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press-reviews mrozinski mad pride

 

press-review "Mad Pride" MROZINSKI

 

bandiera_italia RUMORE


Mrozinski è un poeta. Della paura, elevata a dogma, e del disagio mentale: duplici sgomente epifanie della realtà. Coagula sperimentazioni rumoriste e avanguardiste con il cantautorato postfolk nell’abisso dell’anima più oscura. Rifugge le semplificazioni, anzi, fonde l’arte visiva con la ricerca sonica e la psichiatria libertaria, opposte tutte al pensiero dominante del controllo sociale applicato ad ogni ambito della natura umana. L’esperienza del ricovero condivisa con i membri del collettivo antipsichiatrico torinese Mad Pride diviene quindi un erasmiano elogio della follia, ma in versi e musica. Un film proiettato sugli schermi dell’anima obliqua. Una lirica struggente, dilaniata dal senso disarmante che il rincorrersi delle voci di dentro opera sul nostro inconscio e sulla nostra esistenza.

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bandiera_italia  SHIVER

Disco dalle sensazioni istantanee, o piace o si odia a stampo, la complessità autoriale di questo disco,  Mad Pride, esordio del musicista italo/polacco Lukasz Mrozinki, non lascia – all’ascolto  – una via di mezzo,  dodici composizioni di una chimica intimista e refrattaria alle insolenze modaiole, una sperimentazione innegabilmente sghemba, intricata che abbisogna di più di una lettura per essere percepita in tutta la sua specificità, per poi “aprirsi” definitivamente in tutta la sua espressività d’angoli, spigoli e fascinosi chiaroscuri. Disco di direzioni, traiettorie, personalità, cinematico, dal sangue oscuro e dalle melodie sporcate, una tracklist che attraversa l’ascoltatore come una fitta dolciastra nelle venosità dentro, dove eclettismo e un senso di pathos claustrofobico attanaglia come un amore notturno alla fine; la ragione artistica di Mrozinski trascina con se poetiche maledette e psichedelie deliranti, un concept che non ha percorsi obbligati, ma tutta quella libertà espressiva (tra Greenway e Bene, tribalità asessuata e follia al quadrato) che ha le doti “innaturali” dei bardi lisergici 70s, quelli principalmente imbastiti da Corso, Ferlinghetti e Ginsberg, ovvero la pazzia come forma perfetta della verità. Disco dove tutto è stupenda trance, una dimensione allargata e dilatata che ipnotizza l’orecchio, una miscela di “regole irregolari” che transitano come un fluido sciamanico, la metafisica galleggiante (“L’inquilino”), una visione sotto assenzio (“IV Elementare”), l’amniotico espanso (“L’uomo dagli occhi rotti”) e la solitudine marziale che agita (“La strada di neve”), campionano un ascolto totale che ti sovraccarica di buono, ti omaggia di quella falsa quiete che poi ti scoppia nell’anima. Ripeto, disco che piace o si odia all’istante, l’optional n.1 è quello vincente.

