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interviste IL FRATELLO

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Andrea Romano ha pubblicato lo scorso 5 aprile per I Dischi del Minollo, il primo disco solista con il nome “Il Fratello“, con la partecipazione di Colapesce, Mauro Ermanno Giovanardi e Cesare Basile.


Un bilancio artistico del tuo 2013?
Il 5 Aprile è uscito il mio primo disco da solista, Il fratello. E il bilancio sull’uscita del disco è sicuramente positivo considerati i feedback ricevuti.
Sono molto soddisfatto di com’ è andata.

Il miglior disco che ti è capitato di ascoltare quest’anno?
Sono parecchi i dischi che quest’anno mi hanno emozionato. Italiani e non.
Dovrei citarne diversi, ma ne dimenticherei comunque qualcuno quindi d’istinto dico Iron&Wine, Ghost on Ghost.

La vostra esibizione più indimenticabile degli ultimi 12 mesi?
E’ stato molto bello l’esperimento di live congiunto fatto con Alì. Considero la “Rivoluzione del Monolocale” uno dei dischi italiani più belli del 2013. E’ un esperimento che ci piace portare in giro e che sicuramente rifaremo.

Progetti per il 2014?
Scrivere il nuovo disco e far uscire piccole chicche in attesa del nuovo lavoro.

Cosa ascolterai alla mezzanotte del 31 dicembre?
I provini della Catellani Carissimo Jazz Prog Orchestra.

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CUBOMUSICA

Una grande famiglia che ha i colori di una seriale storia esistenziale scandita da incontri, musica e parole.

Uno, nessuno e centomila verrebbe da pensare, eppure in mezzo alle tante anime che abitano questo progetto corale ce n’è una che, staccandosi, ha sviscerato nuovi beat trovando una propria linfa musicale.

Lui è il duplice volto de “Il Fratello”: Andrea Romano che, prendendo respiro dall’esperienza del collettivo, ha dato vita al suo personale progetto individuale “Il Fratello”, omaggiando il suo gruppo di lavoro sin dal titolo. Debutto discografico che rivela una nuova autenticità, verità, freschezza allineandosi ad una gran voglia di fare, divertire e sognare.

Testi, musiche e demo che sono stati per anni nel cassetto ed ora prendono forma, mantenendo la vivida magia di forti emozioni…

Chi è il Fratello? Belle persone, amici di una vita, straordinari musicisti.In mezzo ci sono io e le mie canzoni. Ecco un estratto da un raccontino scritto qualche mese fa sul disco: “Il Fratello perché rimasi folgorato da una foto che Livia Rao scattò a Parigi e che mi mostrò in California mentre giravamo il clip, foto che poi ho scelto come copertina del disco. Il Fratello perché nelle canzoni hanno sempre gravitato e suonato tutti coloro che hanno fatto parte degli altri progetti con cui ho collaborato, i miei fratelli appunto. Il Fratello perché è anche il titolo del mio disco. Il Fratello perché quando avevo iniziato a registrarlo oramai anni prima, Il Fratello stesso non esisteva. Il Fratello perché è tutto autentico, come si dovrebbe sempre essere tra fratelli.”

Ed Andrea Romano? Un impiegato che scrive canzoni e suona più o meno da vent’anni.

Cosa nasconde “Il Fratello”? Dentro ci sta un mondo. Il nostro mondo. Fatto di autenticità e fotografie di vita. L’incontro tra le parole e la musica, è il mio personale modo di raccontarlo.

Un progetto più “solista” o “collettivo”? Il progetto è nato in uno studio comune, nel bel mezzo di progetti comuni, rubandoci sessioni e condividendo con tutti la voglia di portarlo avanti. Ho di certo scritto le canzoni, organizzato le tempistiche, suonato e cantato, comprato le birre e detto sempre l’ultima parola sulla forma finale dei brani (anche se in realtà siamo stati sempre d’accordo su tutto). Ma la dimensione collettiva è la base sulla quale si è concretizzato il lavoro. Non è cosa facile trovarsi in sinergia con tante persone benché ognuno abbia un ruolo definito ma comunque partecipativo al massimo. Credo che quando questo accade bisogna ritenersi davvero fortunati. Se poi si pensa che si è anche amici da una vita…

Nove ballate, dolci, quasi sussurrate. Più un percorso introspettivo o un posto da cui ripartire? Credo che una delle magie della musica sia vedere dentro le canzoni ciò che si vuole. Il fatto di caratterizzarle eccessivamente con racconti e descrizioni analitiche porterebbe per mano l’ascoltatore lontano dall’idea personale che si vuole fare e quindi dall’emozione che ne deriva. Penso comunque che sia un percorso introspettivo da cui ripartire.

