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interviste STARE MESTO

13 febbraio 2014 alle ore 14.30

Il 31 gennaio 2014 è uscito “Punto di fuga” (Dischi del Minollo/Audioglobe), album d’esordio degli Staré Mesto.

 

  • Salve ragazzi, come nasce il progetto Staré Mesto?

Nasce molto semplicemente dall’idea di fare musica e dall’esigenza di esprimere qualcosa. E di farlo partendo da amicizie consolidatesi nel tempo. Enrico (voce e chitarra) e Giovanni (basso e cori) hanno suonato assieme tra il 2003 e il 2005 nei progetti Revolution #9 e Luomonero. Dopo una pausa di qualche anno, la voglia di suonare  ha portato a riprendere gli strumenti prima per puro divertimento, poi per ricominciare a comporre. Quello che era stato abbozzato piace a Tommaso (oggi come allora chitarrista degli Zeder), al quale viene chiesto di entrare nel gruppo. Pur avendo trovato il nome in questa fase, gli Staré Město nascono però solo nel gennaio del 2011 con l’arrivo di Ruggero (batteria) che ha completato la line-up e cementato l’idea stesso di gruppo.

  • Staré Mesto, la scelta di questo nome è stata dettata da…

Dalla volontà di evocare in qualche modo il concetto di contaminazione: Staré Město, città vecchia in lingua ceca, è il quartiere più antico di Praga, che a partire dal XII secolo è stato un vero crocevia di popoli. Per trasposizione, la nostra Staré Město è un luogo in cui quattro persone diverse per formazione, cultura musicale e provenienza geografica si riuniscono per creare nuova musica. Ma volevamo anche giocare con il suono e il significato che l'espressione ha in italiano, un ironico riferimento all'umore di buona parte dei nostri testi, non esattamente spensierati.

  • Nella prospettiva il punto di fuga è un punto verso il quale le linee parallele sembrano convergere. La scelta di questo titolo ha a che fare con il suddetto significato?

Per quanto ci si sposti nella sua direzione, il punto di fuga rimane qualcosa di perennemente irraggiungibile all'orizzonte. È quello che ci piacerebbe fare con la musica (e forse pure con la vita): muoverci sempre, inseguire un orizzonte mobile, con la consapevolezza che è sempre meglio non considerarsi mai “arrivati”. Questa idea di fuga, di cambio di prospettiva attraversa molte canzoni del disco.

  • “Punto di Fuga” è un album composto da 8 tracce, raccontateci l’album brano per brano:

1. Thalia

È una canzone politica sotto mentite spoglie. Apparentemente sembra parlare di un tormentato rapporto di coppia, e invece...

2. Racconto di primavera

È il nostro primo singolo, una canzone quasi-pop, quasi-ottimista. Quasi.

3. Menodizero

Una struttura dilatata, ai confini col post-rock, per raccontare una perdita di contatto con la realtà.

4. Riparo

Una corsa forsennata tra scenari urbani, è un po' l'edizione invernale di Racconto di primavera.

5. Cielo d’Africa

È uno dei brani meno conosciuti dei Diaframma, che ci siamo divertiti a stravolgere: tempo dimezzato, cantato un'ottava sotto, atmosfera psichedelica.  L'abbiamo fatta talmente nostra che quasi non la consideriamo nemmeno più una cover.

6. Le mani

Poche parole ridotte all'osso, il resto della storia lo racconta l'intrecciarsi delle chitarre.

7. Canzone della torre più alta

Il nostro tributo ad Arthur Rimbaud. Se fosse nato nel secolo scorso, sarebbe stato una rockstar perfetta.

8. Ultima cena

Qui il cantato lascia il posto al recitato. È la canzone che in genere chiude i nostri concerti, ci sembrava perfetta anche per chiudere ildisco.

  • Il testo di “Canzone della torre più alta” è una libera rilettura dell’omonima poesia di Arthur Rimbaud, com’è nata questa rilettura e come nascono le vostre canzoni?

Il brano è pensato quasi come una immaginaria co-scrittura, abbiamo preso alcune espressioni e atmosfere della poesia per innestarle su esperienze e parole più personali. Era affascinante l'idea di dare un vestito rock a un classico della poesia che usualmente riceve trattamenti diversi; in generale letteratura, arte e cinema sono per noi grandi fonti di ispirazione, un catalogo di suggestioni utili ad avviare il processo creativo. Spesso la struttura di una canzone viene composta in solitudine da uno dei membri, ma è poi il lavoro di gruppo, in sala prove, a darle il volto definitivo, dopo un processo di scomposizione e ricomposizione. Ci interessa poco fare sfoggio di virtuosismi tecnici: servire la canzone, farla funzionare è la nostra priorità, e abbiamo imparato che a volte togliere può essere più efficace che aggiungere.  

  • A quali sonorità vi siete ispirati e quale canzone avreste voluto scrivere?

Come accennato prima, ognuno di noi ha influenze molto personali, e ci piace pensare che la nostra musica sia il frutto un po' imprevedibile del loro mescolarsi. Insomma abbiamo tanti padri ma cerchiamo di non somigliare a nessuno in particolare. E infatti ognuno di noi avrebbe voluto scrivere una canzone diversa, quindi te ne diciamo quattro: Beatles - A day in the life; American Music Club -Gratitude Walks; Depeche Mode - Enjoy The Silence; Sugar – A good idea.

  • “Music Web Dissemination”: quali i vantaggi, quali gli svantaggi secondo gli StaréMesto?

Internet ha indubbiamente aperto molte porte ai musicisti, specie se emergenti, consentendo di fare arrivare senza filtri la propria musica a molte persone. Noi stessi abbiamo ampiamente approfittato di strumenti come Bandcamp, Youtube e Facebook  per avere maggiore visibilità. L'altra faccia della medaglia è il rischio di smarrimento, essere travolti da un mare di proposte può farne sfuggire alcune interessanti.  Per questo apprezziamo ancora molto il lavoro di valutazione e selezione che fanno riviste, webzine e etichette.

  • Fate un piacere (virtuale) alla musica, chi salvereste e chi buttereste giù dalla torre? :)

Butteremmo giù tanto nuovo cantautorato (ma non solo) modaiolo, sempre a tutti i costi “ironico”, sempre a tutti i costi piacione, sempre a tutti i costi maliconico e sempre a tutti i costi “così indie”. Per contrasto, salveremmo i Virginiana Miller, musicisti di gran classe che hanno scritto alcune delle migliori canzoni degli ultimi anni.

  • Infine, diteci quattro buoni motivi per ascoltare “Puntodi fuga”?

Perché è ironico, piacione, malinconico e indie.

 

Di Roy & Grace

 

Pagina Facebook: https://www.facebook.com/mipiacestaremesto?ref=ts&fref=ts

 

Sito Web: http://www.staremesto.it

 

 

Staré Mesto are:

 

Enrico Bongiovanni, voce e chitarra
Tom Delay Lampronti, chitarra
Giovanni Fuzzbinder Sassu, basso
Ruggero Calabria, batteria

 

 

 

 Musica su FB ringrazia gli Staré Mesto per la loro disponibilità!