Raccontateci la storia del nome della vostra band …
Il sistema di Mel nasce nel 2014 dopo una serie di tentativi poco convinti di fare qualcosa che potesse suonare in modo decente. Io (Fede) e Alex suoniamo insieme da sempre, Poldo da poco dopo e Simo è entrato quando abbiamo terminato le registrazioni del primo demo. Il nome nasce dalla ricerca di un qualcosa che potesse accomunare in una persona (Mel) la direzione e il significato dei pezzi che suoniamo.
O forse amiamo alla follia Mel Gibson.
Da cosa trae ispirazione il vostro sound?
Ascoltiamo tutti e 4 cose abbastanza diverse dove la batteria picchia sempre: musica indipendente italiana legata agli anni 90 (pochi gruppi attuali), tanti gruppi inglesi, americani e cerchiamo di vomitare il tutto in una miscela.
Parlateci del nesso concettuale che esiste tra i vostri testi e la vostra musica …
I testi parlando di persone con problemi di personalità più o meno evidenti, di conseguenza la musica è tendenzialmente triste.
La vostra band nel futuro ...
Il sistema di Mel quando sarà stufo di suonare il suo primo disco scriverà il suo secondo disco, lo registrerà e lo suonerà live.
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Come avete iniziato a suonare? Com’è nata la passione per la musica?
Federico: Quando mia sorella ha smesso di suonare la chitarra classica a casa, in prima in superiore ho preso in mano la chitarra classica e ho iniziato a fare le cover dei Green Day e dei Blink 182, ed effettivamente la cosa rendeva un sacco: facevano schifo, erano inascoltabili…. La chitarra era scordata e con tre o quattro corde. Ma alla fine anche adesso non usiamo le tre corde sotto, non ho ancora capito l’utilità (ride). A 15 o 16 anni, dopo un’estate in falegnameria ho acquistato la chitarra elettrica e amplificatore. Sono sempre stato autodidatta.
Paolo: io in realtà volevo suonare la tromba, ma non ho mai fatto lezione. Alle medie mi sono iscritto all’indirizzo musicale e ho iniziato con la chitarra classica, ma dopo tre anni mi sono rotto e ho comprato la chitarra elettrica, la Yamaha Pacifica, che ha smesso di funzionare circa otto mesi dopo l’acquisto. Comunque ho ascoltato un sacco di musica, mio padre mi ha comprato il disco dei Led Zeppelin quando avevo 11 anni.
Federico: Ecco, gruppi seri…. Io invece ero sul punk rock californiano di inizio anni 2000. Mio padre al massimo mi ha regalato la cassetta degli 883, “La dura legge del gol”.
Francesco: Anche la mia passione è nata grazie a mio padre, che ha sempre suonato la batteria, anche se ho iniziato al pianoforte.
Simone: Io in realtà ho iniziato a suonare la chitarra un po’ per caso, perché ascoltavo hip hop…. Poi mi sono appassionato al rock, dopo il classico periodo metal che quasi tutti trascorrono da adolescenti.
Come vi siete incontrati?
Fede: Io e Paolo ci conosciamo da quando siamo piccoli. A caso abbiamo iniziato a suonare insieme, sempre da piccoli. Abitavamo vicini ma suonavamo in gruppi separati in gioventù… anche se siamo in gioventù (…).
Poi io, lui e altri due ragazzi abbiamo dato vita a Il Sistema di Mel tra il 2013 e il 2014. Successivamente il vecchio bassista è partito per l’Australia e ho chiesto a Simone, che era in classe con me e suonava la chitarra, di suonare il basso, secondo la mia teoria abbastanza infondata che chi sa suonare la chitarra sa suonare anche il basso. Gli abbiamo detto “devi suonare il basso come suoni la chitarra, con il plettro…”.
Poi anno scorso il vecchio batterista ha smesso di suonare, e noi conoscevamo Francesco, perché suonava con Paolo in un altro gruppo. In una settimana ha imparato tutte le canzoni perché dovevamo suonare a Festa Radio, in tenda Fiaska nella serata di Brunori Sas, quindi davanti a poca gente (risate).
Quali sono i luoghi a Brescia e provincia al quale siete più legati musicalmente?
