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press-review THE SINGER IS DEAD

bandiera_italia RUMORE
Le idee dei milanesi Singer is Dead sono ben definite : un suono fluido, pregno di una forte componente cinematica. Qui sono arrivati e da qui partono per sviluppare un processo sonoro, in questo caso più brillante. I 65daysofstatic sono forse il riferimento di partenza,ma ancor più asciutti (STRG) dove le chitarre fragorose dell'omonimo EP d'esordio del 2014 sono state in parte estirpate, in favore di intarsi math rock appuntiti, emotivi e nervosi (SCNV). Sono pochi i momenti ambientali, c'è sempre un tema sviluppato e vivido con una texture chitarristica evidente (QLNV). L'intro di RYLB potrebbe sembrare - per assurdo - la declinazione post rock dei primi Vampire Weekend, mescolati all'indie rock '00. Meno epicità e più ricerca di suoni post pop. E il cantante ? Muto, anzi morto.

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bandiera_italia ROCKIT

the Singer is Dead: solo il nome dovrebbe bastare a descrivere il concetto musicale di questo progetto milanese. Dopo aver debuttato nel 2014 con un disco omonimo, questa volta presentano il primo full-lenght intitolato "\\", da intendersi come "due". Si tratta di un disco post-rock interamente strumentale, che elimina completamente l'apparato vocale ma non pensa neanche lontanamente di allontanarsi dai canoni stilistici tipici del genere, mettendo al centro della propria atmosfera i motori classici della chitarra (la colonna portante di tutto il progetto), il basso e la batteria. Le parti elettroniche sono poche ma buone, saggiamente dosate in un contesto che risente da subito delle influenze dei mostri sacri del genere. Già a partire dalla prima traccia intitolata "STQT" è possibile accorgersi dell'enorme devozione del gruppo per gli scozzesi Mogwai. I leggeri risvolti emo che si alternano all'interno delle tracce fanno in modo di rendere tutto l'apparato sonoro abbastanza personale e originale. Le sonorità ricercate di brani come "QLVN" ci riportano immediatamente a quelle malinconiche di band come God Is An Astronaut, con una coda finale davvero pregevole per pathos e compattezza di sound. "SCNV" è invece l'unico pezzo che presenta un abbozzo di riff iniziale, con la chitarre che sembrano finire a chiacchierare come se fossero di fronte ad un drink. La conclusione affidata a "LCTR" avvicina la band ad atmosfere più melodic metal rispetto al resto del disco. Per gli amanti del genere, questo progetto è assolutamente da tenere d'occhio. I ragazzi hanno le idee chiare e il loro è un lavoro ben studiato oltre che ben concepito a livello sonoro.

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bandiera_italia FASECONTROFASE

“I The Singer Is Dead nascono nell’estate del 2012 a Milano con l’idea di suonare senza limiti di struttura o durata e farlo senza voci; avendo come unica linea guida le sonorità vicine al Post Rock” ecco come la band in questione ama presentarsi. In effetti, quello che stiamo per analizzare è un album molto particolare: partendo dal nome della band, al nome dell’album, fino ad arrivare ai titoli dei brani. L’universo del Post Rock è immenso, non è difficile quindi trovare band valide, ed eccone una. Già dal nome di questo progetto, “The Singer Is Dead, scopriamo subito che si tratta dell’ormai classico Post Rock strumentale, senza alcuna voce. Il sound della band ruota attorno alla chitarra, strumento fondamentale in questo album. Nonostante le melodie rilassanti e suggestive suggeriteci dai nostri, la chitarra dona quel tocco di aggressività che rende il tutto molto accattivante; troviamo riff ipnotici e suoni che portano la mente a viaggiare. Bellissimi i dialoghi tra chitarre, basso e parti elettroniche, impostate in modo ottimale e senza esagerazione, il tutto accompagnato dalla galoppante batteria. Dopo aver ascoltato “\\”, possiamo dedurre che le maggiori influenze per i The Singer Is Dead possano probabilmente essere i Mogwai, che prestano alla band la loro tipica malinconia, e i God Is An Astronaut, che donano invece quell’elemento che elettrizza un po’ l’atmosfera. Un album imperdibile per gli appassionati del genere; una vera chicca tutta italiana. Davvero un bel lavoro creato dai milanesi The Singer Is Dead.

