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press-review NoN

 

bandiera_italia   RUMORE

In realtà non vi è nulla di male nella voce del silenzio, concede la grazia del distacco e la difesa della riflessione : a generare "La paura" (tra l'altro epilogo prog dell'opera) è soprattutto il vuoto coi suoi demoni di violenza e stupidità. Ecco perchè la seconda esplorazione dei NoN erige una risposta che rintraccia i suoi natali simbolici nel fuoco bukowskiano, nel romanticismo blues febbrile dei Bad Seeds e nella visione bertolucciana (geniale lo scavo espressionistico in "Come l'ombra" del Trio Lescano). Analogamente i graffi iconoclasti di "Tutto il mondo sotto un sasso", "Bukowski piange" o "La tela del ragno" collocano il loro impeto noise a ridosso del post-punk gotico delineando nuove "Double Dare" - per dirla coi Bauhaus - secondo il tema esistenziale e claustrofobico del prino Fiumani. 

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bandiera_italia  BUSCADERO

Già i sei brani presenti nel precedente "Sacra Massa" mi avevano particolarmente colpito ma ora i NoN fanno un doppio salto mortale in avanti portando a compimento un secondo album che mi ha lasciato a bocca aperta. Il suono si è evoluto e dalla new wave scarnificata dell'esordio si rimane in tema ma si aggiunge drammaticità e una maggiore variazione sulle trame musicali che si aprono paurosamente su abissi sonori che l'incipt "Bukowsky piange" disegna a meraviglia con quegli incubu pulsanti mischiate a nere esalazioni di una mistica industriale, tetra e strabordante negatività. L'indolente "Tutto il mondo sotto un sasso" pennella un incubo dalla melodia dolcemente triste, con la voce drammatica e maledetta che sembra provenire direttamente dalla viscere dell'anima. Poi faccio un balzo sulla sedia, perchè ascoltando "Così felice" mi sembra di aver messo un disco dei Mission of Burma con le caratteristiche scudisciate ritmiche che avanzano tra respiri ed ansimi, tra delicate carezze e scoppi nervosi. "La tela del ragno" prova a lenire la tensione ma ci riesce poco anche perchè la successiva "Come l'ombra" è una cover di un brano del Trio Lescano (!!!) ed è rallentata e fumosa, una recitazione su uno sfondo scarno e poco ramificato che ossessivamente sfodera un clima opprimente. "Ancora resto" ha un crescendo lento e catatonico, sfociando in spigolosità che non si riescono a smussare. A questo punto giungono come un uppercut gli oltre nove minuti di "Sostanza" nel quale un pathos incalzante e mozzafiato uniti a una melodia che sotterraneamente disegna tetri incubi mi stende definitivamente. La voce calda eppur glaciale della guest star Luca Barachetti esalta un fantastico pattern nudo e crudo di meditativa bellezza. Da ascoltare e riascoltare per coglierne tutte le sfumature. "Reti e pareti" finalmente si adagia su acustica e piano regalando l'unico momento di respiro di tutto l'album perchè ancora nella conclusiva "La paura" la tensione cresce piano piano, la paura "viene a prenderti" e ti porta nell'oscurità, in un incubo di distorsioni e terificanti trame. I NoN sono un trio di Firenze e Pistoia formato da Andrea Zingoni (voce, chitarra), Massimiliano Leggieri (basso) e Alvaro Buzzegoli (batterie e voce) che ha dato alle stampe uno dei migliori dischi da me ascoltati quest'anno, intenso e ben suonato dall'inizio alla fine, clamorosamente attuale seppur legato ad un suono che di strada ne ha fatta tanta e che, alimentato da questo tipo d'interpreti, ancora tanta ne farà.

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bandiera_italia  LA REPUBBLICA

Guarda un pò chi si risente, la cara vecchia new wave, quella più oscura, dark che a Firenze ebbe la sua capitale negli anni Ottanta e che adesso risputa grazie ai NoN, band nata tra qui e Pistoia e che ha dato alle stampe il nuovo album "Sancta Sanctorum". Recupero delle chitarre e delle ritmiche ossessive del post punk per tributare, però, molto labirintico e macerato alla grande scuola CPI, Consorzio produttori Indipendenti, l'etichetta nati intorno agli indimenticabili CSI di Maroccolo e Ferretti. Così i suoni distorti del dark incontrano un cantato-parlato-lamento che è di scuola ferrettiana, ma dentro le canzoni di questo album ci sono anche derivazioni dei primi Marlene Kuntz o dai Disciplinatha, tra fragori sonori ma anche poetici. Non a caso la canzone che apre l'album, dopo un intro strumentale, si intitola "Bukowski piange" e mette in musica pagine del grande scrittore maudit. Andrea Zingoni (voce e chitarre), Massimiliano Leggieri (basso) e alvaro Buzzegoli (batteria, voce) giungono con questo album alla loro seconda opera, giocando sulla complessità, sulle stratificazioni sonore, su un'indagine interiore che non manca di aperture alla società e alla politica.  

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bandiera_italia   ROCKIT

Più ascolto "SanctaSanctorum" e più mi convinco che, fosse uscito negli anni '90, il terzetto sarebbe finito dritto dritto nel catalogo del CPI, divisione I Dischi del Mulo. A leggere la loro biografia in quegli anni erano già in attività sulla scena, ma con diverse ragioni sociali (prima Hyeana, poi i Ritmenia Zoo e, infine, i NonViolentateJennifer); non so dirvi, quindi, se allora abbiano avuto l'opportunità di accasarsi presso il Consorzio, ma oggi poco importa. Perché a suscitare il nostro (e spero anche il vostro) interesse ci pensano queste 10 tracce affascinanti, intrise di oscurità e poetica come non sentivo da tempo. Siamo infatti nell'ambito di un genere che in passato hanno saputo circoscrivere brillantemente precursori che rispondono ai nomi di Disciplinatha, Il Santo Niente e ai Marlene Kuntz degli esordi per quanto riguarda il territorio italiano, mentre per l'estero i riferimenti più immediati sono gli Swans, gli Wire e Cop Shoot Coop. Insomma, new-wave (senza ombra di dubbio), con l'aggiunta di una dose non indifferente di pulsioni dark, noise e finanche psichedeliche. Proprio per questa particolare alchimia l'album è da prendere in blocco; persino l'ordine dei brani ci sembra azzeccato nel suo complesso, perché non appesantisce l'ascolto - e, considerando il genere battuto dalla band, il rischio era alto - ma lo rende fluido. Perciò, sia che le trame si facciano più spesse ("Bukowski piange", "La tela del ragno", "Ancora resto", "Così felice"), sia che il battito rallenti ("Tutto il mondo sotto un sasso", "Come l'ombra", "Sostanza", "Reti e pareti"), la musica del terzetto sarà sempre e comunque carica di pathos. In questo percorso l'apice è costituito dalla conclusiva "La paura", brano caratterizzato da un cantato à la Massimo Volume ingabbiato in un refrain strumentale ipnotico. Bravissimi e cazzutissimi. Una delle cose più belle e più "spesse" ascoltate quest'anno. Chapeau.

