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press-review MALEDETTA DOPAMINA

 

bandiera_italia   ROCKIT

Un gruppo attivo da meno di due anni e plasmato da una solida attività live: il passaggio alla dimensione studio è un attimo, così i Maledetta Dopamina focalizzano le proprie energie sull'omonimo lp d'esordio, pubblicato per Dischi Bervisti / I Dischi del Minollo. Un trio nella configurazione meno canonica: le dinamiche della band lombarda si basano su due batterie, percussioni ed una linea di basso a cui tocca far da collante fra ritmi e melodie. Il risultato non è banale perché riesce ad impattare con efficacia i timpani dell'ascoltatore, e difficilmente si trovano momenti dove la tensione cala oppure i pattern strumentali si riciclano; ad impreziosire il prodotto, una fugace apparizione di Nicola Manzan (Bologna Violenta), che arrangia violino e viola su “Toro Sedato”. Nella musica strumentale spesso la maturità, e la capacità di creare un ascolto organico, si sviluppa nel corso di molteplici releases discografiche, è una strada lunga e spesso tortuosa che lascia l'impressione di trovare i Maledetta Dopamina ad un punto di partenza dai contorni dorati. L'espressione musicale c'è ed è concreta, ottima base per continuare a darsi da fare.

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bandiera_italia   THE NEW NOISE

Non mancherà di stuzzicare gli adepti del noise-rock delle origini l’omonimo dei Maledetta Dopamina, trio strumentale al debutto, co-prodotto da Dischi Bervisti, Dischi Del Minollo, Moquette Records, Koe Records. E questo nonostante i ragazzi abbiano deciso di barattare la chitarra con una seconda batteria, eliminando quindi le sferragliate previste dal contratto e dando più rilevanza agli incastri e ai sussulti ritmici tipici del genere, senza però sfociare mai in scalpitii ipercinetici fuori controllo. Anzi, i Maledetta Dopamina restano sempre saldamente sul pezzo, quasi con compostezza, costruendo efficacemente l’andatura dei brani e dosando per bene intrecci spigolosi e impeti aggressivi. Le evoluzioni del basso di marca Jesus Lizard, aspre, ciniche, ma con una certo andamento melodico, diventano l’onda portante del lavoro, approdando in più di un’occasione su territori cari, per esempio, ai The Austerity Program e a una versione più asciutta e meno enfatizzata, a parità di tensione, delle catarsi stridenti di questi ultimi. Qualche frangente pare poco più che una bozza non del tutto sviluppata, ma la stringatezza che il gruppo esibisce il più delle volte aiuta a rendere incisivi gli otto pezzi inclusi in questo promettente esordio.

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bandiera_italia  KATHODIK

Questo trio ha una composizione poco ortodossa, essendo formato da due batterie e da un basso. Questo è il loro esordio e hanno le idee molto chiare su qual è il loro percorso musicale. Cresciuti con la crema del noise di matrice Usa a cavallo tra gli anni ’90 del secolo scorso e gli anni zero, il trio attinge tanto dal math noise dell’asse Shellac-Don Caballero-Melvins, quanto dallo stoner dei primi e migliori Queens of the Stone Age e dagli internazionali Zu. La costruzione dei brani, infatti, è spesso ben strutturata e rigida, da cui poi il trio dipana varie sonorità, per cui se in Toro sedato, dove ci sono i violini di Nicola Manzan, il brano si dipana lungo le sonorità di un hard-blues-stoner, con Brutos il trio trova la quadra tra noise shellacchiano e lo stoner, mentre in Fuga i MD coniugano Big Black e Shellac. Il trio si gioca anche la carta della sperimentazione nella percussiva e piena di cambi di ritmiche di Acta est fabula e con Messa a terra si spostano verso un hc vibrante e quasi asfissiante, con pochi momenti per respirare.