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bandiera_italia METALITALIA

Anche a Milano c’è tempo per suonare del post-rock autentico che nulla invidia alle produzioni delle terre più consolidate nella produzione di genere. Segno, questo, probabilmente, di uno sdoganamento totale del genere e di un suo intaccare anche molti dei generi ad esso affini e ben conciliantisi intorno, anche in un contesto ben difficile per la maggior parte delle proposte underground. La proposta dei quattro ragazzi di Milano è infatti vicina ad un certo math rock, vicino a molte delle ottime tonalità proposte dai nostrani Valerian Swing nell’ultimo lavoro, ma si avvicina ancora di più ai break di certo alt-rock più moderno e che strizza l’occhio ad un certo mood diretto e consolidato. I fratelli Doldi qui fanno le cose per bene ed offrono un mood piacevolmente solleticante le corde di certo post-rock d’atmosfera e di un contiguo alt-metal mai allentato e sempre legato a ritmiche che tengono alta la soglia dell’attenzione, senza svalutare l’andamento sognante. In “Q L V N” sembra addirittura di sentire quelle tonalità melodiche vicine a gruppi come The National o Editors, alternate a parti suonate con un’intensità più dura e ruvida, come in certe nuove diramazioni degli Anathema o di quel filone progressive britannico. Non sembrano nemmeno lontani – questo più naturalmente – i nomi dei God Is An Astronaut o dei 65 Days Of Static, soprattutto in brani come “S T R G”, di sicura presa immediata, seppur lontani da una certa faciloneria da gruppo-fotocopia. “\\” risulta dunque un album da scoprire e da riascoltare, innestandosi come un buon segno per il totale sdoganamento della proposta di una musica strumentale che non sia vincolata ad alcuno standard, ancora troppo pesante, forse, nel nostro paese.

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bandiera_italia INDIEPERCUI

Eclettico strumentale polveroso e di sostanza che si accinge a riempire di geometrie math rock un condensato di ambizioni favorevoli alla rinascita di uno stile proprio e sempre più ricercato all’interno di una musica in cui il cantante non c’è, il cantante è morto e tutto quello che possiamo ascoltare sono architetture fantastiche e ipnotiche che si dipano in decostruzioni al limite del pensiero imposto raggranellando sogni quando questi sembrano scomparire e non far parte più di questo mondo, una destrutturazione tale da rendere questo disco portante il nome di due, un insieme di pezzi incorniciati a dovere che si muovono su territori post rock e convincono sin dalle prime battute, ottenendo un’omogeneità di fondo a tratti granitica, a tratti cadenzata, ispirata, imbrigliata in quegli arpeggi ridondanti che fanno la differenza ipnotizzando e favorendo l’accesso a mondi lontanissimi e in continua evoluzione. Due è un lavoro importante sotto molti punti di vista, un lavoro che non cerca l’immediato riscontro, ma che piuttosto si fa proverbialmente assaporare lentamente in ogni sua singola sfaccettatura.

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bandiera_italia ROCKAMBULA

Fare Post Rock non è un mestiere facile, e \\ è un lavoro estremamente coeso, ricco di suoni che si amalgamo e si sovrappongono generando melodie intense e compatte. Ogni brano prende un tema e lo sviluppa attraverso un continuo crescendo sempre teso all’evoluzione del suono. La morbidezza è un tratto caratteristico che però emerge da strutture sofisticate che giocano con ritmi asimmetrici, cambi che irrompono inaspettatamente e metriche non lineari. Le chitarre sono grandi protagoniste che riverberate ed effettate avvolgono e legano i momenti ritmici con sobrietà ed equilibrio. Sei brani che riescono a offrire un ascolto piacevole per un Math Rock emozionale, intenso, celebrale ma non esplosivo. Un ottima evoluzione rispetto al primo EP, ancora legato ad un vigore e un’irruenza espressiva che doveva trovare la giusta maturazione.

