Articoli

press-reviews penelope ep

press-review "Enjoy the little things" PENELOPE SULLA LUNA

bandiera_italia  ROCKERILLA

Penelope sulla Luna è una piccola orchestra che ci regala un'opera in quattro parti eretta su basi post rock. Per poter apprezzare "Enjoy the little things", ci si dovrebbe concentrare nell'ascolto della batteria e delle melodie di tastiere e pianoforte che riconducono a sintetici paesaggi immaginari e richiamano alla scuola anglosassone dell'alternative. Interamente strumentale, ci si aspetta che un cantato entri in scena da un momento all'altro. Sarebbe fin troppio ovvio, quindi va bene così.

- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - –

bandiera_italia  ROCKIT

In continua tensione tra oscurità e luce chiarificatoria, le strumentali tessiture del nuovo lavoro dei Penelope Sulla Luna estendono e in parte superano il discorso del precedente "My Little Empire" (2007). Quattro gli atti racchiusi in questo ep, dal candore esponenziale, sin dal post-rock prodromico di "Strange Storms" e "Snowflakes like Cannonballs", tra Mogwai ed Explosions in the Sky. Il math-rock stile June of 44 irrompe nella terza "I Read Lullabies", ma è ancora il vocoder mogwaiano a ricordarci le referenze monolitiche della band, laddove non si sconfina poi nell'alternative più abbordabile di Deftones e Muse, come nella conclusiva "To Kill in Your Sleep". Se solo trovassero il coraggio di sganciarsi da approdi troppo sicuri, potrebbero finalmente dar corpo ai notevoli sogni che ben promettono.

- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - –

bandiera_italia  IL MUCCHIO

I Penelope sulla Luna sono un quartetto ferrarese che si colloca in quel filone di band post-rock interamente strumentale, di cui il nostro panorama musicale è assolutamente saturo. Dunque, per scrollarsi di dosso l’anonimato, il gruppo emiliano propone una formula che mescola i classici paesaggi post rock che si arrampicano su crescendo armoniosi, ad una prepotente presenza di tastiere - dal pianoforte all’organo - che infondono una forte vena evocativa all’impasto sonoro e fungono da linea guida alla costruzione ed evoluzione delle composizioni stesse, lasciate libere di scorrere ed essere trascinate dalle linee melodiche che si fanno ora lievi, ora più sostenute. Le piccole parti vocali, laddove si riescono a scorgere, sono filtrate e bypassate, in modo da renderle pure espressioni sonore che si perdono negli scoscesi paesaggi che i Penelope sulla Luna sono riusciti a definire in questo breve EP in download gratuito.  Tutto ciò costituisce la trama sonora delle quattro tracce che compongono “Enjoy The Little Things”, in cui post-rock e suggestioni progressive potrebbero regalare qualche piacevole sorpresa per discostarsi dalla classica formula post-rock ormai trita e ritrita. Attendiamo un disco vero e proprio, per scoprire in quale paesaggio questo quartetto vuole perdersi e farci smarrire, ben consapevoli che il baratro dell’anonimato è facilmente raggiungibile. E questo è già un punto a loro favore.

- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - –

bandiera_italia  SENTIREASCOLTARE

In attesa del nuovo disco lungo che dovrebbe uscire la prossima primavera, i Penelope sulla luna licenziano un Ep composto da quattro brani. Enjoy The Little Things (Dischi del minollo, 6.3/10) unisce a crescendo urticanti in stile Godspeed You! Black Emperor con qualche punta di elettronica (Strange Storms, Snowflakes Like Cannonballs) un lato B decisamente più evocativo e per certi versi classico (I Read Lullabies), in cui far coesistere pianoforti new-age e ragnatele pulite di arpeggi di chitarra. Le cose migliori si ascoltano quando la mera sommatoria delle parti cede il passo all'arrangiamento compiuto, per una formazione capace che, nonostante tutto, si fa portatrice sana di una didascalia post-rock da riserva protetta.

– - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - –

bandiera_italia  THE NEW NOISE

Mai titolo e copertina furono più adatti, per una band che sembra puntare molto sul dettaglio e sulla rifinitura. Piccole cose di cui godere: una sveglia, un cornetto caldo, una tazza di caffè e un negativo all’interno del disco. I Penelope Sulla Luna si presentano così, con questo ep dove compaiono due coppie di tracce strumentali tra loro legate (“Stange Storms And”, “Snowflakes Like Cannonballs” e “I Read Lullabies”, “To Kill You In Your Sleep”) sia musicalmente, sia attraverso i titoli. Il gruppo di Ferrara è in bilico tra elementi analogici, acustici e sonorità di stampo elettronico: delicati passaggi di piano e synth si alternano a sfuriate chitarristiche; le ritmiche più morbide e rilassanti convivono con altre più serrate, in un’atmosfera che è tipica del post-rock, genere che di norma gioca sul contrasto tra il “pianissimo” e il “fortissimo”. Le architetture sonore dei Penelope sembrano funzionare bene: Enjoy The Little Things ep mette in chiara luce le spiccate potenzialità di Doriana (chitarra), Andrea (basso), Roy (piano e synth), e Tom (batteria), che senz’altro sapranno riproporsi ancor meglio in un lavoro dal minutaggio più elevato, magari osando un po’ di più quanto a scrittura.

– - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - –

bandiera_italia   SALTINARIA

Quando un preludio presuppone un grande lavoro c’è ben poco da scrivere. I Penelope sulla Luna regalano agli ascoltatori un’anteprima del loro prossimo album (in uscita in primavera) con “Enjoy The Little Things”: un Ep dal sapore alternative rock che raccoglie delle suggestioni attraverso la musica. Quattro brani strumentali: una continua successione di melodie che tentano di descrivere un pensiero inafferrabile (come la musica stessa). Fra tutti primeggia “Snowflakes Like Cannonballs”, composizione delicata come ciò a cui fa riferimento. Incantevole anche “I read lullabies”, la quale amplifica il suono della notte più che delle fiabe. In attesa, quindi, del secondo lavoro dei Penelope Sulla Luna posiamo dunque beatamente cullarci in questa meravigliosa anteprima.

– - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - –

bandiera_italia   ROCK GARAGE

I Penelope Sulla Luna non sono una band del tutto alle prime armi. Il quintetto aveva imboccato il proprio percorso musicale già nel 2006 per uscire con un album autoprodotto nel 2008. È solo oggi che i musicisti, dopo una serie di cambi di line-up ed ormai divenuti in quattro, riescono a dare un seguito a quel My Little Empire degli esordi giungengo a questo Enjoy The Little Things. Si tratta di un lavoro doppiamente “strumentale”, innanzitutto per l’assenza di un vocalist che sottolinea la concentrazione della band sulle melodie abbandonando lo sforzo richiesto dalle liriche, ma anche perchè rappresenta un primo atto dovuto per poi uscire nella lunga distanza (nella prossima primavera) con un album vero e proprio. Enjoy The Little Things infatti è un EP, il cui numero dei brani è pari al numero degli artisti che li hanno ideati e questo fattore fa già intuire che non potremo avere un’idea chiara di ciò che la band rappresenta (e potenzialmente rappresenterà) nel panorama musicale, se poi aggiungiamo che l’intero demo dura soli 18 minuti capiamo già di non avere sufficienti elementi per chiudere il cerchio. Il cd fisico che ricalca la grafica di un vinile ovviamente attrae, soprattutto noi che siamo amanti del passato, ma non è solo l’aspetto esteriore che interessa: il conflitto costante tra melodie semplici e l’elettronica del synth è lampante ma collocato in uno scenario in cui il post-rock fa da sfondo costante ed un rullante quasi live segna l’attenzione per un sound assolutamente ricercato. Un incubo alla ISIS o un parto alla Mogwai, in entrambi i casi l’assenza di una vera e propria voce rende più claustrofobica la proposta musicale ed a parere nostro ancora più appetibile. Questo il trade union delle quattro tracce, tra linee melodiche ed un piano soave, stacchi ed aperture difficili da digerire per chi non ha ancora acceduto all’intricato mondo del post-rock ma di cui i Penelope Sulla Luna sono degni diffusori. Una prova che mette tanta curiosità sulla prossima uscita e che ci tiene sulle spine circa la resa della band in un lavoro ben più complicato quale è un full-lenght e perchè no un concept album. Noi li attendiamo volentieri.
- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - –

