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press-review IL SISTEMA DI MEL "Addosso"

 

bandiera_italia  RUMORE

La band bresciana ha i propri riferimenti abbastanza precisi : orbita postcore, zona ultimi Fine Before You Came ma decisamente più tirati. Da lì non si scappa, o meglio, potrebbero perchè la resa sonora è invidiabile e dotata di incastri strumetali supremi. però i rimandi e il cantato stanno proprio da quelle parti lì ed è un pò limitante in fin dei conti. Siamo sicuri che gli sviluppi futuri possano trovare una via personale.

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bandiera_italia   ROCKIT

Secondo episodio sulla lunga distanza per Il sistema di Mel, che sforna otto nuove tracce fluide come veleno nelle vene. “Addosso” è il titolo che la band ha dato a questo nuovo lavoro, in uscita a gennaio, in cui si parla “di una storia da film qualsiasi, di quando le relazioni finiscono, di quando ci si sta dentro e di quanto non ci si sta dentro”, come loro stessi raccontano nella presentazione. I sentimenti di disagio, rabbia e insicurezza aleggiavano già lungo le liriche del debut album del 2017, “Riempimi la testa con un mare di cemento”, in cui il combo bresciano puntava lo sguardo sulla mente umana e i disturbi psichici, ma quegli stessi sentimenti assumono in questo lavoro nuovi connotati, ripresentandosi sotto un profilo più familiare e intimo. Le trame strumentali ruvidamente post-rock, intagliate con appuntiti pugnali emo affilati soprattutto dalle melodie vocali, si scaraventano con potenza fino a raggiungere le viscere, dando l’impressione di sentire forte e chiaro il tormento e l’inquietudine di una relazione ormai giunta al termine. La voce – in vero qui più cruda e meno amalgamata al contesto rispetto al disco d’esordio – assume spesso contorni dark wave (ad eccezione della strofa di “In calce”, in cui ricorda Le Luci Della Centrale Elettrica) dando nuove sfumature ad una band di talento e in continua evoluzione.

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bandiera_italia  MUSIC MAP

Mentre il tempo trascorre impietoso ed inesorabile, è talvolta di conforto una qualche coperta di Linus. Serve un rifugio, un riparo, un nascondiglio dove celarsi alla vista. Un angolo sicuro, protetto, un grembo materno. Fosse anche soltanto un disco, una canzone, un verso di un brano da ricordare a memoria per i tempi bui in cui servono versi da ricordare a memoria. Ecco, l’emocore è questo, pure adesso che gli anni alle spalle iniziano ad essere non pochi: una sicurezza, fatta di enormi insicurezze e debolezze alla portata di chicchessia. Voce dritta che canto non è quasi mai, tonalità minori, storie a pezzetti che vivono su brandelli di ricordi, fallimenti, sconfitte, dettagli. Piccole canzoni che si infilano in cunicoli di elettricità densa, sovraccarica di una tensione tutta interiore, costipata, nervosa, dolente. Quando ho letto sulla cartella stampa che Il Sistema Di Mel – quartetto originario di Brescia al secondo album dopo il debutto su full lenght del 2017 – gravita dalle parti (tra gli altri) dei Fine Before You Came, ho sperato solo che fosse vero. Sono bastati i primi venti secondi dell’opener “Versatile” a convincermi, ed il resto delle altre sette tracce a fare di “Addosso” una minuscola delizia per quel manipolo di tristoni che si ostinano ad urlare contro il cielo parole qualsiasi, flash qualsiasi, sfighe qualsiasi. Vere o no che siano – le tue, non le loro che te le gridano – si tratta di emozioni universali nelle quali gettarsi a capofitto senza ritegno né timore di versare una lacrimuccia. Anzi, confiteor: sui due minuti di “Versatile” mi sono commosso. E sui neanche tre minuti di “Altura”, che la segue a ruota, mi sono asciugato gli occhi come un bimbo cui abbiano rubato il pallone, e sulla coda congesta di “Post-qualcosa” nulla è cambiato, come sui versi porto il cane a spasso pur di far vedere che ci tengo/fumo solo per l’odore del tabacco sulla mano ne “Il cane che caga davanti alla casa di Poldo”. Sai già cosa aspettarti. Ed è perfettamente, esattamente così. Bellissimo che lo sia, senza sorprese, solo con conferme. Non c’è in “Addosso” un pezzo che svetti sugli altri, tutti sono necessari, perfino indispensabili. Tutti ugualmente costruiti attorno all’esile fil-rouge di una contrizione comune, di una morbida afflizione. Brani concisi, di durata contenuta. Spesso veloci, cantati – il solito “canto” da emo, quindi uno screamo, seppure modulato, come nell’esordio della title-track – e suonati tuttavia con qualche sfumatura che li fa digradare verso una tavolozza di colori lievemente differente dal canone dominante per il genere. Sfumature, appunto: aperture, forse. Ma in fondo: di aperture ne vogliamo, noi devoti dell’emocore? L’emocore è uguale per tutti, nell’emo siamo tutti alla pari coi nostri angoli di imprescindibile, irrinunciabile, agognato grigiore e sospirata mestizia. L’emocore è ‘a livella. Io non credo che Il Sistema Di Mel siano, per le masse o chissà per chi, la next-big-thing o qualcosa di sensazionale, di memorabile, di irrinunciabile: dico che lo sono per me. Meravigliosi, in una parola. Tanto basta, e scusate il disturbo

