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press-reviews ZIVAGO ("Lo Specchio")

 

 bandiera_italia  ROLLING STONE

C'è una generazione che senza l'aiuto di Pitchfork è venuta su a indie rock psichedelico e canzone d'autore, anticipando la fusione di sensibilità ora di gran moda. Ne fanno parte Lorenzo Parisini e Andrea Zonescuti, i due milanesi Zivago, che hanno scritto un disco di canzoni adulte - testi immaginifici e non ammiccanti, cantato ispirato e senza enfasi - uscendo dal ghetto del nuovo folk acustico (anche se l'inizio di "Ballata di un tempo perso" pare uscito da un album dei Kings of Convenience) per aprirsi ad una psichedelia hippie e a fughe quasi progressive (ascoltatevi la cover fricchetona de "La gatta" di Gino Paoli e l'acido piano elettrico che l'accompagna per entrare nel "viaggio" degli Zivago). Questo "Lo specchio" è un piccolo esempio di grande artigianato musicale "cucito insieme" da chi ha spalle abbastanza larghe (e anni di militanza indie) per sopravvivere all'hype del momento e percorrere chilomentri per farsi ascoltare ed apprezzare nei vari club. 

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bandiera_italia  ROCKIT

Nel passato di Lorenzo Parisini, gli Anonimo Ftp ricoprono un ruolo a dir poco importante. Tra dischi, clangori di chitarre, un bel tot di concerti e tanti applausi conquistati tra i palchi disseminati lungo lo Stivale. Poi, una volta voltata la pagina, ecco l’attesa, il ritorno e, finalmente, un nuovo inizio. Ma nuovo sul serio. Con il batterista Andrea Zonescuti al proprio fianco e altri orizzonti da scoprire. E una ragione sociale che prende in prestito il nome Zivago. “Lo specchio” segna l’esordio sulla lunga distanza (dopo un ep e un demo) del duo, sotto l’egida de I Dischi del Minollo. Nove canzoni intimiste, sofferte, parti integranti di un concept-album che ruota attorno all’idea di uno specchio in frantumi. Gli Zivago narrano storie dolorose, attraversate da carezze che arrivano tardi, solitudini, rimpianti, abbracci mancati ma anche da una tonificante speranza. Poi le confondono all’interno di strutture elettro-acustiche tutto sommato pregevoli, arricchite da trame folk, da qualche passaggio new wave nonché da un pizzico appena di timido dream pop (la conclusiva “Blue Lullaby”). Il tutto è sorretto da arrangiamenti eleganti, ben calibrati, sia pur con qualche pesantezza da smaltire. “Lo specchio” può essere letto come un omaggio al cantautorato tricolore rivisitato e corretto in chiave contemporanea, richiamato in particolar modo con la cover (ahinoi, non particolarmente riuscita, ma non era semplice) de “La gatta”, uno dei tanti classici usciti alla penna di Gino Paoli. Quasi a confermare gli alti e i bassi (sia pur non così profondi) di un album che alterna buoni momenti (come la complessa ma per nulla pretenziosa “Ballata di un tempo perso”) ad altri un po’ più tediosi o comunque meno intriganti. A dirla tutta, manca un deciso guizzo verso l’alto, come a dire che il potenziale si può ancora sviluppare. In meglio.

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bandiera_italia  ROCK GARAGE

Uno specchio rotto in nove pezzi, ognuno con una propria storia. Questo è il primo lavoro del duo milanese Zivago, uno specchio, appunto, rotto in tanti pezzi che tagliano, graffiano e rimandano a centomila volti di uno stesso viso e riflesso ed ogni riflesso, diverso dall’altro, ne esce distorto. Nonostante il duo sia aiutato da vari musicisti il nucleo rimane quello ritmico: le chitarre acustiche ed elettriche di Lorenzo Parisini e la batteria di Andrea Zonescuti. Indie, new wave, folk emergono dai vari “cocci”, pur senza dimenticare quella base forte di cantautorato, pur senza disdegnare quella goccia di elettronica elegante e suadente che non stona e non diventa protagonista assoluta e che tutto ben si riflette (passateci il termine) nella riproposizione de La Gatta di Gino Paoli, completamente diversa dall’originale (è in tonalità minore, dove il brano originale è in maggiore e viceversa!), così stravolta ed appassionata. Non vengono abbandonati i maestri, quindi futuro=tradizione. Basti pensare agli echi di Beatles che spuntano qui e lì (Abracadabra, Signor Nessuno) e che mutano anche in ulcerose parentesi hard (Senza Dirtelo) senza spostarsi dalla calma generale del disco. Un lavoro semplice, pulito e ben fatto con un’ottima amalgama generale dei vari ingredienti musicali. Bravi!