E’ la prima volta come “Il Fratello” ma non come Andrea Romano, qual è stato il tuo background? Negli anni ho suonato con Matildamay, Albanopower, Mauro Ermanno Giovanardi, Giovanni Caruso e tanti altri.Scrivo canzoni oramai da 10 anni e con queste e altre formazioni abbiamo girato palchi, club e festival in tutta Italia. Tanti chilometri in furgone, tanto entusiasmo e tanta voglia di fare. Passare dal piccolo locale all’autorevole club o dal festival di provincia a quello che fa migliaia di paganti non ha mai intaccato l’amore per il palco, per il live e per la musica. Poi c’è anche l’amore enorme che ho per lo studio, per la produzione e la registrazione dei nostri lavori.Credo che fin quando avrò voglia di buttare giù una nota, ci sarà specularmente anche quella di correre in studio a registrarla. Amo tantissimo produrre e arrangiare in studio e la magia che ne deriva. Ho anche scritto le musiche per alcuni cortometraggi e documentari (Seby, Talassa).

“Vai Via” apre il sipario sul disco, come mai la scelta è ricaduta su questo pezzo? Vai Via è la seconda traccia ed è stata prodotta da Cesare Basile. Ha un’atmosfera incalzante ed eterea, graffiante e dolciastra, ritmica e sospesa. Provo a spiegare che a volte l’assenza è molto più semplice della presenza. La fuga molto più emozionante della stabilità. Ne è stato anche tratto il videoclip girato da Gabriele Galanti. È quello che molto semplicisticamente viene chiamato “il singolo”, a cui ne seguirà presto un altro.

Quanta Siracusa c’è tra i pezzi di quest’album? C’è un mare di Ortigia. C’è “il” mare di Ortigia.C’è il limoneto nel quale l’abbiamo registrato. C’è il clima torrido d’inverno, l’umidità e lo scirocco.C’è la consapevolezza che tutto in Sicilia è ancora meravigliosamente bello. C’è la consapevolezza che tutto in Sicilia è ancora terribilmente distrutto. C’è il girovita dei venditori ambulanti di pesce al mercato che si specchia col girovita delle donne in Suv che lo comprano, chiedendo pure lo sconto. C’è la saudade degli isolani. C’è l’indifferenza degli isolani.C’è la generosità degli isolani. C’è casa mia.

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coolclub

Il Fratello è il nuovo progetto di Andrea Romano degli Albano Power. Il cd, appena uscito per i Dischi del Minollo, è molto interessante e ospita tanti “compagni di viaggio”.

Il Fratello è il tuo nuovo progetto da “cantautore” anche se si tratta di un “collettivo” di musicisti? Come è nata l’esigenza di discostarti dalle sonorità degli AlbanoPower?

Il Fratello è il progetto che racchiude una parte delle canzoni scritte nel corso del tempo. Hanno partecipato i musicisti e amici con cui suono e collaboro da anni ed uscirà per I Dischi del Minollo il 5 Aprile. Tutto è nato prima e nello stesso studio, Il Vertigo, dove sono nati gli Albanopower. La produzione del progetto, nato nel 2005, ha subito per vari eventi diverse pause più o meno lunghe. In una di queste , Lorenzo Urciullo e Toti Valente, crearono le basi per la nascita degli Albanopower. Le sonorità credo che se da un lato sono diverse, dall’altro sono molto simili. Pur sembrando un controsenso in realtà è una considerazione reale. Hanno suonato, insieme ad altri musicisti, tutti i componenti degli Albanopower. Quindi se da un lato, trattandosi di canzoni cantate in italiano, ci sono diverse differenze nel pensare gli arrangiamenti, dall’altro l’utilizzo di certe fonti sonore e strumenti, è lo stesso degli Albanopower. Se penso all’utilizzo che ad esempio faccio dei synth e del rhodes nel disco de Il Fratello, è molto simile ai suoni utilizzati in Maria’s Day. Così il basso di Peppe Sindona e la batteria di Toti Valente.