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bandiera_italia   IN YOUR EYES

Il Sistema di Mel è una band bresciana moderna e minimalista sicuramente post – qualcosa, forse emo ma ognuno sentirà e giudicherà. Questo Addossoè il loro secondo disco prodotto e registrato da Domenico Vigliotti al Sonic Temple Studio nel caldo agosto 2019, come si può leggere nel retro di copertina. Come prima cosa la produzione è molto orientata verso la tradizione emo italiana, nervosismo, bassi pompati e chitarre post punk che pungono molto. La forma canzone de Il Sistema di Mel è come svelare un segreto che tutti abbiamo sotto gli occhi, ovvero cercare di condividere il segreto di renderci dolce questa amarezza che ci circonda. In questo il gruppo è dolce ma risoluto al tempo stesso, ci sbatte in faccia con entusiasmo e consapevolezza tutte le brutture, ma anche le poche luci che ci avvolgono. Non è facile definire musicalmente questo progetto, poiché i registri musicali usati sono assai diversi fra loro, non ci sono ripetizione e momenti di noia, è un disco da meditazione in movimento, molto ben studiato e calibrato al punto giusto. Non c’è fretta o voglia di assumere inutili pose, è la colonna sonora del viaggio più pericoloso che possiamo compiere, ovvero il vagare là fuori provando ad essere noi stessi, cosa davvero ardua. Ogni canzone ci fa capire un po’ di più del gruppo, che non è certamente uno fra i tanti gruppi underground nella media, ma si eleva più in altro, producendo quello che in fondo potrebbe essere definito un disco di blues altro, un cercare di vedere la bellezza anche in un cane che caga davanti alla nostra porta di casa, o comunque cercare di vedere e provare tanti emozioni. Inusuale e assai adatto il cantato di Federico Mingardi che disegna strane geometrie, accompagnato al meglio da un gruppo che sa cosa vuole e anche cosa può dare. Un disco del sottobosco, un disco mai comune e sempre interessante, un bel sistema.

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bandiera_italia    INDIEPERCUI

Disco secondo o forse terzo per la band già conosciuta negli spazi di Indiepercui. La formula però diventa più ricercata con questo Addosso. La formula diventa più matura attraverso un linguaggio che diventa presa diretta per i nostri giorni amplificando vedute attraverso coscienze neuronali che passano, calpestano ed esplodono grazie ad un concentrato naturale di polvere e bravura, di rumori necessari e potenza sempre più incontrollata. Addosso è un movimento di non curanza, un movimento che diventa pugno allo stomaco in salsa post rock capace di esprimere, oltre i confini, una fede ruvida e sincera in grado di attraversare la realtà per come la conosciamo. Otto canzoni veloci. si parte con Versatile si finisce con la title track per un album generoso d’insieme e capace di andare oltre lo spazio e il tempo per come lo conosciamo, affermando, grazie a larghe e ampie vedute, uno sbocco d’aria sicuro.