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bandiera_italia ROCKON

A distanza di tre lunghi anni, sono di nuovo a parlare del quartetto milanese The Singer is Dead, forti del loro nuovo lavoro in studio intitolato semplicemente “\\” (Due), composto da sei brani strumentali che amalgamano, alle atmosfere post-rock e math-rock, il cui sound di riferimento rimanda a Pelican, And So I Watch You From A Far, Caspian e compagnia bella, le sonorità e l’impatto dell’emo-core. La prima traccia S T Q T, sicuramente tra le più riuscite e forse la più accomunabile all’album d’esordio dei The Singer is Dead, mette subito in chiaro che l’intento della band non è quello di stravolgere il precedente lavoro, bensì di radicarli nella loro forma mentis compositiva e nella perizia maniacale con cui i brani sono stati eseguiti. Azzeccata dunque, la scelta della tracklist, con il pezzo di apertura che sembra dire “Qui ci eravamo fermati e da qui ripartiamo”, e aggiungendo, brano dopo brano, elementi che denotano la loro maturazione come compositori e band. Fin dalle prime battute, inoltre, troviamo alcuni innesti di sintetizzatore e beat ritmici che donano ulteriori sfumature dimensionali all’opera. Un pensiero a riguardo: reputo sia stato intelligente da parte loro non voler strafare mantenendo questo elemento di novità su livelli decisamente marginali, ma è altrettanto vero che utilizzato in maniera così fievole, faccia sorgere il dubbio sulla sua effettiva necessità ed efficacia. Alcune aperture e cambi di marcia risultano davvero ben riusciti; si ascolti ad esempio S T R G, il cui corpo centrale soprattutto, è un continuo e claustrofobico saliscendi di dinamiche, distorsioni e cambi repentini, senza però rendere frammentato o inconcludente il brano. Molto bene anche la successiva S C N V, con ritmiche mat(h)ematiche e sbilanciate che anticipano una cavalcata ascendente che porta a un riuscito climax d’impatto emotivo non indifferente. Tutti i brani sono fluidi, non troppo ostentati e la loro durata non risulta mai eccessiva, comunque sempre entro i sette minuti (e per il genere, ci sta). Non ci sono tuttavia elementi particolarmente rivoluzionari o di spicco: questo può risultare pericoloso per la band, rischiando di affogare in modo anonimo nell’enorme calderone di band post-rock, post-metal, math-core, ecc ecc…

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A distanza di tre lunghi anni, sono di nuovo a parlare del quartetto milanese The Singer is Dead, forti del loro nuovo lavoro in studio intitolato semplicemente “\\” (Due), composto da sei brani strumentali che amalgamano, alle atmosfere post-rock e math-rock, il cui sound di riferimento rimanda a Pelican, And So I Watch You From A Far, Caspian e compagnia bella, le sonorità e l’impatto dell’emo-core. La prima traccia S T Q T, sicuramente tra le più riuscite e forse la più accomunabile all’album d’esordio dei The Singer is Dead, mette subito in chiaro che l’intento della band non è quello di stravolgere il precedente lavoro, bensì di radicarli nella loro forma mentis compositiva e nella perizia maniacale con cui i brani sono stati eseguiti. Azzeccata dunque, la scelta della tracklist, con il pezzo di apertura che sembra dire “Qui ci eravamo fermati e da qui ripartiamo”, e aggiungendo, brano dopo brano, elementi che denotano la loro maturazione come compositori e band. Fin dalle prime battute, inoltre, troviamo alcuni innesti di sintetizzatore e beat ritmici che donano ulteriori sfumature dimensionali all’opera. Un pensiero a riguardo: reputo sia stato intelligente da parte loro non voler strafare mantenendo questo elemento di novità su livelli decisamente marginali, ma è altrettanto vero che utilizzato in maniera così fievole, faccia sorgere il dubbio sulla sua effettiva necessità ed efficacia. Alcune aperture e cambi di marcia risultano davvero ben riusciti; si ascolti ad esempio S T R G, il cui corpo centrale soprattutto, è un continuo e claustrofobico saliscendi di dinamiche, distorsioni e cambi repentini, senza però rendere frammentato o inconcludente il brano. Molto bene anche la successiva S C N V, con ritmiche mat(h)ematiche e sbilanciate che anticipano una cavalcata ascendente che porta a un riuscito climax d’impatto emotivo non indifferente. Tutti i brani sono fluidi, non troppo ostentati e la loro durata non risulta mai eccessiva, comunque sempre entro i sette minuti (e per il genere, ci sta). Non ci sono tuttavia elementi particolarmente rivoluzionari o di spicco: questo può risultare pericoloso per la band, rischiando di affogare in modo anonimo nell’enorme calderone di band post-rock, post-metal, math-core, ecc ecc… Un elemento che a volte mi lascia perplesso riguarda il mix; spesso le chitarre sovrastano la sezione ritmica che dunque non riesce a dare sufficiente corpo e pancia ai pezzi, inoltre il basso non riesce ancora a trovare il suo legittimo posto nel sound complessivo della band. È vero che in questo genere musicale i muri di chitarre sono fondamentali, ma non avendo suoni eccessivamente estremi, a volte questa scelta tecnica non risulta efficace. Inoltre, alcuni suoni sono freddi, “digitali”, e sembra si sia voluta valorizzare eccessivamente la perizia chitarristica sia a livello di pulizia nei suoni, che nell’esecuzione a volte fin troppo perfetta. Un po’ di patina e lucidatura in meno anche a livello di mix e registrazione, credo, avrebbero dato quel ‘quid’ in più a un lavoro che nel suo insieme è positivo. Decisamente un passo in avanti in questo nuovo lavoro della band milanese. Ciò che avevo notato nel bene è stato consolidato e pure migliorato, allo stesso tempo tuttavia, sono rimasti ancora alcuni dei dubbi che ho avuto ascoltando il loro primo EP. Su tutti, la sensazione che troppo spesso si tenda in modo marcato a valorizzare la tecnica facendone quasi un esercizio di stile, piuttosto che puntare all’impatto emotivo che le ragnatele di chitarre – soprattutto per questo genere – reputo, dovrebbero essere necessarie per arrivare al cuore dell’ascoltatore. Ma tengo a precisare che questa è solo la sensazione che ho avuto io. Ho ascoltato il disco più di qualche volta, constatando che è molto più convincente e maturo del primo lavoro e che promuovo con buoni voti, nonostante necessiti ancora di un po’ di lavoro. Insomma, non sarà qualche scelta tecnica a vietarmi di riascoltare “\\” nel corso dell’inverno che si avvicina.

