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press-review JOHN MALKOVITCH!

 

bandiera_italia   ROCKERILLA


Il post-rock è un genere musicale soggetto a molteplici critiche nel recente passato. Bollato spesso come scontato e banale causa una certa ripetitività di fondo che a volte emerge nella costruzione delle trame sonore, questo genere musicale in realtà nasconde delle inattese perle musicali come nel caso di John Malkovitch!, quartetto nostrano che offre diversi spunti interessanti. Mescolando con cura melodie e boati distorsivi, psichedelia ed arpeggi melodici, la band dispensa emozioni elettriche e pause riflessive lungo quattro suite strumentali per la durata di oltre quarantacinque minuti 

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bandiera_italia   INDIE PER CUI

Quattro canzoni, brani, pezzi per quarantasette minuti di ascesa e ritorno in un mondo sommerso da crisi esistenziali, un mondo dove nulla è ciò che appare e dove l’energia viscerale nascosta si trasforma in evidenza, abbondanza, necessità e desiderio di sconfinare attraverso un post rock che ingloba silenzi, tranquillità fino a sconfinare e ad aprirsi in cosmiche avventure siderali che non lasciano posto alle mezze misure, ma piuttosto trovano un punto di incontro nell’avvicendarsi verso un bisogno di sintonia che in poco tempo i John Malkovitch! riescono a trovare. Scomposizioni geometriche si fondono nella realtà dando però un senso psichedelico al tutto toccando vertici di rarefazione con un mondo creato ad arte e pieno di sfumature che possiamo comprendere lasciando l’ultima parola all’implosione finale, quella prima della tempesta, quella in grado di creare un senso di calma apparente e consolazione che solo chi si farà trasportare per l’intero viaggio potrà comprendere. The irresistible New Cult of Selenium è un disco che in primis è un’avventura esistenziale attaccata ad una corrente in deflagrazione continua.

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bandiera_italia   SMEMORANDA

I John Malkovitch! sono la nuova cosa interessante proveniente dall’universo underground. Vengono dal centro Italia, precisamente da Todi, e hanno dato alle stampe un disco d’esordio autenticamente alternativo. Prodotto da I Dischi del Minollo più altre realtà di nicchia a partire dal collettivo “Augen, Licht” del quale fanno parte, “The Irresistible New Cult of Selenium” è un album strumentale, con quattro pezzi che si dilatano nella mente per 50 primi di musica. Dall'inizio psichedelico “Darker Underneath The Surface”, calmo ma con staffilate rock elettrizzanti al finale scintillante “Nadir”, teso e sperimentale, è un crescendo di emozioni soniche. “Twice In A Moment, Once In A Lifetime”, il secondo pezzo, sale inesorabilmente, e senti che è stato registrato in presa diretta. Con “Zenit” raggiungono la dilatazione massima, grazie a una tensione che lascia il posto al rilassamento continuo, i volumi sempre più alti … 13 minuti e passa così. Se volete capire cosa è l’underground italico vero, ascoltate i John Malkovtich! (il punto esclamativo fa parte del nome, ma se non ci fosse stato l’avrei messo io stesso).

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bandiera_italia   POSTROCK.IT

La recensione di quest’oggi nasce sulle note e sulle atmosfere di un progetto chiamato “John Malkovitch!”, fondato nel 2016 a Todi. “The Irresistible New Cult of Solenium” è uscito nel gennaio del 2018, co-prodotto da più labels, con l’intento di catapultare l’ascoltatore in una dimensione sonora tridimensionale. Andiamo ora ad analizzare ogni singolo brano, per capire se ci sono riusciti. “Darker Underneath the Surface” è il primo brano dei quattro, nonché mio primo ascolto. Questi ragazzi sono riusciti già dai primi suoni a trasmettermi un senso di inquietudine, crearmi una sorta di instabilità mentale, come quando stai facendo un sogno lucido e non hai ben chiaro se stai realmente sognando o c’è un fondo, anche piccolo, di realtà. Dura circa un minuto questa reazione quasi d’ansia, per addolcirsi flebile con l’entrata della chitarra. Delicata, dolce, una piuma in mezzo all’instabilità di una dura e nuova dimensione. Si fa attendere la vera e propria apertura della canzone, circa sui quattro minuti, ma è un’attesa che si sposa perfettamente con il genere e che ti soddisfa totalmente quando giunge. “Twice In a Moment, Once In A Lifetime”, la seconda traccia, non si fa attendere quanto la prima. Già intorno al secondo minuto, si fa conoscere, si fa sentire, ti spinge a proseguire l’ascolto in questo turbine di sensazioni. Man mano che l’ascolto prosegue, questo tunnel d’incoscienza si fa sempre più astratto e concreto allo stesso tempo. E’ reale o meno, è concreto o meno, è un sogno o meno? Ti inghiotte sempre di più, un ascolto profondo, ma del resto, si sa… chi vuole ascoltare qualcosa di poco impegnativo, non si fionda sicuramente nel post rock. Sì, è un ascolto impegnativo, come tutta la musica che ha un valore, come tutta la musica che ti spinge ad andare oltre, a pensare, a riflettere su quello che siamo, su cosa siamo. E si placa il tunnel, a circa cinque minuti. Rallenta, ritmi cadenzati, costanti, a volte quasi affini al doom, scuri come lo stoner. E in questi momenti di “pausa” ti poni delle domande, hai quasi il tempo sufficiente per rispondere. Forse stai quasi per darti qualche risposta, ma non ne hai il tempo. Perché la cassa batte come un tamburo e non dona sentenza alcuna, si riprende il percorso proprio quando pensi di aver raggiunto qualcosa. La tua mano si allunga, stai quasi per afferrare qualche certezza… ma spariscono, nel nulla. E nel minuto nove, ti ritrovi in un altro mondo, quasi fosse un’altra canzone. Rabbia, caos, instabilità forse, guerra. Le certezze che credevi di aver raggiunto ti hanno abbandonato, ti guardi attorno, cerchi un appiglio, ma non trovi niente. Emozionante. “Zenit” parte come un risveglio, la quiete dopo la tempesta. Immagino degli occhi che iniziano ad aprirsi, lentamente, ad osservare in maniera confusionaria l’orizzonte. La traccia che trovo più malinconica, più sentimentale, forse. E per questo, forse, la mia preferita. La chitarra pulita dal terzo minuto ritorna con quel tocco delicato del primo brano, miscelandosi perfettamente con i synth, l’ambiente e tutto quello che è stato creato attorno ai suoni principali di questa traccia. Come una vera e propria rapsodia cambia più volte, varia, lasciando immaginare nuovi spazi e nuovi orizzonti per raggiungere poi il finale, dove le chitarre stridono come urla umane. Buio e notturno l’inizio di “Nadir”, quarto e ultimo brano di questo disco. Nella mia mente appaiono porte che scricchiolano, un cammino lento e inquietante, decisamente opposto al senso di speranza e di risveglio che riscontro invece ascoltando “Zenit”. Tutto questo fino al quinto minuto, dove immagino una corsa sfrenata verso una presunta salvezza, scappando da ogni sorta di paura, la paura dell’ignoto. Un viaggio e un senso logico, in sole quattro canzoni. uesto è stato il mio personale “viaggio”, ascoltando questo splendido album. Non è detto che le mie sensazioni siano esattamente quelle che questi ragazzi volevano trasmettere, così come non è detto che voi proviate le mie stesse sensazioni.
Ma le ho provate. E questo è sufficiente per consigliarvi di ascoltarlo.