Tu firmi testi e musiche di tutto il cd. Otto brani molto intensi che rimandano a ricordi, rimpianti, amori. Come nascono queste canzoni?

Ogni canzone è un mondo a sè. Quando ci si ritrova a scrivere canzoni, è quasi sempre frutto di un’esigenza interiore che può partire da un episodio particolare, da uno stato d’animo o può essere frutto di casualità. Solitamente ci si trova immersi in un momento magico che porta, attraverso vari fasi, alla stesura della melodia e delle parole che nuotano dentro la melodia stessa. A volte può essere frutto di alchimia e di perfetta congiunzione tra parole e musica, altre può  portare con sé la tecnica, lo studio e il saperci fare. Direi che negli episodi più rari parole e musica vengono giù insieme, come una partitura già esistente, portandosi dentro l’esatto contenuto e la medesima emozione che si voleva esprimere. Quando questo accade, bisogna ritenersi davvero fortunati. Il disco racconta un periodo lungo della mia e delle nostre vite, e attraverso episodi ben definiti, fotografa le riflessioni, le considerazioni e i fatti che stanno dentro ai brani. Credo che sarà in seguito la personale sensazione dell’ascoltatore a trovarci dentro amore o sesso, politica o anarchia, anacoretismo o partecipazione sociale. Mi piace parecchio l’idea di tenermi fuori e non dover necessariamente circostanziare in modo particolare cosa raccontano le canzoni. Così facendo, ognuno può vederci dentro ciò che vuole. Ho sempre pensato che questa sia una delle tante magie che la musica ci riserva.

Il Fratello è un progetto ricco di collaborazioni: Colapesce, Cesare Basile, Giovanardi, solo per fare qualche nome. In particolare il brano con Mauro Ermanno è una vecchia registrazione. Il fratello è un progetto che nasce da lontano? Ci sono altri musicisti/cantanti italiani con i quali ti piacerebbe collaborare?

Gli ospiti presenti nel disco, Mauro Ermanno Giovanardi “Giò”, Lorenzo Urciullo “Colapesce” e Cesare Basile, in realtà sono persone molto vicine e con cui condivido amicizia e stima da diversi anni. Nel caso di Giò è davvero come se fosse un fratello maggiore per me. Oltre naturalmente ad essere un pezzo di storia della musica italiana. Il brano “Nei ricordi di mio padre”, le cui parole sono scritte insieme a Gabriele Galanti (Tunafishbanda , regista del videoclip di Vai Via), è stato registrato nel 2004 durante una delle tante volte in cui Giò è venuto a trovarmi in Sicilia. Ci prese così tanto quel suono scarno e pieno di fruscio mischiato al racconto sui nostri papà, che decidemmo successivamente di non lavorarci più di tanto. Lasciare che venisse fuori quel suono autentico, come se ricordasse un po’ il vinile, il flipper e Tenco, citazioni presenti nel brano. C’è un momento in fase di produzione e registrazione in cui è necessario fermarsi. Non inseguire pulizia di suono e plugin patinati e  lasciare che la canzone riposi. Nello specifico questa riposa dal 2004, e credo che più tempo passa, più si senta lo spirito con cui è stata prodotta. Con Lorenzo abbiamo vissuto insieme il progetto Albanopower, che considero una delle esperienze più belle e divertenti della mia vita. Ho suonato anche nel suo eppì d’esordio e poi essendo un amico molto vicino ci si sente spesso e ci si continua a divertire insieme come sempre. Colapesce credo sia uno dei più importanti talenti italiani degli ultimi anni. Nel disco suona la chitarra elettrica nel brano “Nei ricordi di mio padre” , canta in “Cos’ha che il mio mondo non ha” e i cori muti ne “Il Giudizio Universale”, ed è stato in studio con noi per tutto il periodo della produzione. Lo studio, il Vertigo,  è lo stesso dove sono nati gli Albanopower e dove grazie alla testardaggine di Toti Valente (Albanopower, Colapesce), Francesco Cantone (Tellaro, Gentless3) e Dante Rapisarda abbiamo prodotto, registrato e missato il disco (che senza la loro tenacia sarebbe probabilmente rimasto nel cassetto). Hanno anche suonato Peppe Sindona (Albanopower, Colapesce ex Mario Venuti e Cesare Basile), Valerio Vittoria (Alì, Colapesce), Carlo Barbagallo (Albanopower, Barbagallo) e Tazio Iacobacci (Tellaro). Nel caso di Cesare Basile, ho voluto fortemente che partecipasse attraverso la produzione di due brani, “Vai Via” ed “E’ Vero che per te”, che sono stati registrati allo Zen Arcade a Catania. Ha suonato la chitarra, prodotto e missato queste due canzoni. Considero Cesare un poeta d’altri tempi. Un musicista senza compromessi che arriva dritto senza manfrine e senza riflettori. Una roccia lavica catanese con i suoni desertici dentro e la poesia che solo i grandi hanno. Anche il suo impegno nel sociale per L’Arsenale, il Teatro Coppola e il NOMuos è sintomo della totale mancanza di disallineamento tra ciò che  canta e come vive. Quella che in modo semplicistico viene chiamata coerenza. Sono pochi i musicisti e gli autori come lui in Italia che possono fregiarsi di questo. Riguardo a future collaborazioni, mi piacerebbe nel prossimo disco proporre un brano ad Antonio Di Martino. Straordinario autore di rara freschezza con un’eccentricità letteraria e musicale che mi ricorda i grandi d’un tempo. Vedremo.