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bandiera_italia   IL FATTO QUOTIDIANO

Dark wave made in Italy per i NoN, che a luglio mettono sul piatto il disco Sancta Sanctorum: il santo tra i santi, la parte più sacra del tempio. Il trio fiorentino punta all’introspezione, dopo il precedente Sacra massa (2014), più “politico” e rivolto all’esterno. Il suono è arricchito da percussioni non convenzionali – barattoli e altre robe - da tracce multiple di batteria, da strumenti non elettrici e a tastiera che rappresentano una parziale novità per la band. Come si conviene al genere, il delay è usato al nastro che fa tanto cavernoso. Le dieci canzoni scorrono attirando qual e la l'attenzione. C'è "Come l'ombra" del Trio Lescano riletta a mò di ballad in odore di folk apocalittico, subito prima di una brumosa rotativa wave come "Ancora resta". C'è la coinvolgente "Reti e pareti", la suite d'amore intitolata "Sostanza", molto esistenzialismo - Bukowski, paure e desideri. Stefano Piacenti, già artefici di lavori grafici sin dagli anni novanta, firma la cover misteriosa. "E' un disco più per noi che per voi" spiegano i NoN. Se volete entrare nel mondo inquieto dei fiorentini, questa è una strada per conoscerli : una strada stratificata che può interessare ai cultori dei racconti musicali indipendenti. 

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bandiera_italia  L'ISOLA CHE NON C'ERA

Debuttano, finalmente, con il loro primo album i toscani NoN e lo fanno liberandosi di quella etichetta “dark-wave” che iniziava obiettivamente a stare loro un po’ stretta. Sancta sanctorum si dipana attraverso dieci tracce eterogenee, differenziate, in cui iniziano ad ipotizzare, volontariamente o meno, ma non è dato saperlo, il proprio futuro musicale. Le atmosfere rimangono sicuramente cupe ma quella che si coglie, non solo nelle strutture musicali ma anche nell’elaborazione dei testi, non è più una serie di situazioni irrimediabilmente “perdenti”, bensì una serie di azioni/reazioni, di prese di coscienza cui fanno seguito risposte: giuste, sbagliate, risolutive oppure prive di prospettiva, ma sempre risposte. Anche gli arrangiamenti e la struttura sonora sono molto pensati e ragionati: da una parte batteria e basso che martellano senza sosta, creando davvero una base oscura ed angosciante; dall’altra chitarre e tastiere che fanno un lavoro “strano”. Queste ultime non si occupano tanto di tessere melodie, quanto di ritagliarsi dei break, o delle sequenze più lunghe, che caratterizzano il brano. La voce rimane, probabilmente per una scelta voluta, quasi in secondo piano per via del timbro basso, della cadenza quasi recitata, e questo se da un lato è sicuramente una caratteristica che nella resa globale denota un certo fascino, dall’altro, soprattutto laddove risulta difficilmente intelligibile, rende un po’ faticoso l’ascolto se non si hanno sotto mano i testi. Scelta legittima, intendiamoci, ma che penalizza in parte la resa dei pezzi, che a volte risultano come svuotati, quando il cantato viene in pratica “risucchiato” all’interno del brano e pare provenire da un altro luogo, lontano ed ovattato. Altra caratteristica decisamente percepibile è una certa, ed altrettanto voluta, lentezza: i brani difficilmente tendono a “scappare via”, si privano quasi sempre di qualsiasi improvvisa accelerazione e mantengono nel loro insieme una sorta di “aplomb”, riflessivo, quasi meditabondo. Anche i momenti di maggiore pathos non vengono mai raggiunti semplicemente aumentando la velocità o alzando il volume, ma sottolineando invece i passaggi principali, talvolta creando dei vuoti, o una sensazione di sospensione che realmente diviene il perno attorno al quale gira tutto il brano. Sancta sanctorum è un album davvero particolare, che si gioca molto sui chiaroscuri ed offre una sensazione di indefinito, quasi di non concluso. Fra l’altro concede anche pochi punti di riferimento perché i brani non contengono mai riff o passaggi ripetuti e quindi non ci sono appigli per ricordarli facilmente. In questo senso richiede davvero attenzione e la capacità di calarsi in un mondo “sotterraneo” in cui si vede poco e male, si respira a tratti a fatica ed i suoni sono attutiti e smorzati, ma restituisce sensazioni forti, vibrazioni profonde e percezioni intense.

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bandiera_italia   GUITAR CLUB MAGAZINE

