faranno felici gli appassionati di sonorità post/math rock da tempo orfani di Slint e June of 44, mentre i testi, che al primo impatto possono risultare ostici, meritano ben più di un ascolto distratto.

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bandiera_italia   STRATEGIE OBLIQUE

Progetto interessante quello dei Malzeta. La band, nata nel 2005 dopo lo scioglimento del gruppo Sognoplastico, ha già all’attivo un album basato sui testi di Primo Levi, e con “Burattinai” ribadisce con decisione il proprio discorso artistico. Un modo di esprimersi che esula dalle maniere semplicistiche, e che trova la giusta ispirazione dal libro “Il lato oscuro del nuovo ordine mondiale”, di Marcello Pamio, per dar vita ai dieci brani in programma. Passaggi fortemente caratterizzati dalla voce di Michele Segala, che non canta ma legge i testi amari, diretti e senza giri di parole che delineano uno stile asciutto, reso piacevolmente indigesto dalla chitarra affilata di Marco Trevisan. “Burattinai” punta il dito verso quella parte di società arrivista e schiava di se stessa, delle proprie abitudini e delle proprie apparenze, per lanciare un messaggio di speranza, che a tratti somiglia a un grido, teso a ottenere un futuro migliore, che non può eludere una presa di coscienza e una voglia di creare qualcosa di concreto senza scorciatoie. Siamo nell’ambito di quel songwriting spigoloso che nulla concede agli abbellimenti e alle soluzioni di comodo, cosicchè l’album necessita di qualche ascolto in più per essere compreso nelle intenzioni e, in caso, apprezzato in pieno. Ce ne fossero.

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bandiera_italia   SOUND CONTEST

Divulgatori di controinformazione con i loro testi, rock con la loro musica. Si pongono in tal modo sin dal primo ascolto i Malazeta. Il loro secondo progetto si chiama Burattinai, e' stato pubblicato il 1° ottobre 2011 per I Dischi del Minollo ed e' tratto dal libro Il lato oscuro del nuovo ordine Mondiale di Marcello Pamio. Il gruppo e' nato nel febbraio 2005 dopo lo scioglimento dei Sognoplastico, band nella quale il cantante (Michele Segala) e il chitarrista (Marco Trevisan) suonavano assieme gia' da 4 anni. Gia' negli ultimi 2 di questi 4 anni si era unito anche il bassista (Emanuele Fenzi) trovando fin da subito una buona intesa con i suoi futuri compagni di gruppo. Da questo momento in poi e' nata la comune idea di creare suono, ricerca, e cultura e di lasciare alle spalle a malincuore tutto cio' che avevano fatto prima. Con l’arrivo di Massimo Fenzi, fratello di Emanuele, la band ha trovato una quadratura definitiva e soprattutto e' riuscita ad imboccare un’unica direzione nella sua ricerca. Il primo progetto proposto era basato sui testi di Primo Levi per ricordare alla gente un vicino passato ormai dimenticato e in quello stesso periodo e' entrato nella formazione anche Antonio Pellegrino che ha composto musica e testi, servendosi anche della sua esperienza teatrale; quest’ultimo inoltre ha portato buone idee per le coreografie dei concerti basate sull’utilizzo di videoproiettori e altre cose utili al progetto Malazeta. Il gruppo ha preso il suo nome per ricordare una ragazza ebrea trucidata dai nazisti, che e' stata citata dallo stesso Levi nel libro Se questo e' un uomo. Il lavoro della band e' molto ambizioso in Burattinai, poiche' per mezzo di dieci tracce tenta di spiegare che solo con la conoscenza si puo' ottenere il meglio a favore nostro e in funzione degli altri. L’ascolto del cd risulta molto difficoltoso al primo passaggio, nonostante il rock sia suonato in modo puro e senza fronzoli; i testi, pur essendo ben recitati ed interpretati, non riescono a catturare subito l’attenzione e inizialmente forse e' soltanto la musica a tenerli vivi. Solo con due (o forse tre) passaggi i Malazeta riescono davvero ad essere piu' lineari e soprattutto con la loro divulgazione riescono ad incuriosire l’ascoltatore e a stimolarlo alla ricerca costante della verita'. Il gruppo in definitiva, perseguendo il suo scopo ben preciso, forse non chiede di essere compreso nell’immediato, ma chiede di essere ascoltato per creare una nuova ricerca piu' consapevole e nuovi spunti di riflessione piu' profondi. Opera inizialmente non facile da assimilare, ma vale la pena insistere. Da riascoltare.

