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press-reviews TUTTONERO!

 

bandiera_italia  SMEMORANDA

Ascoltando l’esordio di questa strana band piemontese, mi sono trovato a pensare al cinema di Michael Moore, perché ogni loro canzone sembra essere un mini-doc sulle derive peggiori della nostra povera patria. Certo, il loro stile è surreale, veloce e pungente (non a caso mi hanno detto di sentirsi più vicini ad Antonio Rezza), ma c’è del realismo in loro. Dissacranti post-punk, hanno messo insieme un decalogo sulle paure dell’italiano medio toccando vari generi musicali, grazie anche alle numerose esperienze maturate in diverse band dell’esuberante scena piemontese. Canzoni preferite: “Cronaca nera” puntuale e sarcastica acida sul vuoto degli assassini spettacolarizzati dalla tv (vuoto di chi guarda questa stupida tv), “Lo-fai” dalle atmosfere desertiche con un basso protagonista, “La gente media”, post-punk ad aprire perfettamente il disco (come anticipazione di ciò che si canterà poi, cioè i vizi senza virtù della gente media), “Bisogna aver paura”, rock a briglia sciolta e molte verità sulla paura creata ad arte per mantenere l’uomo medio nella sua mediocrità.

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bandiera_italia   TROUBLE 'ZINE

Album d'esordio per questi Tuttonero!, band della cintura torinese attivi dal 2013. Leggendo il presskit fornito dalla band vedo trattasi di persone attive da anni nel panorama punk/alternative italiano, militando in band come Frontiera (che ricordo solo di nome), Noir, I Treni All'Alba e Personal Velocity band che personalmente non conosco. Quello che mi ha fatto incuriosire e' il nome Kina nei gruppi citati dalla band in questione, mi piacerebbe sapere, dato che sui vinili dei Kina nessun nome dei 5 in questione e' presente in che modo hanno collaborato con uno dei piu' grandi gruppi italiani di sempre. Sarei curioso di saperlo, chi lo sa parli per Dio! Passando a questioni piu' in tema con una recensione, il disco in questione è composto di 11 brani cantati in lingua madre. Il suono proposto dalla band e sostanzialmente un indie rock con contaminazioni di vari generi musicali si passa dal garage/surf di La gente media (bella la frase contenuta nel brano "la gente media nasce senza far rumore") e di Si cambia (il brano mi ricorda "theme for an imaginary midget western" degli Adrenaline O.D.) una fusione tra il sopracitato garage/surf ed il country western, genere che contamina Stacca il cervello, brano che sfocia nel punk, bello. Il blues la fa da padrone in Cronaca nera, brano sulla morbosita' del popolo italico sui vari delitto che hanno insanguinato la penisola negli ultimi decenni (mostro di Firenze, Cogne,etc...). Con Bisogna aver paura un brano che ci porta in una giostra psichedelica, la band rimarca ancora una volta la sua intenzione di raccontare il lato oscuro della normalita', una paura atavica, quasi descritta con distacco. Psichedelia pura anche per Mike non c'e', brano dedicato a Mike Bongiorno e al suo "La ruota della fortuna": trash o genialata? Ai posteri l'ardua sentenza. Mike non c'e' chissa' dov'e'? Ascoltatevi lo struggente ritornello...hahaha. Tempo libero musicalmente mi sembra un brano di De Andre' in versione punk. Nel complesso un album intelligente, moralizzatori con ironia, una buona dose di sarcasmo ed un pizzico di rassegnazione. Da tenere d'occhio.

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bandiera_italia  CULTO UNDERGROUND