Noi siamo stati particolarmente legati al Moskito, dove abbiamo presentato i nostri dischi, ma per motivi per lo più geografici: noi avevamo una vecchia sala prove a Iseo, sotto al Moskito, che dunque era perfetto per la pausa birretta. Alla fine quasi tutti noi viviamo da queste parti (tra Lago d’Iseo e Franciacorta), quindi non aveva senso andare a Brescia.
Altri posti? Al Lio Bar siamo parecchio legati, ci abbiamo suonato una volta per puro caso, poi ci abbiamo suonato per altre tre o quattro volte, all’incirca una volta all’anno.
Sabato al Magazzino47 troveremo quattro artisti rock con i testi in italiano. Una scelta, per certi versi originale, se consideriamo la durezza di genere. Voi perché avete scelto l’italiano? Come lo utilizzate? Come nascono i testi ecome componete un pezzo?
Inizialmente cantavamo in inglese, ma il mio inglese l’ho sempre definito “camuno”. Con l’italiano è più facile comunicare, è la mia lingua madre. I testi devono comunicare innanzitutto un significato, prima che far suonare meglio la musica.
La musica nasce sempre prima del testo. Il pezzo nasce spesso chitarra-voce, con una linea vocale, quindi. Poi lo sviluppiamo in sala prove.
C’è un artista che mi piacerebbe aprire, italiano o straniero (oltre ai Gazebo Penguins ovviamente)?
Paolo: Gazebo Penguins che almeno per me e Federico è tra i miei gruppi italiani preferiti!
A me piacerebbe anche aprire gli Zen Circus.
Federico: Io i Fine Before You Came.
Francesco: Io prima ero un metallaro, e non ascoltavo musica italiana. Poi mi sono fatto una cultura e già sono molto contento di aprire i Gazebo Penguins.
Federico: un nome grosso straniero? Placebo.
Paolo: io sono super fan dei Radiohead, ma la situazione farebbe un po’ ridere.
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Il sistema di Mel è un progetto nato e cresciuto nella provincia di Brescia a inizio 2014. Federico Mingardi (voce, chitarra), Paolo Bosio (chitarra, cori), Alex Dossi (batteria) e Simone Mazzenga (basso, voce) hanno pubblicato da allora un demo e due ep (B e Felida X) di cui TRAKS ha parlato a suo tempo. Ora è la volta di Riempimi la testa con un mare di cemento, lp uscito da qualche settimana (sotto la recensione). Ne abbiamo approfittato per rivolgere qualche domanda alla band.
Potete riassumere la vostra storia fin qui e spiegare il nome della band?
Io (Fede) e Alex suoniamo insieme praticamente da sempre, Paolo si è aggiunto poco dopo e con lui abbiamo provato a suonare qualcosa di sensato per un po’ di tempo senza mai concludere nulla. Nel 2014 ci siamo detti che forse era il caso di fare qualcosa di vero, quindi, dopo aver registrato un demo di 3 canzoni con il vecchio bassista (che lasciò successivamente la band) abbiamo contattato Simone che è un mio ex compagno di merende ai tempi delle superiori.
Con il suo ingresso è cominciato il tutto. Da allora a oggi abbiamo registrato un demo (demo01, quello di cui parlavo sopra), 2 ep (B, 2015 e Felida X, 2016) e abbiamo suonato in posti molto belli e altri molto brutti (ma appunto per questo bellissimi e indimenticabili). Il nome della band accomuna in una persona (Mel) la direzione e il significato dei pezzi che suoniamo. O forse amiamo alla follia Mel Gibson.
Alle spalle avete un paio di ep e un demo, ma “Riempimi la testa con un mare di cemento” è un passo importante e sostanziale. Come avete affrontato il lavoro sul disco “lungo”? Potete spiegare il titolo?
Questo è il nostro primo vero disco ed è il frutto di tutte le esperienze che abbiamo passato durante le prove, i live e le registrazioni. Terminato Felida X sentivamo la necessità di dover allargare il discorso per ottenere un lavoro che suonasse completo dall’inizio alla fine. Praticamente non ci siamo concentrati per promuovere l’ep ma abbiamo continuato a scrivere canzoni fino a quando non eravamo soddisfatti. Nel mese di dicembre ci siamo dedicati alle preproduzioni e a marzo siamo entrati in studio per registrare il tutto.
