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press-review SAN LEO

 

bandiera_italia   RUMORE

Suona come un viaggio nel tempo, in epoche primitive o post-atomiche. Non c'è via di mezzo. Il duo riminese si stacca dalla contemporaneità prediligendo alchimie sonore e atmosferiche vicine all'esoterismo. I lunghi titoli dei brani sono didascaliche confessioni. Un lavoro dove i muscoli lasciano quasi totalmente spazio al cervello. Intuizioni psych si fondono tra post rock e tribalismi. Epici

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bandiera_italia  ROCKIT

"Una presenza, una doppia entità nascosta nell'ombra: tra le fenditure del legno risiedeva il riflesso del vero volto". Così, proprio così, per esteso, si intitola il primo pezzo di "Y", il nuovo disco dei SAN LEO, gruppo romagnolo di cui ci eravamo già occupati in passato e che ci aveva già parecchio incuriosito. Ecco in "Y" quelle sensazioni solo abbozzate in "DOM" deflagrano con maggiore forza, proprio a partire dalla già citata prima canzone. Infatti, grazie ad un approccio psichedelico e del tutto sui generis (in certi momenti ricordano i Cabaret Voltaire più industrial per poi rifuggire da ogni possibile appartenenza l'attimo successivo) i SAN LEO ammaliano anche se il loro discorso musicale non è affatto semplice e immediato, anzi proprio per niente. Eppure, nonostante tutto, nonostante una "difficoltà nell'ascolto", specie se distratto, che emerge praticamente in ogni dove, "Y" è un album importante, poderoso, suonato benissimo e che non lascia indifferenti. Ecco è proprio la cieca volontà dei romagnoli in ciò che fanno a impressionare ed a conquistare, se si presta attenzione ovviamente. Ne esce fuori così un disco che gronda, letteralmente, echi e riverberi e che ci è piaciuto un botto ascoltare mentre, a piedi o sui mezzi, ci capitava di attraversare una città a caso in un giorno a caso. Perché sta proprio qui, almeno secondo noi, il senso del lavoro dei SAN LEO, cioè composizioni ideali per essere ascoltate "in movimento" dato che, immediatamente, sono in grado di evocare atmosfere dal fortissimo impatto e livello di suggestone. Anche a costo di farci entrare in una dimensione nera come la pece, proprio come l'immagine del loro album.

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bandiera_italia    ELECTRIC DUO PROJECT

Sotto il segno dell’eremita "San Leo", il tagliapietre, i due ragazzi riminesi: Marco tabellini e Marco Migani, rispettivamente chitarra e batteria, portano a compimento il terzo capitolo del loro oscuro cammino esoterico. L'album, semplicemente intitolato "Y", è strutturato in quattro distinti movimenti musicali dal carattere strumentale, arcane fasi lunari fregiate da titoli suggestivi di una certa importanza (come da loro tradizione), basti pensare solo alla prima composizione di apertura intitolata "Una presenza, una doppia entità nascosta nell'ombra: tra le fenditure del legno risiedeva il riflesso del vero volto", che già di per sé suggerisce all'ascoltatore un immaginario del tutto singolare ed enigmatico. La stesura è volutamente ostica, tutt'altro che immediata e questo fa sì che il disco si sveli piano piano, ascolto dopo ascolto, un aspetto che va considerato come un valore aggiunto in questi tempi poveri di "attese". C’è la faticosa volontà di alzare la consapevolezza a un livello superiore ma sono necessari sacrifici iniziatici. "Y" è una sorta di limbo dilatato dove si arranca durante la salita sull’impervia e desolata "montagna" dei San Leo, la scalata è lunga e in alcuni momenti la meta sembra allontanarsi, fugace. Nulla sembra essere in grado di squarciare il cielo plumbeo che si stratifica inesorabile sopra le teste, greve e impenetrabile. Sempre dello stesso album: "La lama in attesa, la vertigine di un gesto inesorabile, l'eco sinistra delle urla del Re" "Lasciami precipitare come pioggia di meteore: a me fuoco e distruzione, a me catastrofe e rinascita" "Nella risacca udì la voce della mutazione marina, un mormorio di ossa tramutate in conchiglie"

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bandiera_italia   METAL EYES 'ZINE

