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interviste IL SILENZIO DELLE VERGINI

Benvenuti su system failure. Potete parlarci del vostro percorso fino a qui?

Il progetto nasce nel 2017 con “Colonne sonore per Cyborg senza voce”. In quel periodo io e Cristina abbiamo iniziato ad ascoltare molta musica strumentale e abbiamo deciso di iniziare a percorrere questo sentiero. “Fiori Recisi” è il prodotto finale di questo percorso.

Potete dirci qualcosa del vostro background musicale? Che musica ascoltate? Nominate qualche disco che per voi è stato tanto importante…

Per assurdo uno dei dischi più importanti della nostra esperienza musicale è “Bleach” dei Nirvana perché senza di loro non avremmo mai iniziato a suonare. Tutte le esperienze sonore sono poi utili: dagli explosion in the Sky a Mia Martini, da Nico ai the Cure e Joy Division. Tutto è utile per diventare dei musicisti migliori!

Come nasce una vostra canzone? Che ambiente create per voi stessi?

Non esistono ambienti ideali o emozioni che si possono costruire precedentemente in laboratorio: ogni riff che compone una canzone ha una sua anima, un suo percorso emotivo, non esiste nulla di preconfezionato.

Abbiamo recensito “Fiori recisi”? Provate a spiegare tali parole: “Fiori recisi”, perché questo titolo?

Perché siamo tutti dei piccoli fiori che nella vita abbiamo passato momenti che ci hanno recisi, metafora e filo conduttore del nuovo lavoro… Vi ringraziamo ancora tanto per la bellissima e primissima recensione! Avete colto appieno quello che volevamo trasmettere! Voleva essere un modo per spiegare il perché del titolo “Fiori Recisi”. La stessa motivazione poi è anche il filo rosso conduttore che accomuna tutti i pezzi.

Chi ha fatto la cover del disco ?

Le grafiche e le foto del disco sono state fatte da Ilaria Passiatore che salutiamo tantissimo!

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1) Come è nato il nome della vostra band? Potreste raccontarci anche un po’ la storia della vostra band?

Il nome vuole riprendere i titoli di due film che noi adoriamo: “Il silenzio degli innocenti” e “Il giardino delle vergini suicide”. Siamo attivi dal 2017 e dopo varie peripezie di componenti ci siamo ritrovati noi 3 con 3 dischi alle spalle!.

2) C’è stato qualche episodio particolare che vi ha fatto sentire il bisogno di scrivere le vostre canzoni? Qual è stato il vostro percorso formativo e che cosa vi ha influenzato di più?

Ogni volta che componiamo un nuovo brano è come una burrasca interiore che si concretizza. Sicuramente nell’ultimo periodo ci siamo appassionati a gruppi post-rock come Explosion In The Sky, God Speed You Black Emperor, Mogway. Siamo appassionati molto anche del cantautorato italiano, ma anche andando indietro nel tempo al post-punk, alla new wave, grunge.

3) Il vostro album “Fiori Recisi” è uscito il 6 marzo del 2020, potete parlarcene?

L’album nasce con l’idea di evolvere tutte le esperienze sonore che c’erano state negli anni precedenti. Volevamo unire in questo album le arti che amiamo di più: cinema, letteratura, teatro e musica. Ogni brano parla di una storia diversa ma ognuno di essi ha un filo conduttore, da qui il titolo “Fiori Recisi”: ognuno di noi è come un fiore che viene reciso durante la sua vita.

4) Quanto tempo ha richiesto la realizzazione dell’album?

Questo album ha avuto una gestazione di due anni tra la preparazione dei provini registrate in studio in due sessioni.

5) Attualmente, è difficile pubblicare un disco?

Non è così semplice, ma con la tecnologia attuale puoi registrare delle canzoni che abbiano una discreta produzione. Però, secondo noi, avere un rapporto con professionisti è un buon sistema per fare un lavoro migliore.

6) Come state affrontando questo periodo in piena fase pandemica da virus SARS-CoV-2?

Tornando al discorso di prima, puoi avere anche un rapporto non diretto con i fan. Certo non è la stessa cosa, ma a casi estremi… estremi rimedi! Questa situazione improvvisa sicuramente non ha giovato per quanto riguarda i live, ma la gente, avendo più tempo a disposizione, ha avuto più facilità di ascoltarci e seguirci.

7) Cosa significano per voi improvvisazione e composizione e quali sono, per voi, i loro rispettivi meriti?

Non vi è composizione senza improvvisazione nei nostri pezzi. Sono imprescindibili entrambe!.

8) Come giudicate l’uso della tecnologia e dei social media al servizio della musica?

Sicuramente sono importanti per farsi conoscere! Compresi i balletti su TikTok! Ahahahah.

9) Il ruolo delle band è sempre stato soggetto a cambiamenti. Qual è la vostra opinione sui compiti (ad esempio politici / sociali / creativi) delle band e come raggiungete questi obiettivi nel vostro lavoro?