I Tuttonero! Nascono nel 2013 a Torino dall’unione artistica di Roberto Dini, Corrado Cescon, Paolo Filippazzi, Simone Sanna e Luca Moccia, attivi fin dai primi anni ’90 nella scena alternative e punk italiana. Lo stile che i tre scelgono di adottare è quello del punk definendosi, tuttavia, come il lato “dissacrante e sarcastico dell’indie rock”. A Febbraio 2015 per la label I Dischi Del Minollo escono con il loro primo album omonimo. Il disco dei Tuttonero! fin dai primi minuti di ascolto mette in risalto le qualità distintive dell’intero lavoro: ironia e mancanza di peli sulla lingua. I Tuttonero!, che partono come un gruppo con la missione di mostrare quello che potremmo definire il lato oscuro di quotidianità e del mondo contemporaneo, dimostrano di sapere sferzare l’argomento con testi ad effetto ed un pungente sarcasmo che va a toccare molti punti, dalla normale vita di tutti i giorni ai luoghi comuni in uso tutti i giorni fino all’attacco a quello che si ritiene il mondo “alternativo” sia esso o meno musicale. La band prende temi che sono, certamente, molto sentiti da molti ascoltatori riuscendo ad imbrigliare il suo target di riferimento con testi diretti, chiari e terra terra. Il tutto appoggiato da un buon tappeto musicale che si rivela sicuramente adatto ai testi e riesce a creare un continum in tutto il disco concedendo davvero pochi momenti di debolezza. Tuttonero! è una prima prova molto interessante da parte di una band capace di unire buona musica a testi diretti e chiari. Sicuramente un lavoro pieno di pezzi interessanti tra cui spiccano Bisogna Aver Paura e Mike Non C’è, che possono risultare davvero interessanti per l’ascoltatore. Unico punto negativo del disco sta nel fatto che il tappeto musicale che va ad accompagnare perfettamente il gruppo a volte va a perdersi non colpendo nel segno e rimanendo un po’ anonimo. Un difetto non trascurabile, ma perdonabile per un disco d’esordio di un gruppo come i Tuttonero! che fa della forza del testo la sua punta di diamante. In definitiva mi sento davvero di consigliare questo lavoro, se cercate qualcosa contraddistinto da testi chiari e diretti i Tuttonero! fanno per voi!

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bandiera_italia   TO CRASH

Tuttonero! è un viaggio nel “far west” torinese, una scorribanda tex-mex in chiave indie, più à la Quentin Tarantino che à la Sergio Leone: ritratti caustici di quotidiano sgomento nei quali è facile immedesimarsi grazie anche al un suono live che pervade tutto l’album. Gli undici brani originali suonati dal quintetto piemontese godono di un pregevole lavoro realizzato in fase di composizione: intelligenti e vari risultano infatti sia gli arrangiamenti architettati per le chitarre elettriche dal punto di vista melodico e timbrico (“Mike non c’è” ne è un chiaro esempio) sia la sessione ritmica compatta ed efficace nell’assecondare la dinamica dei racconti. Per i Tuttonero! si tratta di un esordio su disco divertente e interessante che merita attenzione.

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bandiera_italia   DISTOPIC

Ci sono espressioni che geograficamente non sai mai dove collocare di preciso. Ad esempio “provincia italiana”. Che significa? Per i Tuttonero la “provincia italiana” è un luogo piazzato nel Selvaggio West tra speroni e duelli al Sole di mezzogiorno. Questo inciso pomposo solo per dire che la band torinese (nata nel 2013 e qui al lavoro con I Dischi del Minollo) ama parlare di una quotidianità semplice e che ben conosce, vestita di un suono che arriva direttamente dagli States polverosi, laddove non c’è mai ombra e il rock è un Dio da servire a tutte le ore. Il suono del compact non è particolarmente originale, ma i testi sono molto carini, pungenti e scanzonati al punto giusto – in quest’ottica trovate il tempo di ascoltarvi “Lo-Fai”, un brano che ben rappresenta la cifra stilistica del disco. Il resto del lavoro non cammina mai lungo un’unica direzione, ma tende a sbandare alla ricerca di appigli (sonori) che il più delle volte sono precari. Molto meglio concentrarsi sulle liriche (quasi tutte di buona fattura), sull’esecuzione dei brani (tecnicamente apprezzabili) e sulle linee melodiche (carine ma migliorabili). Un altro pezzo azzeccato è “Mike non c’è”: ballatona sgraziata dedica a un’epoca televisiva morta e sepolta.

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bandiera_italia   INDIEPERCUI

I torinesi TuttoNERO al loro album d’esordio colpiscono per vivacità della proposta e capacità espressiva, cantautori stralunati che si concedono e lasciano da parte le cose serie per raccontare, sorridendo, di un’Italia che non c’è più, di un ambiente desertico dove le incursioni garage blues si diffondono tra chitarre taglienti e leggermente gainizzate dove al sole si sciolgono speranze e passioni, amore verso un qualcosa che non c’è più da riconquistare, da fare proprio. Ecco allora che i testi sono parte fondante della canzone, sono ricerca di un comune sentire che si fa forza nelle attitudini quotidiane, canalizzate come vittorie, come vincite sonore che stupiscono ed estraggono pensieri per dissacrare una popolazione allo sbando tra attimi di luce e vuoti cosmici di tunnel in decomposizione. Un disco che parla di Noi in modo completo,  un racconto psichedelico che prende vita grazie ai cinque, tra oscurità e bellezza nelle tenebre  attraversate da suoni ben impostati e sicuramente di gran impatto. 11 canzoni che sono anche consigli, brani che ti entrano facilmente nella mente per donare in qualche modo speranza nel cambiamento, attesa e pensiero che nella veridicità della proposta si fa protesta ora e sempre. Brani che scorrono veloci da La gente media a Nero, un buco oscuro che si riempie di linfa vitale ed energia, melodrammatica messa in scena di una vita che è anche la nostra.