Il duo riminese San Leo è un gruppo che usa la musica per contornare un universo profondo e tutto da scoprire. Le composizioni sono molto ben strutturate e sono assolutamente slegate dalla forma canzone, possiedono un ritmo ed una vita tutta loro e molto particolare; questo è l’ultimo capitolo della trilogia comincia con XXIV nel 2015 e proseguita con Dom nel 2017, un lungo percorso esoterico di ricerca sia spirituale che musicale. La musica vera e profonda, con un significato anche nel suono oltre che in ciò che si vuole dire, è come questa dei San Leo, che non ha in pratica un genere di riferimento, ma scaturisce da una sorgente profonda che è arcaicamente insita dentro di noi. I titoli lunghi, in un’era come la nostra connotata dal simbolismo dell’eiaculazione precoce in cui tutto deve essere veloce e chiaro, sono già poesie e prese di posizione di per sé, e si accompagnano benissimo alla musica. Il duo chitarra e batteria è una forma diffusa nel mondo della musica, e ne abbiamo alcuni validi esempi anche qui in Italia, ma dimenticate ciò che avete sentito fino ad ora in questo ambito, perché questo è un processo alchemico che non vi lascerà come prima. Inutile cercare di usare qui la dicotomia musica facile e comprensibile versus musica difficile e intellettuale: qui c’è la musica che ricerca, che va incessantemente avanti, senza fermarsi per farsi acclamare. Le idee sono molte e tutte molto valide e ben congegnate, il dipanarsi della trama ha un senso ben compiuto, che però cela moltissimo di quello che non si vede e che si deve scoprire, e per tutti avrà un significato diverso, perché siamo tutti ricettori differenti. Si viene rapiti da queste frequenze, da questi suoni che sono chiavi di un software superiore, stati d’animo fusi con l’acciaio degli angeli, potentissime visioni minimali che lasciano stucchi dorati nella volta celeste. Y è un disco incredibile per una traiettoria musicale unica in Italia, supportata da varie e notevoli etichette italiane.

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bandiera_italia   RADIOAKTIV

San Leo è un duo riminese strumentale chitarra - batteria attivo dal 2013 e formato da Marco Tabellini e Marco Migani da sempre ispirati all'esoterismo, all'alchimia, al mistero e alla magnificenza degli elementi naturali. La cifra stilistica della band si traduce in un sound sinistro e primordiale, un viaggio evocativo al di fuori della contemporaneità. "Y" è il completamento della trilogia iniziata con i precendenti "XXIV" (2015) e DOM (2017). "Y" porta il linguaggio musicale dei San Leo a un nuovo livello di ermetismo e mistero, andando a sondare gli estremi dello spettro dinamico e espressivo del duo. Quattro tracce per l'album "Y" dei San Leo, uscito il 25 gennaio 2019 in formato LP e digitale per la Brigadisco Records, quattro atti tenuti insieme da un filante elemento narrante, il divenire; l'analisi sulla doppia natura descritto nel primo brano "Una presenza", una doppia entità nascosta nell'ombra : tra le fenditure del legno risiedeva il riflesso del vero volto, per chitarra ed arpeggi di handpan, introduce scambi di linea melodica e plasma l'atmosfera di ricerca poc'anzi citata e si esprime nei riallineamenti e negli intrecci isolati attraverso la ricerca vorace e la stasi. Un'elaborazione fatta di tenione e rilascio, di suoni ribattutti come rintocchi del tempo scandito e suonato, ci sono abili dita e fragori tempestosi che decollano senza peso, ma silente cala il battere, un impeto prezioso ha avuto luogo, intenso e bellissimo. Si continua a tinte forti, quelle di "La lama" in attesa, la vertigine di un gesto inesorabile, l'eco sinistro delle urla del re, un profondo e scuro inizio che si sviluppa su cupole di suoni verticali fino al tema espresso in forma nostalgica e possente. Seguono altre due tracce poggiate su strutture e scenari che precipitano su elogi rock ed epiloghi medioevali, ancestrali, si ventagli di note tenute plettrate e tese, come frecce su bersagli che si spogliano sul finale, mirabile. 

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bandiera_italia   UBER ALIEN DISORDER

Nell’era dell’immediatezza dove le parole sono una marchetta studiata a tavolino e la musica è dominata dalla fruizione usa e getta, ecco il disco dei San Leo: Y. Fluido e corposo allo stesso tempo, si oppone al tempo presente e abbraccia un senso circolare perché i brani di Y si riversano l’uno nell’altro come un grande saggio diviso in quattro capitoli. Un lavoro che si presta al molteplice dell’interpretazione facendo sì che l’ascoltatore si perda in questo magma strumentale. I titoli dei pezzi sono volutamente lunghi e comunque ermetici ed evocativi. Ci sono momenti in cui la chitarra segna un incedere lento trafitto da percussioni sporadiche. L’atmosfera si gonfia di attese e visioni diverse ci salgono dentro come febbre. È il potere dell’attesa creata da pulsazioni minimali e tremolii di chitarre. Qualcosa succede nel sottosuolo, lo si avverte alle radici con le vibrazioni alternate a silenzi. La chitarra accenna deflagrazioni in un climax di aperture nere, luminosissime.  Fino a quando non si viene trascinati in tempeste elettriche dove entrambe gli strumenti prendono parte allo sviluppo del caos. Musicare il buio come incognita, naufragare nell’incognita e percepire le coordinate.