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bandiera_italia  STORDISCO

L'opera prima dei padovani Malazeta è un concept tratto dal "Il Lato Oscuro del Nuovo Ordine Mondiale" di Marcello Pamio. Un reading rock che scatena la propria urgenza cercando di svegliare da un' acquiescenza durata fin troppo, facendosi portavoce di tematiche sociali importanti, come la critica al sistema dei media ed i complotti della storia. Dalla partenza di quel gioiellino di "Terra Santa" a porre domande sul controllo dell'essere umano sempre più incline all'attuare certe routine senza pensare, è già chiara l'inclinazione post rock del progetto nelle rimembranze di pura scuola Massimo Volume. La title track si fa allegoria, tramite l'immagine del burattinaio che muove i fili della storia, del potere di sovrastrutture segrete (gli Illuminati) e quasi come una preghiera laica auspica ad un'informazione corretta nella quale la società possa finalmente capire da sè la differenza tra giusto e sbagliato. Il post-punk di "Applausi" si pone come una delle parentesi più dirette mentre "Agosto" è intrisa di malinconia ed arrendevolezza al pensiero della sconfitta di certi ideali, con la disobbedienza che non è più una conquista in quanto relegati in una società di stereotipi ed inganni. Se la nervosa "Verità Ingiustificate" traccia le critiche a conflitti ingiustificati, nell'uso della forza militare senza validi motivi, il math rock di "Alma Ata" tratta una tematica importante come quella della salute, bene superiore di assoluta importanza "E' stato tutto deciso ad Alma Ata nel '78..." Sul finale "Meccanismo Geniale" è latore di un messaggio di grande attualità, quasi come una sorta di Giovanni Lindo Ferretti degli anni '00; la crisi economica che attanaglia il mondo d'oggi, lo strapotere delle banche, noi "vittime di un passato che non conosciamo e di un presente che c'è vietato comprendere". Quello dei Malazeta è un lavoro molto importante. Totalmente in controtendenza con i temi delle produzioni italiche attuali nel cercare di apportare critiche costruttive ed informare le masse, Burattinai dà atto, di una visceralità rock sostenuta da buoni arrangiamenti ed una poetica generale che resta impressa a fuoco nella memoria. A distanza di decenni la scuola Massimo Volume continua a dare i suoi frutti e i Malazeta, al pari di band come Offlaga ed Amelie Tritesse, sembrano ben coglierli usando la musica come giusto tramite per elargire verità inconfessabili. Lo dicono anche loro: applausi.

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bandiera_italia   CALABRIA SOUNDS ROCK WEBZINE

Burattinai è il secondo disco della band Padovana Malazeta da sempre impegnata in tematiche sociali e culturali. Se il precedente lavoro della band Dio era tra noi prendeva ispirazione da alcuni testi di Primo Levi, Burattinai è un concept album che affonda le sue radici nel libro “Il lato oscuro del nuovo ordine mondiale” di Marcello Pamio e nella tradizione del reading rock all'italiana. La forza di questo disco risiede nel suo contenuto, nei temi affrontati e nell'ambizione di ergersi a prodotto di controinformazione che tende a “far aprire gli occhi” all'ascoltatore su argomenti ancora poco conosciuti e discussi come “Il Nuovo Ordine Mondiale”. Se da una parte questa lodevole ambizione culturale e sociale conferisce al disco un'affascinante aurea intellettuale, dall'altra rende abbastanza tortuoso l'ascolto e rischia di farlo diventare un album di nicchia. Dal punto di vista tecnico e compositivo la band propone buone soluzioni sonore riconducibili alla tradizione dell'alternative rock con chitarre incisive che disegnano linee melodiche efficaci e quasi sempre suppliscono in questo compito la voce che rimane nel registro recitativo, in bilico tra Clementi, Ferretti e Capovilla; non sempre però riesce a trasmettere con pathos la profondità contenuta nelle canzoni e sembra occuparsi di più alla corretta dizione che all'interpretazione dei testi. Nel complesso “Burattinai” supera la sufficienza e lascia intravedere le buone potenzialità che la band dovrà sfruttare al massimo per il prossimo lavoro.