A livello sociale cerchiamo di dare messaggi positivi. Ad esempio nell’ultimo video singolo omonimo “Fiori Recisi” abbiamo fatto un lavoro contro il cyberbullismo. Andate a vederlo! :).

10) Che consigli dareste ai nuovi artisti che desidererebbero emergere?

Sicuramente di non mollare e seguire i propri sogni e quello che amano!.

11) Gli artisti spesso vivono immersi nelle emozioni del presente. Il futuro vi spaventa? Quali sono i vostri progetti per il futuro?

Tornare a fare quello che ci piace: fare live, tornare a registrare, provare, stare insieme! :)

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1) Da qualche giorno è disponibile il vostro nuovo singolo “Fiori Recisi”, volete parlarcene e presentare il progetto?
Fiori recisi e’ il nostro quarto singolo. È un brano che racconta, come tutti i nostri brani, una storia.
a storia in questione parla di una tematica molto importante soprattutto in questi anni: il bullismo e il cyberbullismo.
Noi crediamo che si debba parlare di argomenti di questo tipo, con il coraggio che solo l’arte e la musica possono avere.
Non bisogna vergognarsi, anzi, bisogna lottare e dire le cose come stanno.

2) Quale messaggio veicolano le vostre canzoni?
Un messaggio di crudezza e sensibilità, ma anche di sogno e speranza.
Non abbiamo un’emozione che rifiutiamo.
La cosa importante è essere sinceri e onesti quando si vuole comunicare un messaggio.

3) Siete una band attiva da diversi anni, cosa ne pensate della scena musicale nazionale?
Pensiamo ci sia troppo autotune, no scherzo, ahahahah.
Ci sono dei buoni gruppi che però sono ancora troppo legati al mercato.
Noi siamo figli dei primi anni 2000, dove c’era ancora un buon fermento. Ora ci sono buone idee ma manca lo spirito di protesta.
È come se la gente godesse nel soffrire, senza fare nulla per dire quello che non va.
L’arte dovrebbe servire a quello, o se volete anche a quello.

4) Siete pro o contro ai talent televisivi?
Siamo contrari, perché il reality, o se volete talent, non c’entra niente con la musica.
Ragazzi, in Italia il rock è fermo ad Agnelli, Godano, ai fratelli Ferrari, se volete poi ai gruppi usciti nei primi anni di questo secolo.
I nomi sono sempre quelli.
Se si parla di alternative rock da copertina siamo ancora lì.
Se parlate di sottobosco, c’è un buon fermento, ma bisogna essere coraggiosi, bisogna provare a scrivere cose che abbiano un po’ ciccia. Il talent uccide questo fermento, questa voglia di esplorare.

5) Progetti futuri della band?
Live, sperando di tornarci presto.
A breve, per nuove uscite, vedremo se il 22 vedrà qualcosa di nuovo, per il momento stiamo lavorando su nuovi provini e torneremo in studio in estate.

6) Come possono mettersi in contatto con voi i nostri lettori e su quali canali si può acquistare il singolo ed i vostri dischi?
Abbiamo e siamo su tutti i social: su Instagram ci trovate come @isdv.official su Facebook e YouTube cercando il silenzio delle vergini.
Siamo distribuiti da Audioglobe, come circuito, ma ci potete trovare ovunque.

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Il Silenzio Delle Vergini sono un band della bergamasca con sonorità strumentali particolarmente caratteristiche e raffinate. A marzo 2020 pubblicano, in cd ed in digital download, l’album “Fiori Recisi, anticipato dal singolo “Il Treno Dei Desideri”, brano premiato per la colonna sonora del cortometraggio “Seconda ripresa”, in cui il protagonista del film è l’attore Gabriele Lazzaro.

“Fiori Recisi” è il terzo lavoro in studio de Il Silenzio Delle Vergini, in uscita in coproduzione tra I Dischi Del Minollo e (R)esisto (Audioglobe distribuzione), dopo “Colonne sonore per cyborg senza voce” (2017) e “Su rami di diamante” (2018). In questo album ISDV utilizzano un sound psichedelico con un groove molto potente: le nove canzoni che lo compongono sono intense e musicalmente ricercate. Gli inserti vocali utilizzati, insieme alla voce di Cristina Tirella, danno un’atmosfera molto intima.

Abbiamo intervistato Il Silenzio delle Vergini per scoprire meglio ciò che li influenza e gli obbiettivi che si pongono con i loro brani.

A differenza del vostro primo album, il “Silenzio” è stato interrotto da voci e frase campionate che conferiscono ai brani un’ambientazione più umanoide: come spiegate questa scelta?

Il percorso degli ISDVè durato 3 anni, e ha visto vari momenti, con ombre e luci. L’idea di inserire dei vocali in “Su rami di diamante” e “Fiori Recisi” è stata una scelta precisa, dettata dalla volontà di cambiare e maturare nuove scelte stilistiche.