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bandiera_italia MUSIC MAP

“\\” (“due”) è il titolo scelto dai The Singer Is Dead per il loro full length di debutto, arrivato a più di due anni di distanza dal primo EP. Questo nuovo lavoro, però, rappresenta già un importante passo avanti rispetto al precedente, oltre a definire in maniera più chiara la proposta artistica. “\\”, effettivamente, articola il discorso in maniera molto più complessa rispetto a quanto accadeva tre anni fa: sono frequenti i cambi di ritmo, è perfettamente riuscita la sperimentazione dei tempi dispari, e anche l’ingresso di synth e sample funziona. Il disco si apre con “S T Q T”, sette minuti e mezzo di strumentale con la chitarra al centro, a tracciare un disegno complesso e con l’elettronica che si inserisce in maniera parecchio efficace in un pezzo dall’umore a tratti emo. La struttura di “Q L N V” è completamente diversa da quella del brano precedente, con un tono più epico e un passo più elegante, mentre “S T R G” apre e chiude all’insegna dell’indie rock, dopo un breve climax centrale. “S C N V” rallenta un po’ e strizza l’occhio a uno shoegaze denso di suggestioni dreamy nelle fasi più intense, e “R Y L B”, pur senza stravolgere l’impianto del brano precedente, brilla grazie ai suoi frequentissimi cambi di ritmo e ad una coda che ancora evoca scenari shoegaze, ma a chiudere sono le evoluzioni di “L C T R”. “\\” è davvero un "secondo debutto" in grande stile: i due anni di gestazione del disco hanno permesso di maturare una proposta più autentica e convincente e questo album, che pur essendo strumentale scorre fluidissimo, testimonia la crescita e l’ispirazione di una band dal futuro roseo.