bandiera_italia   SOUND CONTEST

Enjoy the little things e' l’EP che anticipa il nuovo lavoro dei Penelope sulla Luna che uscira' la prossima primavera. Quattro brani strumentali suonati “dal vivo” racchiudono l’essenza di un gruppo orientato verso racconti che sembrano avulsi da qualsiasi concetto di spazio e di tempo, ma che in realta' descrivono frammenti, istanti e sensazioni tramite piccole opere rock che siano in grado di contenere un sound moderno in melodie dirette ed orecchiabili sin dal primo ascolto. La band era composta da 5 elementi a fine 2006, anno dell’inizio della sua attivita', e ha pubblicato nel 2008 un disco autoprodotto dal titolo My little empire, molto apprezzato dalla critica italiana oltre che da quella inglese e francese. I Penelope sulla Luna inoltre hanno promosso il loro disco in un’intensa attivita' live condividendo palchi con artisti del calibro di Canadians, Giorgio Canali, Musica da Cucina, Zen Circus, My Awesome Mixtape e Le Luci della Centrale Elettrica. Dopo alcuni cambi di formazione ed un successivo periodo di pausa, il gruppo ha trovato con i componenti attuali un suo assetto stabile nel gennaio 2011, finche' a luglio dello stesso anno non e' entrato finalmente in studio per registrare Enjoy the little things. I Penelope sulla Luna si muovono attraverso influenze che vanno dal post-rock di gruppi come Mogwai e God is an Astronaut, all’elettronica di scuola 65 days of static, fino all’alternative rock di Deftones e Muse. Dalla sinuosa “Strange Storm” si giunge alla convinzione di “Snowflakes like cannonballs”, traccia talvolta intervallata da synth o altri stratagemmi elettronici che negli ultimi minuti trasformano con discrezione la melodia principale, rendendola a tratti trionfale. “I read lullabies” e' sicuramente il pezzo piu' riflessivo anche nei punti in cui le dinamiche sono piu' forti, ma nel finale rimane sospeso in modo molto elegante e soprattutto risulta funzionale prima del conclusivo “To kill you in your sleep”, brano concitato al punto giusto.  Enjoy the little things in definitiva e' un gustoso antipasto prima della portata principale attesa per la prossima primavera. Squisito.

- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - –

bandiera_italia   SODAPOP

Ultimi giorni del 2011 e ascolto un lavoro fatto di suoni che si adattano a raccordare il passato col futuro. L'EP di cui parlo è stato registrato in presa diretta all'Igloo Audio Factory (che ha già visto al lavoro Giardini Di Mirò e Gazebo Penguins) quest'estate dai quattro membri che danno vita alla band formatasi da cinque anni. Nonostante un pò di cambi di formazione che hanno rallentato non poco la loro attività, i Penelope Sulla Luna hanno sfornato un album tre anni fa - My Little Empire - che, non solo è stato abbondantemente promosso durante un'intensa attività live, ma ha ricevuto ottime recensioni in patria e all'estero (da brava esterofila noto e riporto con piacere questo tipo di informazioni). Enjoy The Little Things, invece, precede di qualche mese l'uscita della nuova fatica dei quattro e propone pochi, ma sentitissimi, pezzi strumentali che molto probabilmente da Fnac (evviva la pubblicità occulta... altro che i poliziotteschi anni '70 coi loro J&B) inquadrerebbero nella categoria post rock. I Mogwai più caldi, i God Is An Astronaut meno prolissi, i 65 Days Of Static meno elettronici. Giusto per dare un'idea di quello che fa sperare che la primavera (quando uscirà l'album numero due) arrivi presto e che, nel frattempo, canta, anzi, suona, un inverno languido e malinconico - I Read Lullabies -, ma anche fiero e rigido - To Kill You In Your Sleep -. Si sa che la luna è spazio e significato di sogni e poesia, mi domando, mentre ascolto questi racconti - o "raccolta di istantanee" come le definisce la band - ben congegnati e ispiranti, se la scelta del nome Penelope è da riferirsi alla nobile moglie di Ulisse dalla pazienza e amore incrollabili. Quattro pezzi dalla costruzione melodica molto ben calibrata alla faccia di chi dice che il post rock ormai è morto. I Penelope Sulla Luna sono vivi (e lottano insieme a noi). Eccome.

- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - –

bandiera_italia  ONDALTERNATIVA

Primo assaggino di quel che sarà il secondo disco in studio per i ferraresi Penelope Sulla Luna, band devota al post rock stile God Is An Astronaut, Mogwai, Explosions In The Sky, GY!BE. Quattro tracce potenti e pesanti (l'esempio? I famigerati fiocchi di neve pesanti come palle di cannone del secondo brano), che vi sconvolgeranno nel profondo e che grideranno nelle vostre orecchie che "bisogna godere delle piccole cose". Non ci credete? Prendete ad esempio "To Kill You In Your Sleep", ed ascoltatela per intero nel suo umore altalenante, tra felicità ed emozioni negative. Poco più di 15 minuti sono più che sufficienti per premiare l'impegno di questa band: adesso manca solo il disco completo, ed il cerchio si chiuderà. Significativo l'artwork: caffè, cornetto, e lancette dell'orologio come taglienti coltelli. Il tempo passa e noi non ci godiamo a sufficienza la vita? Intanto godiamoci i Penelope Sulla Luna, del doman non v'è certezza.

- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - –

bandiera_italia  ROCK SHOCK

Godere delle piccole cose. Questo è il messaggio che dall’accogliente approdo spaziale Penelope sulla Luna invia all’umanità sulla Terra. A tre anni dal disco d’esordio, ed in anticipo di qualche mese sul secondo lavoro di lungo formato atteso per la prossima primavera, la band ferrarese prova dunque a stimolarci l’appetito con questa sorta di antipasto di ciò che verrà. Quattro brani, poco più di un quarto d’ora di rock post qualcosa vigoroso ed espressamente derivativo (Mogwai, God is an Astronaut, 65 days of static le scuole di riferimento), venato da sintetiche inquietudini ed orecchiabili melodie. Tra preludi di tempeste, fiocchi di neve pesanti come palle di cannone, ninna nanne riconciliatorie ed istinti omicidi da tenere a bada, suona diretto e potente Enjoy The Little Things, grazie anche alla registrazione in presa diretta effettuata da Enrico Baraldi presso l’Igloo Audio Factory di Correggio, già base operativa dei nostrani Giardini di Mirò. Fatte proprie le gustose premesse, la sensazione che il pasto che ci attende nei prossimi mesi possa essere di buon livello è viva e palpitante.
- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - –

bandiera_italia   LOUD VISION

Il quartetto italiano mette subito le mani avanti dichiarando che si tratta di "un racconto unicamente strumentale che si nutre e respira nello spazio siderale tra oscura tensione e sognanti aspirazioni". Un qualcosa che si possa definire umano, poiché pieno di contraddizioni impilate l'una sull'altra: gioie, dolori, momenti isterici, inspiegabili calme. È in questo modo che il pianoforte incontra gli amplificatori delle chitarre e i sintetizzatori - a volte facenti il verso ai moog - per sancire un patto rock all'insegna della sperimentazione. Nata alla fine del 2006, la band dimostra di avere buone capacità di summa per quanto riguarda le proprie ispirazioni artistiche: dai Mogwai ai 65daysofstatic, la comunicazione e l'espressione libera divengono i due capisaldi del lavoro nel cosmo di una musica alternativa mai banale.

- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - –

bandiera_italia  ACIDI VIOLA

Un enorme albero di quelli autunnali, con numerosi rami secchi e spogli, in tutte le sue sfumature con le ferite del tempo ben in vista. Sto parlando del Post, di questo albero che trae tutta la sua grandezza da migliaia di radici ben nascoste sottoterra, che lo alimentano, lo riempiono fino a farlo scoppiare in un mix di atmosfere eterogenee poste lì per disintegrarti dall’interno. I Penelope sulla luna, sono molto legati alle loro radici Post, potrei citare i God is an Astronaut nella dolcezza degli arpeggi e nella fluidità del piano,i mùm per gli effetti sconfinanti creati soprattutto nel primo pezzo, gli improvvisi sbalzi d’umore e le scariche elettroniche dei 65daysofstatic, con qualche spunto vocale di quella dolcezza straziante irlandese molto sigur ròs, il tutto racchiuso in un EP, “Enjoy the little things“, per godere degli ultimi respiri di strane tempeste, lasciarsi bombardare da fiocchi di neve leggeri come palle di cannone, per poi soffocare senza sensi in leggere ninnananne prima di essere uccisi nel sonno irrequieto di chi si lascia cadere nell’oblio delle proprie sensazioni. I read lulladies mi ha ricordato un sacco un pezzo suonato col pianoforte in Silent Hill (il videogioco), dovrebbe chiamarsi “lisa dies”, ovviamente lo adoro e il fatto che mi sia tornato in mente grazie a voi vi fa guadagnare molti punti. Penelope viene da Ferrara,  si definisce un racconto unicamente strumentale, e credo non ci sia miglior definizione, questi quattro ragazzi hanno un sound molto travolgente e non hanno bisogno di parole scritte sulle loro note, sanno come arrivare alla testa. Dovrebbero buttare più terra sulle loro radici e nasconderle meglio

- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - –

bandiera_italia  NERDS ATTACK

In continua tensione tra oscurità e luce chiarificatoria, le strumentali tessiture del nuovo lavoro dei Penelope Sulla Luna estendono e in parte superano il discorso del precedente ‘My Little Empire’ (2008). Quattro gli atti racchiusi in questo EP, dal candore esponenziale, sin dal post-rock prodromico di ‘Strange Storms’ e ‘Snowflakes like Cannonballs’, tra Mogwai ed Exposions in The Sky. Il math-rock stile June Of 44 irrompe nella terza ‘I Read Lullabies’, ma è ancora il vocoder mogwaiano a ricordarci le referenze monolitiche della band, laddove non si sconfina poi nell’alternative più abbordabile di Deftones e Muse, come nella conclusiva ‘To Kill in Your Sleep’. Se solo trovassero il coraggio di sganciarsi da approdi troppo sicuri, potrebbero finalmente dar corpo ai notevoli sogni che ben promettono

- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - –

bandiera_italia  ROCKAMBULA

Penelope nella mitologia greca attese il rientro di Ulisse dalla guerra di Troia per vent'anni mantenendo orgogliosa la propria castità, negli anni zero Penelope decide di andare sulla luna con atteggiamenti prepotentemente post rock ambient. E ci arriva in perfetta salute, nuda e cruda, bella come non lo è stata mai. I Penelope sulla Luna registrano "Enjoy the Little Things" con la chiara intenzione di mostrare i muscoli senza vergogna, rock indubbiamente post nella forma più primordiale, senza caricare troppo il sound, la vittoria indiscussa della semplicità, il pelo sul petto. Perchè un pianoforte basta a scaldare gelidi cuori alle prese con l'inverno imminente, mi straccio un emozione dal corpo e la butto contro il muro, la chitarra mi spiazza continuamente. La seguo, mi perdo. Ritrovo il cammino grazie ad una devastante sezione ritmica, il ticchettio di un lavandino che perde in piena notte. Storie circoscritte nel vuoto si percepiscono ascoltando pezzi come "Snowflakes like cannonbals", ed è proprio vero, questi fiocchi di neve diventano palle di cannone. Un ep per i Penelope sulla Luna quindi solo quattro pezzi, un ottimo bigliettino da visita che rende tutto molto complicato. Perchè io entro in simbiosi con la loro musica e subito devo lasciarla, sembra quasi una storia senza finale e questo in qualche modo riesce a farmi perdere di lucidità, annebbiato da un senso di abbandono ripeto gli ascolti quasi fino allo svenimento. Una bella condizione si crea attorno a questa promettente band, aspettiamo l'album e nel frattempo ci facciamo un antipastino leggero con "Enjoy the Little Things", per qualche minuto ho messo anch'io un piede sulla luna. È stato bellissimo.

- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - –

bandiera_italia  SALAD DAYS

Potremmo definirli come i 65daysofstatic italiani. Che, poi, il fatto che siano italiani (di Ferrara, per la precisione) si intuisce solo dal monicker, perché i titoli delle canzoni sono in inglese e il loro post-rock strumentale possiede un respiro sostanzialmente internazionale, di certo abbastanza vicino alle cose (analoghe) britanniche. ‘Enjoy The Little Things’ rasenta la perfezione, pur nella sua assoluta brevità. Un’intro (‘Strange Storms’) in cui ci si trastulla tra carillon e vocoder (sarà un elemento caratteristico di tutto l’e.p.), una ‘Snowflakes Like Cannonballs’ che innesta languori elettronici in immense aperture rock, una ‘I Read Lullabies’ che parte dolce e dolorosa, con le tastiere a segnare la melodia, per poi crescere d’intensità in esplosioni controllate, e quindi ridiscendere a rispendere fiato, una ‘To Kill You In Your Sleep’ che pare di derivazione gothic-metal scandinava, con l’arpeggio di pianoforte e le chitarre potenti, come se gli Aereogramme coverizzassero i Sentenced. Se volete farvi un regalo, andate a trovarli sul loro sito (http://www.penelopesullaluna.net) e scaricatevi questo lavoro. Perché, sì, oltre ad essere bello è pure gratis.

- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – -

bandiera_italia  SOUND MAGAZINE

Dalla copertina non trarrete alcun indizio sul genere proposto da questa giovane band. C’è infatti una sveglia, un caffè e un cornetto e pare voglia suggerire l’idea di un risveglio qualunque, scandito dalla quotidianeità. Il titolo poi invita ad assaporare le piccole cose e l’animo si rallegra. Ma c’è poco da star contenti, poichè fin dalla prima canzone ci si immerge a peso morto nel post-rock più classico, fatto di chitarre attente e un po’ strazianti e di un’andatura rallentata e meditativa.
Se inoltre ci aggiungiamo il vocoder e la psichedelia del primo brano “Strange storms”, non c’è spazio per tornare a riassaporare il dolce sapore del cornetto. L’intento dei Penelope sulla Luna non è quello di riportarci a quote più leggere, ma di fermarsi a riflettere, a farsi travolgere da un carico emozionale imponente. Certo, il post rock non nasconde grosse sorprese e non ci si devono aspettare fuochi d’artificio, ma questo ep è un lavoro sincero e diretto, che con il fascino del rock strumentale può colpire e soddisfare molti palati.
- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – -

  STORDISCO

Questo dei ferraresi Penelope sulla Luna è un bel match, se è lecito metterla sul piano del confronto stretto con il buio pesto che orna le loro gesta soniche, sulla definizione post-rock che goccia lacrime di catrame sulle tracce dei loro dischi e sulle ombre atmosferiche che soggiornano perennemente nella loro musica senza parole, muta che urla il dispetto del moto perenne dell’oscurità carica d’energica tensione. “Enjoy the little things” è l’Ep che trascina quattro “strappi rabbiosi” registrati dal vivo, quattro tracce che lasciano l’identico squarcio verticale di una coltellata sulla pelle ammorbando beatamente con la tensione malsana che mandano in circolo ogni via d’uscita per una boccata d’aria sana e vitale; credetemi i Penelope non sono mai stati in forma come adesso, naturalmente i loro riferimenti continuano, e non possono non continuare anche perché i vari God is an Astronaut, Mogwai e le stagioni elettro-intramontabili delle nevrosi Carpenteriane sottolineate dagli Actionier Feedle o 65dos, sono onnipresenti come spiritualità trasfigurata, e una certa “santità” precostituita porta il quartetto agli allori underground più che meritati. Dori alla chitarra, Andrea al basso, Roy al piano e sinth e Tom alle pelli, fanno quadrato e squadra per ampliare la gamma delle soluzione sonore in un giocoso ed impetuoso “motore disincantato” che trasuda lacerazioni e un pizzico di romanticismo decadente e bombastico “I read lullabies”, stilla vocoder e psichedelia cosmique “Strange storms”, fa esplodere libere le casse nel fragore elettrico “Snowflakes like cannonballs” e sfugge ad ogni sistema gravitazionale nostalgico di un pianoforte che brucia la sua stupenda carica emozionale tra amari conflitti e placentari stati di benessere “To kill you in your sleep”. Quattro tracce che precedono un disco che verrà, e che come sempre dimostrano la diabolica abilità a stupire che i quattro Penelope sanno maneggiare come una materia magica che gioca al loro e nostro vantaggio. Ottimo.

- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – -

  THE BREAKFAST JUMPER

I Penelope Sulla Luna sono un quartetto post-rock ferrarese, hanno cominciato a suonare assieme nel duemilasei e, due anni dopo, hanno pubblicato il loro primo disco, My little empire. Dopo molti live e un buon succeso in europa e oltreocenano tornano in studio per partorire un Ep che anticipa il nuovo disco. Enjoy the Little Things Ep viene registrato tra luglio e settembre all'Igloo Audio Factory di Correggio e contiene quattto tracce. Il sound è sempre un post-rock sognante ma robusto, con contaminazioni elettroniche ma esclusivamente strumentale; la voce, dove compare è distorta e ridotta a mero suono, mentre imperversano synth e batteria a dare il tempo su questi quattro bellissimi trip sonori. Imperdibile.

- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – -

LOST HIGHWAYS    

E’ notte e Penelope disfa la tela che tesse di giorno. E’ un inganno da lei ordito a scapito dei Proci, nobili abitanti del territorio lunare, per ritardare il termine del lavoro e, di conseguenza, l’istante in cui avrebbe scelto uno di loro come futuro marito. Ma la donna è devota al suo sposo Ulisse, di cui attende impaziente il ritorno dalla guerra. La mitologia greca, narrata nell’Odissea, si sposta sul nostro satellite naturale e i fautori di questo fittizio trasloco sono i Penelope Sulla Luna. La band ferrarese torna a stuzzicare l’appetito musicale dell’ascoltatore con un piccolo antipasto di qualità, l’EP Enjoy The Little Things che anticipa il progetto musicale che li vedrà protagonisti nella prossima primavera. Secondo il quartetto, il segreto per una vita serena è racchiuso in una formula per nulla rivoluzionaria e che, se applicata con costanza, può regalare discreti successi. Più facile a dirsi che a farsi, ma bisogna godere delle piccole cose sin dai primi istanti di luce, quando con una buona colazione a base di cornetto e caffè ci si prepara ad affrontare le personali e frenetiche battaglie quotidiane (come suggerito dall’art-work della copertina). Strange Storm è un temporale breve che vien giù a suon di gocce tecnologiche, dominante è infatti l’uso di basi elettroniche e del synth. I candidi e morbidi fiocchi di neve diventano delle palle da cannone scure e pesanti in Snowflakes Like Cannonballs, un brano che sembra quasi descrivere, sia nel titolo che nell’energia dirompente di chitarra, synth e batteria, le catastrofi che colpiscono l’uomo e la Terra. Il post-rock dei Penelope Sulla Luna risente di influenze internazionali quali Mogwai e God Is An Astronaut, ma ricorda anche quello dei campani Il Cielo Di Bagdad. Fonde insieme la dolcezza e la malinconia di un sogno e l’angoscia di un incubo come in I Read Lullabies, in cui si intrecciano la mestizia del basso, l’inquietudine di chitarra e tastiera e il lamento del piano sul finale del pezzo. Tutte sensazioni che riaffiorano con un ritmo più vorticoso nella traccia conclusiva To Kill You In Your Sleep, il cui titolo risuona come un agghiacciante e reale avvertimento o solo come un modo bizzarro per turbare il nostro sonno? A voi lettori la risposta! Nell’attesa, in quell’angolo nascosto della luna, Penelope continua ad imbastire il sudario per il padre di Ulisse e si aggrappa a quella fievole speranza per cui un giorno il suo amato tornerà.

- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – -
SHIVER

Non si sa bene come ma già da qualche anno Penelope è sbarcata sulla luna, dove sta conducendo un’indagine sulla musica che si ascolta nello spazio esterno. La Penelope sulla Luna di cui sto parlando non è il nome di una missione segreta della Nasa ma è più semplicemente una band ferrarese nata nel 2005, e l’ultimo risultato di questa sua ricerca è l’EP intitolato Enjoy The Little Things, a ricordarci che anche a centinaia di migliaia di chilometri da qua c’è bisogno di celebrare le piccole abitudini quotidiane che riempiono la vita. I Penelope sulla Luna suonano un post-rock onirico a metà fra Mogwai e 65 Days of Static e nelle quattro tracce registrate in presa diretta che compongono questo loro EP mettono insieme l’epica rock ad una spiccata attitudine alla psichedelia.
“Enjoy The Little Things”, in uscita il 1° Ottobre per l’indie label I Dischi del Minollo, è un assaggio di quel che sarà il nuovo album della band, previsto per primavera.

- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - –
IN YOUR EYES ZINE

A distanza di due anni dal primo album (My Little Empire, 2009), ritornano i Penelope Sulla Luna, di ferrarese origine. Un piccolo cambio di formazione (Thomas Pifferi alla batteria) e si parte con un nuovo ep, Enjoy The Little Things, anticipazione del secondo disco (previsto per la primavera). Si inizia con Strange Storms And, canzone delicata che si appoggia all'elettronica, ricordando allo stesso tempo Mogwai e 65daysofstatic (versione decisamente più soft), seguita da Snowflakes Like Cannonballs che, invece, sfreccia gravida di suono per tutta la sua durata, riducendo all'osso il tempo per riprendere il fiato. I Read Lullabies, dalla melodia solare e distesa, non disdegna improvvise increspature, lasciando che a colpirci con forza sia poi la conclusiva To Kill You In Your Sleep, aggressiva tanto nel nome quanto nel suono, con la tastiera ad ipnotizzare e le chitarre, alle spalle, a ringhiare. Enjoy The Little Things testimonia il buon stato di salute della band. C'è da dire che la registrazione “dal vivo” forse non è stata la scelta migliore e che i riferimenti ad altre band (Mogwai su tutti) sono fin troppo presenti, ma, nel complesso, queste quattro canzoni funzionano e convincono. Fiduciosi del loro potenziale, non possiamo che attendere il nuovo album.

- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - –


USTATION

Negli anni zero sono state tantissime, in Italia, le nuove band lanciatesi all’inseguimento del post-rock. Vuoi perché fenomeno del momento, di quelli che segnano un’epoca e inevitabilmente influenzano chi decide di imbracciare uno strumento. Vuoi perché, eliminando il “problema” lingua che da sempre affligge i Paesi non anglofoni nel mondo del rock, anche formazioni giapponesi, francesi, tedesche e per l’appunto italiane, possono sperare in una visibilità che vada oltre i ristretti confini nazionali. Gli emiliani  Penelope sulla Luna fanno parte senza dubbio di questa schiera di novelli adepti del rock strumentale. Certo, se dovessimo fermarci già alla contemplazione del loro nome, verrebbe meno la validità di un po’ tutto ciò che s’è detto finora, dato il moniker in lingua madre. Fortunatamente, però, c’è Enjoy The Little Things da ascoltare e lì cambia tutto. Perché le quattro tracce che compongono questo ep (successore di “My Little Empire” del 2008 e predecessore del loro prossimo capitolo sulla lunga distanza) racchiudono al loro interno gli insegnamenti di quelle band, loro sì anglofone, che hanno segnato la storia recente del genere in questione. Senza volersi soffermare su capisaldi come gli scozzesi Mogwai, inevitabile punto di riferimento per chiunque si approcci al genere, già a partire dal primo brano Strange Storms – una sorta di intro di poco superiore al minuto e mezzo – vengono messe in luce quelle che sono le peculiarità della band di base a Ferrara: strati di synth, produzione ben calibrata, chitarre abrasive e un’indole “hard” evidenziata in particolare dalla sessione ritmica, come in Snowflakes Like Cannonballs, brano in cui s’intravedono anche le venature space degli irlandesi God Is An Astronaut (saranno un caso i riferimenti “extraterrestri” nei nomi delle band?). L’elettronica asciutta e ricca di sfumature di I Read Lullabies e il sound corposo di To Kill You In Your Sleep, invece, pagano pegno agli inglesi 65daysofstatic, veri maestri nell’accostare arpeggi a deflagrazioni, a cui i Penelope sulla Luna sembrano dovere larga parte della loro ispirazione. Pubblicato per l’indipendente I Dischi Del Minollo, questo ep è consigliato a chiunque ami il post-rock fatto con tutti i crismi, una piccola cosa da godersi in attesa del nuovo album della band. 

- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – 

bandiera_italia   STRATEGIE OBLIQUE

Per i Penelope sulla Luna l’ep “Enjoy the Little Things” è come un punto di nuova partenza, in quanto la band, attiva dal 2006, ha visto la sua recente storia caratterizzata da cambi di formazione e momenti di stand-by. I quattro brani qui proposti sono una sorta di prologo a quello che sarà il loro secondo lavoro sulla distanza che conta, previsto per la primavera 2012, e denunciano l’attitudine prossima al post rock del quartetto. Si tratta di tappeti strumentali nei quali si intrecciano melodie condite da una ritmica a volte sostenuta e da alcuni innesti di suoni sintetizzati, oltre che dalle colonne portanti di basso, batteria e parecchia chitarra. Il mometo migliore lo abbiamo individuato in “I Read Lullabies”, in quanto il brano sembra essere quello messo a fuoco sotto il profilo della tensione tra melodia e ritmo, tra figura principale e orizzonte sullo sfondo. Buon antipasto dunque, anche se aspettiamo i Penelope sulla Luna al passo importante, dove dovranno necessariamente dimostrare una maggiore originalità, altrimenti rischiano fortemente di perdersi in un territorio stilistico fin troppo ampio e sfruttato in ogni centimetro.

- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - –

bandiera_italia  RAD

Un ottima autoproduzione in edizione Free "Enjoy the Little Things EP", il ritorno dei Penelope Sulla Luna, band post-rock italiana che fonde l'elettricità alla melodia in maniera suadente sfruttando la coesione tra malinconia e pura energia rock. " Enjoy the Little Things” è un concentrato di emotività rock che band come i Mogwai hanno saputo regalare. C'è chi dice che è più difficile comporre un disco strumentale rispetto a quelli cantati e forse è proprio così. Ma questo non sembra spaventare i Penelope Sulla Luna che riescono ad incantare con le loro atmosfere dilatate, i loro suoni sempre in bilico tra pulito e distorto e i loro crescendo evocativi.  " Enjoy the Little Things” è una buonissima opera prima che si cimenta nel difficile compito di comunicare solo attraverso la musica, senza testi e parole. Un Ep che attraverso quattro tracce conduce l'ascoltatore per mano in sentieri inconsci che forse non aveva mai esplorato. Un'ottimo stile quello dei Penelope Sulla Luna che riescono ad ammaliare già con il loro debutto.