Come avete scelto le citazioni da inserire in “Fiori Recisi”?

Come detto in precedenza è stata una scelta dettata dalla volontà di utilizzare nuove forme stilistiche e rinnovare il nostro stile compositivo.

Scrivere brani strumentali così evocativi è sicuramente frutto di un immaginario ben delineato: cosa vi ispira di più? Da cosa prendete spunto?

Sono le nostre esperienze quotidiane e i nostri vissuti musicali che hanno reso la nostra musica molto particolare. Il tutto è curato nei minimi dettagli perché abbiamo una buona produzione e una distribuzione. Ringraziamo Resisto Distribuzione e I Dischi del Minollo, che ci seguono da vicino.

Forse è ancora presto per pensarci, ma che tipo di evoluzione prevedete per i vostri prossimi brani?

Forse alla Massimo Volume per un prossimo futuro, ma in realtà è difficile da prevedere. I nostri produttori giocano molto, su quello che resta un buon provino e il pezzo mixato in maniera definitiva. Vedremo, che cosa riserva il futuro.

Come si articolano i vostri live? La fedeltà con il disco è primaria oppure vivete il momento lasciandovi andare a divagazioni sul tema? Cosa amate più dell’esperienza dal vivo?

I nostri live sono intensi perché tutto è curato nei minimi dettagli. Ci teniamo al nostro pubblico. A livello scenografico usiamo delle maschere di scena, e inoltre stiamo pensando di collaborare con nuovi artisti, provenienti da altre arti, per rendere i nostri live, dei veri e propri show.

L’idea potrebbe essere quella di creare degli allestimenti scenografici che accompagnino la musica strumentale o recitata all’artista di riferimento che realizza la sua opera. Al momento però sono solo delle idee. Vedremo se sarà possibile realizzarla. Intanto vi salutiamo, e vi ricordiamo che ci potete trovare su tutti i principali social di riferimento.

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“Fiori Recisi” è il terzo lavoro in studio de Il Silenzio Delle Vergini, in uscita in coproduzione tra I Dischi Del Minollo e (R)esisto (Audioglobe distribuzione), dopo “Colonne sonore per cyborg senza voce” (2017) e “Su rami di diamante” (2018).

In questo album Il Silenzio Delle Vergini utilizza un sound psichedelico con un groove molto potente: le nove canzoni che lo compongono sono intense e musicalmente raffinate e gli inserti vocali utilizzati, insieme alla voce di Cristina Tirella, danno un’atmosfera molto intima.

Abbiamo intervistato la band…

Ciao ragazzi. Innanzitutto complimenti per il disco. Il 2020 sembrava un anno poco adatto alle nuove uscite, ma le ispirazioni autentiche resistono a tutto. A proposito di questo, cosa vuol dire scegliere di pubblicare un album in questo momento storico/musicale?

Fiori recisi e’ un disco molto particolare, quasi un anti disco. Se consideriamo la musica come un ensemble di generi, o semplicemente musica, si può dire che l’album sia un art rock di vario stile. Il disco nasce con la possibilità di dare anima e corpo a tutte le nostre passioni. Cinema, arte e musica ovviamente.

L’incertezza legata alla pandemia é stata per voi motivo di riflessione? L’avete riversata sulle vostra composizioni?

Abbiamo fatto il disco prima di tutta questa situazione e poi ci siamo ritrovati con l’uscita già effettuata del singolo( Il treno dei desideri e’ uscito il 31 gennaio.) E quindi ci siamo dovuti adattare. Quindi direi che i brani sono nati indipendentemente da tutto.

Quando ci si stacca dalla “forma canzone”, in favore di componimenti essenzialmente strumentali, in un Paese in cui la più grande tradizione musicale popolare è Sanremo, come cambia la fruizione del pubblico? E come gestite questa vostra identità a riguardo?

Siamo arrivato in finale al Sanremo Rock. Molto diverso dall’originale, ovviamente.
Quindi Sanremo e’ un contesto molto particolare. E’ una gara canora, ma anche di musica e spettacolo. Sperimentare fa parte di Il silenzio delle vergini, non ci sono limiti a quello che un musicista può fare; come direbbe Kirk, una persona deve esplorare mondi sconosciuti.

Provenite dalla zona di Italia più colpita dalla pandemia, e questo, di certo, ha effetti sulla vita di tutti i giorni. Come si sente un musicista, un artista, un creativo, quando si trova davanti a situazioni devastanti come questa? Si canalizza il dolore o “si appendono le cetre alle fronde dei salici”?

E’ molto personale la reazione direi difficile da intuire. Io ho reagito a volte scrivendo, leggendo.. Ma non è oggettivo il discorso. In altre occasioni, abbiamo lasciato correre. Il Covid e’ una piaga dura da sopportare.

Una ultima domanda, un po’ più goliardica… “Il treno dei desideri” (brano stupendo!), perché ha proprio questo titolo? Ha qualche riferimento ad un certo treno che faceva andare i pensieri all’incontrario…?