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bandiera_italia   VUOTO

Maledetta Dopamina: divertimento per due batterie e un basso. È come stare su di un ring, durante un incontro di pugilato “particolare”. Nell'angolo destro, un batterista, Luca; nell'angolo di fronte, l'altro batterista, un altro Luca; e al centro – come arbitro – il bassista (Lorenzo) che, invece di controllare e regolarizzare i due contendenti, a turno dà e riceve schiaffi, pugni, calci, colpi di rullante e di percussioni, rispondendo a colpi di basso distorto. La ricetta è semplice ed efficace: riff distorti, pattern di batteria come tappeti su cui cadere dopo mille fatiche e mille attacchi. Questo si avverte già nell'iniziale Brotos, in cui l'ascoltatore si divincolerà in decine di stop'n'go e migliaia di ripetitività: passando dallo stoner al doom, dai Royal Blood strumentali agli Zeus!. Nella seguente Toro Sedato (applauso già solo per il titolo) il basso rimbalza da uno spigolo all'altro, donando al pezzo quel sapore math rock, e poi si fissa su un riff che facilmente ti entra nella testa ma che altrettanto facilmente degenera nel rumore più sporco e cattivo. Si ferma, si riparte e si scivola in un intermezzo post-rock, con tanto di violini e viole dell'ospite/produttore Nicola Manzan (devo dire proprio Bologna Violenta? Ce n'è bisogno?). Prima ho nominato gli Zeus e beh, fate partire Messa a Terra e parliamone. Tutto ricorda una sorta di versione “acerba” del duo Cavina/Mongardi: è vero il trio milanese deve ancora crescere, ma il terreno su cui questi dovranno crescere è di quelli buoni, e sono sicuro che le cose miglioreranno sempre più col tempo. Basso e batterie si districano bene, non perdono mai potenza, e trascinano chi sta ascoltando. Preludio è una miccia pseudo-elettronica che porta a Fuga, uno degli episodi migliori del disco: qui, in poco più di due minuti, ci ritroveremo davanti ad un plotone d'esecuzione con i fucili carichi di pallottole distorte. Hai due minuti per fumarti l'ultima sigaretta, tiro dopo tiro, colpo di batteria dopo colpo di batteria, e poi bang, game over. Ma ti rendi conto che ti hanno sparato solo proiettili giocattolo e sei ancora lì, vivo e frastornato, mentre Putamen continua il lavoro, scuotendoti sempre di più. Punk, stoner, mathcore, drum'n'bass, sludge, un cowbell della madonna: tutti elementi per farti tremare dal piacere. Stessa ricetta della successiva Acta Est Fabula. Martellante, pesante, affascinante. Altro punto alto del disco, che ci accompagna con la violenza necessaria all'ultimo appuntamento, ai Titoli di coda. È la quiete dopo la tempesta, le batterie si agitano, ma il basso rimane calmo, sognante, al limite del dreamy che anche quando si distorce rimane leggero, comein “T.P.” dei Wolfango. Come primo lavoro non c'è male, spero di sentire altro, in cui di sicuro la qualità sarà maggiore. Per ora, questo è un disco di cui godere senza troppi pensieri.

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bandiera_italia    MUSIC ON TNT

La dopamina è un neurotrasmettitore che viene prodotto in zone diversificate del nostro cervello; essa ha differenti funzionalità legate a comportamento, cognizione e movimento volontario. Talvolta la dopamina agisce sul sistema nervoso, causando l’accelerazione del battito cardiaco e l’innalzamento della pressione sanguigna, proprio come accade al nostro corpo durante l’ascolto della straordinarietà espressiva di Toro Sedato, magico viaggio nel cuore artistico dei Maledetta dopamina, folle trio sonoro che si presenta armato di sonorità ironiche e scomode, in cui le percussioni incontrano un animo punk ed una naturale impostazione noise. - See more at: http://www.music-on-tnt.com/recensioni/articolo.php?id_articolo=1991#sthash.7PFY9is4.dpuf