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bandiera_italia  PROGRESSIVAMENTE

Nati solamente due anni fa, i John Malkovitch! (Luca Santi e Leonardo Tommasi alle chitarre, Manuel Negozio al basso e Francesco Tiberi alla batteria) esordiscono con The irresistible new cult of selenium, lavoro strumentale che esalta il concetto di post rock, un genere che oramai si è stabilizzato dentro certi canoni ma, che se suonato con idee, riesce ancora ad essere maestoso e affascinante. Il quartetto riesce nell’impresa, anche se in maniera non del tutto continua, forti di un sound robusto ma che non dimentica la giusta dose di suggestione, un pathos filmico che ha trovato nella produzione di I dischi del Minollo la casa ideale. Riferimenti ai Mogwai e agli Swans, ma anche un’attitudine accostabile al percorso degli Aikira o The singer is dead, con parti rallentate e improvvise accelerazioni, dilatazioni che contraddistinguono pezzi molto lunghi ma con struttura analoga, frutto di un lavoro di scrittura a spirale che oscilla tra impeto e quiete. Tra temi plumbei e risvolti melodici, i quattro movimenti confluiscono uno dentro l’altro, in una sorta di intensa suite giocata su chiaroscuri e contrasti, in cui il quartetto lascia libero fluire al pensiero, cercando di costruire dinamiche aperte pur all’interno di un contesto definito. Il mood è quello della soundtrack, un corrente che trasporta al suo interno echi wave, trame delicate, fluttuanti note psichedeliche e visioni oscure, un crogiuolo di umori che in sede live potrebbe ulteriormente arricchirsi e riservare maggiori sorprese.

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bandiera_italia   METAL WAVE

Non male questo album dei John Malkovitch!, una band dalla provincia di Perugia dalla formazione non descritta, e che ci propone più di tre quarti d’ora di un buon esempio di musica post psichedelica strumentale, del tutto estranea al metal. La forza di quest’album è infatti il trasporto delle atmosfere nei brani, una caratteristica invero abbastanza rara in questo genere, e che i JM invece sanno fare bene, proponendoci dei suoni minimali all’inizio delle loro canzoni, che poi evolvono pian piano e vengono sempre più elaborati, fino a sbocciare soffusi nella opener, o fino a diventare più mossi e densi nella seconda canzone, che tra l’altro dimostra di saper spaziare tra parti arpeggiate ipnotiche a metà brano, fino a parti più pesanti in conclusione. E se “Zenit” conferma il lato più mellow della band, è “Nadir” a portare un po’ più di easy listening nel songwriting dei JM, con un’altra partenza minimale che lascia spazio perfino a qualche riff con chitarra solista, che rende il tutto molto meno astratto. Si conclude così questo “The Irresistible...”, un album magari che non riscriverà la storia, ma che senz’altro può fare la felicità degli amanti della musica post psichedelica, a cui questo lavoro è consigliato.

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bandiera_italia   KATHODIK

La rivincita del “post rock”, la resurrezione dei Giardini di Mirò afoni, la discesa dei Mogwai nella penisola dopo la Brexit: così potremmo brevemente e sommariamente descrivere i quattro lunghi brani (totale 47 minuti), registrati e mixati da Giorgio Speranza e Matath Yah ai Busthard Studios di Terni e raccolti in “The Irresistible New Cult of Selenium” dal progetto John Malkovitch!, ovvero il bassista Manuel Negozio, i chitarristi Luca Santi e Leonardo Tommasi, il batterista Francesco Tiberi.
Proprio dopo rock esteso e chitarroso si ascolta dallo Zenit al Nadir, epico al puntino giusto anche nei titoli (Twice in a Moment, Once in a Lifetime) e sicuramente ben realizzato: il tutto risulta all’ascolto molto omogeneo, senza un colpo d’ala particolare, però. Per i fan del genere.

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bandiera_italia   METAL EYES

Gruppo di musica post rock e ambient di larghissimo respiro da Pontecane, frazione del comune umbro di Fratta Todino in provincia di Perugia, conferma vivente che la provincia è molto più creativa della città. Questo è il loro disco di debutto, quattro tracce che arrivano direttamente dalle loro lunghe jam, e si sente chiaramente che questi ragazzi sono per davvero amanti della musica. La loro è un post rock ambient molto cinematografico, con tanti riverberi e una calma imperante che assume significati diversi a seconda della necessità e dell’umore compositivo. Si viaggia bene in questo disco, per chi ama un certo tipo di musica, totalmente alieno sia dal termine commerciale che da quello alternativo. La musica dei John Malkovitch! è un luogo mentale, un posto non tanto di comfort quanto di vita dei pensieri, qui nascono forme, si vedono luci e si sta bene. Questa musica aiuta il pensiero, è cerebralmente feconda e molto piacevole, invita alla calma e alla riflessione. La produzione è buona e mette in risalto le doti del gruppo; nei meandri delle loro canzoni ci si perde davvero, ed è bello condividere in questa maniera movimenti musicali da saletta. I pontecanesi non si inventano nulla, ma quello che suonano lo fanno bene e lasciano un buon sapore nelle nostre orecchie. Un ottimo post rock ambient di provincia, sembrerebbe facile ma non lo è affatto.