Per chi ama i manga sarà subito chiaro. Noi adoriamo i manga tutto il progetto Il silenzio delle vergini si permea su questo. Il treno dei desideri, inteso come lo scorrere del tempo, oppure come il desiderio di salire il più in alto possibile.

Vi faccio un grande in bocca al lupo, e rinnovo i miei complimenti per la grande qualità della composizione. A presto!

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Dopo aver recensito il loro album Fiori recisi abbiamo intervistato la band Il silenzio delle vergini:

Ragazzi cosa è per voi il futuro? Capisco che una domanda così, parlando di un disco, possa destabilizzare, ma sarei curioso di sapere quale è la vostra visione delle cose sui tempi che ci stanno aspettando dietro l’angolo di quest’ultimo, assurdo, 2020.

Il nostro futuro? Se fossimo dei supereroi (ahahah), vorremmo semplicemente un mondo migliore…..Un mondo senza guerre, carestie, bombe ma la realtà è molto diversa. Viviamo in un mondo globale, dove quello che succede a noi, determina delle situazioni che influenzano altri popoli o altri paesi, quindi è tutto molto complesso. Per quanto riguarda il disco, vorremmo suonare dal vivo e farlo conoscere come ogni altro artista, ma la situazione odierna a volte impedisce questa possibilità.

A chi di voi è venuto in mente l’espediente degli inserti vocali?

Gli Il silenzio delle vergini sono un team, e quindi è stata una decisione comune. La nostra musica si sposava alla grande con quei testi e quindi la produzione dell’album, ne è stata una conseguenza.

Se non ho capito male: li realizzate voi?

Si, è un ensemble di situazioni diverse, dove l’idea parte da me o da gli altri e poi si sviluppa. Le parole devono essere interpretate e pensate bene, per poter entrare in una canzone.

Cosa si aspetta una band nel pubblicare un album tanto complesso? Ma più che altro: siete consci di avere fatto un album complesso?

Noi Il silenzio delle vergini siamo consci di aver fatto un buon lavoro, un lavoro durato due anni. Per questa ragione, ci teniamo molto a Fiori Recisi, e vorremmo farlo conoscere alle persone il più possibile, con qualsiasi forma di comunicazione esistente.

Come stanno accogliendo i media questo lavoro?

Molto bene, tante recensioni positive, e tanta visibilità sui social. Io e i ragazzi, lavoriamo molto, perché ci teniamo a far conoscere le canzoni e i brani che abbiamo realizzato. Al giorno d’oggi, non è soltanto la forma live il punto di riferimento, ma anche il lavoro di marketing che si fa al di fuori. I live danno quel senso di forza e di espressività che arricchisce questo lavoro di contorno.

Causa Covid 19 i gruppi dediti all’alternative rock sembrano non avere più spazi in cui esibirsi. Come state risolvendo questa problematica? Pubblicare un disco così bello e non poterlo portare in giro deve essere piuttosto frustrante…

Hai centrato il punto, i live cancellati, tra cui alcuni molto importanti segnalati sulle nostre pagine social. Effettivamente, nessuno si aspettava questa situazione, ma se fossimo un gruppo di ragazzi poco coraggiosi avremmo già mollato da tempo, ma noi siamo degli eroi(ahahahah).

Gli arrangiamenti mi sono sembrati particolarmente curati per essere una produzione italiana. Come nascono e di chi sono frutto? Intendo, c’è qualcuno di voi che se ne cura in particolare o è frutto di un lavoro concertato a più mani?

Abbiamo dei grandi produttori, che trasformano i nostri provini, in bellissimi pezzi. Non bastano solo le idee, ma anche e soprattutto gli arrangiamenti. Michele G. e Federico Viola sono stati e sono dei grandi maestri, da questo punto di vista.

Perché, pur essendo molto attento alle nuove uscite, mi sono perso i precedenti due lavori? A cosa pensate possa essere dipeso, dalla disattenzione di chi vi parla (che in questo ovviamente sta incarnando metaforicamente l’intero pubblico italiano) o dallo stato pietoso in cui versa l’intera categoria degli “addetti ai lavori” del sempre più periferico mondo discografico italiano?

Il primo album, e’ stato molto intenso e viscerale, ma l’inizio di un progetto. Quando i progetti sono all’inizio, hanno bisogno di tempo per crescere. Il secondo Su rami di diamante é stato un ep preparatorio per Fiori Recisi, l’album attuale. Abbiamo sempre pensato, che un artista realizza i suoi pezzi migliori, alla fine di un percorso o dopo un po’ che ci lavora sopra, non si improvvisa niente perché ci vuole molto impegno..

Quali sono i riferimenti principali della vostra band?

Art rock, grunge, punk, noise, new wave. Ce ne sono tanti. Infatti, l’album é influenzato da tanti artisti, che sarebbe inutile elencare.