I NoN hanno un'anima intricata, solo nel momento in cui la si vorrebbe scoprire ci si rende conto di quanto non sia banale. Il nuovo percorso intrapreso dalla band con "Sancta Sanctorum" viene declnato sulle corde del dark-wave-noise; a nostro parere, ascoltando le tracce, il power trio ci sembra molto più vicino alle sembianze che venivano presentate ai tempi del pecedente "Sacra Massa" quando nell'autodefinirsi veniva citato il rock d'autore (e noi ci vedevamo invece tanto post-rock). Confini a parte (che sono molto labili, molto più della nostra voglia di racciare radici diverse rispetto a quelle nominali) i NoN rappresentano un progetto oscuro, dall'artwork di questo album (molto più esoterico rispetto alla copertina di "Sacra Massa") fino al sound creato che pesca nel buio e in trame caparbie ripetute senza timore di stufare. Preferiamo a spiragli post-punk, con quel basso sempre costante e dal sapore ottantiano, con le divergenze post-rock che rendono le creazioni più psichedeliche e ci fanno uscire dai contributi canonici della triade basso-chitarra-batteria. E qui si apre il tema degli arrangiamneti ben piazzati, come nella intima "Reti e Pareti" in cui bastano due minuti per estendere il panorama sonoro dei NoN, ma più di tutte le costruzioni basate su spazi sapientemente riempiti ("Come l'ombra") in modo da creare pathos e immergerci in un ampio e oscuro vano che sa di infinito. Linee vocali che vogliono incidere in quanto a contenuti ma restano indietro come elemento puramente musicale, lasciando perlopiù ai veri strumenti il contributo maggiore nella proposta musicale dei NoN. Parenyesi a parte per "Sostanza", brano lungo che vede la partecipazione di Luca Barachetti (Bancale, Barachetti / Ruggeri) noto per le sue spoken words e per le sue influenze cantautorali amare : buono l'incontro / scntro tra due impostazioni vocali diverse ma ancora meglio il crescendo musicale di cui vive la traccia che traduce in discesa un brano altrimenti forse troppo diluito. "La Paura" è forse l'emblema di una delle caratteristiche del combo fiorentino : l'insistenza. La scelta di ripercorrere tele identiche e lascia che i testi, seppur come dicevamo leggermente indietro in termini di produzione, diano quel colore rispetto al nero pece delle note. Una buona dimostrazione di quanto post-punk, new-wave e post-rock possano unificarsi al sevizio di qualcosa di nuovo.  

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bandiera_italia   MUZI KULT

Monolitico di sostanza e nebbioso nell'espressione "Sancta Sanctorum" - secondo disco per i fiorentini NoN - avanza in avanti con il sound all'indietro, in quei 80's scarni, esistenziali, angosciati e no future, un disco color topo di nove inediti e una rilettura ultra dark di un pezzo del famoso Trio Lescano "Come l'ombra" che sguazza stupendamente negli acquitrini waveing, di quelli tracciati da intrighi di synth, ritmi robotici, liriche nude e scoppi di elettricità improvvisa: CSI, Sister of Mercy, Cure  per approssimazione, ma poi echi, larsen, delay, colori emaciati e accenti della Leeds malata a fare da controparte ad un ascolto distorto e gattonato, un percorso sonoro di confini mai segnati che si allungano e restringono come un mantice di fatalità rappresa. La band non delude, illumina nel buio, guida l'orecchio su strtture immaginifiche; tra le tante il violencello violaceo di "Tutto il mondo sotto un sasso", un Lindo Ferretti imbizzarito di baritonale "Ancora resto" e il tratto cosmico ossessivo di "Sostanza" dove l'artista Luca Barachetti mette penna e voce. Grandeur !!!

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bandiera_italia   INTERNAZIONALE

"E' questo sqarcio in cielo, è questa mano tesa che viene a prenderti". E' anche un modo imperioso di concludere un album, una ballata di sei minuti con quattro accordi alla Dario Argento e un crescendo prog to noise di chitarre distorte, fino alle campanelle finali. Si ha davvero un senso di sollievo alla fine di "Sancta Sanctorum" l'ultimo album di questo tenebroso trio di gente Joy Division fiorentina  : nelle loro mani perfino il Trio Lescano di "Come l'ombra" diventa un drappello di messaggeri dell'apocalisse. Ostinati, con una loro cupa simpatia. 

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bandiera_italia  ONDA ALTERNATIVA

Un concentrato di atmosfere cupe e sonorità new-wave prese nella loro variante più scura e malinconica: questo è l’abstract ridotto ai minimi termini per definire Sancta Sanctorum, ultimo lavoro del trio fiorentino NoN. L’album esce a due anni di distanza da Sacra Massa, il loro esordio discografico giunto dopo dieci anni di gavetta e in seguito a una serie di vicissitudini che li ha portati più volte a cambiare nome (ultimo dei quali è stato NonViolentateJennifer), sperimentando anche diversi generi musicali, a partire dai primi passi mossi all’insegna del prog-metal fino al successivo orientamento verso la dark-wave influenzata dalle sonorità stratificate in stile Diaframma, incespicando qua e là nel post-punk di ascendenza CCCP. È con questo LP, però, che i NoN definiscono senza margine di dubbio quella che è la loro identità musicale, attraverso dieci brani tersi, intrecciati in distorsioni di chitarre, vibrati di bassi, drumming avvolgenti e virate elettroniche che esplorano dimensioni timbriche in costante tensione (a tratti anche claustrofobica) rendendo il suono ricco attraverso sovra-incisioni di synth e strumenti poco convenzionali, come campane e barattoli metallici. Traccia dopo traccia il disco scava nel profondo, insinuandosi nei meandri più oscuri delle inquietudini esistenziali che attanagliano l’essere umano. La dimensione più politica e sociale del disco precedente fa spazio qui ad una ragionata visione intimistica di se stessi, risultato probabilmente delle profonde letture di Charles Bukowski (non a caso troviamo la dedica allo scrittore statunitense in una traccia, “Bukowski piange”, in cui viene citata la parte finale del suo omonimo racconto). Già dall’intro entriamo nel vivo di quello che è lo spirito dell’album con la traccia che emblematicamente dà il nome al disco e che è una vera e propria invocazione liturgica: Sancta Sanctorum, la parte più sacra ed inviolabile del tempio ebraico, diventa la metafora del vuoto custodito nelle profondità più viscerali di ognuno di noi. La liturgia subito sconfina in blasfemie di suoni e rievocazioni letterarie nel pezzo successivo, “Bukowski piange”, per poi distendersi al ritmo di beat cadenzati e violoncello (rigorosamente distorto anch’esso) in “Tutto il mondo sotto un sasso”. Si riparte poi in modo deciso con “Così felice” e “La tela del ragno” a ritmo di riff potenti e strascichi di ondate in vibrato che si tingono ancora di più di nuances cupe in “Come l’ombra” (cover irriconoscibile di un brano del Trio Lescano, utilizzato da Bernardo Bertolucci nel film Il conformista). Nell’album, però, fanno la loro comparsa anche brani la cui melodia si distende verso morbidi abbracci dal suono più caldo, come “Sostanza” (che in nove minuti ci sprofonda in un torpore sensuale e catartico) e infine, subito prima della chiusa, la resa acustica di “Reti e pareti”. L’ultima traccia racchiude il disco in se stesso, nella sua soffocante morsa dark, rappresentando così una coerente chiusura per una porta che non si è mai aperta del tutto.