La dopamina è un neurotrasmettitore che viene prodotto in zone diversificate del nostro cervello; essa ha differenti funzionalità legate a comportamento, cognizione e movimento volontario. Talvolta la dopamina agisce sul sistema nervoso, causando l’accelerazione del battito cardiaco e l’innalzamento della pressione sanguigna, proprio come accade al nostro corpo durante l’ascolto della straordinarietà espressiva di Toro Sedato, magico viaggio nel cuore artistico dei Maledetta dopamina, folle trio sonoro che si presenta armato di sonorità ironiche e scomode, in cui le percussioni incontrano un animo punk ed una naturale impostazione noise. La band, promossa da Dischi Bervisti, I dischi del minollo, Moquette Records e KDE Records, sembra voler ripercorrere liberamene il proprio flusso di coscienza. Un viaggio ricco di sfumature ed impulsi potenti e destabilizzanti(Messa a Terra), posti tra suoni aspri che sopravvivono grazie all’inusuale funzionalità della sezione ritmica, definita da un basso potente e profondo e da una doppia batteria su cui si innestano i sinth di Mauro Giletto (Preludio) e gli archi di Nicola Manzan. L’opera, originale ed emozionale, offe “Una fuga” dall’invalso, invitandoci a raccogliere idee spigolose, ma mai troppo scomode, in grado di dare groove corposo, toccare i limiti dello stoner e giungere nelle lande desertiche di Putamen. La band, infatti, palesa un’impeccabile climax sonoro da cui sorge l’impronta bipolare pronta a trovare un inevitabile apice nell’anima free dei “Titoli di coda” e nelle toniche granulari di Acta est Fabula, ipnotico atto di pura energia, pronta ad essere incanalata verso una pura e semplice certezza: Maledetta dopamina non è solo un grande disco, ma anche una band da vedere in presa live!

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bandiera_italia   MUSIC MAP

Maledetta Dopamina è una compagine di appena tre elementi che si prefigge di portare avanti una propria singolarità, uscendo allo scoperto con una formazione insolita e audace: 2 batterie ed 1 basso. Un trio ma che fa per sei; tanta è l’energia sprigionata nell’omonimo album con 8 pezzi al fulmicotone, dove occorre essere predisposti con orecchie allenate a sismi ritmici. Il tragitto della band non è stato deciso alla leggera, ma con una gestazione di 18 mesi, alternando scrittura e palchi con analoga esigenza: quella di maturare la consapevolezza che solo lavorando a testa bassa, e con un vagone di spregiudicatezza, si può arrivare ad applicare progetti contemplati. Ed oggi, il frutto di questa ricerca e misurata follia è maturo sull’albero per restarci, in quanto questo lavoro non cadrà a terra ma resterà stabile sul proprio ramo, veleggiando a testa alta tra mari di alt-rock, psico-drumming, deliri percussivi e controtempi nervosi a iosa che seguono lo slapping di gran pregio di Lorenzo Novati, autentica star del disco. Dall’iniziale “Brotos” in poi si assiste ad una successione di strumentali duri da digerire ma per nulla dozzinali. Ferocia ed emotività rispondono sempre ''presente!'', con rare tregue respiratorie: giusto per non atterrire totalmente l’incauto fruitore dell’opera. E “Preludio” è lì apposta, con la spugna bagnata, a ristorare dai pugni presi finora. Però le altre 3 riprese combattute sul ring di “Fuga”, “Putamen” e “Acta est fabula” sembrano annunci spettrali, come fosse imminente l’arrivo incombente di un assassino di un cine-thriller. Infine, “Titoli di coda” non poteva che far calare il sipario con qualcosa di diverso: fitti charleston, batterie che duellano e basso più in disparte e lineare che va a chiudere in solitaria, stanco ma felicemente esausto. Alla resa dei conti, la band tenta di fagocitare l’ascoltatore in un non-pensiero, in un astrattismo ipnotico; e maledicono la dopamina, rea di essere un neurotrasmettitore vitale nel cervello dalle multiple funzioni di memoria, movimento, attenzione, cognizione e apprendimento. Esattamente tutto ciò che il gruppo vorrebbe non accadesse nella mezz'ora dell’album, perché la razionalità, in questi casi, ostacola il fluire del feeling. Un disco ruvido, aguzzo, sinistro, che farà molto discutere se non altro per l’anomalo aspetto strutturale dell’insieme. Nel caso passerà inosservato, sappiamo già in anticipo di chi sarà la colpa…