Come ha cambiato la vostra vita la pubblicazione di questo disco? Ovviamente non parlo della vita in sé, ma della vostra vita interiore…

Ma è l’inizio di un percorso che potrebbe portare all’apertura di porte importanti. Se il lockdown non ci avesse bloccato, avremmo fatto dei live completamente imprevisti rispetto anche solo all’anno precedente. Ma vedo che nonostante tutto, la gente ci cerca, e’ incuriosita. I nostri social sono pieni di commenti e la gente inizia ad interagire con noi per poterci incontrare. Il live rappresenterebbe poi la ciliegina sulla torta. Speriamo che la situazione diventi meno pesante, perché come tutti anche noi abbiamo voglia di suonare.

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Chi ha detto che un musicista deve proporre solo musica? Se ha altre passioni, modi diversi di esprimere la sua arte, chi gli vieta di farlo? I bergamaschi Il Silenzio Delle Vergini partono dalla musica, ma contemporaneamente aprono lo zaino e tirano fuori il loro enorme bagaglio di interessi. Il loro ultimo album “Fiori Recisi” (qui la nostra recensione) ci è piaciuto moltissimo, e non abbiamo perso un attimo per incontrarli (virtualmente, data l’attuale situazione di emergenza) e scambiare con loro quattro chiacchiere.

Ciao ragazzi, nel rinnovarvi i complimenti per il disco vi chiedo: ormai Il Silenzio delle Vergini è al secondo album, al quale va aggiunto l’EP “Su rami di diamante”. Possiamo ormai considerarvi un gruppo oppure vale ancora l’auto-definizione social di progetto strumentale?

Tutti: gruppo perché oltre al piacere di suonare si è creata un’unione di idee ed in più un forte legame; progetto musicale perché è un’evoluzione continua di varie sperimentazioni sonore. 

In “Colonne sonore per cyborg senza voce” avete combinato la musica con i manga, in “Fiori recisi” la musica con il cinema. Avete altre passioni, così magari spoileriamo il tema del prossimo album?

Armando: la costruzione di una progettualità come la nostra è sempre molto ricettiva verso le diverse forme d’arte. Personalmente, oltre che di musica, cinema e manga, sono appassionato anche di letteratura, filosofia e in parte di pittura. 
Cristina: sicuramente a livello di passioni oltre la musica e il cinema, manga / anime direi sicuramente recitazione e fotografia.

Sempre a proposito di passioni, avete mai fatto una classifica personale tra musica, cinema, fumetti, etc.?

Armando e Cristina: La musica è sicuramente l’aspetto principale che ci accomuna di più. Il concetto è che tutte le forme artistiche sono un veicolo di comunicazione.
Francesco: si, l’ho fatta, principalmente tra musica e cinema. 

Qualche vostro collega (non faccio nomi ma credo che capirete), insieme all’esperienza musicale con tanti richiami al cinema è finito a fare il regista. A voi piacerebbe o addirittura avete in programma di intraprendere un percorso simile?

Armando: io e Cristina abbiamo creato il soggetto di un cortometraggio intitolato “Seconda ripresa”, utilizzando due nostri pezzi come colonne sonore: “Il Treno dei Desideri” e “Amore”.

Cristina: a me piacerebbe un sacco, appassionata di fotografia, il passaggio a video potrebbe essere sicuramente più semplice, facendo un po’ di pratica prima ovviamente, ma comunque senza annullare l’aspetto musica.

Nella recensione di “Fiori recisi” non abbiamo potuto fare a meno di notare che strizzate più di un occhio alla forma musicale della colonna sonora. Vi piacerebbe comporre musica per un film o una serie tv?

Tutti: si, sarebbe un sogno, in linea anche con il nostro progetto. Ci sono molte band che si sono specializzate in colonne sonore e che sono diventate anche molto importanti.

Vi confesso una cosa: io adoro i Kiss, gli Slipknot e i Tre Allegri Ragazzi Morti, che con voi hanno in comune l’andare in scena mascherati. Ho notato che non le indossate sempre. Il loro utilizzo ha criteri stabiliti? A cosa si ispirano?

Tutti: l’utilizzo delle maschere è nato per caso. L’idea iniziale era di abbinarle a tute bianche da laboratorio simulando un mondo post-apocalittico contaminato, ma sotto la tuta faceva troppo caldo. Abbiamo quindi mantenuto solo le maschere che si ispirano ai cyborg e quindi al concetto di uomo meccanico.

Una domanda specifica per Cristina. Nel tuo percorso ho trovato straordinarie similitudini con Melissa Auf der Maur, bassista delle Hole e poi degli Smashing Pumpkins, oltre che cantante e “multiartista”. E’ un punto di riferimento per te e come mai non l’hai mai menzionata in altre interviste?

Cristina: Melissa Auf der Maur è una grande artista ed è uno dei riferimenti che ho. Ci sono comunque molti artisti che adoro e da cui prendo riferimento e spunto per continuare a migliorarmi!