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bandiera_italia  GRIND ON THE ROAD

Dietro il curioso moniker John Malkovitch! si cela un quartetto umbro nato nel 2016, giunto due anni dopo alla pubblicazione del primo full length The Irresistible New Cult Of Selenium. Le coordinate tracciate dalla band si inseriscono, senza troppi giri di parole, nei solchi del post-rock di nuova generazione, totalmente strumentale, che non risparmia alcune incursioni metalliche, tra Russian Circles e God Is An Astronaut. In questo ambito si è detto parecchio, forse troppo, ma i Nostri non sembrano voler apportare particolari rivoluzioni agli schemi, alle atmosfere e ai cliché del genere. Ciononostante il contenuto dell’album si lascia apprezzare per una sapiente capacità di scrittura e di scelta dei suoni, figlia probabilmente di moltissimi ascolti dei numi tutelari. Così “Darker Underneath The Surface”, che dura sei minuti ma nell’economia dell’album pare ritagliarsi il ruolo di intro, parte da un silenzio che si fa prima arpeggio soffuso e poi crescendo epico, seguendo per filo e per segno il canovaccio ma riuscendo a colpire nel suo lato emozionale, complice un materiale armonico semplice. Le altre tre tracce, della durata compresa fra i dodici e i quattordici minuti, presentano per sommi capi le medesime strutture. Qui la band si lascia andare istintivamente a delle jam che, contenendo il numero di note, giocano sulle dinamiche: i momenti si alternano in un continuo piano/forte, come in “Twice In A Moment, Once In A Lifetime”, in cui un intermezzo ambient apre ad un finale frenetico e distorto, picco di tutta la tracklist in questo senso. In “Zaenit” a prevalere sono invece i toni soffusi, che aprono per un finale cadenzato che sa di post-hardcore; anche la conclusiva “Nadir”, più spinta, ripete lo schema e ripresenta le medesime influenze, in una conclusione cupa e rarefatta che può ricordare i Marnero meno aggressivi. Pur ricorrendo alla tradizione, e senza stravolgere gli schemi neanche all’interno del proprio stesso repertorio, i John Malkovitch! riescono a confezionare un album godibile, dando prova di possedere un ottimo bagaglio culturale circa il genere di riferimento. Considerando che si tratta del primo lavoro di una band di recente formazione, non possiamo che vedere di buon occhio il progetto, confidando in un secondo capitolo più dinamico e personale.

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bandiera_italia  MICHELE SARAN BLOG

Quartetto dell’entroterra perugino formato nel 2016, John Malkovitch! provano lunghe improvvisazioni strumentali in studio e le fanno confluire nella suite-sinfonia post-rock del loro debutto, The Irresistible New Cult of Selenium (2018). Più suggestive del resto sono spesso introduzioni e conclusioni. Il primo movimento, Marker Underneath the Surface, sorta di ouverture, attacca con vibrazioni elettroniche diafane, come una versione ambientale della Metal Machine Music di Lou Reed; la sovrasta e zittisce una tipica sonata lenta e arpeggiata (poi nella sua ancor più classica variazione a tifone), dunque il lirismo rassicurante prevale sull’astrazione disorientante. Lo stesso vale per i pezzi più lunghi. Twice in a Moment Twice in a Lifetime (12 minuti) muove da un’interessante suspense progressiva di accordi tremuli a condurre verso la combustione distorta. Solo all’apice dell’enfasi emerge un’idea melodica (apocalittica), e il tutto finisce col ricordare più i Pink Floyd di Sheep (meno ovviamente i vaticini deliranti di Waters) che i soliti Pelican e Isis. Il complesso perde diverso tempo ad arpeggiare a vuoto, ma in chiusa ci sono anche un paio di brevi momenti di originalità, una marchetta circense sfumatissima e una liquefazione incandescente. Zenit (14 minuti) ha un’altra efficace intro di soli feedback persi in allucinazioni paradisiache; più greve la progressione che conduce alla solita grandeur, anche se nella marchetta del pre-finale il modello sembra l’acquarello-trance chitarristico dei Red House Painters. Ancora un inizio creativo in Nadir (14 minuti): una trance plumbea e instabile che figlia una assolo acid-rock mentre prende forma un’ipercinesi alla Ozric Tentacles. Se Zenit suonava ridondante, Nadir diviene una ripartenza, a cominciare dal ritmo acceso, quasi frenetico, nella melodia, che finalmente ha un suo contrappunto vero e proprio, e per un momento di quasi dissonanza prima del finale sconsolato. Discretamente innovative le due chitarre (spaziano dalla filigrana inaudibile alla furia metal-gaze) perlopiù deludente la sezione ritmica. Il complesso fa incetta dei cliché del caso (alcuni davvero elementari) riscattandosi comunque nelle architetture imponenti e nei tempi epici.

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bandiera_italia   MUSIC COAST TO COAST