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bandiera_italia   IMPATTO SONORO

I NoN si spostano dal lavoro precedente senza lasciare le atmosfere pregne di oscurità che li hanno accolti, ospitati e cullati. Vagano con una meta sempre precisa in uno sfondo dark catapultato dagli anni ’80, recuperando qua e là rimandi alla musica italiana di tempi ampi, in un tappeto di suoni fittissimo che attutisce tutti i colpi e i cambi di direzione. Testi complessi ed elaborati, coadiuvati da collaborazioni esterne, che parlano d’amore e di paura, raccontano il sottobosco emotivo di molto vissuto quotidiano. Riprendono Bukowski  e spaziano dalla velocità che a volte prende il sopravvento a pezzi calibrati, misurati, dove ogni passo in avanti trascina più a fondo. Un disco carnoso, che riprende il passato di una corrente musicale per raccontarne (si spera) il futuro in Italia. Un suonato splendido, accompagnato da un incredibile ondata di suoni e rumori che non ci si aspetta.

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bandiera_italia   IN YOUR EYES 'ZINE

Passati due anni da “Sacra Massa”, i fiorentini NoN (Andrea Zingoni, Massimiliano Leggieri, Alvaro Buzzegoli) ripartono con i dieci brani di Sancta Sanctorum. Il lavoro, facendo un interessante passo in avanti, mantiene lo spirito new wave/dark wave del passato, ma, forte di arrangiamenti curati e testi degni di attenzione, costruisce nuove sfumature, tonalità e atmosfere. La cupa e inquietante litania di Sancta Sanctorum apre il disco cedendo terreno all’opprimente martellare, figlio dei CCCP più soffocanti, di Bukowski Piange (il testo arriva da “Storie Di Ordinaria Follia”) e l’intensa cantilena, guidata da un’ottima chitarra blues, di Tutto Il Mondo Sotto Un Sasso. La solarità di Così Felice, sputando rabbia a denti stretti, introduce l’ipnotico riff di basso de La Tela Del Ragno che, incanalandosi in direzioni sempre più cupe, lascia che a seguire sia il nero dondolare della quasi irriconoscibile Come L’Ombra (cover del brano del Trio Lescano). Il correre teso di Ancora Resto, invece, abbracciando con la sua lineare elettricità a cavallo fra rock e post punk, sprofonda negli oltre nove minuti della dilatata ed emotivamente coinvolgente Sostanza (alla voce compare anche Luca Barachetti, già Bancale e Barachetti/Ruggeri). La morbidezza acustica della non mai troppo serena Reti E Pareti, infine, chiude il disco insieme all’ossessiva ripetitività de La Paura che, stringendo sempre più il cerchio, molla la presa solo un attimo prima della fine. Con questo nuovo album i NoN compiono un passo in avanti sotto tutti i punti di vista. I dieci brani proposti, combinando testi validi, arrangiamenti curati, scelte stilistiche degne di nota e sonorità mai eccessivamente ripetitive o ridondanti, danno vita a un insieme solido e maturo. Un riuscito viaggio dentro le tenebre che albergano in noi stessi.

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bandiera_italia  STORIA DELLA MUSICA

Vi abbiamo già spiegato che i NoN non sono dei pischelli ma degli uomini fatti, finiti e tosti come l'acciaio. Vi abbiamo anche spiegato che la musica dei NoN non è semplicemente rock ma una torsione palindroma di oscurità, nebbia e tensione. A due anni di distanza da "Sacra Massa" aggiungiamo che la musica dei NoN non è più ancorata ai dettami degli anni '90 e dei suoi spigoli metallici ma esegue un passo indietro (e due in avanti) di circa un decennio, quando il nero non era solo nell'umore del susseguirsi delle note ma permeava l'ambiente e diventava un modo di (non) affrontare il vivere. 

Su questo sfondo corvino ricompaiono le sagome di Andrea ZingoniAlvaro BuzzegoliMassimiliano Leggieri, tre sacerdoti incappucciati che interpretano un compatto mantra dark-wave figlio delle perversioni di Bukowski e delle ritmiche di Alan Vega, sebbene capace di concedere spazi alla melodia ("Così Felice" potrebbe trovare spazio nel catalogo degli Interpol, toh) e alla riflessione ("Reti e pareti" è "addirittura" un brano acustico). Il tratto caratteristico della musica dei NoN è però sempre il medesimo, ovvero il senso pervasivo di introspezione e tensione che genera i momenti migliori quando incontra il blues ("Tutto il mondo sotto un sasso") o lascia che sia il basso ostinato a dettare il ritmo di quella che sembra davvero una danza infernale ("La tela del ragno").

Originali e convincenti in un genere che non perdona. NoN è una cosa da poco.

Vi abbiamo già spiegato che i NoN non sono dei pischelli ma degli uomini fatti, finiti e tosti come l'acciaio. Vi abbiamo anche spiegato che la musica dei NoN non è semplicemente rock ma una torsione palindroma di oscurità, nebbia e tensione. A due anni di distanza da "Sacra Massa" aggiungiamo che la musica dei NoN non è più ancorata ai dettami degli anni '90 e dei suoi spigoli metallici ma esegue un passo indietro (e due in avanti) di circa un decennio, quando il nero non era solo nell'umore del susseguirsi delle note ma permeava l'ambiente e diventava un modo di (non) affrontare il vivere. Su questo sfondo corvino ricompaiono le sagome di Andrea ZingoniAlvaro BuzzegoliMassimiliano Leggieri, tre sacerdoti incappucciati che interpretano un compatto mantra dark-wave figlio delle perversioni di Bukowski e delle ritmiche di Alan Vega, sebbene capace di concedere spazi alla melodia ("Così Felice" potrebbe trovare spazio nel catalogo degli Interpol, toh) e alla riflessione ("Reti e pareti" è "addirittura" un brano acustico). Il tratto caratteristico della musica dei NoN è però sempre il medesimo, ovvero il senso pervasivo di introspezione e tensione che genera i momenti migliori quando incontra il blues ("Tutto il mondo sotto un sasso") o lascia che sia il basso ostinato a dettare il ritmo di quella che sembra davvero una danza infernale ("La tela del ragno"). Originali e convincenti in un genere che non perdona. NoN è una cosa da poco.