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  ROCKAMBULA

"Emanuel Carnevali morto di fame nelle cucine d'America" imprecava Emidio Clementi nella sua "Il primo Dio" e certamente aveva ragione. Mimì ha sempre ragione. I Malazeta escono per I Dischi del Minollo con il loro concept album "Burattinai" tratto dal libro "Il lato oscuro del nuovo ordine Mondiale" dello scrittore Marcello Pamio, uno che cerca di aprire gli occhi alle persone. E dopo averli ascoltati il paragone con i Massimo Volume diventa inevitabile, l'interpretazione dei brani, il graffio delle chitarre, lo stile è proprio quello. Stiamo parlando di una band dai svariati colori e dalle indiscusse potenzialità, non solo un disco di musica rock bensì un libro in musica, un opera prima. Certamente di difficile impatto per quanto riguarda l'orecchiabilità, un prodotto di grande nicchia e pur sempre a circuito chiuso. "Burattinai" nasce per essere apprezzato dalla critica, ostile nei contenuti non semplici e di estrema denuncia, Malazeta è la ragazza martoriata dai nazisti nei campi di concentramento ricordata e nominata da Primo Levi nel libro "Se questo è un uomo". Non parliamo mai di testi semplici e spensierati, roba che fa riflettere, pensare. Poi la musica lega in maniera perfetta con le storie narrate, loro costruiscono la scenografia di scena in maniera impeccabile portando alla mente dell'ascoltatore l'ambiente che si desiderava creare. Ritmica, cuore, amarezza. Non apro mai la porta agli sconosciuti ma questa volta mi sento di farlo, drizzo le braccia al cielo e mi lascio incuriosire da tanta potenza musicale, ascolto con una vorace curiosità tutto quello che le casse mi trasmettono. Ottimo lavoro se si considera anche un prelibato contorno musicale suonato con virtuosa passione, Malazeta rappresenta un singolare ma intraprendente ed innovativo modo di suonare musica.

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SHIVER

Siamo onesti: qui c’è solo da ascoltare e imparare: E ri-siamo onesti, qui non siamo nei paraggi del solito citazionismo sfrontato, ma dentro la classe di un reading-rock dall’universo malinconico, ricco di particolari che sgorgano dalla vena dello scrittore padovano Marcello Pamio e portati alla luce sonica dai Malazeta, band padovana anch’essa che in questo Burattinai mette in scena il progetto musicale “Il lato oscuro del nuovo Ordine mondiale” in un connubio perfetto di poesia e musica, elettricità, fiato e pensiero che s’infiammano a vicenda al minimo contatto. Un’estetica forte, che si colora di indie come si rotola nella realizzazione di un qualcosa che arriva per restare, che non cavalca onde consuete né derive modaiole, distorsioni colte su una voce che racconta, spiega e urla di contaminazioni sociali, di controlli Orwelliani di massa, di nuovi schiavismi catodici e delle negazioni intellettuali in cui stiamo galleggiando come rami secchi senza più senso; e su tutto una band che raschia il giusto, abrasiva e ustionante negli scroller grassettanti e nelle sottolineature amplificate che riportano in superficie quelle lievi fascinazioni anni ottanta, di quel termometro impennato di stanza nelle denunce CCCP come nelle declamatorie oscure di un Carmelo Bene, ed essere accomunati da una trasversale radice come appena citata spedisce immediatamente questa opera sonora dentro una firma d’eccezione, dentro un sogno intelligente di fare musica, e i Malazeta ci sanno fare con i sogni. Dieci tracce “raccontate”  con l’incarnazione estrema di una ferita o più ferite aperte, ferite che scottano maledettamente come nella Malfunkiana Terra Santa, bruciano nelle atmosfere ibride della voglia di consapevolezza del vero significato della parola libertà (Burattini) , sfibrano negli antagonismi alla CCCP post-punk (Applausi), fanno molto male nei robotismi mid-kraut di Alma ata come infettano nelle giugulari gonfie e turgide che tirano la linea di Meccanismo geniale con un Giovanni Lindo Ferretti che pare danzare la sua ode fantasmagorica di sangue e fiele al potere costituito. Davvero un bel disco, sano di mente e robusto d’idee, una stupenda autorevolezza senza un’ombra di compiacimento, tutto rivolto a tramandare verità non sempre concesse e sonorità ribelli che non demordono davanti ad imbarazzi e inconfessabilità e con loro, i Malazeta, nonostante questi chiari di luna, tutto gira e seduce. Magnificamente!