È uscito il 21 gennaio scorso per la label EdisonBox Records questo LP dal titolo siderale e cinematografico al tempo stesso, come lo è indiscutibilmente il nome della band, i John Malkovitch!, nonostante qualche grafema differente. Il progetto nasce nel 2016, nel cuore verde dell’Umbria ed il legame col cinema è evidente anche nel sound post-rock che si apre allo stoner e che è adattabilissimo ad una colonna sonora di un qualche film di fantascienza, per esempio. Quattro lunghi pezzi, che in realtà ne contengono molti di più, dati gli intervalli ed i cambiamenti di ritmo ed atmosfere. L’inizio è in silenzio, Darker Underneath The Surface accompagna davvero sotto la superficie, quando nel vuoto strumentale fa ingresso un cupo suono sintetico, triste e romantico, accompagnato da una lieve ripetizione di chitarra che lentamente arpeggia, da due note agli accordi in minore. L’arrivo prorompente della batteria e delle “schitarrate” ricorda Mogwai, ma il suono è più all’osso, malinconico, triste e cullante. Il vero wall of sound arriva circa all’ultimo minuto. La fine è brusca: il volume si chiude, ma i brividi non lasciano e la pelle d’oca rimane, soprattutto se l’ascolto è in cuffia. Il secondo pezzo, Twice In a Moment Once In a Lifetime, è caratterizzato da una distorsione data dalla ripetizione e dalla tenuta lunga delle note, in un climax ascendente. A metà le chitarre diventano acide ed il pathos cresce, con esso la sensualità del sound quasi blues della chitarra e del basso che è protagonista. Il pezzo rallenta su un suono distorto che confonde e mescola la ritmica. Zenit è di una dolcezza che non ci si aspetta, soprattutto dopo un prepotente inizio di batteria. Al terzo minuto, pare terminare, ma ricomincia con la morbidezza del basso e col rullante ripetuto: è un pezzo quasi commovente, costruito su una melodia semplice, che scivola sopra la ritmica. In Nadir, che chiude l’LP, certi suoni acuti di chitarra ricordano addirittura i Pink Floyd e le note estasiate di Roger Waters. La chitarra incalza ed i suoni, a conferma del titolo, si fanno orientaleggianti… i dervishi ruotano veloci… il suono e la melodia, poi, si distendono dal quinto minuto, ma l’ossessione ritmica rimane. L’ascolto è d’obbligo in cuffia, tanto più per un progetto che non usa voci, se non nel secondo pezzo, unica traccia registrata o da una vecchia radio o brandello di un discorso al megafono. L’ascolto è d’obbligo al buio, predisposti all’effetto catartico della musica, che lo fa rimbombando violenta di suoni dal timpano all’intracranico.

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bandiera_italia   THE FRONT ROW


I John Malkovitch sono un gruppo di quattro ragazzi innamorati dei Mogwai prima maniera e della tradizione della musica da atmosfera rock. Il loro intercalare musicale non lascia scampo alla loro passione e ai loro ascolti, tali da rendere il loro nuovo album "The irresistible new cult of selenium" un esempio di lungimiranza e espressione. Quattro tracce e 47 minuti di musica, per una media di poco più di 12 minuti a brano, tra coralità e sbalzi sonori che si misurano con un viaggio di a/r dentro l'ascolto. I John Malkovitch sanno così perdersi e ritrovarsi, tra sonorità post rock e bordate di assoluto spessore emotivo, in mezzo all'acidità che chiude "Darker underneath the surface" e alla periziia del basso trainante di "Twice in a moment, once in a lifetime". Nessuna velleità educativo - musicale e nessun messaggio da lanciare, ma solo autenticità in musica strumentale, tra vortici e andirivieni che ricordano chiaramente quel capolavoro dal nome "Live fast die young" disco che ha cambiato la vita a molti, John Malkovitch compresi. Un viaggio è sempre pieno di pericolosità, e così i nostri si lanciano in un sound che traghetta anche dentro gli abissi, per sputare spesso fuori la rabbia e la compressione delle emozioni. Chitarre taglienti accanto a landscapes sonori di tipo nordico, per una buona presa generale e una cura totale del risultato sonoro. Molto interessanti appaiono le vibrazioni che si trovano nel mezzo di "Zenit" teraza traccia che esplode al minuto 6 e 44 secondi, come in un posto sonoro abitato dai Neurosis, sempre e solamente strumentale. Le quattro tracce sembrano comunque un unicum esplorativo capace di legare insieme tutte e quattro le composizioni, con "Nadir" che fa da epilogo più oscuro e nervoso (Unsane ?) per una colonna sonora da viaggio verso l'ignoto.

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bandiera_italia   RELICS CONTROSUONI

Oggi parliamo dei John Malkovitch!, trio strumentale proveniente da Lodi e del loro debutto, che risponde al nome di The Irresistible New Cult Of Selenium. La proposta dei John Malkovitch! è molto classica nella forma, canzoni dalla struttura tipicamente post rock e dai tempi dilatati, andando a raggiungere molto facilmente i 10 minuti di durata. Nonostante nessuna novità particolare introdotta dai ragazzi, i suoni sono molto suggestivi, con armonie e melodie inquietanti nella loro dolcezza e appena accennate nei momenti più calmi, per poi cambiare, con pochi preavvisi, in crescendi monolitici nel quale verremo schiacciati dalle chitarre granitiche. In conclusione, se siete appassionati del genere questo disco potrebbe fare al caso vostro. I John Malkovitch! hanno creato un buon disco, magari non il migliore di tutto l’underground italiano, ma sicuramente da annoverare tra quelli meglio riusciti all’interno di questo mare immenso.

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bandiera_italia   SOUNDS GOOD WEBZINE

Album di debuto per i John Malkovitch! titolato The Irresistible New Cult of Selenium. Il combo formato da Manuel Negozio al basso, Luca Santi alla chitarra, Francesco Tiberi alla batteria e Leonardo Tommasi alla chitarra ci delizia di quattro tracce intense e originali tutte strumentali e che riescono ad imprimere una carica intensa e dal ritmo serrato. Abili a creare tracce melodiche che lasciano spazio a riff più grintosi, la band dei John Malkovitch! riesce a suonare anche pulito e dimostra buona padronanza tecnica e sinergia. Un album dalle atmosfere profonde grazie ad una chitarra ruvida che riesce ad entrare in perfetta sintonia con una sezione ritmica semplice ma diretta tutto ben amalgamato da un basso che imprime al progetto un tasso di adrenalina davvero notevole.
Se siete alla ricerca di novità allora i John Malkovitch! con il loro debutto The Irresistible New Cult of Selenium non vi deluderanno. Ascoltare per credere!