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bandiera_italia DAILY STORM

Un anno dopo l’EP “Trust In Love To Be” (2013) esce “Mad Pride”, album d’esordio di Łukasz Mrozinski nato sullo sfondo di un ricovero psichiatrico e dall’incontro con il Torino Mad Pride, libero movimento per la “tutela dei diritti del pazzo”. Łukasz Mrozinski è un chitarrista, cantautore, progettista e militante attivo della musica underground torinese. Prima dell’esordio da solista ha preso parte in diverse band e progetti noise di cui si è sentito parlare a voce alta nella città della Mole Antonelliana; in particolare è stato cantante e chitarrista dei Merçe Vivo e dei Seminole, nonché fondatore dei Theorema. Ha tuttora in attivo il progetto noise aSzEs0 con cui ha esordito su alcuni palchi newyorkesi e il progetto di sonorizzazione Rebe presentato nel corso della rassegna d’arte contemporanea Paratissima 5.2. Il principio del cantautorato (proprio a cercarne uno) è quello di raccontare attraverso una canzone una storia che parli di persone, di sensazioni o un semplice appunto sulla vita da una prospettiva personale che si riversa e che diviene parte del testo e della musicalità. Partendo da questa definizione possiamo dire che Łukasz Mrozinski è a tutti gli effetti un cantautore moderno. Infatti, “Mad Pride”, è un lungo racconto intimista di situazioni quotidiane ed emozioni più insolite, e nonostante si snodi attraverso brani spesso molto intricati rimane pur sempre un racconto. L’album è stato prodotto da Lorenzo Peyrani di ORDIGNO STUDIO, mentre il master finale è stato eseguito da Marco Milanesio, di OFF Studio. Vi hanno preso parte numerosi artisti e musicisti torinesi quali: Stefano Amen, Enrico Supertino, Linda Messerklinger, Eros Giuggia e il pittore Cosimo Cavallo. Le radici noise dell’artista riemergono intermittenti, dissestando con sapiente finezza il terreno polveroso delle chitarre acustiche e della voce profonda di Łukasz che a tratti sembra lontanissima a tratti dentro la nostra stessa testa. Mrozinski nel corso delle sue dodici tracce scombina a piacimento il suo particolarissimo folk, destabilizza l’udito con suoni catturati in giro come campane, versi di animali e disparati rumori domestici, ci mette di fronte ad uno specchio frantumato in mille pezzi dove ogni riflesso ci restituisce una diversa immagine di noi stessi. Sembra che la costruzione musicale sia in un perenne equilibrio tra l’abisso più buio della follia e la matematica lucidità. Tutto ciò crea, paradossalmente, un senso e una coerenza che si mantengono saldi nel corso dell’intero album, come una fune tesa in un mare di disordine. Basta l’ascolto di un brano come IV Elementare per capire come Łukasz ci stia presentando la linea di confine tra le due facce della stessa medaglia: follia e normalità. Il brano in questione ha una lunga struttura, quasi otto minuti, non è immediato, è popolato da fantasmi e ritmi tribali , da versi incomprensibili e strofe profondamente sensibili, da bambini che urlano durante l’intervallo e dai graffi sulla lavagna. I temi affrontati nelle canzoni, come le voci, sono malinconici; in Percezioni Finissime canta «da molto tempo la nostra fantasia ha smesso di immaginare tutto l’immaginabile» per poi lanciarsi in un particolare e dissonante duetto con la voce di una bambina. Le atmosfere sono cupe e fumose, popolate da presenze alla Scott Walker di “The Drift”, come in Doppio Standard. L’orgoglio della follia è presente in ogni secondo di quest’album. “Mad Pride” è un album che incarna «la ricerca di una direzione, un percorso di crescita che rifugge le ideologie e la morale comune» e ha «il vezzo di miscelare i suoni ai significati». “Mad Pride” è un lavoro difficile e spinoso, siamo chiari. Non c’è orecchiabilità, i ritornelli scarseggiano e, chiaramente, non è alla ricerca del brano cantato né tantomeno radiofonico. E’ un lavoro intimo, di riflessione, così personale nelle sue interpretazioni e nel lessico musicale che potrebbe non emergere mai dalla nicchia in cui ha preso vita e di cui si nutre. Eppure, trovato un orecchio disposto ad ascoltare, sa rivelarsi nella sua atipica bellezza.

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bandiera_italia   AUDIOFOLLIA

