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interviste ZIVAGO

Con un disco, Lo Specchio, appena uscito per I Dischi del Minollo, e con un nome che fa immediatamente pensare a Omar Sharif, alla letteratura russa e ai grandi film della vecchia Hollywood, gli Zivago, cioè Lorenzo Parisini e Andrea Zonescuti, hanno impostato la propria musica su un pop elegante con idee indie. Abbiamo intervistato Lorenzo, che canta e suona chitarra elettrica e acustica, basso, sintetizzatori.

 

Quali sono stati umori e sensazioni che hanno accompagnato la realizzazione de “Lo Specchio”?

Lo Specchio è stato per così dire un lungo parto. Inizialmente avevo una serie di idee che per un po’ sono rimaste lì a decantare, se vogliamo prendere a prestito un termine dall’enologia. Successivamente la vita mi ha concesso un periodo in cui ho avuto il tempo di sviluppare meglio queste idee realizzando nel nostro piccolo studio una preproduzione del disco, insieme ad Andrea.

La tracklist dell’album nel frattempo si è completata con altri brani nati casualmente, anche per scopi inizialmente diversi rispetto all’inclusione nel disco. La sensazione comunque alla fine è stata quella di avere in mano potenzialmente un buon disco, con una sua identità ma allo stesso tempo una certa varietà di influenze.

Dopodiché siamo entrati in studio con Francesco e abbiamo registrato i pezzi, che naturalmente si sono man mano arricchiti e perfezionati, alcuni hanno preso anche una direzione un pochino diversa rispetto alla prima stesura, a livello di arrangiamento.

Come nasce il concept de “Lo specchio”?

Solitamente io parto dalla musica e da testi abbozzati, che poi prendono forma e maggior senso con l’intervento di Francesca, la mia compagna, che è abile a interpretare ciò che emotivamente voglio trasmettere con un brano e a disegnarne una storia, un personaggio, che materializza quelle possibilità di immagini che la musica suggerisce.

Per cui testo dopo testo ha preso forma questa immagine che ci riporta metaforicamente a quella dei riflessi di uno specchio : le mille facce di una personalità, anche quelle parti più nascoste che spesso ci ostiniamo a nascondere, che non vogliamo vedere e che a volte ci sopraffanno, emergono con prepotenza dal nostro inconscio in modo incontrollato. Lo specchio come metafora di qualcosa che ci rappresenti ciò, che vada oltre l’apparenza esibita, oltre il ruolo che socialmente rappresentiamo e che finisce prima o poi per accecarci rispetto a ciò che siamo veramente, senza filtri.

Le storie contenute nei brani di questo disco raccontano appunto di una serie di personaggi che apparentemente non hanno nulla in comune, ma in realtà passano tutte per questa dinamica, cioè quella di porsi metaforicamente davanti a uno specchio che col suo riflesso rivelerà tutte le parti della loro personalità, anche quelle nascoste di cui loro stessi non avevano mai preso coscienza e che ora appaiono nitide di fronte a loro, così come sono veramente.

Perché la scelta di una cover de “La Gatta”?

E’ stata una scelta del tutto casuale, in pratica a scuola di musica mi avevano assegnato il compito di trasportare un brano già noto dalla tonalità maggiore a quella minore, e così esercitandomi su La Gatta di Paoli è venuta fuori un’idea carina e secondo me originale, per cui abbiamo deciso di registrarla e poi di includerla anche nel disco.

Come nasce “Luisa”?

Be’ Luisa è un brano che dipinge un’atmosfera potrei dire di tensione crepuscolare, ci ha suscitato delle immagini di un qualcosa che sprofondasse tra le onde del mare, di una tensione che monta e allo stesso tempo sprofonda, naufraga, per cui poi Francesca ha scritto questo testo che parla di una donna che si suicida annegandosi nel mare a causa delle violenze subite da un uomo che non riesce più a sopportare, un testo sulla violenza femminile.

Puoi raccontare la strumentazione principale che avete utilizzato per suonare in questo disco?

Abbiamo usato una strumentazione classica, chitarre acustiche ed elettriche, di cui una Fender Jazzmaster e una Telecaster, batteria acustica, basso elettrico (abbiamo usato un Fender Jazz degli anni ’70). Come tastiere un Nordled piano elettrico e un sintetizzatore degli anni ’80 della Siel, che Antonello Raggi, che ha partecipato alle registrazioni, ha utilizzato più volte. Un po’ di lapsteel guitar e un tocco di ukulele, oltre a una piccola comparsata di Panda Piano. Credo di non aver dimenticato niente…

Chi è l’artista indipendente italiano che stimate di più in questo momento e perché?