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bandiera_italia   IL MEGAFONO

Il progetto musicale dei John Malkovitch si concretizza solo un paio di anni addietro tra le terre umbre. Stiamo dunque parlando di una band giovane, agli albori della carriera musicale, ma che ha già strutturato degnamente il proprio stile e il genere che desidera trattare. I John Malkovitch, innanzitutto, sono una band dalla produzione compositiva interamente strumentale. Il concept musicale viene trasmesso avvalendosi solo degli strumenti classici, scelti da questo gruppo che sembra amare più i palcoscenici e le esibizioni dal vivo che gli studi di registrazione. Il genere dei John Malkovitch possiamo definirlo, sommariamente, come un riassunto del post-rock che va tanto di moda in giro per il mondo. Le sonorità di questa band ricoprono tutto lo spettro di frequenze messo a disposizione dai loro strumenti, ma a nostro modo di vedere è invece la ritmica la parte forse più interessante. Essa si manifesta come un’alternanza tra sezioni nelle quali non sembra avere alcuna importanza, con la batteria che cerca di seguire le vacue melodie degli altri strumenti, ed altre dove invece raffigura un perfetto metronomo da seguire pedissequamente. A questa alternanza ritmica corrisponde un’esatta alternanza in termini di livello di suoni: si spazia da suoni delicati, larghi, carichi di reverbero, propri delle atmosfere musicali ambient, ad altri molto crudi ed energici, con l’overdrive che manda in saturazione gli amplificatori. È un contesto sonoro molto interessante, che prende forma nel lavoro d’esordio dei John Malkovitch: “The Irresistible New Cult of Selenium”. Il disco presenta una tracklist di sole 4 tracce, ma che raggiungono un minutaggio molto ampio, di oltre 45 minuti. I brani, infatti, non sono semplici composizioni con strofa e ritornello, ma rappresentano delle atmosfere in continua evoluzione. “The Irresistible New Cult of Selenium” viene descritto come un viaggio interiore dal quale l’ascoltatore viene catturato. E questa è una definizione che ci può stare, anche se a noi ha dato più l’impressione di essere immersi nel profondo universo, in quei luoghi in cui gli spazi sono ampi, vuoti, leggiadri, ma solo fino al momento in cui gli elementi non collidono tra di loro; a quel punto è il caos più totale, passando ad un turbinio di energia, in cui, in ambito musicale, tralasciando la metafora astronomica, si rivelano più chiaramente melodia ed armonia di base. Ogni singola traccia dei John Malkovitch è una evoluzione che parte da un contesto pacato, che immagazzina energia e che gli strumenti scaricano improvvisamente attraverso break spesso inaspettati. “The Irresistible New Cult of Selenium” ci ha davvero colpito per la qualità con cui trasmette la vera essenza della band. Che è piacevole e valida, esclusivamente strumentale.

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bandiera_italia   DOOMMABBESTIA

La scena post-metal e post-rock europea oramai è colma di gruppi e gruppetti che stanno cercando di cavalcare l’onda del genere per poter dimostrare di avere qualcosa in più rispetto agli altri. Lo notiamo in tutte le uscite che hanno affollato gli ultimi 7-8 anni, e come risultato siamo immersi in un miasma di “già sentito” o “scontato” che ahimè è inevitabile. Il problema è che questo sovraffollamento di dischi porta inevitabilmente la qualità a risentirne, e oramai è davvero dura trovare band in grado di poter davvero dire qualcosa. In Italia sono pochi i gruppi a poter vantare questa freschezza tanto ricercata, dobbiamo dirlo. E di certo ci si arriva attraverso un percorso di crescita non indifferente. Dopo questa introduzione, possiamo parlare dei John Malkovitch, gruppo di Perugia dedito a queste sonorità post-metal e post-rock che si presenta a noi con il primo disco “The Irresistible New Cult of Selenium”. Togliamoci subito il dente: non si tratta di nulla di innovativo, ma i ragazzi hanno qualcosa che manca a tantissime altre band: la personalità. Nonostante i canoni siano quelli classici, il disco non annoia affatto e non scade nel già sentito, rendendo difficile all’ascoltatore accostarli ad un singolo gruppo in particolare. Questo perché le varie influenze sono ben mischiate e non danno veri e propri punti di riferimento, ogni tanto possiamo sentire i God is an Astronaut, alle volte riusciamo a sentirci i Pelican ma anche i Russian Circles, e non è cosa da poco. Non si parla di stili copiati e incollati senza un nesso logico, ma assorbiti e filtrati attraverso il proprio io, e questa è la base per ogni gruppo in grado di dire qualcosa. Ambient, post-rock e post-metal sono generi che includono uno spettro ampissimo di scelte e suoni, la cosa migliore da fare per rendersi conto di cosa si stia parlando è ascoltare il disco su bandcamp. La mia traccia preferita è sicuramente Zenit, una vera e propria montagna russa di emozioni e dinamiche.L’unica critica che potrei muovere è la scelta di alcuni momenti che sembrano un po’ forzati e messi lì perché il genere lo richiede, come alcuni abbassamenti di dinamiche non veramente necessari allo sviluppo del pezzo.Sicuramente i ragazzi sono acerbi, ma se il percorso è quello che sembra stiamo attenti che in futuro potremmo sentirne delle belle, io il loro nome lo segno.

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bandiera_italia   HEART OF GLASS 