Il video del Il treno dei desideri racconta una storia di diversità e omofobia. Nella title track il testo recitato riprende una campagna di sensibilizzazione di qualche anno fa contro il bullismo scolastico. Che tipo di messaggio vi sentite di mandare sui temi sociali di grande attualità nella società odierna?

Francesco: Il rispetto per chi viene considerato diverso ed una maggiore sensibilità, attraverso l’empatia.

E’ prevista l’uscita di altri singoli con video a tema? Se sì quali e cosa tratteranno?

Tutti: è prevista l’uscita di un secondo video-singolo (non vi spoileriamo il nome, ridono). Vi possiamo dire che il tema trattato è l’incomunicabilità che si può creare tra persone.

Inutile girarci intorno, è un periodo molto difficile per tutti, per voi in particolare che vivete a Bergamo, una delle città italiane più colpite dalla pandemia in atto. Cosa significa per una band non poter andare in giro a promuovere il suo nuovo disco?

Francesco: Purtroppo è una situazione difficile ed i nostri ringraziamenti vanno a tutte quelle persone che stanno facendo miracoli a tutti gli effetti, facendo molti più sacrifici di noi, per salvare quante più persone possibili. Tornando alla domanda: è dura non poter suonare dopo aver fatto un intero lavoro, ma sicuramente ci rifaremo!
Armando: stiamo cercando di recuperare le date che avevamo programmato e di trovare altre date all’estero con una collaborazione che stiamo avviando. 

La prima cosa che farete appena sarà di nuovo possibile uscire di casa?

Francesco: bere una bella birra tutti insieme e farci una bella suonata sopra!!!
Armando: aggiungo, poterci di nuovo abbracciare tutti e tre insieme! 
Cristina: Farci una bella suonata, per me senza birra perché sono quasi astemia (ride), uscire con la mia macchina fotografica a fare foto a raffica, farmi una bella lezione con il corso di recitazione che sto frequentando! 

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1. Chi sono IL SILENZIO DELLE VERGINI secondo IL SILENZIO DELLE VERGINI?
1. Il Silenzio delle Vergini sono un progetto di musica alternativa in cui tutte le forme artistiche possono essere contemplate. I tre lavori fatti fino ad ora sono un’evoluzione di un percorso creativo volto ad unire musica, arte, cinema e poesia.

 

2. Come definireste la vostra musica in tre aggettivi?
2. Direi: “dirompente” perché energica e potente, “psichedelica” perché le immagini stranianti e a volte alienanti fanno parte del nostro percorso e “sperimentale” perché ci piacciono moltissimi generi e non ne abbiamo uno specifico di riferimento nei nostri pezzi.

 

3. Ascoltando il vostro nuovo lavoro “Fiori recisi” si ha la sensazione di trovarsi in un ambiente cinematografico in bilico tra la potenza descrittiva e gli attori che sussurrano le loro battute. Innanzitutto: Come mai questo titolo? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
3. Abbiamo deciso di chiamare il nostro lavoro “Fiori Recisi” perché siamo tutti dei piccoli fiori, ognuno di noi a causa degli avvenimenti che si sono susseguiti nell’arco della vita è stato in qualche modo reciso. Le tracce che lo compongono rappresentano quindi una situazione diversa di quello che può essere un dato avvenimento. Questo vuol essere anche il filo conduttore del nostro album.

 

4. Siete al vostro terzo disco ed avete accumulato già una bella esperienza: come è cambiato il vostro sound dagli inizi?
4. All’inizio sentivamo il bisogno di esprimere tutta la rabbia che avevamo dentro, il primo disco è quindi molto diretto e potente. Con “Su Rami di Diamante” e “Fiori Recisi”, collaborando con (R)esisto distribuzione e I dischi del Minollo, il nostro sound è cambiato, lasciando spazio a
sonorità più luminose e aperte.

 

5. Potete parlarci del bellissimi artwork della copertina del disco?
5. L’artwork di “Fiori Recisi” è stata realizzato da Ilaria Passiatore che dobbiamo dire ha fatto un ottimo lavoro e che ringraziamo ancora tanto e salutiamo!

 

6. Quali sono i vostri progetti futuri?
6. Abbiamo in programma di superare, prima di tutto, questo brutto periodo che ci sta coinvolgendo e di ripartire con i live il prima possibile. Infatti abbiamo in programma, visto che sono saltate tutte le date a causa dell’epidemia, di recuperarle entro la fine dell’anno.

 

7. Se doveste consigliare tre band contemporanee, quali scegliereste?
7. La prima sicuramente sono gli Explosion in the Sky che amiamo tantissimo. Poi consiglieremmo, I Ruggine che con Iceberg di qualche anno fa avevano fatto un ottimo lavoro e uno dei progetti di Emidio Clementi.