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bandiera_italia   MUZI KULT

L'arte delle parole ? Qualcosa che può anche farti arrendere davanti al quotidiano per prendere quelle meravigliose scorciatoie poetico esistenzialiste che abbeverano lo spirito. E chi meglio dei Zivago a fare equilibrio su quanto detto, loro questa arte la traducono in melodia foggy e questo loro nuovo disco, "Lo specchio", ne è quasi la quintessenza, un'attenta e dolce narrazione riflessiva. Un cantautorato ora pop, ora intimista che fonde benissimo gli anni sabbiosi di un Fidenco, Bindi, Paoli "La gatta", Di Capri "Abbracadabra", con una certa contemporaneità alla Zampaglione "Luisa", "Senza dirtelo" un ascolto rarefatto e profondo che lascia segni indelebili e notturni al suo passaggio. Il duo milanese - Andrea Zonescuti e Lorenzo Parisini - mettono in scena una serie di soggettive atmosferiche, immagini visive e mondi rovesciati come metafore di sogni, spargendole nelle stanze della vita, dell'esistenza. Tutto è soffice e ondulato, uno di quei lavori che una volta messi in circolo prendono aria e decantono una tremenda lieve passionalità.  

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bandiera_italia  KD COBAIN

Dopo aver pubblicato un Ep ("Franco", datato 2013), arrivano all'esordio sulla lunga distanza gli Zivago, duo milanese formato da Lorenzo Parisini (voce, chitarra elettrica, chitarra acustica, synth, basso), ex componente degli Anonimo Ftp, e Andrea Zonescuti (batteria).  In questo lavoro, intitolato "Specchio", gli Zivago hanno dato vita a una sorta di concept album in cui il tema principale è quello di uno specchio in frantumi, i cui pezzi "[...] rimandano non a uno, ma a centomila volti di uno stesso viso e ogni riflesso, diverso dall'altro, ne esce distorto". I nove pezzi che formano l'album si ispirano tanto all' indie-folk quanto alla new wave: gli arpeggi delicati della title-track convivono con i ritmi nevrotici di "Senza Dirtelo", le atmosfere corali e rarefatte di "Blue Lullaby" si fondono con quelle più agrodolci di "Ballata Di Un Tempo Perso", che ricorda lle ballad del miglior Dente. C'è spazio anche per una riuscita cover dal sapore noir de "La Gatta" di Gino Paoli. Debutto interessante questo degli Zivago: fresco, moderno, ispirato e mai banale, che il tempo ce li preservi così.

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bandiera_italia   IMPATTO SONORO

Un duo milanese dalla spiccata predisposizione per il songwriting, che sembra però non accontentarsi di questo confine, uscendo senza problemi da ciò che ci si potrebbe aspettare. Buone esplorazioni musicali, aiutate dal mix eterogeneo di strumenti (chitarra / basso / batteria / synth / piano) ai quali i due si alternano con successo, riuscendo a regalare un’atmosfera sempre adatta al testo e mai statica, come si potrebbe temere accada da un disco a base solidamente cantautorale. Partenza dolcissima sulla chitarra con Lo Specchio, passando tra ballate, testi sussurrati e suggestione, arrivando verso la fine all’incisività più decisa di Senza Dirtelo e chiudendo con Blue Lullaby, nostalgica e cantata in inglese. Un percorso ben definito, senza sorprese che colpiscono con forza, con variazioni profondamente coerenti che si spostano piano per dare continuità senza annoiare. Parole affascinanti molto più che descrittive, che coronano le premesse create dalla musica, con una solidissima capacità nella produzione dei testi: difficile immaginarsi gli Zivago che si adagiano bene sullo sfondo, hanno bisogno che gli si presti attenzione per intuire ciò che vogliono suggerire. Un ascolto impegnativo, pronto a ripagare la dedizione con un viaggio che per gli amanti del genere sarebbe davvero un peccato perdersi.