C’è da dire subito che I Dischi del Minollo hanno sempre avuto buon orecchio e ottimo gusto per le proprie produzioni, quindi non sorprende la cura e la potenza stilistica di un quartetto all’esordio come i John Malkovitch! Nati nel recenti 2016, le chitarre di Luca Santi e Leonardo Tommasi e la sezione ritmica di Manuel Negozio al basso e Francesco Tiberi, si allineano ad un post-rock violento nelle dinamiche e sinuoso nelle discese di volumi ed effetti. Swans e Brian Jonestown Massacre sembrano essere influenze possibili ma non stringenti, tuttavia la personale attitudine nell’erigere muri sonori è una qualità naturale che riesce molto al quartetto. Dilatato nello spazio, The Irresistible New Cult of Selenium è un disco contaminato da una languida ricerca di suoni e sensazioni, le cui scalate sono costanti e ragionate, mosse da arrangiamenti corposi ed a tratti minimali, senza lasciare nulla al caso. Rasente ad uno shoegaze edulcorato, la musica dei John Malkovitch! si evolve ad ogni nuovo ascolto, rendendo effimera la mancanza del cantato, ed anzi apprezzando in misura maggiore i movimenti di chitarra, basso e batteria. Quattro tracce solamente, che si amalgamano una sull’altra in un vortice sonico ispido e rilassato nello stesso istante, partendo dall’iniziale Darker Underneath the Surface dagli spessi contorni goth, eppure con melliflue escursioni nell’art-rock -toccando melodie molto piacevoli ed orecchiabili-, almeno fintantoché una tempesta sonora non faccia tabula rasa di tutto, lasciando l’ascoltatore colpito, sorpreso, ma anche soddisfatto. Molto più complessa nella dinamica è Twice in a moment, once in a lifetime, che nel corso di quasi venti minuti cambia pelle, velocità, intensità e potenza. Una caratteristica ben definita nei John Malkovitch!, quella di troncare di netto una melodia, cambiando scenario per ricominciare così a tessere nuove trame sonore: ne è esempio la chiusura di questo brano, letteralmente “tranciato a morsi” quando non si aspettava altro che un melenso fade-out. Le rimanenti due tracce si pongono agli estremi: Zenit e Nadirrappresentano una dichiarazione d’intenti post-rock senza alcuna mossa a priori prevedibile. E’ il flusso naturale della musica a travolgere i componenti stessi, una sorta di happening malinconico, tra delay soffusi, arpeggi liquidi ed echi cavernosi avvolti nel mistero. Le cuspidi fuzzose di chitarra tagliano di netto la nenia in cui a momenti i John Malkovitch! vi si adagiano, imprimendo una scarica sovversiva ad una proposta ben arrangiata ed interpretata. La registrazione in presa diretta (agli Busthard Studios di Terni) non fa che rimarcare l’energia endemica che la band produce, rilasciando anche in cuffia un’enfasi coinvolgente per il fruitore finale. The Irresistible New Cult of Selenium (co-prodotto da Edison Box) è un esordio potente e ben marcato su sonorità ruvide, capace di emozionare quando i volumi si abbassano ed i ritmi rallentano, e rilasciare endorfine acriliche quando le chitarre ruggiscono e la ritmica si alza in piedi. I John Malkovitch! stazionano fieri in una zona grigia tra ambient e post-rock, senza porsi limiti (vedi il minutaggio dei brani!) in una continua ricerca sonora personale ed in qualche modo anche spirituale!

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bandiera_italia   RADIOCOOP

Progetto nato alla fine del 2016 che approda ora al primo album, interamente strumentale, composto da quattro lunghi brani per una durata di 47 minuti. Un lavoro che si muove su basi post rock, solenni e avvolgenti, malinconiche ma potenti e dai tratti apocalittici. Musica non adatta a tutti i palati ma piuttosto interessante.

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bandiera_italia   TRAKS

Nato a fine 2016, John Malkovitch! è un progetto strumentale in cui ogni componente della band ha parte attiva nella creazione del sound dell’album d’esordio: The Irresistible New Cult of Selenium. In soli sei mesi la band ha prodotto il proprio primo lp, composto da quattro brani per una durata di quarantasette minuti. Uniti dal fil rouge del post-rock, John Malkovitch! è una band formata da: Manuel Negozio al basso, Luca Santi alla chitarra, Francesco Tiberi alla batteria e Leonardo Tommasi alla chitarra. Registrato e mixato da Giorgio Speranza (UTO) e Matath Yah (124C41+) ai Busthard Studios di Terni in presa diretta. Il disco sembra prendere suoni che partono da molto lontano: Darker Underneath the Surface cresce a piccoli passi, anche se l'ingresso dei "bassi" è piuttosto consistente, improvviso e precipitato dall'alto. Poi, non inaspettatamente, arrivano le esplosioni di suono. Si può pensare ai Mogwai e ad altri giganti del post rock, per una certa qualità itinerante e narrativa dei suoni scelti. Un potente senso di spaesamento si diffonde anche all'interno di Twice in a Moment Once in a Lifetime, con chitarra e drumming che si fanno intensi e insistenti. L'insistenza viene un po' a mancare in una seconda parte che sembra voler riposare un attimo. Ma non è così che deve finire: i colpi di coda all'interno del brano sono violentissimi. Anche la lunghissima Zenit cresce piano piano, tra drumming e risonanze scintillanti. L'andamento del brano è molto articolato, la narrazione si spezza, si frammenta, si ricompone, si ferma, riparte e disegna ambienti immaginifici. Da notare le code elettriche che si sviluppano con particolare abilità visionaria a metà brano. La conclusiva Nadir decide per panorami desolati, tra desert rock e psichedelia, che consentono alla mente di spaziare, ma armati di pesanti carichi di inquietudine. Poi il pezzo decolla compiutamente verso lidi lontani, con forti carichi di potenza e velocità. Un disco ambizioso (in senso positivo) e di vedute molto ampie quello dei John Malcovitch!, che giustamente estremizzano le proprie posizione e mettono sul piatto tutte le proprie qualità e abilità. Ciò che piace di più del disco è la capacità di tenere alta la tensione e l'intensità dal primo all'ultimo secondo.

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bandiera_italia  AVOLTEVOMITO666

John Malkovitch!, band post-metal/post-rock, che incarna al suo interno sonorità vicine ai Mogwai facendole convivere con altre più pesanti ed articolate. Un caso borderline tra i due generi che confluiscono paradossalmente in un risultato invidiabile e decisamente interessante. "The irresistible new cult of selenium" ne è la conferma nei suoi 47 minuti di intense atmosfere cupe, tetre. La chitarra padroneggia senza mai sovrastare il resto, in completa sinergia con il resto. La facilità con cui si scende e si sale dinamica fornisce un ulteriore slancio, un invito ad ascoltare ed immergersi nelle distorsioni di Darker Underneath The  Surface e restare folgorato. In Zenit emerge il lato più  atmosferico e delirante di "The  Irresistible new cult of selenium che si dimostra ad ogni ascolto un lavoro sempre più ricco di dettagli, di quelle piccolezze che nel complesso donano genuinità e al contempo fruibilità. Dai '90 ad oggi ne sono usciti di dischi post-rock e non ditemi che sono quasi tutti uguali con qualche rara eccezione: eccovi servito un esempio di album che continua a stregarti anche al minuto 31:22, quando vorresti prenderti una pausa e ti ritrovi a riascoltarlo per altre 3, 4 volte, arrivando a metà pomeriggio

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bandiera_italia   SYSTEM FAILURE