Mi ha colpito molto la controcopertina del disco ricca di simboli, miti, contraddizioni. Com’è nata? Cosa rappresenta?

Tutto nasce da una mia foto ad una porzione di un’opera scattata nel 2010 in un bar a Shoreditch, east London. Mi sono da subito innamorato della quantità di elementi contrapposti e dalla calma apparente serenità del soggetto, prossimo ad andar via in appena 165 giorni. Le bambole, Michael Jackson, babbo natale. Mi sembra che come in una partitura quella foto si potesse suonare o cantare. Come le parole di un brano. È stata lavorata per l’artwork da Francesco Cantone (che insieme a me  Toti Valente e Dante Rapisarda ha prodotto il disco) , il quale ha aggiunto una piccolissima porzione della copertina di uno dei più famosi e venduti dischi inglesi degli anni ’70. Chissà chi sarà a scoprire qual è…

Qual è il ruolo dei social network e della rete nella promozione della musica? Cosa pensi dei nuovi sistemi di ascolto come Deezer o Spotify? Credi che siano un danno o una nuova opportunità?

Come indole e forma mentis condivido tutti gli aspetti legati alla libera circolazione della musica in rete. Non credo sia un danno, né possa influire più di tanto sulle vendite. Chi vuole comprare un disco lo fa a prescindere dal fatto che l’abbia scaricato o lo ascolti in streaming. È una nuova opportunità di diffusione e veicolo straordinario di istantanea fruizione. Mi piace anche molto l’idea del crowfunding. E’ bellissimo poter partecipare  anche con poco alla produzione di artisti che si stimano.

Mp3, cd o vinile?

Non riesco a non cedere al fascino del vinile. Sia come suono che come oggetto. Spero anche di riuscire a stampare un po’ di copie del disco. È intenzione mia e di Francesco Strino de I Dischi del Minollo, farci questo regalo.

I cinque dischi che non possono mancare nel tuo lettore.

Questa si che è una domandona! Sono così tanti che sono sicuro di non riuscire a sintetizzare, ma provando a fare astrazione, non in ordine di importanza:

Beatles, Revolver (1966);

Fabrizio De Andrè, Tutti Morimmo a Stento (1968);

Pink Floyd, Atom Heart Mother (1970) ;

Nick Cave, Your Funeral…My Trial (1986);

Elliott Smith, Figure 8 (2000).

Nonostante astrazione e  occhi chiusi , ne  mancano comunque troppi…

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Il Fratello è un progetto, una storia, un disco, un collettivo, apparentemente nuovo.
Il Fratello è: Andrea Romano, Toti Valente, Francesco Cantone, Dante Rapisarda, Gabriele Galanti, Mauro Ermanno Giovanardi, Peppe Sindona, Lorenzo Urciullo (Colapesce), Giovanni Caruso, Valerio Vittoria, Angelo Orlando Meloni, Tazio Iacobacci, Carlo Barbagallo… e la loro storia.