Fondamentale è stato il supporto dei tanti amici e delle 2 etichette che hanno sostenuto e continuano a sostenere il progetto. Il titolo del disco è la richiesta di una persona che vuole essere continuamente nutrita di indicazioni sul cosa deve fare e il come muoversi.
Come nasce “Neve”, a mio parere uno dei pezzi migliori del disco?
Neve è una canzone nata prima di entrare in studio in occasione del primo ep. Era inverno, inizialmente non c’era nulla che andasse bene (struttura, sound ecc.), quindi abbiamo deciso di tenere solo il testo, Alex successivamente ha dato vita a un groove di batteria importante e a catena con chitarre e basso abbiamo riempito i buchi. Siamo molto legati a Neve, tant’è che è contenuta solo nel disco fisico come ghost track.
Potete raccontare la strumentazione principale che avete utilizzato per suonare in questo disco?
Abbiamo usato due chitarre, un basso, una batteria e tre voci. L’idea era quella di non sovraccaricare troppo il lavoro per fare in modo che live si potesse suonare/ascoltare il tutto senza snaturarlo.
Potete descrivere i vostri concerti? ?
Domandona. I nostri concerti vorremmo fossero vissuti con un mood riflessivo. In realtà toccando tematiche di un certo tipo l’impressione che diamo esternamente può essere quella di 4 persone depresse scappate di casa. Il rischio nel fraintendere il significato del nostro live è sicuramente presente.
Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimate di più in questo momento e perché?
Verdena per creatività e nevrosi. Gazebo Penguins per onestà e attitudine. Le Capre a Sonagli per coraggio e credibilità.
Potete indicare tre brani, italiani o stranieri, che vi hanno influenzato particolarmente?
Meds (Placebo), Little sister (QOTSA), PDA (Interpol)
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1. INVASIONE ALIENA
Il sistema di Mel è un progetto nato e cresciuto nella provincia di Brescia a inizio 2014 da Federico Mingardi (voce/chitarra), Paolo Bosio (chitarra/cori) e Alex Dossi (batteria). Poco dopo è entrato Simone “Mazzu” Mazzenga (basso/cori). Il progetto è nato per il motivo più fico/banale del mondo: ci piace suonare. A livello di stile facciamo riferimento a tutta quella roba che da metà anni 90/inizio 2000 in poi ha dominato la scena indipendente italiana (Marlene Kuntz, Fine before you came, ecc.) e ad alcune band internazionali che ascoltiamo da sempre (I PRIMI Bloc Party, I PRIMI Placebo ecc.). A livello caratteriale siamo dei tipi abbastanza tranqulli, beviamo moderatamente e scriviamo canzoni che parlano di casi umani e persone comuni.
2. TEORIA DEL CAOS
Felida X (EP, 2016 // I Dischi del Minollo, LongRail Records)fa riferimento alla letteratura dell’800 e agli studi riguardanti la doppia personalità presentata da una ragazza aquitana di nome Felida. Tra narcolessia, sonnambulismo, sbalzi di umore e l’ipnosi come chiave di volta di una malattia protrattasi per tutta l’esistenza della ragazza: uno smarrimento divenuto simbolo di un’epoca scientifica particolarmente attratta dai cortocircuiti psichici. Nelle tracce troviamo alcune personalità in circostanze diverse, dalla comunità terapeutica (Marta nella stanza), alla sala da pranzo (Spacecake). Non si tratta di persone necessariamente “particolari”, la loro personalità cambia in base alle circostanze, ai luoghi e alle persone che incontrano. L’EP è stato registrato presso il TUP Studio di Brescia, prodotto da Stefano Moretti e masterizzato da Giovanni Versari (già al lavoro con Verdena, Paolo Benvegnù..) distribuito da LongRail Records e I Dischi del Minollo.
3. VIAGGIO SULLA LUNA
Siamo nel pieno della promozione di questo EP, abbiamo un video uscito di recente e alcune date (trovate tutto sulla pagina facebook). Ora l’idea è quella di concentrarci sui live, scrivere roba nuova e poi rientrare in studio, scremare i 2 EP e registrare il disco (come quelli veri).