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bandiera_italia  EXITWELL 

Prendete un basso e due batterie. Direte, “e adesso che ci faccio?”. La risposta a questa stramba domanda è Maledetta Dopamina, un trio molto insolito. Il loro primo e omonimo lavoro è uscito il 27 gennaio, e noi lo abbiamo ascoltato con attenzione. La musica strumentale oggi come oggi è una scelta difficile da portare avanti, le orecchie sono ormai abituate a fiumi di parole, un colore quasi necessario. Comunicare senza le parole è dunque la sfida che il trio ha scelto di affrontare a testa (molto) alta, e possiamo dire che il risultato è stato più che buono. Risulta difficile, quindi, esaminare traccia per traccia anche se le sonorità sono marcate e decise. A distinguerli è un sound aggressivo che pervade tutti i brani. Il gruppo crea sonorità sempre nervose e violente caratterizzate da melodie che variano con il susseguirsi dei brani, sapendo alternare momenti cupi e tristi a momenti energici e schizofrenici. Il disco è caratterizzato da una ritmica geometrica scandita dalle due batterie che rende il basso vero protagonista della storia che i Maledetta Dopamina hanno deciso di raccontarci. Una particolare attenzione è stata prestata alla resa sonora dell’album, anche attraverso un arrangiamento di viola e violini di Nicola Manzan su “Toro Sedato”. Tutto curato nei minimi dettagli: i titoli dei originalissimi dei brani , il mastering accurato di Giovanni Versari  e la splendida copertina. Dovremmo avervi convinto, è un trio da non perdere soprattutto live!

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bandiera_italia   THE FRONT ROW

Sdeng !! E' il rumore di un pilone di ferro nel momento della demolizione, ma è anche il suono che fa la mia testa quando cado a terra frastornato e felice dopo l'ascolto di Maledetta Dopamina. Composto dall'omonimo gruppo, l'album fracassa le illusioni e spinge su doppie rullate di miscele adrenaliniche figlie di Zu e Lighting Bolt. Strumenti che si muovono in preda a un trio a due batterie e basso composti da Lorenzo Novati (basso), Luca Novati (batteria e percussioni) e Luca Scattaretica (batteria e percussioni) che dalla sala di registrazione di Inziago (milano) invade lo stivale con bordate a colpi di speed sound. Nato dalla collaborazione di I Dischi Bervisti, I Dischi del Minollo, Moquette Records e Koe Records, gli otto pezzi di Maledetta Dopamina calpestano il terreno anche con un tocco stoner alla Nick Oliveri, come nell'apertura "Brotos". Credere nel fatto che il cantato sia superfluo e e costruire matematiche letture di rumore. Questo il dogma del trio, aiutato nell'intento di suonare emotivo anche dagli archi di Nicola Manzan in "Toro scatenato" 4 minuti e 8 secondi di passione con stop and go che poi aprono agli arrangiamenti di viola e violino. Mentre il noise fa la sua parte compattato dai giri di basso mai domi ("Messa  a terra" su tutti) la tensione si autizza grazie anche alle due batterie che fluttuano spazi di geometrie schizofreniche, come nei 43 secondi di "Preludio". "Putamen" ha tempi secchi con Don Caballero in acido come compagno di viaggio e finale col fiato sospeso, prima della furia di "Acta est Fabula", brano intrecciato da riff alla Boris e emoticon da tagliagole incluse nel prezzo. La marcia di percussioni presente nel pezzo, perlomeno, insegna così. I titolo di coda si abbassano nell'omonima canzone, interpretata da un riverbero che ama ritmi più soft e chitarra da post rockers, alimentando l'idea che la capacità del suono e la potenza di fuoco dei Maledetta Dopamina non passi inosservato. Ma sicuri che la dopamina assunta era così maledetta e nefasta ?