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bandiera_italia   MESCALINA

La voce dello specchio racconta ferite, smarrimenti e buio nell’anima, tra sonorità cantautorali, arpeggi folk e accensioni cinematiche nel primo full length del duo milanese.Sta per pubblicare l’album di debutto Lo Specchio il duo milanese composto da Lorenzo Parisini (già negli Anonimo Ftp) e Andrea Zonescuti, alias gli Zivago: il disco mescola venature folk ad accensioni che affondano in sonorità cinematiche anni ’70, in un sapore malinconico o in placidi brillii quasi psichedelici. Se quando compaiono i synth, si può pensare agli ascolti new-wave della band, ma le radici del progetto appaiono quelle della tradizione cantautorale italiana: non a caso tra le nove tracce del lavoro c’è anche una cover de La gatta di Gino Paoli. Da certi suoni retrò (ma si direbbe anche dal cantautorato più recente come quello di Dente) la band sembra partire per creare la propria tavolozza di colori delicati, di arpeggi di chitarre acustiche, di storie intimiste e tinte nostalgiche; alcune immagini e soprattutto atmosfere estatiche e sfumate rammentano certo cantautorato anni ’70 invaghito d’incanti prog. Il titolo del cd, pubblicato dall’etichetta I Dischi del Minollo condensa il tema che ha dato vita a un concept album: al centro delle canzoni vi è infatti “uno specchio rotto in tanti pezzi che tagliano, graffiano e rimandano non a uno, ma a centomila volti di uno stesso viso e ogni riflesso, diverso dall`altro, ne esce distorto”, si sottolinea nel comunicato ufficiale. Nei nove brani la narrazione “si fonde con la musica per suggerire la difficoltà e l`ineluttabilità del buio dell`anima, dove il graffio diventa ferita e la carne sanguina lacerata”. Tra note suggestive, che nella conclusiva Blue Lullaby si fanno quasi da carillon folk, a raccontare “vergogne” e “peccati originali di cui non è bene parlare” è “una voce che pare esterna, sradicata dal contesto”: “è la voce dello specchio, disinibita, disinteressata, appartenente a un mondo al rovescio dove non c`è morale e tutto è nitido nella sua potenza emotiva o nell`essere semplicemente una favola più crudele di altre”.

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bandiera_italia   INDIE PER CUI

Gli avevamo lasciati con l’Ep Franco di qualche tempo fa e ora il duo milanese, composto da Lorenzo Parisini e Andrea Zonescuti, ci regala una prova di coraggio che abbandona per certi versi i territori esplorati con il precedente album per confezionare una fatica raffinata e di certo non banale capace di partorire sogni ad occhi aperti e farti entrare proprio dentro a quella fiaba che è la vita, dalla porta principale. I racconti degli Zivago però non sempre hanno un lieto fine, si soffermano anche sul lato oscuro di ognuno di Noi, dando al disco quel sapore di compiutezza e capacità alternativa di attingere alla cultura popolare alcuni riferimenti necessari, catturando l’attenzione di chi ascolta per poi rimescolare le carte con elementi meno conosciuti, più introspettivi, che entrano però di prepotenza in un contesto da analizzare. Musicalmente ci si approccia al cantautorato italiano condito da un’elettronica elegante e sempre ben calibrata, incentrata non sull’enfasi, ma sul giusto esserci senza stonare, un disco che con raffinatezza racconta gli innumerevoli specchi rotti che infrangiamo vivendo, di quel sangue che scorrendo fa paura, ma nello stesso tempo fa parte di noi; è elemento essenziale per renderci vivi. Nove tracce, tra cui La gatta di Paoli, qui migliore dell’originale, in un sali scendi emozionale che si ricorda, dando al cantautorato italiano una speranza sempre più vera di ritornare con prepotenza ai giorni migliori, quando le canzoni meritavano di essere cantate perché acquistavano un senso diverso per ognuno di noi.

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bandiera_italia DISTOPIC

Lo Specchio“, primo disco e concept album del duo milanese Zivago (Lorenzo Parisini ed Andrea Zonescuti), è un lavoro a cavallo tra acustica ed elettronica nel cui dna è ben radicata la tradizione melodico-cantautoriale italiana ma con forti contaminazioni di generi: folk, rock, indie e new wave. Un album che con un tono intimista e delicato cela molteplici significati, traendoci in inganno con i suoi testi, resi ancor più controversi da una voce disinibita e disinteressata, a rappresentare uno… specchio rotto che distorce l’immagine spezzettandola in vari frammenti. Un disco che vuole raccontare vergogne e peccati originali, cose non dette e problemi amorosi, una narrazione che si fonde con la musica per suggerire le difficoltà della vita e l’ineluttabilità del buio dell’anima. I brani che ritengo di maggior interesse sono: “Lo Specchio”, “Signor Nessuno” e “Ballata di un tempo perso”, per il loro arrangiamento interessante, con sonorità e riff non del tutto scontati; un po’ meno “La Gatta”, “Luisa” e “Abracadabra”. L’album si chiude con “Blue Lullaby”, discostandosi da tutto quello precedentemente ascoltato: una ninnananna singolare il cui obiettivo è dimostrare che nonostante tutto, nella favola più crudele – quale è la vita – può sempre esserci dolcezza.