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bandiera_italia   KD COBAIN

A due anni di distanza dal precedente "Sacra Messa", ritornano i NoN, trio composto da Andrea Zingoni (voce, chitarra), Massimiliano Leggieri (basso) e Alvaro Buzzegoli (batteria, voce). Rispetto al primo album, questo "Sancta Sanctorum" "tenta una spietata indagine interna, sui sentimenti, sulle paure e sulle instabili certezze di chi suona – e di chi ascolta". Partendo dalla base darkwave/noise che caratterizza il sound della band, questi dieci brani si caratterizzano per una complessità maggiore, che dimostra l'evoluzione della band: ci sono tese cavalcate post punk come "Ancora Resto", ma anche brani acustici intimisti e pensosi come "Reti E Pareti", impreziosito dal violoncello distorto di Alice Chiari, o ancora ossessivi omaggi a Bukowski come in "Bukowski Piange". Ma il capolavoro è probabilmente la rilettura di "Come L'Ombra" del Trio Lescano, una nenia folk funerea tremendamente affascinante. Decisivo passo in avanti per i NoN: "Sancta Sanctorum" è un disco importante, difficile, ma che ti entra dentro e si fa ricordare.

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bandiera_italia  LA SCENA

Cupo, oscuro, eppure chiaro e diretto allo stesso tempo il nuovo disco dei NoN, Sancta Sanctorum. Il trio fiorentino ne ha fatta di strada, tra esperienze diversificate e sound differenti. A due anni dal precedente lavoro, Sacra Massa, i NoN proseguono il viaggio torvo e a tratti claustrofobico attraverso 10 tracce che lasciano poco spazio ai fronzoli. Una mesta e breve litania introduttiva ci porta direttamente al cuore del disco: Bukowski Piange riprende una poesia del celebre scrittore pubblicata su “Storie di Ordinaria Follia”. E il mood è già ampiamente dettato. In Tutto Il Mondo Sotto Un Sasso troviamo per la prima volta il violoncello di Alice Chiari, che riascolteremo anche più avanti. Le sonorità dark wave, contraddistinte da giri di basso incalzanti (La tela del ragno su tutte) e percussioni ricavate anche da oggetti di ferramenta, trovano un ottimo alleato in un cantato particolare e volutamente scenico. Così Felice porta alla luce diversi aspetti dell’intero lavoro. Tra i pezzi più interessanti, risulta tra i più melodici e accessibili anche a un orecchio non quotidianamente abituato al genere: ”Sei così felice che non ti cambia niente, se tutto cambia intorno, se è notte oppure giorno”, risulta un buon riassunto circa le tematiche di Sancta Sanctorum, che sembrano lasciare poco spazio al concetto di redenzione. Subito dopo, la sorpresa, con la riuscita cover di Come l’ombra: originariamente cantato da Il Trio Lescano, e presente nella colonna sonora de “Il Conformista” di Bernardo Bertolucci, il pezzo viene sì stravolto, ma sembra inserirsi bene nel contesto. È proprio questo particolare a convincere: la fedeltà al proprio genere, ma senza cocciutaggine, senza esasperare il concetto per renderlo credibile. Reti e Pareti è un pezzo quasi armonico, una sottile tregua rispetto a quanto ascoltato finora, che ci porta alla chiusa con La Paura, in cui si sembra arrivare finalmente alla domanda principale più volte rimandata: che cos’è la paura? E se fosse ”una stanza vuota, le pareti bianche”, anziché l’oscurità così tanto temuta?

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bandiera_italia   IL POPOLO DEL BLUES

Di una cosa si può essere certi. Un disco dei NoN è tutt’altro che banale in un panorama rock dove anche buone realtà rischiano di sembrare derivative. Invece va a merito del trio fiorentino-pistoiese quello di evidenziare la propria ricerca verso sonorità sempre diverse pur in uno schema rock, dall’atmosfera prevalentemente dark. Un disco che non deve necessariamente piacere a un pubblico vasto, ma che va ascoltato con attenzione. L’equilibrio musicale messo in piedi dai tre componenti Andrea Zingoni (voce e chitarra), Massimiliano Leggieri (basso) e Alvaro Buzzegoli (batteria e chitarra) dura per tutte le tracce. Le più convincenti sono Tutto il mondo sotto un sasso con l’ottimo lavoro della sezione ritmica, La tela del ragno, la lunga Sostanza con l’aggiunta dell’elettronica, i raggi di sole che compaiono in Reti e pareti, il testo di La paura. Un album realizzato con cura e intelligenza. 

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bandiera_italia   RADIO GAS

Sono tre e provengono da Firenze. I NoN con Sancta Sanctorum realizzano uno degli album più convincenti di area alternative rock / post punk (cantati in italiano) degli ultimi anni. Considerando l'importanza della città del giglio per la new wave italiana, ciò significa davvero molto. Il testimone finalmente sta forse iniziando a passare di mano ed è sicuramente un aspetto molto positivo. Sancta Sanctorum non è esente da imperfezioni (l'inizio Bukowski piange / Tutto il mondo sotto a un sasso lascia ad esempio qualche dubbio sulla direzione artistica che avrebbe deciso di perseguire il trio), ma allinea almeno tre canzoni formidabili: La tela del ragno, Sostanza (peraltro lunghissima) e La paura. Ne sentiremo ancora parlare.

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bandiera_italia    PIU' O MENO POP