John Malkovitch! ci offre musica postrock che trasmette tanta malinconia e fa tanto viaggiare i nostri pensieri in paesaggi mentali mozzafiato. Come non pensare a God is an astronaut, a Giardini di Mirò o ad altre formazioni postrock ascoltando il sound stupendo di questa band. System failure ha ascoltato il loro disco dal titolo The Irresistible New Cult of Seleniume quelle che seguono sono le nostre considerazioni a riguardo. Darker underneath the surface comincia con suoni quasi impercettibili e con un arpeggio/refrain di chitarra tanto dolce che troviamo per gran parte del pezzo. A questo refrain poi si affiancano tappeti sonori ampi e di grande potenza verso la fine del pezzo. Infatti i pattern sonori di John Malkovitch! sono di un’intensità sonora a tratti prodigiosa e lo possiamo appurare in molte parti del disco in questione. Segue Twice in a moment once in a lifetime che, come la canzone precedente, parte in modo soffice. Questa volta subito arrivano sonorità graffianti dopo non tanti secondi. Il lavoro di basso è encomiabile e da tanto corpo e sostanza al pezzo oltre ad opporsi alla chitarra tanto dolce. Poi partono altri tappeti sonori incredibili che sembrano volerci lacerare il petto. E tutto questo in appena due minuti e più di canzone. Poi arrivano sonorità che fanno pensare anche ad alcuni Radiohead, tra l’altro, sonorità roboanti, corpose e sempre tanto intense e penetranti. Dopo i 4 minuti c’è uno dei tanti “climax sonori” offerti da questa band che mira a travolgere letteralmente i suoi ascoltatori con un sound anche tanto portentoso in alcuni passaggi sonori. Dopo la metà del pezzo c’è una pausa, un vuoto sonoro alquanto psichedelico. Poi la canzone riprende con altre sferzate sonore prodigiose per poi spegnersi. Poi arriva Zenit. Anche qui esordio morbido con alcune sonorità che ci trasmettono un senso di arcano e di ancestrale accompagnate da altre sonorità che elevano il nostro spirito. Dopo i 6 minuti altre evoluzioni sonore di grande ampiezza e vigore sonore arrivano ad allietare il nostro animo assetato di sensazioni. Dopo gli 8 minuti e mezzo la canzone sembra finita ma ricomincia proponendoci altre tappe di un viaggio memorabile cominciato da quando abbiamo schiacciato il tasto play. Quindi sonorità abbastanza enigmatiche arrivano poi accompagnate da altri sussulti tanto toccanti ed elettrizzanti con un beat lievemente convulso. L’elettronica contribuisce tanto per la dilatazione del sound in alcuni passaggi della canzone. Nadir chiude il tutto ed inizia con suoni tenui per creare il solito intro nidificato. Alcuni zampilli sonori sono magnifici da ascoltare. Altre sonorità sinistre ed inquietanti pure. I refrain di questa canzone sono davvero esaltanti e i passaggi alquanto azzeccati come spesso succede nel disco in questione. Anche in questo pezzo climax ed impressioni sonore a tratti insostenibili per il nostro cuore. Il sound di John Malkovitch! è davvero da cardiopalmo. Costoro suscitano incredibile tensione in alcune parti delle loro canzoni: sono laceranti ed esasperanti e ci costringono a provare emozioni irripetibili! Oltretutto non mancano, come accennato sopra, “momenti di riflessione” o di psichedelia che rendono il disco complessivamente tanto ricco di stimoli. Allora come non ascoltare questa band con un disco che a nostro parere è da 85/100.

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bandiera_italia   DISTOPIC

John Malkovitch! hanno imparato così bene la lezione (del post-rock) da sembrare una cover band, anzi, somigliano a quei compagni delle elementari che recitavano a memoria la poesia e tutti rimanevano a bocca aperta davanti a cotanta destrezza. Insomma, i Nostri sono bravi tecnicamente, riescono a creare persino una discreta tensione emotiva, ma al momento la loro proposta non ha un’identità e vive di luce riflessa. “The Irresistible New Cult of Selenium” è un album di 4 pezzi (3 dei quali superano i 12 minuti di lunghezza) e oltre al post-rock c’è anche spazio per un po’ di rumore e un’idea di “musica strumentale” che naturalmente poggia sulle chitarre e che guarda con ammirazione alla scena degli Anni Novanta. In conclusione, un disco che non decolla e non precipita, bisogna ancora lavorare sul suono per renderlo più personale. In questo momento la sufficienza è dietro l’angolo, ma l’angolo non sta vicinissimo…

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bandiera_italia   ROCK GARAGE

John Malkovitch non è il solito nome del cantautore di un paesino sperduto ispirato dalla letteratura russa e che vede nella musica l’unica forma di espressione di un suo diagio sociale. John Malkovitch è una band a tutti gli effetti, un quartetto profondamente aderente al rock ma che si allontana dai suoi classici canoni per plasmare un qualcosa di diverso. Spesso ne rallenta i ritmi, sposa una visione completamente strumentale, annichilente per certi versi ma in alcuni frangenti più espressiva di quanto lo sarebbe se ci fosse un cantante in line-up. The Irresistible New Cult Of Selenium non è un album semplice, ancorato al post-rock ma scevro da qualsiasi forma di psichedelia (elemento che molti progetti post-rock non riescono ad evitare), propone quattro tracce ma che sfiorano in cinquanta minuti di durata totale. Un segno indelebile della proposta musicale della band, un progetto che non può evitare la classica forma del “crescendo”, musicale ed emotivo, come accade ad esempio in Twice In A Moment, Once In A Lifetime (toccando addirittura il metal sulla parte finale), una delle poche strutture che viene spesso adottata nella musica strumentale come tentativo di coinvolgere l’ascoltatore. Zenit è onomatopeica fin dal titolo, tutto è soave e sembra di essere immersi in uno stato di apnea fino a metà brano per poi aprirsi, di nuovo, all’esplosione sonora che lascia spazio al rock, quello vero. Quando parte Nadir sappiamo già cosa aspettarci e pur con note e pattern diversi il film non cambia di molto; cambia l’approccio alla ritmica, ci coinvolge di più e il graffio del riff. Nel complesso è un buon album ma i brani sono davvero molto lunghi. La stessa Zenith si poteva spezzare in due (i primi 9 minuti e i secondi 5) rendendo non solo le tracce più digeribili ma presentando con un’altra forma le diverse composizioni incluse in essa.