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bandiera_italia   TRACKS

La base su cui il duo lavora è folk e indie, con marcati indizi della tradizione cantautorale italiana, ma i riflessi sono del tutto personali. Lo Specchio, la title track, apre il disco. Sono fiabesche tematiche e atmosfere, che dopo un’intro acustica aumentano di volume e forma. Qualche riferimento alla tradizione progressive italiana (segnatamente, la Pfm) si può cogliere senza difficoltà nelle pieghe più morbide del brano. Acustica anche l’apertura di Signor Nessuno, che ha invece un’evoluzione più ritmata è un testo piuttosto surreale. La qualità delle liriche sono diluite in sonorità morbide ma non spente. A seguire Ballata di un tempo perso, che per i suoni sembra inseguire idee lounge ed easy listening, come conferma la coda finale strumentale. Arriva poi una cover molto vintage de La Gatta di Gino Paoli, eseguita sottolineando gli aspetti malinconici della canzone. Dura e improvvisamente cattiva, più nel testo che nella musica, Luisa, con una discreta presenza elettrica e un senso d’inquietudine ad accompagnare il brano. Abracadabra fa tornare in parte la serenità, anche se gli incisi sono frequenti e numerose le situazioni che portano fuori dal tracciato, spesso con un sapore british quasi beatlesiano, impressione rafforzata dal finale anglofono. Arriva poi Quello che non farò, ballata acustica sulle prime, ma batteria e altri amici decidono di cambiare l’impostazione iniziale e di farne un medio rock di buona sostanza. Senza dirtelo invece picchia fin da subito, sempre senza incrinare la gentilezza generale del disco, ma con qualche accordo che va in acido facilmente. Qui e là nel disco sembra di avvertire anche qualche influenza luciobattistiana, specie post Mogol, e/o qualche eco di Colapesce. Si chiude sulle note della morbida Blue Lullaby. Una semplicità apparente ma una sostanza complessa, costruita con cura, raggiunta con il lavoro: gli Zivago hanno preso gli elementi a propria disposizione e li hanno mescolati con fantasia, approdando a un album originale e di ottimo livello.

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bandiera_italia  MUSIC STAR'S BLOG

In uscita il 30/10/2015 l’album “Lo specchio”, del duo milanese “Zivago”, composto dai musicisti Lorenzo Parisini e Andrea Zonescuti, per l’etichetta “I Dischi del Minollo”, caratterizzato da arrangiamenti in bilico tra acustico e elettronico. Il percorso compositivo dei “Zivago” è influenzato dal “folk rock”, la musica “indie” e “new wave” anni ’80 e ’90 e la tradizione cantautorale italiana. La “tracklist” comprende 9 motivi: 1 Lo specchio 2 Signor Nessuno 3 Ballata di un tempo perso 4 La gatta 5 Luisa 6 Abracadabra 7 Quello che non farò 8 Senza dirtelo 9 Blue Lullaby. Significativo il primo brano “Lo specchio”, in apparenza di interpretazione fin troppo semplice, visto che attinge a elementi propri alle favole, raccontando di sogni da salvare e portare “altrove”, di una “strega cattiva” e una “fata arrabbiata” in un “paese buio”, con l’inserimento del noto ritornello “Specchio specchio delle mie brame chi è la più bella del reame?”, in realtà cela un “dietro le quinte” molto più complesso, dove a confrontarsi con un’immagine di sé rimandata da uno specchio a pezzi e a vedere la propria “povera volontà” che “trema e piange” e il proprio “riflesso stanco” è il soggetto che canta, in prima persona, il proprio malessere di fronte al suo mondo interiore in frantumi. Molti possono essere i richiami e le suggestioni che il testo può risvegliare in ognuno, dipende da ciò che ci si vuole “leggere”, d’altra parte anche “Alice nel Paese delle Meraviglie”, dove la protagonista attraversa uno specchio e le cui avventure fantastiche hanno da sempre incuriosito e strabiliato folle di bambini, in epoca “post-freudiana” ha svelato, per chi ha voluto ricercarvi chiavi interpretative differenti, risvolti inaspettati e inquietanti, dimostrando che uno specchio, detto in senso metaforico, può avere più “facce”.