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bandiera_italia   ROCKSHOCK

L’ironia e la “lingua biforcuta” sono le doti personali con cui i torinesi Tuttonero! (con l’esclamativo finale) condiscono la loro musica in questo esordio omonimo, undici tracce dal sapore stilistico vario, una “misticanza” di pop, vagheggiamenti tex mex, spigoli indie-punky e rock stralunato che – anche se non ha l’ambizione di soverchiare chissà quale miracolistica – si fa ascoltare piacevolmente e finisce di far parte dell’ascolto fisso di una tua giornata particolare, di un bel ritaglio di tempo da stimolare in sovrappiù. Non un lavoro da prendere sotto gamba, sotto la veste “bighellona” che mistifica il tutto, si nasconde una “mente artistica” pensante, fuori dalle vacuità e al centro delle tematiche e della magagne della società che ci attornia, un senso diretto e consapevole che – senza tanti giri di note – le suona a molti. Il quintetto piemontese propone un impatto sonoro e lessicale tutto sommato preciso, che si fa scoprire man mano che la tracklist snocciola le sue storie, una mina vagante di verità e cuori aperti che è più che sufficiente per far tornare a circolare un minimo sindacale di sangue incazzato e dalla forza interiore riappropriata, il resto è cronaca da ascoltare a tutto volume per gasarsi e pisciare sulle ipocrisie del quotidiano. Il sudore colato di Clash Brunch, Lo-fai), gli spigoli rock di Bisogna aver paura, la psichedelica a mantra diffusa dalla bella Mike non c’è e il calore/colore mediterraneo che occupa Canzone popolare sono le chiavi basilari per entrare nel circuito totale di questo disco che sì vede tutto nero, ma lo fa accecando di luce chi non vuol vedere e tanto peggio chi non vuol sentire!

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bandiera_italia   ROCK GARAGE

I Tuttonero! dicono di proporre proto-punk in quel nord Italia in cui il rock moderno si trova a vivere di mille forme diverse. Noi abbiamo ascoltato il loro album di debutto omonimo e ci sembra un buon esercizio di western rock con cantato in italiano. Questi i due aspetti fondamentali del sound di questa band: le influenze western inserite nelle strutture musicali (ascoltare Stacca Il Cervello in caso di dubbi) e le liriche che, contrariamente a quanto chiunque potrebbe ipotizzare alla luce del genere, restano ancorate alla nostra lingua. Noi lo apprezziamo molto, considerata la continua insistenza delle formazioni della penisola a puntare su copioni esteri, soprattutto in un contesto come quello dei Tuttonero! in cui l’esterofilia viene offerta su un vassoio d’argento. Nonostante ciò la restante parte della proposta non spicca per fascino. Tuttonero! è un album puramente e profondamente emergente, undici tracce anche abbastanza curante, nella produzione come negli arrangiamenti, e che mostrano una discreta originalità. Non si tratta però di un album che irromperà nella scena, magari farà sorridere per le parole un po’ “a sfottò” usate di proposito per incuriosire più che per provocare, e per i ritmi che fanno muovere le anche, ma resta comunque un esercizio relativamente settoriale. Ascoltare brani come Bisogna Aver Paura o Tempo Libero ruba più di un sorriso e ce li fa immaginare su di un palco ad attirare l’attenzione del pubblico, grazie ad una buona dote esecutiva e un sound carino ma come dicevamo non ce li immaginiamo in una posizione di prestigio all’interno della scena rock. La caparbietà e la fedeltà alle proprie idee devono essere i primi aspetti che come un timone devono guidare le band emergenti verso il loro futuro e noi auguriamo il meglio ai Tuttonero!.

