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press-review IL VUOTO ELETTRICO "Radice"

 

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Poche storie : Il Vuoto Elettrico sono degli integralisti sonori, sono dei talebani che rifiutano ogni compromesso, qualunque esso sia. "Radice" è il tassello finale della trilogia dell'esistenza, cominciata con "Virale" e proseguita con "Traum". Il loro è un grido tagliente e disperato (ascoltate l'impressionante apertura di "I miei avanzi"), impersonato dall'istrionico cantato di Paolo Topa, debordante a volte, con una grandissima attenzione per i testi, criptici, duri, importanti. Non fatevi ingannare dall'ascolto superficiale de "Gli angoli del nostro corpo" e "Radice", due preziosissime ballate (ehm, quasi) con violino e voce femminile (rispettivamenta Mirela Isaincu e Francesca Scalari) che esplodono in una valanga di feedback dispensati dalla chitarra sempre tagliente e sferragliante, mai doma, di Davide Armanini. "Odio" mette in evidenza una base ritmica insistente ad opera di Matteo Testa e Paolo Gheza (basso e batteria), ancora sugli scudi in "Anche se non scorre", noise rock senza respiro. Era forse inevitabile che la loro musica mettesse la pulce di qualcuno ed infatti ecco che Pierpaolo Capovilla collabora con loro nella nervosissima "Il Temporale", non a caso Il Teatro degli Orrori è più che un riferimento, insieme a quelle intricate costruzioni chitarristiche che abbiamo imparato ad amare nei Fugazi o nei Minutemen. Paragoni importanti lo so, ma è solo per farvi capire che di dischi del genere, con una freschezza compositiva di questo tipo, ne escono pochi, troppo pochi e quindi me li tengo stretti stretti.

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bandiera_italia    ROCKIT

La progettualità a lungo termine di una trilogia trova oggi completamento nel nuovo album de Il Vuoto Elettrico: “Radice” è il disco che chiude il cerchio in seguito alle pubblicazioni di “Virale” e “Traum”, licenziato per Maninalto!/I Dischi del Minollo su distribuzione Audioglobe. Dieci tracce con un concept e sviluppi ben precisi: indagare la nascita del malessere umano, quel senso disilluso del vivere quotidiano che lo porta a essere disorientato e dolente. Per farlo, il suono ed i testi si prestano a narrare la mancanza, la perdita e l’assenza; rispecchiando attorno a queste condizioni i movimenti musicali, in bilico fra noise, rock alternativo e attitudine indipendente di quella buona, che rinverdisce i fasti degli anni '90. Il Vuoto Elettrico, d'altronde, ha una certa competenza ed idee artistiche molto definite, e possono contare sulla collaborazione di Pierpaolo Capovilla su “Il Temporale”, uno degli episodi più interessanti dell'intera tracklist. Imprevedibilità, incursioni artistiche ardimentose e frenesia di pentagramma: questi elementi rendono il terzo disco della band bresciana una proposta valida e concreta. Bisogna avere un buon orecchio, allenato a stare dietro ai saliscendi che ogni angolo della proposta d'ascolto ci riserva, e non si resta per niente delusi. “Radice” conferma le qualità de Il Vuoto Elettrico con un lotto di canzoni da cucirsi addosso.