Ti dirò che se ci penso non ce n’è uno in particolare, ma se dovessi scegliere, non tanto perché adoro qualsiasi cosa faccia, ma perché mi pare sia uno di quelli che ha più personalità ed estro di altri, mettendosi sempre in gioco con progetti diversi in cui si sperimenta, quindi un po’ come un omaggio alla carriera, scelgo Pierpaolo Capovilla.

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1.Chi siete, da dove venite e che musica proponete.

Siamo gli Zivago, veniamo da Milano e facciamo canzoni indie in italiano.

2.Il panorama musicale italiano aveva bisogno di voi?

Il panorama italiano non ha bisogno di nessuno perché offre sempre meno a tutti, quindi se non c’è domanda, non si giustifica un’offerta. E a questo punto potrei concludere dicendo che non c’è proprio motivo di portare avanti un progetto così... ma c’è un “però”, e cioè che siamo sempre animati da una passione sfrenata, e in tutto ciò pensa che abbiamo pure la pretesa di fare qualcosa, nel nostro piccolo, di originale, o perlomeno di personale, seppur con mille influenze. E penso sia proprio questo un motivo più che valido per essere qui e proporre la nostra musica a chi ha voglia di ascoltarla.

3. Se voi foste una meta da raggiungere con il “navigatore musicale”, quali coordinate di artisti del passato o del presente dovremmo impostare, come strada da percorrere per arrivare al vostro sound?

Se vuoi prendere una strada per l’estero ti indicherei questo percorso : Beatles, Pink Floyd, Cure, Dinosaur Jr, Pavement, Sonic Youth, Deus, Motorpsycho, Stereolab, Radiohead, Wilco, Flaming Lips, Sufjan Stevens, con un’infinità di tappe intermedie che sarebbe troppo lungo citare.

Se vuoi rimanere in Italia, direi che i nomi della canzone d’autore a cui mi sento più affine sono Battisti e Battiato, nonostante ne apprezzi molti altri di più.

4.Il brano del vostro repertorio che preferite e perché questa scelta.

Mah guarda, non abbiamo particolari preferenze per un brano, direi che abbiamo scelto come prima traccia e quindi magari più rappresentativa Franco, sia perché dà il titolo all’ep, e sia perché musicalmente ritengo sia abbastanza indicativo del genere che facciamo, direi che rappresenta forse meglio di tutti “i colori dell’anima degli Zivago”.

5.Il disco che vi ha cambiato la vita.

Questo è un domandone… un bel domandone… io dico Nevermind dei Nirvana, credo che l’abbia cambiata a molti la vita.

6.Il vostro live più bello e quello invece peggio organizzato.

Dateci il tempo di cominciare a farli i live! Scherzi a parte, essendo questo il primo disco della band, in uscita questo mese di maggio, e contenente sei brani, ci stiamo prendendo del tempo per avere un repertorio completo per un live e quindi partiremo a settembre con le prime date.

7.Il locale di musica dal vivo secondo voi ancora troppo sottovalutato e, al contrario, quello eccessivamente valutato tra quelli dove avete suonato o ascoltato concerti di altri.

Ci sono un sacco di posti carini, dove si suona bene in un ambiente giusto, ma il problema è che fanno fatica a tirare avanti, sono spinti solo dalla passione di chi li gestisce, purtroppo. Per il resto, chi ci vuole guadagnare in modo serio, fa fatica a poter proporre sempre spettacoli interessanti e di qualità

Per esempio mi viene in mente questo posto dove ho suonato di recente, si chiama Materia Off e sta nel centro di Parma. È un posto delizioso dove si suona in un bell’ambiente intimo con un pubblico attento e interessato, ce ne fossero di posti così. Ma lì è chi lo gestisce che ha saputo costruirsi ed educare un pubblico che ci va a prescindere, perché propone sempre cose di qualità. È così che dovrebbero essere tutti i locali di musica dal vivo.

8.Le tre migliori band emergenti della vostra regione.

The Piano Machine (guardatevi un po’ di video: http://www.thepianomachine.com/video.html)

Le Gros Ballon (https://www.youtube.com/watch?v=9IxMk8ddnsg)

Quasiviri (https://www.youtube.com/watch?v=0vNsfLuTEu0)

9.Come seguirvi, contattarvi, scambiare pareri con voi.

Per ora potete fare riferimento al nostro facebook, www.facebook.com/zivagoband.

10.La decima domanda, che mancava: “Fatevi una domanda e datevi una risposta”.

D: Ha senso riprendere un progetto nato dieci anni fa e abbandonato dopo due?

R: Sì, ha senso, perché il progetto non era finito, assolutamente.