Lukasz Mrozinski è un musicista e scrittore italo-polacco,dalla lunga e interessante carriera musicale,culminata in varie esperienze musicali con varie formazioni noise e alternative (Merce vivo,Toda,Seminole e altre ancora);”Mad pride” è il suo secondo lavoro solista (dopo un Ep di due anni fa) ed è un disco personalissimo,in cui tutte le esperienze accumulate si mescolano e si compenetrano per creare una sorta di concept “autobiografico”,dai contorni talvolta metaforici. Fin dalle prime note di “lapis revisited”,si ha la sensazione di essere davanti ad un disco interessante e insolito:tra melodia giocosa e ritmiche grezze ma robuste ed efficaci,si snoda questo pezzo,mentre la successiva “l’inquilino” è uno scampolo dark dal sapore cinematografico,con l’introspezione che rimane intatta sullo sfondo (“e questa differenza che ci scivola/trasformando ogni colore in pietra dura/l’amore è l’unica cosa che non si può trattare”). “Percezioni finissime” è una ballata chiaroscura dalla melodia struggente che riflette il testo,ampiamente meditativo e poetico (“siamo ancora distanti da qui/un soffio ci può bastare/per raggiungerci”);”Helika”,per contro,è una canzone più solare,ma dalla struttura talvolta “storta”,in un gioco di contrasti molto riuscito. “Iv elementare” è un altro trip oscuro,dalle cadenze psichedeliche ed oniriche;si mescolano i ricordi del protagonista,e riaffioriano pian piano in una girandola di sensazioni forti….è anche uno dei brani più lunghi del disco,un vero e proprio viaggio interiore che sorprende ascolto dopo ascolto. “Doppio standard” è un brano dall’andatura “teatrale” (caratteristica che accomuna anche altri titoli dell’album),non esente ancora una volta da frangenti psichedelici che si mescolano al curioso mood notturno;”Il dottore” è in assoluto il brano più lungo dell’album (quasi 13 minuti) ed estremizza i tratti onirici mescolandoli a curiosi samples di cronaca (via tg) nell’introduzione….Poi il brano si evolve su sentieri ancora più ostici e avanguardistici,in cui la verve sperimentale di Mrozinski viene fuori senza compromessi (e anche le influenze noise rimangono in evidenza,sposandosi bene all’inquietudine delle liriche,amplificate da una voce distorta e filtratissima). “Esordio” è un brano che rievoca ancora ricordi personali di Lukasz,con una certa amara ironia e talvolta un po’ disincanto;si torna ad un mood “teatrale”,senza rinunciare ad una certa cupezza di fondo (“vedo la gente morta/vedo la linea morta” recita lo scurissimo cantato)….Il finale elenca tutti i musicisti che hanno partecipato al disco ( e alla canzone). “L’uomo dagli occhi rotti” è un’altra dark ballad,ma stavolta con un pizzico di riflessione e meditazione in più;bella la chitarra acustica sullo sfondo,che si sposa magnificamente alle percussioni “noir” della canzone, e c’è perfino un pizzico di jazz,grazie ad un sassofono dalle venature notturne. “torino mad pride” continua su sentieri stranianti e sghembi,sottilmente dissonanti;”Ancora di noi” è forse il mio pezzo preferito del disco (ed è anche quello più minimale),e sperimenta su un mood notturno e lievemente jazzato. “La strada di neve” è il dolce finale,quasi commovente a tratti,con una delicata poesia in evidenza. Un disco insolito,questo “mad pride”,ma estremamente affascinante;come ho già detto per casi analoghi,è uno di quegli album che va gustato molto lentamente…..una volta entrati dentro lo spirito del disco,però,non si può fare a meno di essere conquistati dalla sua strana originalità:interessante davvero,dunque,ed una spanna sopra a tanti dischi “indie” della nostra generazione….Davvero bravo Lukasz,un’ottima penna rock in grado di emozionare.

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bandiera_italia   ROCKSHOCK

Un anno dopo l’EP Trust In Love To Be esce Mad Pride, primo album solista di Lukasz Mrozinski che vuole essere innanzitutto un elogio della follia, della diversità psichica. Un disco che è scaturito dopo un ricovero psichiatrico e dall’incontro con il Torino Mad Pride, movimento torinese di stampo anarco-individualista composto da utenti ed ex utenti psichiatrici. In 12 tracce l’ex Merçe Vivo opera una decostruzione del folk cantautoriale innestandovi, anche grazie al produttore Lorenzo Peyrani, effetti siderali ed avanguardistici. Mad Pride infatti fa uso ricorrente ai found sounds (campane, voci, recite, rumori domestici, versi di animali) apparentemente senza logica: la volontà in effetti è proprio quella. L’intento della musica è quello di offrire una visione anti-musicale oltre a quella musicale rappresentata da stralci di cantautorato. L’obiettivo di Mad Pride è quello di accomunare caos e ordine, instabilità e stabilità, disturbo e lucidità. Queste carte vengono mischiate di continuo lungo i brani, offrendo una alternativa alla musica in quanto tale, trasformandola in arte astratta e criptica. L’inquilino potrebbe essere una summa del concetto celato dietro l’album: voce profonda (di memoria De Andreiana), effetti d’avanguardia (stile Scott Walker), effetti spaziali psichedelici, ed un finale di stampo esoterico. Oppure la lunga traccia Il Dottore, che offre effetti stranianti, un campionamento di To Be (tratto dal precedente EP), rumori vari e manipolazioni sonore. Del tutto diverse e quasi irriconoscibili sono Helika e Lapis, brani suonati con i Merçe Vivo e qui riarrangiati in linea con il senso dell’album. IV Elementare si distingue per le destrutturazioni, i tribalismi, la voce cavernosa, gli effetti sonori e l’atmosfera quasi apocalittica. Doppio Standard offre, nel suo cripticismo, offre un particolare piglio esoterico, con le voci che si fondono alla perfezione con l’atmosfera oscura. Un altro lato di Mad Pride è la vena intimistica: Percezioni Finissime e L’uomo Dagli Occhi Rotti sono gli esempi migliori, guidate dal sax ora paranoico e ora dolce. Mad Pride rappresenta il percorso umano (più che artistico) di Lukasz Mrozinski, la sua evoluzione interiore. Sin dai primi brani si può capire come l’operazione non sia affatto commerciale. Si tratta di squarci di musica composta non con lo scopo di intrattenere, ma con quello di far riflettere, di lasciar percepire un disagio e far apprezzare la diversità mentale di ognuno attraverso composizioni sicuramente non usuali.