I NoN sono un trio toscano nato nel 2012 formato da: Andrea Zingoni (chitarra, voce) Massimiliano Leggieri (basso), Alvaro Buzzegoli (batteria, voce), i tre amici non sono certo dei novizi, infatti a fasi alterne hanno militato in moltissimi progetti e formazioni dell’Underground Rock italiano fino dal 1993, suonando tanta musica e di diversa natura: dal Prog Metal all’Indie Rock, inoltre durante le varie date dal vivo condividono il palco con artisti come Afterhours, Marlene Kuntz, Virginiana Miller. Partecipano anche a Festival importanti come l’ edizione del 2000 di Arezzo Wave quindi, come potete immaginare, è lungo e tortuoso il percorso artistico che li porta ai giorni nostri con questo nuovo interessante lavoro di 10 brani. Sancta Sanctorum uscito per Garage Records è infatti un album compatto, complesso ma asciutto, intenso e dai tratti decisamente oscuri. Rock d’Autore con venature Dark e Post Punk, New Wave e Noise Rock, strutture progressive dal sapore 80ish e divagazioni Psycho-Western, le liriche poi sono un vero e proprio “j’accuse contro il nichilismo etico dei nostri tempi”. Le radici sonore della band sono davvero variegate: dal Rock italiano dei Massimo Volume, (primissimi) Litfiba, Scisma, CCCP ad echi lontani di grandi autori italiani come Tenco, Battiato, Modugno il tutto condito con colate di elettricità oscura e rumorosa da band seminali come Shellac, Jesus Lizard, Swans, Joy Division, Bauhaus, Cure, Sonic Youth, Mission Of Burma. Si comincia coi “canti Gregoriani da cattedrale” di “Sancta Sanctorum”, attacca poi repentina la cassa in quattro della tenebrosa “Bukowski Piange”, cavalcata fosca con chitarre urticanti direttamente dalla Scuola del Rumore del maestro Steve Albini, la voce è profonda e il cantato in stile spoken implacabile: “Misericordia per te stesso e per noi e per quel che ti faremo”. Nella pachidermica “Tutto Il Mondo Sotto Un Sasso” fa la sua comparsa il radioso violoncello di Alice Chiari oltre che un enorme Groove di basso spezzato da chitarre Surf e desertiche, una struttura che cresce tra turbini Noise e derive Post Wave, l’intenzione è chiara da subito “Nessuna pietà per nessuno”.“Così Felice” è una vera Rock Song anni ottanta, potente cupa e coinvolgente, batteria serrata e muri di chitarre sferraglianti. “La Tela Del Ragno” inizia con un avvolgente giro di basso e delay, le ritmiche e le geometrie del brano sono torbide con rimbombi evanescenti dei Tool di Undertow. Ottime anche le liriche, evocativo e caldo il timbro vocale, quasi industriale il mood che ci porta alla catarsi matematica del finale. E’ il momento di “Come L’ombra” tanto improbabile quanto riuscita cover del Trio Lescano, tetra ballata fasciante di incubi notturni e notti d’estate ( come quella in cui scrivo questa recensione n.d.r.), dilatazioni acide di “Morriconiana” memoria e organetti Surf orrorifici. “Ancora Resto” galoppa veloce con basso e batteria in un crescendo sempre più lancinante e claustrofobico, tra chitarroni e synth, tra gorgheggi sonici e feedback in phasing. Arrivano poi i 9 minuti di “Sostanza” dalle sue modulazioni ascendenti inziali sbuca poderoso, come un mostro dai meandri degli abissi, il brano vero e proprio. Una complessa profusione di incastri ritmici , tra Western, Tango e Post Punk . Gli organetti ondeggiano e, come sentenze, scorrono le parole del testo in un fiume al contempo teatrale ma intimo, detonano poi le chitarre elettriche, sature ancestrali e “mandolinate” accompagnando basso e batteria in un potentissimo finale “ultra-crashato”, brano splendido. Andiamo verso la conclusione con il sognate arpeggio acustico di “Reti E Pareti”, un vero giollino di 2 minuti in cui il violoncello sussurra melodie dolci tra appogi di pianoforte e scale soavi, dal sapore vagamente cosmico e ambientale (“Tremi labirinti di Treni”). Chiude il cerchio “La Paura” con la sua armonia buia e fangosa, pezzo ipnotico e celebrativo, come una danza rituale. Caliginose le chitarre che diventano sempre più acide e distorte in un’evoluzione imponente con la sezione ritmica. Atmosfere lugubri dal Noise Rock più intenso e liriche allucinate e definitive come i campanelli che “trillano” in chiusura. Disco davvero molto bello, registrato in maniera ottimale e funzionale alle sonorità del gruppo, ispirato ed a fuoco in ogni singolo episodio. I Non hanno fatto tanta strada per arrivare a questa sintesi sonora originale ed efficace, l’ enorme lavoro musicale e spirituale che hanno fatto si sente davvero tutto! Lo si percepisce chiaramente, in ogni scelta stilistica, in ogni suono o parola che sia. Non resta che andarli a sentire dal vivo.

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bandiera_italia  EXTRA MUSIC MAGAZINE

Il nuovo disco dei fiorentini NoN è intriso di quell’umore cupo che possiamo trovare anche nella musica dei conterranei Diaframma o dei Joy Division; lascia la scomoda sensazione di qualcosa di pulsante e pericoloso che scava una voragine nel subconscio per piantare il suo “bad seed”. Dieci tracce dark wave toste, cupe, opprimenti ma che comunque hanno il pregio di toccare qualche corda segreta dentro di noi; stabilire poi se questo tocco sia benefico o venefico spetta all’ascoltatore e al suo personalissimo gusto. Da scoprire c’è veramente tanto: dalle citazioni di Bukowski (che non meravigliano) a quelle del Trio Lescano (e un pò di stupore onestamente appare) in una cover di Come l’Ombra tartassata e irriconoscibile; insieme a distorsioni e sovra-incisioni di batterie, campane e barattoli pieni di chiodi compare anche la prima canzone non elettrica della band, la morbida e acustica Reti e Pareti. Insomma, un ascolto tutt’altro che facile che alla fine lascia il dubbio se ci sia realmente piaciuto.

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bandiera_italia   MUSIC ON TNT

I movimenti cripto post-punk trovano poi il sapore amaro e ridondante di Tutto il mondo sotto un sasso, straordinario anthem nereggiante che si propone come naturale contraltare alle aperture di Così felice, interessante composizione forgiata nel new wave di inizio anni ‘90.


L'argomentazione ricca di sfumature si erge poi su ottimi cromatismi in grado di alimentare percorsi ipnotici d'impatto reale, proprio come dimostrano i labirinti del La tela del ragno e la diluizione della Sostanza, in cui appare la voce narrante di Luca Barachetti.