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bandiera_italia   ROCKIT

Se devi cantare in italiano meglio che tu abbia qualcosa da dire, deve aver detto qualcuno ai Tuttonero!, che hanno preso l'indicazione alla lettera. Dal tempo libero che è talmente organizzato da non essere più tale alla spettacolarizzazione della cronaca nera, ai meccanisimi della paura che regolano la nostra società: tanti sono gli argomenti toccati dalla band piemontese, non di rado anche in modo condivisibile. Immancabile, poi, la galleria di tipi umani che attraversa più di un brano del disco, soffermandosi in particolare ("Lo-fai", "Brunch") su quelli dell'alta-bassa-media borghesia e del cosiddetto "mondo alternativo", musicale e non. Ovvero i temi che di recente hanno fatto la fortuna di band come I Cani e Lo Stato Sociale, di cui i Tuttonero! danno una propria versione, certamente indipendente e sincera, ma priva del mordente e della capacità allusiva di cui le due band citate (da cui chi scrive, preciso a scanso di equivoci, è musicalmente quanto di più lontano si possa immaginare) hanno - se non altro - dato prova con i rispettivi progetti. L'immaginario dei Tuttonero!, per chiarirci, è tagliato con l'accetta ("Lo-fai per scopare" basta come citazione?) e la loro "ironia moralizzatrice" (riporto dalla bio) non va molto oltre quella che normalmente si può trovare in qualsiasi bar di paese: il che andrebbe anche bene, se non fosse che, evidentemente, il pubblico a cui la band sembra puntare è più scafato ed erudito. Ergo: più difficile da conquistare. Inoltre, troppo spesso si ha l'impressione che le pur giuste battaglie di cui questo esordio omonimo si fa propugnatore siano l'unica cosa degna di nota in una proposta musicale per il resto abbastanza sciapa, che pesca qui e là dai (anche qui cito dalla bio) "luoghi comuni del rock’n’roll, del garage, del blues, della psichedelia, della musica popolare" per non produrre sostanzialmente nulla di interessante, a parte qualche schitarrata con il tremolo che fa tanto western, e forzare la metrica dei testi su un cantato che di momenti di cantabilità ne ha ben pochi. E non si tratta di essere pop a tutti i costi, o fini dicitori a tutti i costi: solo di tarare bene le proprie armi, prima di premere il grilletto. Perché altrimenti, anche se puntate sul bersaglio giusto, rischiano di mancarlo. O peggio, di fare cilecca.

L’introduzione acquatica, aliena di Derailed Dreams ci prepara ad un’immersione in un mondo niente affatto sconosciuto ma dal quale mancavamo da un bel pezzo.

Poco tempo fa, parlando de Gli Altri, band post-hardcore e quindi lontanissima dai King Suffy Generator, mi meravigliavo positivamente di come una band nostrana fosse stata in grado di portare una forte componente post-rock all’interno della loro musica in questi nostri giorni così lontani dal bel post-rock perchè – intendiamoci – di gruppi che reiterano le dinamiche delle scuole di Louisville e Chicago ve ne son fin troppe, lì arrabbiate e pronte a triturarceli con le loro geometriche intemperanze ‘emo’ e violenza math fine a sè stessa.

Quindi il post-rock non riesce ad invecchiare (e sedimentare nelle coscienze musicali) perchè ancora non vuole essere mollato dagli orfani dell’hardcore (quello vero che non hanno mai conosciuto) e allora si accaniscono sul suo corpo morto squassandone la carcassa come avvoltoi e rimestando e beccando lo svuotano di senso e significato.

E poi arrivano delle persone per bene a ricordarci che esisteva un altro modello di post-rock oltre ai soliti due comunemente  proposti, quello ben più difficile, fantasioso e ricco di sfumature dei Tortoise. Ecco dove guardano i King Suffy Generator ed ecco perchè nelle loro composizioni si affacciano elementi progressive, space e persino latin rock.

La stessa Derailed Dreams nel suo algido rigore ritmico si infiamma di aperture che ricordano il primo Santana, quello vero, non il pupazzo con cui l’hanno sostituito poi.
Ritornano le sospensioni dei Tortoise in Short Term Vision esono proprio quelli di TNT, quelli più vicini ai deliqui dei cugini analog-pop The Sea and Cake.

E non bisogna meravigliarsi a parlare di prog ed affini perchè gli stessi Tortoise erano affascinati dal motorik krauto e da certe sperimentazioni settantine. Ecco perchè il minuto e poco più di Rough Souls sembra una traccia perduta dei Popol Vuh o degli Amon Düül.

Relieve The Burden dimostra come la band sappia anche incalzarci ma persino nella foga neo-prog riesce a non perdere mai il controllo ricordandoci – come anche la successiva We Used To Talk About Emancipation un’altra delle più grandi band post-rock – meno imitate – di sempre, gli Shipping News.

Un disco così ed una band di connazionali così, di questi tempi bisogna tenerla  d’occhio. Non mi stupirebbe ritrovarli nelle charts indipendenti tra i migliori dischi italiani dell’anno.

http://www.kingsuffygenerator.com
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