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bandiera_italia   LIVE MUSIC LOMBARDIA

Gli Zivago sono un duo milanese composto da Lorenzo Parisini voce, chitarra, basso e sintetizzatori e Andrea Zonescuti batterista ma anche pianista e addetto ai campionamenti e sintetizzatori.  Si presentano con Lo specchio disco in uscita il 30 ottobre 2015 composto da 9 canzoni in cui, oltre agli inediti, compare anche una cover di “La gatta” di Gino Paoli. Le chitarre sono predominanti in tutte le canzoni dell’album e l’eleganza dei loro arrangiamenti rende unico e inconfondibile lo stile compositivo degli Zivago. Già dalla prima canzone omonima ci si ritrova immersi in un’ atmosfera vintage con un tocco di modernità dato dai synth ed è inevitabile pensare al genere musicale bossa nova a metà tra samba e jazz, mentre la voce di Lorenzo Parisini riesce a dare un tocco cantautorale a tutte le canzoni raccontando storie, come fosse un flusso di coscienza. L’album “Lo specchio” sicuramente è per intenditori, infatti le canzoni che lo compongono non sono immediate da capire data anche la complessità degli arrangiamenti e dei testi, questi però non sono difetti ma anzi, pregi. Gli Zivago hanno un marchio di fabbrica inconfondibile e uno spessore artistico notevole. Gli Zivago esprimono nelle canzoni un romanticismo d’altri tempi ma senza banalità né stucchevolezza e nel complesso l’album “Lo specchio” ha il sapore dei ricordi di un’ estate che ragalano felicità e al tempo stesso malinconia.

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bandiera_italia   ROCK AND MORE

Il primo disco del duo milanese formato da Lorenzo Parisini e Andrea Zonescuti, noto col nome di Zivago, uscito il 30 ottobre e si intitola Lo Specchio. Uno specchio infranto riflette la luce in mille modi diversi, mostrandoci pezzi di realtà dai contorni frastagliati, ritratti da angolazioni impreviste, quasi innaturali, sorprendenti. Tutti questi frammenti possono ferire, come i temi che ci troviamo ad esplorare in questo album. I due, affezionati a quello stile cantautorale a cui si ispirano, nel loro primo EP “Franco” (2013) avevano dato prova di saper fondere testi dal forte carattere narrativo con arrangiamenti in bilico tra l’acustico e l’elettronico, spesso caleidoscopici, a tratti più folk, in altri punti più influenzati dalla new wave anni ’90. La stessa avventura hanno intrapreso anche nel loro ultimo lavoro, tentando di riproporre quelle stesse atmosfere intime, sognanti e a tratti distorte capaci di accompagnare dolcemente l’ascoltatore in un’altra dimensione. La sensazione è che la preoccupazione per lo stile compositivo abbia impedito al duo di dare ad ogni singolo pezzo un suo carattere peculiare, quella grinta necessaria per insinuarsi nella memoria dopo anche un solo ascolto. La maggior parte dei brani sono scritti in italiano ma in “Blue Lullaby”, scritta in inglese, l’andatura calma e romantica della melodia si sposa perfettamente con la morbidezza sonora della voce. Se si chiudono gli occhi si potrebbe quasi immaginare un Paul Simon che canta una serenata per noi: un connubio vincente. Altro pezzo interessante è la cover del celebre brano di Gino Paoli “La Gatta” In questo caso torniamo alle atmosfere oniriche e alle scelte melodiche tipiche degli Zivago, che miracolosamente riescono a migliorare la perfezione di una canzone storica. Come le onde del mare, la melodia culla in modo tranquillizzante e allo stesso tempo ci trasporta lontano dalla riva senza che ce ne accorgiamo. Tra la calma e lo smarrimento, un po’ di inquietudine data dalle sonorità lunari di cui si fregia il pezzo, il risultato è più che convincente. Si tratta di un disco dalle ambizioni discrete, sicuramente coerente con la storia pregressa del progetto e con i loro intenti, anche se non audace quanto si sarebbe potuto sperare date le premesse del precedente lavoro.