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bandiera_italia  LOUD VISION

Malazeta non è un nome a caso: è il ricordo di una giovane ebrea vittima dei nazisti, citata dallo scrittore Primo Levi nel capolavoro "Se questo è un uomo". Un gruppo che sceglie di chiamarsi così si impegna a priori, e di fatto l'esordio del 2007 con "Dio Era Tra Noi" conferma l'indirizzo socio-politico della propria musica. Quattro anni dopo è tramite l'immagine dei burattinai che Michele Segala e compagni optano per il ritorno sulla scena. Atmosfere impregnate di verità sul mondo circostante, senza false luci che mettano in risalto la casta che manipola l'umanità; un rock alternativo crudo e fitto di concettualismi, figlio dell'ispirazione tratta da "Il lato oscuro del nuovo ordine mondiale" di Marcello Pamio. Un disco difficile da ascoltare se ci si ferma alla superficie.

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  SALAD DAYS MAGAZINE

La definizione per questi Malazeta è read’n’roll. La qual cosa, decifrata in locuzioni più semplici e ordinarie, si traduce in post-rock, evidentemente debitore dei Massimo Volume (e, in misura minore, delle varie incarnazioni musicali di Giovanni Lindo Ferretti), e si sorregge sulla forza dei testi, per un lavoro che ha una precisa impronta letteraria, in considerazione del fatto che è ispirato al libro ‘Il Lato Oscuro Del Nuovo Ordine Mondiale’ di Marcello Pamio. D’altronde il nome stesso della band è quello di una ragazza ebrea vittima dei nazisti e citata da Primo Levi in ‘Se Questo È Un Uomo’. La composizione del disco lo rende scorrevole all’ascolto, grazie ai suoi dieci capitoli che per fortuna non soffrono di prolissità; anzi, scansando l’ostilità del genere, il combo padovano riesce a confezionare una mezz’ora abbondante densa di significati e pensieri, liberando arrangiamenti che si compiacciono di belle soluzioni chitarristiche. Il cut-up avvolge e appassiona, commuove e fà incazzare; e non è difficile indicare nei tanti fan di Emidio Clementi e compagni una platea potenzialmente molto interessata a questo ‘Burattinai’ e presumibilmente pure appagata dell’ascolto.

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SOUND MAGAZINE

Progetto ambizioso questo “Burattinai” dei padovani Malazeta. Liberamente ispirato dall’opera “Il lato oscuro del nuovo ordine Mondiale” di Marcello Pamio, il disco si presenta da subito come una sorta di audio book “formativo”, con un occhio strizzato verso il mondo teatrale. E’ infatti preponderante la volontà di educare o spronare l’ascoltatore alla riflessione su temi sociali, in particolare sulla critica verso i media. Banale? No, per niente, nonostante il mio primo approccio sia stato stile pugno nei denti, causato proprio dallo stile read’n'rock, che prevede che non ci sia un cantato, ma una lettura interpretativa dei testi, sulla scia di Capovilla o Lindo Ferretti. E’ un genere musicale che sta andando “di moda”, ma è un genere intelligente, quindi tant’è. Certo, far paragoni è semplice, ma non voglio fermarmi qui, poichè si intuisce bene che l’intento dei Malazeta è quello di esprimersi in modo diretto e spietato. I testi sono il vero punto forte, ciò che veramente fa saltar via l’ostacolo della pesantezza complessiva dell’opera ed apprezzarla nei particolari. La dimensione “teatrale” dell’enunciazione dei testi rende il tutto quasi solenne. Se è ostico arrivare fino in fondo al primo ascolto senza mai perder l’attenzione un secondo, vale davvero la pena regalarsi un secondo ascolto, per cominciare a far entrare sotto pelle i concetti assolutamente condivisibili proposti dalla band. Insomma, prima si fa fatica, poi s’apprende, davvero come a scuola. Critica, esperienza intellettuale, spirito critico e un amore per il filodramma sono alcuni degli aspetti di “Burattinai” che forse meglio lo esprimono. Non è un “dischetto” nè estivo, nè autunnale, va odiato e poi amato, ma sicuramente ascoltato ed apprezzato con tutti i crismi del caso.