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bandiera_italia  MUSIC MAP

Allora, riparto da dove li avevamo lasciati, ossia da "Traum", secondo atto di una trilogia cominciata la volta prima con "Virale": ed ora, i bergamaschi Il Vuoto Elettrico, giungono al capolinea di questa maratona di sei anni con "Radice", 10 brani che sferrano attacchi di rock, post-punk e noise senza grandi sconti, poiché il fine del combo è quello di rivolgersi all'essere umano per non fargli mai sbandierare la resa, al cospetto di timori ed angosce che vessano l'anima, perché la paura è un demone col ghigno beffardo che si insinua anche negli attimi tranquilli in casa... altro che focolare domestico! Qui, se non si vuole capitolare al tappeto, sarà bene rafforzare lotta e vigilanza verso un nemico invisibile ed invadente. Già le graffiate ossessive di "I miei avanzi", "Leggera e reale" e "Kermassenza" scendono sul ring combattivo dell'efferatezza, però non scherzano nemmeno "Il giusto margine" e "Spirale", ed un po' di tregua la dovete scovare nella titletrack, in "Odio"e in "Gli angeli", benché trattasi, comunque, di lievi sconti uditivi. Il fatto è che, globalmente, questi non mollano mai la presa. Qualche dubbio? Allora passate per "Anche se non scorre" e fatevi il segno della croce, perché la salvezza transita unicamente con l'intercessione di santi protettori: amen. D'altronde, il Vuoto Elettrico batte sentieri insidiosi, non gli piace vincere facile, non hanno e non faranno mai pace con sé stessi: serve loro per non mollare mai l'attenzione sulla voragine dialogativa e sociale che si è abbattuta sull'uomo atterrito ed apatico. Un disco impegnativo per loro e per chi lo ascolterà, che bada al sodo mettendo in prima linea solo ciò che conta, grazie anche all'ausilio fondamentale del producer Marco Lega, che li ha direzionati con piglio pertinente verso direzioni impervie ma stimabilmente coraggiose.

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bandiera_italia   TRAKS

Poco vuoto e molta aggressività ne I miei avanzi, che aprono il disco con acidità ed elettricità, con un po’ di CCCP sullo sfondo e con molte possibilità di impazzire, svariando tra alternative e psichedelia. Si armeggia lungamente nei prodromi di Leggera e reale, che leggera non è, ma reale, concreta, urlata e appassionata di sicuro sì. Sorretta dalla forza degli strumenti, la voce vomita concetti in sequenza, concentrandosi soprattutto sulla “verità”, qualunque cosa essa sia. “Una solida realtà/non può far male”. Un Capovilla quasi caparezziano piove su Il temporale, canzone punk, abbastanza folle e sicuramente capace di strattonare l’ascoltatore nei 2 minuti e 42 di contestazione frontale che regala. E dopo il punk, la dolcezza: Gli angoli del nostro corpo è una sorta di ballad con archi, ma anche con un battito muscolare, ricca di contrasti, forse parente di qualche canzone aspra e piena di carezze dei TARM. “E adesso prendimi per mano/raccontami del disastro/respira piano che ti si spezzano le ali”. Karmassenza recupera subito sul piano del rumore, con scalate improvvise e momenti di tempesta, parlando di verità e di identità. Che se ne va. Ecco poi Il giusto margine, altra dose di elettricità ruvida, con una sezione ritmica impegnata a frugare nei meandri della mente. Arriva soltanto a questo punto dell’album Radice, title track che si annuncia riflessiva, ma che poi strappa d’improvviso e diventa dolorosa. Odio è un’anticanzone, nel senso che l’odio espresso è tutto in direzione della band, un concentrato di astio sotto forma di critiche, chissà se reali o inventate. Ok, ma “cosa me ne frega delle loro recensioni” no, non lo posso accettare. Di acido in acido, ecco Anche se non scorre, che ha un testo molto gridato e abrasivo, su ritmi particolarmente rapidi e riccioli urticanti di chitarra. Una chiusura conciliante? Non qui e non ora: Spirale picchia fortissimo, si riallaccia ai riferimenti anni Novanta, invoca esplosioni, si muove in armonia con il basso e gioca molto con i piatti della batteria. Da una parte fa piacere ritrovare i gruppi che segui dall’inizio sempre in crescita e comunque coerenti con se stessi. Dall’altra ti chiedi perché non ottengano l’attenzione che onestamente meriterebbero, come in questo caso. Ma a parte le domande epocali, conviene dare noi la giusta attenzione alla band lombarda, che anche nel nuovo disco rovescia idee, energia, consapevolezza dei propri mezzi e un’ispirazione che prende forme molto diverse. Insomma un disco notevole, che merita di essere ascoltato con attenzione.

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bandiera_italia    ROCK TARGATO ITALIA

Ci sono una forte visceralità, un approccio sfrontato e uno spirito genuinamente rock’n’roll alla base della poetica dei lombardi Il Vuoto Elettrico. “Radice”, il terzo album della band, si presenta così come un piacevole pugno in faccia all’ascoltatore, fra chitarre taglienti e una voce acida che affonda con rabbia le unghie in un senso di smarrimento post moderno e decisamente attuale.