 

8. La musica cambierà il mondo?
8. La musica avrebbe il potere di cambiare il mondo se la gente fosse interessata veramente a capirne il messaggio. Ti ribalto la domanda: potrebbe esistere oggi un evento come Woodstock? Non è solo colpa degli artisti e della poca creatività, ma anche della società che distrusse quelle menti geniali con la droga: Hendrix, Joplin, Morrison e Nico.

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  IL BLOG DELL'ALLIGATORE

 

Come è nato Fiori Recisi?
Questo nostro disco è nato dall’esigenza di concludere un percorso creativo nato con Su Rami di Diamante. Siamo passati infatti dalle atmosfere più dure e melanconiche di Colonne Sonore per Cyborg senza voce ad una raffinatezza psichedelica e sonora.

 

Perché questo titolo?
Fiori Recisi perché tutti possiamo essere visti come dei piccoli fiori a cui è stato reciso il gambo: dal momento in cui si viene al mondo alle situazioni che si vengono a creare durante la vita di ognuno di noi. 

 

Come è stata la genesi dell’album, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Il percorso creativo, come accennavamo prima, è partito con Su Rami di Diamante. L’utilizzo di una strumentazione più psichedelica ha portato a strutture musicali più complesse e meno immediate. I nove brani di questo disco hanno all’interno una pluralità di situazioni sonore molto variegate e questo risultato ci rende molto orgogliosi di ciò che abbiamo ottenuto. 

 

Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di Fiori Recisi?
Tutti i momenti che si affrontano durante una registrazione così importante sono intensi e ricchi di pathos ;) è come veder nascere una piccola jam da un materiale che fino a quel momento era molto grezzo. 

 

Se  fosse un concept-album su cosa sarebbe? … anche a posteriori? O forse no? …
Nonostante le canzoni musicalmente risultano differenti tra loro Fiori Recisi per noi è un concept album: come detto prima il significato di Fiori Recisi è ciò che lo rende un concept album perché tutte le tracce rimandano a quello.

 

C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri dell’intero disco? … che vi piace di più fare live?
Per noi questo disco rappresenta nella sua completezza una gemma molto preziosa! 

 

Come è stato produrre artisticamente il disco con solide realtà quali I Dischi Del Minollo e (R)esisto?
L’esperienza della produzione e post-produzione è stata molto positiva perché abbiamo potuto collaborare con professionisti seri e molto preparati. Un produttore deve essere in grado di capire le potenzialità di una band e i ragazzi dello studio Animal House di Ferrara sono riusciti a leggere nelle nostre menti e capire il nostro percorso creativo. 

 

Copertina molto bella e rappresentativa del disco. Come è nata? Chi l’autore?
L’autrice della copertina è Ilaria Passiatore che, oltre a essere un’amica, è anche un’ottima fotografa, grafica e videomaker (il prossimo video singolo sarà proprio realizzato da lei!) :) 

 

Come presentate dal vivo il disco?
Dal vivo al momento siamo un trio (chitarra, basso e batteria) e andiamo in giro con le basi campionate di tastiera. Piccola chicca, siamo mascherati

 

Altro da dichiarare?
Volevamo ringraziare voi per questa opportunità, (R)esisto distribuzione e I dischi del Minollo per l’appoggio che ci danno, lo studio di registrazione Animal House di Federico Viola e Michele Guberti per la disponibilità e professionalità, Ilaria Passiatore per le grafiche e foto (e il video che uscirà) e tutti quelli che hanno contribuito alla realizzazione di questo album! 

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Di certo la loro produzione musicale è intensa e ricca di spunti, dove  nulla è lasciato al caso, nessun pensiero libero di essere, ma il prodotto di un’esperienza, di un concetto, di un legame, di un percorso che da sempre ha saputo unire la musica alla letteratura. E siccome anche a noi le sfide piacciono, incontrare “Il Silenzio Delle Vergini” si è dimostrato essere da subito un obbiettivo. Prima però le presentazioni. Il gruppo è formato da Armando Greco (chitarra), Cristina Tirella (basso e cosi), Francesco Lauro Geruso (Batteria)

La prima domanda che mi sorge ‘spontanea’ dopo aver ascoltato parte della vostra discografia, è ‘quali sono i malesseri umani’ che attraverso i vostri brani mettete al centro dell’attenzione?

I nostri brani analizzano più stati d’animo, sono composizioni passionali e istintive. Quello che cerchiamo di fare non è pre-ordinato. Di solito la sofferenza e la crescita che comporta un dolore sono degli ottimi spunti di riflessione. 


Dal primo album “Colonne sonore per cyborg senza voce” all’ultimo, il terzo “Fiori recisi”, mentre persiste un’attenzione verso i lati bui, scuri, dell’uomo, inteso come genere umano, a cambiare è il sound che si è fatto più..chiaro…, più pulito. E’ così?
Sì: dal primo disco al terzo c’è stata una maturazione artistica e anche caratteriale della nostra band. Pur mantenendo un approccio molto istintivo, i lati bui e scuri sono diventati più neutri e la costruzione dei pezzi è diventata più razionale anche grazie alla collaborazione con i produttori Michele Guberti e Federico Viola. 