Tra brani più interessanti sembra palesarsi il coraggio citazionistico di Come l'ombra, devastata e scarnificata coverizzazione d'altri tempi, che inevitabilmente richiama l'ambito cantautorale de Il lungo addio. Sulla medesima linea espressiva, infine, non si può certo dimenticare la straordinarietà de La paura, atto di chiusura ideale per mostrare sin dal primo attentivo ascolto una sincrasi naturale tra minimalismo retrò e animosità ipnotica, vertici di un'attesa e riuscita conferma.
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Sono tornati i NON. Sono tornati con l’intento di portare i propri astanti tra le braccia della loro tenebrosa oscurità. A poco più di due anni da Sacra massa, la band gigliata ritorna a celebrare la propria claustrofobica visività, attraverso l’occludente e cupa espressività di Santa Sanctorum. Dieci tracce in cui emerge ancora una volta la nuova onda nera, data a battesimo dal introduttiva titletrack, intro figurativo di un album che trova il suo giusto varco in Bukowski piange, omaggio velato al più spigoloso Lindo Ferretti. I movimenti cripto post-punk trovano poi il sapore amaro e ridondante di Tutto il mondo sotto un sasso, straordinario anthem nereggiante che si propone come naturale contraltare alle aperture di Così felice, interessante composizione forgiata nel new wave di inizio anni ‘90. L'argomentazione ricca di sfumature si erge poi su ottimi cromatismi in grado di alimentare percorsi ipnotici d'impatto reale, proprio come dimostrano i labirinti del La tela del ragno e la diluizione della Sostanza, in cui appare la voce narrante di Luca Barachetti. Tra brani più interessanti sembra palesarsi il coraggio citazionistico di Come l'ombra, devastata e scarnificata coverizzazione d'altri tempi, che inevitabilmente richiama l'ambito cantautorale de Il lungo addio. Sulla medesima linea espressiva, infine, non si può certo dimenticare la straordinarietà de La paura, atto di chiusura ideale per mostrare sin dal primo attentivo ascolto una sincrasi naturale tra minimalismo retrò e animosità ipnotica, vertici di un'attesa e riuscita conferma.
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bandiera_italia   MUSIC MAP 

Ci sono dischi che non hanno padri né figli, band che sanno esistere indipendentemente da riferimenti e categorizzazioni, idee che nascono da intuizioni e intuizioni svincolate da qualsiasi contesto. Da anni non avevo la fortuna di imbattermi in un album come “Sancta sanctorum” dei toscani NoN, trio formato da Andrea Zingoni, Massimiliano Leggieri e Alvaro Buzzegoli, attivi da oltre vent’anni in svariati progetti, nessuno dei quali baciato da duratura notorietà. Rincontratisi casualmente nel 2010 dopo lunga separazione, i tre hanno fondato i NonViolentateJennifer, cambiato il nome in quello attuale, pubblicato un ep nel 2013 ed un album (“Sacra massa”) nel 2014 per Garage Records, stabilizzato infine formazione e strumentazione per giungere a questo nuovo lavoro, inciso sempre per Garage Records e Dischi Del Minollo. “Sancta sanctorum”, minacciosa cattedrale post che sposa il dark degli anni ’80 alla nevrosi dei ’90, è album oscuro, inquieto, quasi sciamanico, percorso da una inarrestabile corrente di negatività disturbata, sublimata in dieci tracce di fosca tetraggine prive di spiragli, redenzione, speranza. Elemento portante ed imprescindibile dell’intero lavoro – come nei Jesus & Mary Chain di “Darklands” o nei Cure del trittico “Seventeen seconds”, “Faith” e “Pornography” - è il cupo, martellante, incessante, pulsante rimbombare del basso di Massimiliano Leggieri, un sordo, tellurico, liquido movimento che sospinge brani fieramente agonizzanti verso soffocanti cul-de-sac, veicolando in quelle tenebre testi claustrofobici ed esistenzialisti, altrettante invocazioni ad un nulla che è indifferentemente dentro l’individuo o fuori da esso. Se nella sordida “Bukowski piange” parole truci e involgarite naufragano in una violenta coda noise, in “Tutto il mondo sotto un sasso” si materializza il fantasma dei primissimi Diaframma (quelli con Nicola Vannini), che aleggia anche nella sostenuta aria di “Così felice”: ma certi dischi, heri dicebamus, non hanno padri né figli, e solo vaghe somiglianze li legano a qualcosa. Celate e sepolte come ordigni inesplosi fanno sì capolino tracce – meno cerebrali e più noir - degli Scisma che furono, ed in più di una occasione il rimando che forse meglio si addice a questa musica funerea e nervosa è quello al grande e sfortunato Santo Niente di Umberto Palazzo, sebbene in ogni divagazione la band mantenga inviolata una statuaria fierezza di sé. Proprio questo autarchico distacco, impermeabile a modelli di comodo, genera la cover di “Come l’ombra” del Trio Lescano su un’aria che miscela la stasi monocorde ed introversa dei For Carnation e le ripide discese agli inferi dell’eccelso “Canzoni della notte e della controra” del già citato Umberto Palazzo; e dalle vestigia spurie disseminate ad arte fra tribalismi e rumori assortiti nascono i nove minuti di traboccante, monolitica intensità di “Sostanza”, l’ennesimo tunnel che si delinea in un incedere granitico di ombre lunghe e paludosa ossessività ad un passo dal post-punk dei P.I.L. di “Metal box”. A poco vale lo straziante e straniante rallentamento dell’ingannevole melodia che tratteggia “Reti e pareti”: è di nuovo l’orrorifico battito compulsivo e reiterato della conclusiva “La paura” a stendere un tetro sudario su un lavoro la cui tensione costipata lievita spasmodicamente senza mai deflagrare. Band che rifugge da stilemi e manierismi di sorta, i NoN si segnalano oggi come una nera presenza strisciante nel panorama incerto dell’indie nostrano, three imaginary boys inaccostabili a qualsiasi pietra di paragone, il cui incalzante salmodiare di opprimente incombenza è al contempo incatalogabile, sinistro, evocativo, perversamente suadente.

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bandiera_italia   INDIEPERCUI 

Ricerca poetica per il nuovo disco dei NoN e aggiungerei anche licenza poetica nel raccontare a parole legami contorti ed esigenze quasi mistiche che intrappolano i pensieri in una tela precostituita e alzano il tiro riciclando prepotentemente una dark wave di fine ’80 che porta con sé il sapore dei CCCP, accompagnando il tutto dalla pesantezza dei tasti del piano che sembra suonato direttamente da Dino Fumaretto, tanta è la passione, tanto è il coinvolgimento, fino ad includere l’inusuale presenza di strumenti non strumenti come scatole per chiodi e orpelli da ferramenta che danno un senso maggiore alla sperimentazione sonora che abbiamo davanti. Il luogo sacro per eccellenza, il posto mistico e arcano è raccontato nella sacralità bucolica delle canzoni dei Non che dopo l’incisivo Sacra Massa riescono a convogliare le speranze di una nuova musica per questa Italia, grazie ad un lirismo intenso e racchiuso dalle ombre che ricoprono il nostro incedere quotidiano, un’esigenza militante che raccoglie la paura e la ingloba, parlando d’amore vissuto in pezzi capolavoro come Reti e pareti, o Sostanza, quest’ultima scritta e cantata anche da Luca Barachetti, senza dimenticare le meraviglie crepuscolari di Bukowski piange e Come l’ombra, per un disco che insegna ad essere esigenza di non fermarsi alle apparenze, un album che è esso stesso evoluzione verista per città abbandonate grondanti sangue.