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bandiera_italia   ARTISTS AND BANDS

Giusto un anno fa mi trovai al “Bloom” di Mezzago (MB), per assistere alla prima uscita live dei “Buñuel”. Ad aprire il loro concerto furono tre giovani ragazzi armati di basso, chitarra e batteria: i “Lago Vostok”. Fui piacevolmente colpito dal sound proposto dal trio, ma ciò che mi sorprese di più, senza nulla togliere agli altri, fu il batterista. Quell’intensità emotiva dietro le pelli fu contagiosa ed il suo modo di suonare mi stregò. A fine serata andai al banchetto dei ragazzi, mi complimentai e comprai per soli cinque euro “Decorso Infausto”, il loro primo disco, promettendomi che un giorno lo avrei recensito. Quel giorno, ahimè, non arrivò mai e mesi dopo, con dispiacere, scoprii che la band si stava per sciogliere. “Peccato” pensai, i ragazzi avrebbero meritato un destino migliore.  Ora è proprio il destino che mi porta a scrivere questa recensione. Prima di ascoltare il cd in questione consulto il booklet all’interno e leggo che i “Maledetta Dopamina” sono formati da Lorenzo Novati al basso, Luca Scattaretica alla batteria e Luca Novati alla seconda batteria. Un flashback mi porta a quella sera al “Bloom”, faccio una rapida ricerca su internet e scopro che Luca Novati è lo stesso batterista dei “Lago Vostok”: una gradevole sorpresa inaspettata. Sono dunque felice di parlare dell’esordio discografico dei “Maledetta Dopamina”: il trio lombardo dedito ad un rock intriso di noise. L’album, interamente strumentale, è composto da otto pezzi in cui tecnica e coinvolgimento corrono affiancati. Le sonorità palpitanti agiscono, come la dopamina, sul sistema nervoso dell’ascoltatore aumentando il ritmo cardiaco che insegue l’andamento trascinante contenuto nel disco. É questione di chimica tra un basso estroso e due batterie concitate, reazioni sonore che danno inizio ad un processo di scintillanti virtuosismi. In trentacinque minuti il trio mette in campo una notevole abilità compositiva che non fa affatto rimpiangere la mancanza di chitarra e voce. Ad arricchire il valore dell’album, casomai ce ne fosse bisogno, ci sono due presenze d’eccezione: Nicola Manzan (Bologna Violenta) e Mauro Giletto (Psychovox). Concludo questa recensione complimentandomi con i tre ragazzi per aver messo nel loro personale progetto tanta passione e soprattutto una cospicua dose di originalità, augurandomi di cuore che tutto ciò possa andare avanti (siete liberi di scongiurare!). Il mondo a volte è così piccolo perché la musica, spesso, è troppo grande.

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bandiera_italia   MESTOLATE

I Maledetta Dopamina sono due batterie e un basso, voce nascosta in un paio di ghost tracks; ci si sente dentro l’anima di chi, finalmente, non ha più nulla da perdere. Potrei citare Shellac, Jesus Lizard, Melvins e compagnia bella, ma preferisco descriverlo con una metafora tratta dal racconto di un mio amico: c’è un tipo di rospo che, se messo vivo in una padella sul fuoco, riesce ad adattare la sua temperatura corporea per resistere al calore che aumenta. Giunto ad un livello di ebollizione troppo elevato, avrà però sprecato tutta l’energia per raffreddarsi e non ne avrà più per spiccare un salto fuori dalla padella. Ecco, ora sostituite il contorno del suono alla metafora del calore e immaginate una piccola sala prove al posto della padella. 