Un’altra caratteristica che vi ha accompagnato è quella di utilizzare pochissimo, quando affatto, la voce e anche in questo caso il suo utilizzo è minimo. Perché queste scelte?
Come ai tempi di “Colonne sonore per Cyborg senza voce”, il primo intento della band è stato quello di comunicare, tramite la musica, le proprie emozioni e sensazioni. La voce avrebbe solamente trasportato l’ascoltatore verso una data emozione causata dai testi, in questo modo è direttamente la musica a farti viaggiare verso l’emozione che più ti viene trasmessa ed è soggettiva. 

Come vi siete conosciuti? Quale era il vostro trascorso professionale?
Cristina e Armando, già ci conoscevamo per il vecchio progetto “Tic tac bianconiglio”, oltre a essere poi diventati marito e moglie. Francesco, già proveniente da altri progetti, si è unito successivamente al gruppo. 

Siete sempre d’accordo sugli obbiettivi? Su cosa eventualmente si creano discussioni?
All’interno di una band è normale che ci sia della dialettica, il confronto quindi è salutare e utile per capire come procedere sul lavoro da presentare. 

Ve lo avranno chiesto tutti e chi sono io per essere da meno?? Da cosa arriva il vostro nome, Il Silenzio delle Vergini?
Siamo molto appassionati, oltre che di musica, di cinema, manga/anime e teatro. Il nome “Il Silenzio delle vergini” vuole racchiudere una parte delle nostre passioni. 

Comunque anche la scelta dei titoli dei vari brani è decisamente particolare
I titoli delle canzoni non sono pensati in modo illogico, hanno un riferimento contestuale rispetto al momento in cui sono stati scritti: nel primo disco abbiamo preso come spunto un manga chiamato “Cyborg 009” dove ogni pezzo rappresentava un personaggio; “Su rami di diamante” ha visto una evoluzione del suono e delle nostre passioni che hanno determinato molti titoli; “Fiori recisi” è un album molto variegato nel quale sia la luce che il buio si fondono in maniera significativa e questo nuovo equilibrio ha portato alla creazione di quel tipo di titoli. 

A proposito di titoli, ‘Il Treno dei Desideri’ che è l’ultimo videoclip pubblicato estratto dall’album “Fiori Recisi” uscito in cd e digital download il 6 marzo scorso, è molto intenso e tocca un tema più che mai attuale
I due temi che abbiamo voluto toccare sono quello del viaggio e del sogno. Qui possiamo trovare tantissimi riferimenti nel mondo dell’arte, del cinema, dei manga ecc. A livello personale la band ha voluto esprimere l’emozione che provoca una partenza e la melanconia che può trasmettere un arrivo. Quello che pensiamo è che i sogni, tra cui quelli prodotti da un viaggio, sono più intensi della realtà in cui viviamo. 

Siete soddisfatti di dove siete arrivati oggi?
Siamo molto soddisfatti perché “Fiori recisi” è un album che parla di noi in quanto artisti. 

Quali sono i vostri prossimi obbiettivi?
Sicuramente fare tanti concerti, interviste e avere la possibilità di far conoscere il più possibile il nostro lavoro.

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Il silenzio delle vergini è una band bergamasca, che sicuramente ha un nome molto HypFi. Con le loro canzoni introspettive e psichedeliche, sono difficilmente inquadrabili in un solo genere: li abbiamo incontrati in occasione dell’uscita del loro terzo album, Fiori recisi, per saperne di più.

QUANTO VI SENTITE HYPFI? CIOÈ, FATE MUSICA TRISTE MA SIETE PERSONE FELICI?
Forse non esiste nella realtà uno stato di tristezza o felicità assoluta: le emozioni sono in continua evoluzione e mutamento. La musica è sicuramente un’espressione che appartiene ai nostri stati d’animo ed è l’esternazione di una copia di quello che è dentro ognuno di noi.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL VOSTRO ALBUM, FIORI RECISI, E PERCHÉ?
La canzone più triste forse è Cenere per il tema che va a toccare. È anche l’unica a non essere prettamente strumentale ma recitata.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
Forse per sonorità e per la dolcezza che trasmette, Cuore di farfalla.

IN CHE MODO LA VOSTRA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Speriamo sempre di emozionare le persone con la nostra musica e speriamo che porti anche un po’ di felicità nei loro cuori.

QUALI SONO LE VOSTRE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Al primo posto direi assolutamente The Eternal dei Joy Division. Forse lo direbbero in tanti, ma è sicuramente la più triste che abbiamo mai ascoltato. The Drowning Man dei The Cure è forse la canzone più depressa di questo gruppo. Mütterlein di Nico: non abbiamo parole per queste canzoni.