Alla fine degli anni 90, Andrea Romano insieme a Paolo Mei, Peppe Sindona, Francesco Cantone e Toti Valente forma i Matildamay, molto apprezzati nella scena indipendente, con oltre 100 concerti in due anni, recensioni positive e due dischi alle spalle.
Il divertimento istintivo e rumoroso dei Matildamay si interrompe però quando Francesco Cantone (già Twig Infection) fonda i Tellaro, Peppe Sindona inizia a suonare con Cesare Basile e Mario Venuti.
Nascono in questo periodo le prime canzoni de Il Fratello, parallelamente in questo frangente, si consolida una forte amicizia nata diversi anni prima, quella con Mauro Ermanno Giovanardi, detto Giò. Cantante dei La Crus per il pubblico italiano, un amico fraterno per Andrea con il quale condividere e fare musica: “il fratello maggiore in un contesto di fratelli coetanei”.

Generalmente lo scrivere canzoni proietta da subito nel mondo della composizione e della produzione “personale”, una dimensione unica che porta sicuramente ad un confronto dialettico con altri musicisti, ma più diretto e univoco nelle scelte. Per Andrea Romano non è proprio andata così. Il musicista siciliano ha iniziato a condividere ogni aspetto delle sue canzoni e del lavoro per realizzarlo con i “fratelli d’una vita”, lasciando così al collettivo la scelta sugli arrangiamenti, sulla scrittura e la disponibilità assoluta nei confronti di tutti riguardo gli strumenti. Mettersi di lato e lasciare che un amico con cui suoni da anni si senta libero di esprimersi è il cuore de Il Fratello.

Il Fratello - Intervista

1.Già in altre interviste hai spiegato come nasce Il Fratello; al di là del successo che può riscuotere il lavoro, pensi che sia un progetto che si possa portare avanti, magari facendolo crescere anche al di fuori della scena musicale siciliana?

Io scrivo canzoni.
Le scrivevo prima dell’uscita di questo disco, durante la produzione e adesso che il disco è uscito.
Credo che l’esigenza di continuare a scrivere e raccontare attraverso l’unione di parole e musica il mio mondo, difficilmente mi abbandonerà.
Questa è la base sulla quale il progetto de Il Fratello è nato e sulla quale si svilupperà.
Se questo porterà a collaborare con altri artisti non isolani e far conoscere la nostra musica in giro, ne sarò molto felice.
Non dimentichiamo anche che uno degli ospiti, Mauro Ermanno Giovanardi, è un milanese doc!

2.Una sorta di “cooperativa cantautoriale” potrebbe essere un modo per cercare qualcosa di innovativo in un periodo di crisi per la scena musicale indie e non solo?

Mi piaceva molto l’idea in questo primo disco di coinvolgere tutti coloro che hanno partecipato restituendo alle canzoni l’idea della collettività, in un periodo storico in cui l’individualismo, spesso becero, la fa da padrone.
C’è anche il desiderio di tenere incollati ai brani coloro che hanno suonato perché , onestamente, credo che senza loro il disco avrebbe preso un’altra piega.
E’ certo indubbio il fatto che ho scritto io le canzoni, ho avuto sempre l’ultima parola sulle scelte, ho organizzato la produzione e ho comprato le birre. Ma la cooperativa cantautorale, come voi la definite, potrebbe certamente essere un modo diverso di diffusione del disco ed un’idea nuova per un progetto di songwriting.

3.3. Il tema dell’amore compare spesso nell’album, in che misura fa parte del “mondo” de’ Il Fratello ? Quali altri elementi esso contiene o dovrebbe contenere?

Credo che una delle magie assolute della musica e della scrittura è che ognuno può vederci dentro ciò che vuole.
Il fatto di dover caratterizzare il contenuto potrebbe fuorviare e portare l’ascoltatore a definire le immagini che stanno dentro il disco in modo oggettivo. Verrebbe così meno la libertà di sentirci quello si vuole.
L’amore è sicuramente una delle diverse chiavi di lettura che viaggia tra le canzoni, ma anche in questo caso è contaminato da una gamma di fotografie di vita realmente vissuta sulla nostra pelle che potrebbe portare dentro di sé la politica o l’anarchia, l’anacoretismo o la partecipazione sociale. Mi ricordo più di dieci anni fa quando Giò, ovvero Mauro Ermanno Giovanardi, ospite del nostro disco e storica voce dei La Crus, mentre lo accompagnavo al piano suonando Vedrai Vedrai mi raccontò che quel brano Tenco lo aveva scritto per la madre. Fino ad allora c’avevo visto dentro donne e tradimento.Invece era una delle più romantiche e struggenti dichiarazioni d’amore che un figlio può fare alla propria madre.
Anche se da quel momento in poi quel brano è diventato per me una preghiera d’amore senza eguali, ci sarei voluto arrivare da solo.