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bandiera_italia   ROCK GARAGE

Torna Il Sistema Di Mel, a poco più di due anni dalla pubblicazione del loro precedente Riempimi La Testa Con Un Mare Di Cemento, torna con un nuovo album che anch’esso resta sotto la mezz’ora di ascolto, fattore che dato il loro stile non è di per sé un elemento di negatività. L’impronta vocale di Federico Mingardi non è cambiata, incisiva e profonda, dalle tinte quasi post-punk, Federico riesce a creare quel sapore di rottura rispetto invece all’incedere ritmico se vogliamo più “vivo” del precedente album (l’opener, con i suoi 2 minuti e i tanti bpm, ne è solo l’emblema). Proprio questa maggiore velocità regala sicuramente tanta carica nell’ascolto dei nuovi brani ma fa guadagnare anche alla band l’etichetta di “emo-core” che ben inquadra il loro sound, tanto come l’accostamento con i nostrani Gazebo Penguins, spesso citati per similarità di stile. Certo, non mancano brani più cadenzati, che anche grazie allo stile di Mingardi, sembrano davvero pescare dalle trame oscure e new wave degli anni 80 (uno per tutti Ariete) ma ci sono anche passaggi più energici come la strumentale Silvano o l’intensa Il Cane Che Caga Davanti Alla Casa Di Poldo. Molto belle le linee di basso che spesso escono fuori e si ergono a vessillo irrinunciabile nella proposta della band. In generale Addosso può essere descritto proprio così, come un album che porta un’oscurità di fondo fusa insieme ad un profilo elettrico spudoratamente rock. L’amalgama di questi due elementi stilistici rende la personalità de Il Sistema Di Mel forte e ben distinguibile, tanto da percorrere sugli stessi binari del precedente lavoro, senza optare per novità o esuberanze di sorta. Se li avete apprezzati nel loro passato non vi deluderanno.

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bandiera_italia    VUOTO

Ci sono, all’interno del sottobosco musicale italiano, corsi e ricorsi. Ci sono influenze che, nel tempo, tendono a ritornare alle orecchie degli ascoltatori e quindi, non deve stupire se questo Addosso, secondo album del quartetto bresciano Il Sistema di Mel, che si va a collocare nel filone, inesauribile, dell’emocore, riporti alla memoria questo o quel progetto. C’è quell’emocore che strizza l’occhio tanto al punk quanto al post, nelle otto tracce dell’album in questione, ricordando – a turno – i Gazebo Penguins e i Fine Before You Came, prima di tutti, ma anche Gli Altri e i Laika Nello Spazio fino a scavare sempre più a fondo nella scena alternativa italiana. Con questo non sto dicendo che il quartetto manchi di originalità, ma solo che è facile immaginarli come parte di una famiglia di sicuro molto ampia. Nei venticinque minuti del disco, uscito a metà Gennaio, si mischia l’emo ad atteggiamenti punk già nelle due canzoni d’apertura (Versatile e Altura: due tracce di pancia, immediate, piacevoli da affrontare) per poi finire – tenendo vivo lo spirito emo – in una sorta di post-hardcore che abbandona di poco le linearità punk per abbracciare di più le sonorità tipo-FBYC (Post-qualcosa e la sua “coda” strumentale Silvano, perfetta dimostrazione che si può affascinare anche senza l’uso della parola). In Ariete le sonorità si allontanano definitivamente dal punk per affidarsi al post-hardcore che mi ha ricordato tanto i già citati Gli Altri quanto pure – soprattutto nella successiva In CalceIl Buio. Ma il punk, proprio inteso come filosofia di vita, oltre che influenza principale della propria musica ritorna già nei primi secondi, dal suono di basso, di Il cane che caga davanti la casa di Poldo. Qui l’animo punk sembra dimenarsi per uscire già dalla prima nota, e quando poi viene fuori, lo fa esplodendo piacevolmente, soprattutto grazie al buon lavoro delle chitarre. La title-track finale – forte di un testo che si lascia ricordare – ha tutto il sapore di un vero e proprio inno generazionale. Uno di quei momenti che ai concerti ti fa stringere forte chi hai accanto per urlare, insieme, a squarciagola, tra sudore e pogo scordinato. Un momento immancabile in un album emocore. Un buon album, breve ma intenso e molto attuale, adatto a chi ama il genere.