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bandiera_italia  TUTTO ROCK

Mad Pride è un album composto da 12 tracce in cui si intreccia, musica, quotidiano e psichedelica. L’autore lo considera l’orgoglio della Follia… e infatti cosi è! Un disco che è scaturito dopo un ricovero psichiatrico e dall’incontro con il Torino Mad Pride, movimento torinese di stampo anarco-individualista composto da utenti ed ex utenti psichiatrici. Più che un disco sembra una colonna sonora, più che canzoni sono musiche, suoni, rumori… di un storia. Suoni che ci raccontano un qualcosa, ci raccontano di pazzia, di quotidianità, di diversità. Campane, voci, urla, pianti, risa, recite, rumori domestici, versi di animali sono presenti in queste tracce e buttati li apparentemente senza logica…rumori che si alternano a brani di stampo cantautorale che però non colpiscono e non riescono, sfortunatamente, a prevalere  sullo shock provocato dai rumori e dai suoni, dalle voci terrorizzanti. Difficile da ascoltare, non ti invoglia di certo a farlo una seconda volta…quasi fosse una violenza. E’ disturbante, quasi irritante, ma penso sia stato proprio questo quello che il compositore ha voluto esprimere: il disturbo, la diversità psichica e tutti i sentimenti contrastanti che ne conseguono… e una visione anti-musicale che si contrappone ai brani più cantautorali sempre anch’essi dall’aria cupa e pesante quasi soffocante. In tutto il disco si nota una certa dualità tra tutti gli elementi: rumore e musica, caos e ordine, pazzia e lucidità.Non è intrattenimento, non è musica,  è più un esperimento di arte concettuale dai tratti criptici e confusi che vuole far riflettere, vuole far conoscere, vuole mostrare una diversa prospettiva. Non immediato, necessita di più ascolti attenti.

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bandiera_italia   ROCKIT


“Mad Pride” è la colonna sonora del film omonimo, incentrato sull’argomento pazzia. Da brava colonna sonora, si presenta come un ibrido tra istanze cantautorali, musica concreta, noise e happening teatrale che vorrebbe riflettere come uno specchio della verità la bruttezza della società in cui viviamo. Ma questo genere di provocazioni, nate negli anni 70, hanno avuto un senso fino agli anni 80. Dopodiché è apparso chiaro che falliscono proprio nel loro intento, ovvero smuovere la coscienza della società. La bruttezza che esibiscono le portano ad avere pochi ascoltatori al di fuori degli stessi ambienti artistici in cui sono nate, e quindi a non smuovere la coscienza di nessuno condannandosi all'irrilevanza. Così, più che di un percorso artistico, spesso finiamo per essere in presenza di un percorso autistico. Certo, è anche ingiusto stroncare una colonna sonora, che per essere goduta al massimo necessita delle immagini per cui è stata concepita. Ma qui abbiamo solo la musica e, dato che non si tratta di un’opera che ambisce ai risultati di “Profondo rosso” o “Milano calibro 9”, il risultato è a volte accettabile, sconfinando nel radiodramma, altre sconfortante, come in “Radiodramma”, dove al massimo siamo alla registrazione sonora di un evento artistico stracciamaroni.  Solo per cultori. Ma belli convinti.

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http://www.iyezine.com/recensioni/1587-merce-vivo-lasortedelcanecheleccalalama.htm