4.Il “Giudizio Universale” de’ Il Fratello chi salverà e chi condannerà (magari della scena politica e sociale italiana) ?

Salverà tutti coloro che non si permetteranno mai di giudicare e condannare i sogni altrui.
Salverà l’autenticità e il rispetto.
La coerenza e la voglia di reagire.
Salverà la verità.

5.Di questo progetto è prevista anche una tournée

Il giro è previsto in autunno. Da qui all’estate mi occuperò invece della promozione radiofonica e di alcuni festival estivi che stanno manifestando il piacere di ospitare il progetto. Presto le date certe.

6.In certi brani affiorano timbri sonori molto anni ’70: secondo te, dal punto di vista musicale, quali sono stati gli anni più prolifici (in termini di qualità) della scena musicale italiana? Da quali anni un giovane cantautore può attingere di più? Chi potrebbe essere il padre (musicalmente parlando) de’ Il Fratello?

I timbri anni ‘ 70 sono stati voluti e ricercati durante la produzione e la scelta dei suoni in studio. Sono innamorato, come tanti, dell’uso di una certa tipologia di strumentazione di quegli anni e dell’analogico in genere.
Credo che il decennio tra fine sessanta e fine settanta abbia regalato la definitiva formalizzazione di quelli che semplicisticamente vengono definiti i generi della moderna musica di scrittura “leggera”.
Da ragazzino sono cresciuto con i vinili di mio padre e i vari Tenco, Ciampi, De Andrè, Dalla, De Gregori, Cohen, Dylan, Pink Floyd, Led Zeppelin, sono stati per me lo strumento attraverso cui imparare lo strumento.
Poi crescendo ti ritrovi invischiato e innamorato di quell’idea struggente che solo un certo tipo di post rock e indie rock può regalarti.
Ad un certo punto tutto questo ti risale su e ti ritrovi, attraverso le varie fasi che la metabolizzazione della musica comporta, a scrivere canzoni che all’interno hanno il sapore delle cose che hai amato.
Non so quindi chi potrebbe essere il padre musicale de Il Fratello, so solo che ogni cosa che mi ha regalato emozione, ritrova un po’ del suo profumo qui e lì nel disco.

7.In passato hai composto musiche per cortometraggi, documentari etc.: se dovessi usare un’immagine cinematografica per questo album, quale sarebbe?

Alvin Straight che attraversa l’Iowa sul suo tagliaerba. (The Straight Story, David Lynch, USA, 1999)

Intervista a cura di Mario Bertolino

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Dopo l’avventura con gli Albanopower, Andrea Romano ritorna sulle scene musicali con un nuovo progetto, “Il Fratello”, il cui nuovo album uscirà il 5 aprile 2013. Insieme a lui hanno suonato tanti artisti famosi, tra cui Colapesce, Ermanno Giovanardi e Cesare Basile. Ma di questo ne avevamo già parlato in questo post.

Invece adesso parliamo direttamente con Andrea Romano, con cui ho scambiato quattro chiacchiere, così conosciamo meglio questo cantautore dalla poesia facile e davvero bravo!

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Da dove nasce l’ispirazione per la tua musica?

Ogni canzone è un mondo a sè. Quando ci si ritrova a scrivere canzoni, è quasi

sempre frutto di un’esigenza interiore che può partire da un episodio particolare,

da uno stato d’animo o può essere frutto di casualità. Solitamente ci si trova

immersi in un momento magico che porta, attraverso vari fasi, alla stesura della

melodia e delle parole che nuotano dentro la melodia stessa.

A volte può essere frutto di alchimia e di perfetta congiunzione tra parole e

musica, altre può portare con sé la tecnica, lo studio e il saperci fare.

Direi che negli episodi più rari parole e musica vengono giù insieme, come una

partitura già esistente, portandosi dentro l’esatto contenuto e la medesima

emozione che si voleva esprimere.

Quando questo accade, bisogna ritenersi davvero fortunati.

Quali emozioni vuoi trasmettere ai tuoi fans?