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bandiera_italia   PRIMO ASCOLTO

Secondo album per i bresciani Il sistema di Mel, il cui emo-core aveva raccolto giudizi positivi nel progetto procedente, intitolato “Riempimi la testa con un mare di cemento”. Il quintetto ribadisce in “Addosso”, titolo del nuovo lavoro, la versatilità musicale già emersa in precedenza, risultando quasi impeccabile se consideriamo l’alto coefficiente di difficoltà del genere. A differenza di molti colleghi Il Sistema di Mel danno saggiamente importanza ai testi, tirando fuori dal cilindro un album emotivo e “spronatorio” ma che è capace di elargire soddisfazioni anche a livello di vibrazioni sonore. Avremmo forse osato maggiormente con i raddoppi delle seconde voci, in quanto la voce di Federico ci è parsa meno corposa rispetto al precedente progetto: piccoli dettagli, che non sminuiscono il riguardoso valore dell’album.

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bandiera_italia   TRAKS 

Si urla subito e si lascia la chitarra libera di svisare con la rapida Versatile, introduzione energica del disco. Rimbalzi profondi quelli del drumming di Altura, che ha un che di giungla mentre si dipana, facendo salire piano piano il livello dell'aggressività. Poi si cambia ritmo. In fondo si è tutti Post Qualcosa, soprattutto in musica: in questo brano la band peraltro concentra energie molto rock'n'roll e molto poco "post". Si fa malinconica la potenza espressa da Silvano, strumentale con cori e con moltissime vibrazioni in ascesa. Ariete sfonda mura sonore ma mette in evidenza anche emozioni dolorose, convogliate in un testo piuttosto narrativo. Parte media ma poi si riempie di suono In Calce, pezzo particolarmente disperato. C'è un giro di basso particolarmente new wave ad aprire Il cane che caga davanti alla casa di Poldo, pezzo dalle caratteristiche piuttosto distruttive. Si va verso la chiusura del disco con Addosso, la title track, ultimo episodio che mette in evidenza voce e chitarre, in mezzo alle tempeste scatenate dal drumming. Il sistema di Mel si conferma ad alti livelli con un disco bruciante e spesso furibondo, portatore di sentimenti intimi profondi ma anche capace di scaricare tutto in modo molto catartico e senza guardarsi troppo indietro.

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bandiera_italia   RELICS CONTROSUONI

Questo disco parla di una storia da film qualsiasi, di quando le relazioni finiscono, di quando ci si sta dentro e di quando non ci si sta dentro. Il titolo Addosso è l’appiglio necessario per restare a galla e sprona a non affogare con la testa nel culo come capita troppo spesso e poco volentieri a tante persone. Sono proprio i membri de Il sistema di Mel a descrivere Addosso, la loro nuova fatica che segue Riempimi la testa con un mare di cemento del 2017. L’album esce per l’accoppiata I Dischi del Minollo/Scatti Vorticosi Records, che accolgono le angosce del quartetto bresciano. Le otto tracce del disco sono un classico esempio di emo-core tricolore, e i riferimenti non possono essere che band come Gazebo Penguins e Fine Before You Came. Otto piccole schegge di vetro dove le urla e il vomito regnano, e l’angoscia tritura tutto. Il comparto tecnico è apprezzabile, si ritrova la giusta violenza, con una batteria e un basso che pestano a dovere e le chitarre che prendono a schiaffi in faccia (insieme al resto ovviamente). Il tono vocale l’ho trovato molto particolare, non apprezzabile da tutti, e i testi mi hanno fatto storcere il naso, poiché poco a fuoco e un po’ banali, non incisivi come le note che buttano in faccia. Non un totale successo in definitiva, ma concentrandosi particolarmente sulla scrittura i risultati saranno sicuramente migliori.