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bandiera_italia PROGRESSIVAMENTE

I The Singer is Dead nascono nel 2012 con l’intento di proporre post rock strumentale e già nel 2014 esordiscono con un interessante ep dalle sfumature math e vincono il contest Bandzilla di Saronno. Dopo esperienze live con act di un certo peso come Ufomammut, Tides from Nebula e Zeuss, arriva il primo full lenght, \\, prodotto da Mattia Stancioiu e che segna un passo in avanti nel percorso di crescita dei milanesi. I canoni post sono assolutamente rispettati, soprattutto nella capacità di creare l’adeguato mood e questo perché i ragazzi conoscono perfettamente la materia e si prodigano con successo per dare vita ad un lavoro caldo e coinvolgente. I crescendo di chitarra, sapientemente emozionali e melodici, vengono sostenuti da una compatta sezione ritmica ma è l’interplay generale dell’ensemble che rimanda a decani della scena come Mogwai e Slint, a cui aggiungono però una personale visione, fatta di irruenza e spirito battagliero. Suoni veementi si alternano a più placide sezioni, parti cinematografiche narrano senza parole virando improvvisamente con incursioni emocore verso frangenti più spinti, mostrando come l’Italia sia attiva anche in questo ambito e si muova nel sottobosco in maniera credibile (vedi Arirang o 42DE, giusto per citare qualche piccola ma interessante realtà). Tutto ciò è ravvisabile a partire dall’iniziale STQT, che abbina sapientemente forza e pathos, così come una certa epicità, elementi che si ravvisano un po’ in ogni brano e che richiamano anche God is an Astronaut, Junkfood e Goodspeed You! Black Emperor. Il fluire del disco coinvolge nelle sue dilatate atmosfere, foriere di un percorso che fa dell’intensità un vero trademark, capace di colpire nel segno e di appassionare sin da subito l’ascoltatore. Disco di spessore che non posso che consigliare, soprattutto a chi vive di post strumentale.

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bandiera_italia LA CADUTA

Era da un po’ che non mi capitava di ascoltare un disco di musica strumentale, dove per musica strumentale intendo in parte quel filone di post-rock la cui cifra preponderante è srotolare lunghe cavalcate sonore che partono da un semplice riff o da un arpeggio di chitarra per poi perdersi o diramarsi, prendere il largo tra derive noise o aperture emo. //(si legge due), primo full dei The Singer is Dead, è il tripudio di questo mescolamento: sei pezzi per quaranta minuti circa, un a/r casa-università, il buio che sale abitudinario sempre più presto, le auto nel traffico sono più che altro facce, qualcuno sta attraversando la strada col rosso, la città inquieta si manifesta senza soluzione di continuità. Poi la vista di due occhi conosciuti, un deja vu potente, suoni ri-conosciuti per un’epifania, che finalmente arriva con S C N V e R Y L B, due suite che The Singer is Dead sembrano architettare consapevolmente passaggio dopo passaggio, fino alla chiusura, all’approdo finale di L C T R. Questo full ci riporta indietro e ci proietta avanti, dove la parola affida la sua porzione di senso alla musica e una comunicazione più diretta, più genuina cerca di costruirsi. Nessun fraintendimento, solo suono.

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bandiera_italia THE OVERGROUND

Si conclude l’estate, svanisce lasciandoci i vetri appannati di ottobre. Si fiuta l’umidità, la nostra indolenza si addensa insieme ad un brivido nervoso, un senso di malinconia, ma l'inizio di nuovi capitoli. Uno di questi è “ \\ ” (da leggersi come “due”), primo full-length della band milanese the Singer is Dead. Eco, riflesso e conflitto sono gli aggettivi che meglio definiscono quest'album. Una stasi momentanea di più forze in constante ricerca di equilibrio. In superficie l'album è intriso di two hands tapping, batteria impaziente, cambiamenti temporali disorientanti, metrica dispari e moduli bruschi. La chitarra riverberata galleggia sopra il contesto fragile che, mentre la canzone progredisce lentamente, sviluppa un'atmosfera di presentimento. Fino a quando la canzone si avvicina al suo climax e la traccia viene inondata da una viva sezione ritmica. Con un buon comando di tensione, batteria e basso marciano insieme, diventando un blocco costante nonchè elemento più coesivo. La produzione complementata da sinth a volte è un po’ troppo sottile e permette al basso di perdersi nel mix, ma gli effetti generali che permeano l'album mescolano gli strumenti e contribuiscono a perfezionare una risposta emotiva ed un umore spazioso e meno frenetico. Con “ \\ ” i the Singer is Dead stabiliscono la loro presenza non solo nel genere post/math-rock, ma come identità nella musica nel suo complesso. Il semplice numero, da titolo viene elevato a principio, via via che é esteso dall'ordine aritmetico a quello musicale. Essendo un principio duale si delinea dal contrasto, dalla polarità, ma anche da un forte tentativo di conciliazione.

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