La cosa che mi interessa davvero, è che sia percepita l’autenticità che sta in
fondo alle canzoni che scrivo. I contenuti non sono mai presettati a tavolino
o frutto di una particolare indagine antropologica. Non indago su come va
il mondo o sulle nuove socialità. Sono tutte fotografie di un passato vissuto
e di una vita vissuta in fondo. Così anche la musica che sta sotto. Tende
a coinvolgere emozionalmente con aperture strumentali e suoni che mi
appartengono. Ogni strumento suonato nel disco è il nostro mondo, è il
nostro gusto e appartiene alle nostre caratteristiche musicali personali.
È questo che mi interessa davvero trasmettere.
Al di là del fatto che possa piacere più o meno.
Mi interessa che sia percepita l’autentica fotografia del pezzo di vita che sta
sotto la canzone.

Qual’è il futuro della musica nel web? Credi sia importante per far conoscere la musica di una band?

Sicuramente.
Il web permette una diffusione maggiore delle nuove realtà e permette la
fruizione a terzi in modo più diretto e più semplice.
Sono sempre stato convinto, anche in tempi insospettabili, ovvero
quando internet si è pian piano manifestato in Italia nei primi anni ’90,
che la maggiore accessibilità alla musica e la diffusione da click, avrebbe
a lungo termine portato ad una reale rivoluzione sia per i musicisti che
per gli ascoltatori. Considero ad esempio il crowdfunding uno strumento
straordinario che permette di avvicinare tantissimo le band, i musicisti e i
fruitori della loro stessa musica. Sono convinto che il futuro starà proprio qui.
Mi emoziona pensare di poter partecipare, anche con pochissimo, alla
produzione di un artista che stimo. Cose impensabili fino a poco tempo fa.

Cosa racconta il  tuo ultimo album?
Il disco è frutto di un percorso durato diversi anni e che si è avvalso della
collaborazione di diversi musicisti e tre ospiti (Mauro Ermanno Giovanardi,
Cesare Basile e Colapesce gli ospiti presenti).
È stato prodotto, registrato e missato da me, Toti Valente e Francesco
Cantone presso il Vertigo di Siracusa, studio nel quale nacquero gi
Albanopower. Due su nove brani invece sono stati prodotti, registrati e
missati da Cesare Basile presso lo Zen Arcade di Catania.
Uscirà il 5 Aprile per I Dischi del Minollo/Audioglobe e ha avuto la produzione
esecutiva di Dante Rapisarda.
I musicisti sono tanti e tutti, in un modo o nell’altro, coinvolti nel progetto da
sempre.
Credo che l’eterogeneità delle umanità presenti nel disco abbia creato, oltre e
sopra le canzoni, un racconto del vissuto compositivo che ogni canzone ha già
di per se in modo molto marcato.
È come se oltre a me che le ho scritte, ogni apporto altrui alla realizzazione,
abbia caratterizzato il racconto del disco con un pizzico di personale visione
sia musicale che letteraria.Il disco racconta un periodo lungo della mia e delle nostra vite, e attraverso
episodi ben definiti, fotografa le riflessioni, le considerazioni e i fatti che
stanno dentro ai brani.
Credo che sarà in seguito la personale sensazione dell’ascoltatore a trovarci
dentro amore o sesso, politica o anarchia, anacoretismo o partecipazione
sociale.
Mi piace parecchio l’idea di tenermi fuori e non dover necessariamente
circostanziare in modo particolare cosa raccontano le canzoni.
Così facendo, ognuno può vederci dentro ciò che vuole
Ho sempre pensato che questa sia una delle tante magie che la musica ci
riserva.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Faremo sicuramente nel breve periodo dei live promozionali.
Inoltre il primo video, che racconta Vai Via, girato da Gabriele Galanti e con
Luciano Curreli, è già pronto e sarà presto on line.
È mia intenzione girarne un altro e raccontare la visione politica di Tra i
Lacrimogeni.
Detto ciò, ho già in testa le canzoni per il prossimo disco che credo
realisticamente registreremo in autunno e un eppì di cover che spero esca
dopo l’estate.
L’esigenza della scrittura e del lavoro in studio è irrinunciabile per me.
Fin quando avrò qualcosa da scrivere, sentirò sempre l’esigenza di registrarla
e formalizzarla musicalmente.
Spero duri per sempre.

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