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bandiera_italia   ARISTOCRAZIA WEBZINE

Non è una novità che in Italia esista una scena rock strumentale di ispirazione variamente noise e sperimentale estremamente vivace, basti pensare ai vari Zu, Morkobot, in maniera diversa gli OvO, e tanti altri nomi. I Maledetta Dopamina — trio composto dal bassista Lorenzo Novati e dai due (sì, due) batteristi Luca Novati e Luca Scattaretica — pubblicano questo disco di debutto eponimo a fine gennaio attraverso Dischi Bervisti, I Dischi Del Minollo, Moquette Records e Koe Records, in CD (la versione presa in esame qui, più lunga di quella digitale), vinile e chi più ne ha più ne metta. Partiamo dal comparto grafico (curato interamente dai membri della band), bellissimi i colori della copertina e lo stile del libretto. Curiosa anche la scelta di usare strutture di neurotrasmettitori invece dei classici numeri delle tracce sul retro, come ad esempio quella dell'adrenalina per il pezzo d'apertura "Brotos". All'interno è anche citato un estratto dal prologo de "Il Flauto Di Vertebre" di Vladimir Majakovskij. Il disco in sé è a sua volta un assalto senza ritegno nel quale i tre non si risparmiano, inclusa un'incursione del solito Nicola Manzan (mente del progetto Bologna Violenta, con cui i tre avevano anche suonato dal vivo) al violino in "Toro Sedato". Basti pensare alle devastanti "Messa A Terra" e "Fuga" per avere un'idea concreta di quello che i tre cercano di mettere in musica, riuscendoci benissimo. Molto interessante in generale il risultato raggiunto senza l'uso di chitarre e saltando da un sound all'altro senza necessariamente dover solo fare casino, d'altronde i tre hanno in realtà già qualche anno di esperienza insieme come gruppo, prima di arrivare alla registrazione di questo disco d'esordio. Il pezzo finale "Titoli Di Coda" si muove su coordinate quasi post-rock, prima di chiudere con la traccia fantasma che sembra una specie di divertissement che ironizza sul rock indipendente italiano dell'ultima decina d'anni. In definitiva il trio lombardo, che tra le altre cose si autodefinisce semplicemente «due batterie e un basso» nelle descrizioni online, si è inserito in maniera molto consapevole nell'ambiente. Siamo molto curiosi di vedere dove arriveranno i Maledetta Dopamina e come continuerà a evolversi questa scena così interessante, segnatevi il 27 gennaio per l'uscita ufficiale di "Maledetta Dopamina".

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bandiera_italia  MUSICA DIFFICILE ITALIANA

Oi Amici! Insomma andiamo a stretto giro di vite a segnalare una nuova bella uscita: l’album omonimo ed esordio dei Maledetta Dopamina. Il progetto può contare sulla viuulenza di due batterie e di un basso cattivo come pochi. La musica è un math-noise dalle tinte jazzy. Siamo dalle parti di quei progetti tecnici il giusto e viuulenti a balòn. A dire il vero si nota un certo ragionamento dietro ad ogni traccia, che non si ferma ai soliti funambolici cambi di tempo e ritmo, ma ha al suo interno sample, urla, archi. Il tutto crea un’atmosfera quasi da soundtrack, nonostante la muscolosità della proposta in sè. Complimenti davvero, dunque, al nuovo trio pronto ad aprire timpani spenti.

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bandiera_italia   RELICS CONTROSUONI

Lo scorso 27 gennaio i Maledetta Dopamina hanno presentato l’omonimo album d’esordio sul palco del Bloom di Mezzago. Luca Scattaretica (batteria), Lorenzo Novati (basso) e Luca Novati (batteria): questa la formazione del trio strumentale brianzolo. L’uscita discografica ha visto la collaborazione di Dischi Bervisti, I Dischi del Minollo, Moquette Records, Koe Records e Oh Dear Records.  Non c’è dubbio che il doppio motore percussivo sia il fulcro dello spettacolo:  simmetria e sincronia ritmica condita dalle melodie “lizardiane” del basso. Live magnetico ed energico che merita di essere esportato in tutta la penisola italica!