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    TOTOROMOON

Il y a toujours cette petite pointe d’excitation, mêlée à une once de satisfaction, quand un jeune groupe m’envoie son premier disque et qu’il me plaît dès les premières notes. L’impression de dénicher un nouveau talent. Le bonheur de pouvoir le partager. John Malkovitch! est un quatuor italien. Il est né en 2016, au coeur de l’Ombrie. Son premier album s’intitule « The Irresistible New Cult Of Selenium », et il est un petit opus de post-rock à la fois atmosphérique et intense tout à fait réussi, à découvrir. Enregistré en conditions live, « The Irresistible New Cult Of Selenium » développe quatre pièces pour près de 48 minutes de musique. Si la première dure à peine plus de 6 minutes, les trois suivantes s’envolent ensuite chacune pour une durée variant de 12 à 14 minutes. Comme le nom du groupe le laisse deviner, les sonorités de son post-rock sont très cinématographiques. Au gré de belles variations rythmiques et mélodiques, « The Irresistible New Cult Of Selenium » peint des atmosphères qui rivalisent de douceur et de délicatesse. Les répétitions de motifs sont justement dosées, à la faveur de guitares mélancoliques et émouvantes. Les montées en puissance sont lentes, juxtaposant à bonheur les silences, les ondes délicates et les explosions joliment intenses. John Malkovitch! ne réinvente pas le post-rock, mais il use à merveille des plus beaux codes du genre pour en tirer de très belles compositions. En ombre et lumière, en douceur et en éclat. Un premier album prometteur, à savourer sans modération. « The Irresistible New Cult Of Selenium » est paru au début de l’année, il est toujours disponible aux formats numérique et CD.

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  OX FANZINE

Es es grummelt, es brodelt, es knackt. Das italienische Quartett JOHN MALKOVITCH! verschmilzt auf seiner Debüt-LP aufs Virtuoseste tastend-schwebenden Post-Rock und tonnenschweren Black Metal miteinander. Minutenlange sphärische Bewegungen werden zum Teil innerhalb eines Taktes von brachialen Gitarrenwänden abgelöst, an anderen Stellen treten die beiden Extreme miteinander in Verbindung und erschaffen grandiose genretechnische Niemandsländer. Besonders ins Ohr geht der knackig-knarrige Basssound, der komplett losgelöst die massive Basis für schräg-verzerrte Gitarrenexperimente bietet. Wie es lange Post-Rock-Passagen an sich haben, erzeugen zwar auch jene auf „The Irresistible New Cult Of Selenium“ bisweilen eine gewisse Langatmigkeit; das Genre-Experiment insgesamt darf dennoch als überaus geglückt bezeichnet werden.

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   CROSSED LETTERS

Dieser schön gestaltete Digipack macht es einem rein äußerlich nicht ganz leicht, auf Anhieb Interpret und Titel zu entdecken. Auch mit den beteiligten Labels ist es nicht ganz einfach. Neben Dingleberry Records haben am Release die Labels I Dischi del Minollo, Edison Box und Mehr Licht Records mitgewirkt. Das alles sieht man erst wenn man das edle Stück aufklappt. Da entdeckt man, dass man es mit der Band John Malkovitch! aus Umbrien/Italien zu tun hat. Ganze vier Stücke sind auf The Irresistible New Cult Of Selenium enthalten. Da ich die Band bisher noch nicht auf dem Schirm hatte, dachte ich zuerst, dass es sich bei dem Tonträger aufgrund der Titelanzahl um eine EP handelt, aber John Malkovitch! machen astreinen instrumentalen Post-Rock mit ausufernden Ambient-Passagen und Stoner-Post-Metal-Elementen, so dass die vier Stücke auf eine Spielzeit von knapp 48 Minuten kommen. Die Musik ist dabei sehr vielschichtig und der Focus liegt auf sphärischen Klanglandschaften. Da kann es auch mal zwischendurch so richtig ruhig werden, so dass man eine Stecknadel fallen hören könnte. V.a. die ruhigen Passagen mit den sich wiederholenden und eindrehenden Gitarren würden sich hervorragend für einen Soundtrack zu einem traurigen und tristen Film eignen. Überhaupt klingt das Ganze sehr düster und melancholisch. Hypnotisch baut sich nach einer ruhigeren Passage die Musik Schicht um Schicht wieder auf, bis eine Wand von Dampfwalze hereinbricht. Vom Ablauf her erinnert das an einen Menschen, der nach einem langen und erholsamen Schlaf langsam wach wird und sich plötzlich hellwach und voller Energie an das Tagesgeschäft macht. Die Rhythmuswechsel sind unberechenbar, so dass es spannend bleibt. Am besten, ihr hört diese Musik in einem abgedunkelten Raum mit brennender Kerze und laut aufgedreht über einen guten Kopfhörer an, dann ist die Gänsehaut garantiert. Jedenfalls hat man im halbdunklen Licht während des Hörens genügend Zeit, über das Covermotiv nachzudenken und die Schatten des schummrigen Kerzenlichts in die Phantasie mit einfließen zu lassen. Mich erinnert das irgendwie an ein Fabelwesen, ähnlich dem Drache Fuchur aus der unendlichen Geschichte. Gibt es wirklich einen unwiderstehlichen neuen Kult um Selen? Nicht zu verwechseln mit dem Seelenkult! Selen ist ein chemisches Element und wird soweit ich weiß gerne als Nahrungsergänzungsmittel verwendet, da es gut für’s Herz sein soll. Na dann, pfeift euch das hier mal rein!

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   RTMB

El cuarteto italiano entregó un disco entrañable, sin embargo será necesario tener el humor correcto y la paciencia suficiente para descubrir los espacios recónditos meditativos de The Irresistible New Cult Of Selenium. Los primeros 15 minutos pasarán inadvertidos hasta irrumpir la calma con la mezcla de stoner rock y post-metal apareciendo intercalados entre largos pasajes ambientales que estabilizan la balanza, llevándote lentamente a lo bajo y a lo más alto del espectro post-rock.