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bandiera_italia   OCA NERA

Il trio fiorentino arriva alla prima prova sulla lunga distanza con un disco dark-wave-noise pulsante oscurità e speranza. Il titolo riprende un testo di Bukowski, che ispira anche un brano, mentre lungo il resto della tracklist si alternano canzoni veloci come rotative, un rifacimento in chiave folk-apocalittico dal Trio Lescano, episodi che si espandono in lunghe code abissali, addirittura un pezzo acustico. Il tutto mentre, rispetto al lavoro precedente, le tematiche si fanno più interiori e il suono viene arricchito di stratificazioni e strumenti come timpani, campane, synth, organi, pianoforti ma anche scatole di attrezzi e barattoli pieni di chiodi. Una sequela di canzoni dense e senza scrupoli che parlano di amore, vita, morte. Ospiti Alice Chiari al cello e Luca Barachetti che firma e dice un testo.

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bandiera_italia   ARTISTS AND BANDS

Album denso e scuro come la pece, ma nello stesso tempo caldo ed affascinante come un fiume di lava che lentamente divora e conquista ciò che incontra davanti a sé: questo è “Sancta Sanctorum”, il secondo capitolo dei “NoN”. Il trio toscano rinchiude sonorità dark-wave di fine anni ottanta nel vagone buio di un treno dall’ignota destinazione che viene spinto sui binari di un inconscio annegato in diversi stati d’animo che naufragano sulle spiagge della paura. Le atmosfere cupe che aleggiano in tutto il disco ed i ritmi morbidi ed incalzanti creano un habitat ideale dove poter liberare la propria ombra che varca timidamente ed in punta di piedi il fosco ingresso di “Sancta Sanctorum” per poi abbandonarsi ad una danza sensuale che si intreccia a note malinconiche. L’album, curato nei minimi dettagli, necessita di diversi ascolti per essere assimilato e poter quindi apprezzare il minuzioso lavoro che c’è dietro ad un sound così attraente. La musica nasce non soltanto da strumenti convenzionali ma anche da rumori creati con attrezzi da ferramenta che si sovrappongono a suoni classici di timpani, campane ed al violoncello di Alice Chiari. Il disco pulsa di emozioni che illuminano il testo di “Bukowski piange” tratto dal libro “Storie di ordinaria follia”, accendono una fiamma sulla cover del Trio Lescano “Come L’ombra”, e pungono l’anima in “Sostanza”. Quest'ultimo brano è valorizzato dal duetto vocale con Luca Barachetti (Bancale, Barachetti/Ruggeri) che ne scrive anche il testo. “Sancta Sanctorum” si chiude con “La paura”: una marea che cresce lentamente sommergendo l’ascoltatore nelle profondità oscure e recondite di un album che va vissuto ad occhi chiusi assaporandone l’intima essenza.

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bandiera_italia   DISTOPIC

Sancta Sanctorum” dei toscani NoN è una corsa in un tunnel nero. Tutto attorno rumori, gli echi di un rock scuro che flirta con la new wave. E poi ci sono i testi (in italiano), molto ambiziosi, che però lasciano poco il segno. L’abbiamo presa larga, ok, quindi andiamo dritti al sodo: l’album non ci è piaciuto. I testi si guardano troppo allo specchio, relegando l’ascoltatore a un ruolo passivo che alla lunga stanca. Il suono è proposto bene, ma è parecchio derivativo e non ci è parso particolarmente originaleIn scaletta 10 episodi per 40 minuti di musica. In conclusione: un disco che imboccato il tunnel ha perso la strada, chiudendosi in sé e dimenticandosi dell’ascoltatore.

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bandiera_italia   ONDA ROCK

Inanellato finalmente un primo breve "Sacra massa" (2014), i tre fiorentini NoN danno un'altra infornata di revival dark per "Sancta Sanctorum", da una "Bukowski piange" con uno svolgimento serpentino e informe (anche raffazzonato) a una radiofonica "Così felice", un Jovanotti depresso che fronteggia i Sonic Youth, fino a un goffo tentativo di serenata leggera alla Tenco-Modugno ("Come l'ombra", molto meglio i due minuti di stornello subliminale di "Reti e pareti"). Sound precisamente sbozzato e correttamente reso vibrante, ma il disco non si giustificherebbe senza i veri colpi gobbi, "Tutto il mondo sotto un sasso" e "Sostanza". La prima è una tour-de-force di martellamenti genuinamente apocalittici sotto forma di litania, la seconda (scritta e cantata da Luca Barachetti), ancor più dilatata per un totale di nove minuti, è l'"Emilia paranoica" del caso: nuvola di distorsione, tocchi tango-noir di chitarra, flusso di coscienza oltremodo introverso, lunga apoteosi drammaturgica. Il miracolo non si ripete per il gran finale, "La paura". Co-prodotto con Garage Records.

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   SKULLBANGER

I was waiting to listen this album so much and all I can say is that I am very impressed by this amazing work! Comparing with the previous release, ‘’Sacra Massa’’, Sacnta Sanctorum is a full-length, containing 10 amazing tracks. The album is more dark, including a little ambiental elements which makes the songs to sound more interesting, aswell the album is heavier, to point exactly the song ‘’Ancora Resto’’ is like this.  ‘’Come L’ombra’’,(you can watch it below) and ‘’Reti E Pareti’’ are my favorite songs from this release. First, ‘’Come L’ombra’’ has exactly all the elements of ambient and dark and the video is also interesting and has a story behind it. Second, ‘’Reti E Pareti’’ is the only ‘’soft’’, relaxing and beautiful song of the album, sending to me emotions. Doesn’t matter in what language the songs are, for me the most important thing as an album to be great is the sound of it and then, Sancta Sanctorum has a perfect sound, all the instruments can be heard and as mentioned earlier, I like it more because it has ambiental elements too.  Sancta Sanctorum is a beautiful album, NoN is an amazing Italian band which does amazing music, I don’t think I have anything else to mention about the band or the album. I suggest this band to you all!