press-review "Wash your blues away" THE BRAIN OLOTESTER
Giuseppe Calignano (ex Muzak), ormai concentrato quasi esclusivamente sul suo progetto solista The Brain Olotester, ritorna, a distanza di quasi cinque anni dal primo disco, con un nuovo lavoro, Wash Your Blues Away. Il lavoro, pubblicato per I Dischi Del Minollo, propone undici brani che, tra ospiti di qualità (Tommaso Cerasuolo, Nicholas Joseph Roncea, Valerio Cosi, Giorgio Tuma), pop, folk e briciole di psichedelia, ci trasporta in un delicato e raffinato mondo che guarda molto agli anni '90.
Before And After The Library Information System, messa da parte l'astrusità del nome, ci coccola con le sue morbide note (vibrafono, glockenspiel, tromba e molto altro), accompagnandoci fino al soffice scorrere di Unexpected Revelations (il numero di strumenti musicali utilizzati è incredibile). The Queen, The Rose And The Moon, in terza posizione, partendo con solo chitarra e voce, stratifica sempre più il suono, riportando alla mente gli Smashing Pumpkins di “Mellon Collie And The Infinite Sadness”, mentre A Day In 1999 (con Tommaso Cerasuolo alla voce), sottile e timida, scorre lasciando spazio al vivace e solare avvolgere di My Timeless Present.
Her Love Makes Me Feel So Good, intrecciando pianoforte e synth, apre alla breve The Sad Ballad Of Mr. Spaceman (dalle melodie non poi così “sad”) e alla lenta malinconia (dal finale ben più movimentato) dell'avvolgente Four Years Ago.
Remember Me, infine, completamente astratta e brevissima, introduce il dolce cullare di Lazy Man (Nicolas Joseph Roncea alla voce) e gli oltre sei minuti dell'intensa ed affascinante Wash Your Blues Away.
Il secondo lavoro solista di Giuseppe Calignano, riprendendo un sound molto vicino a certe band anni '90 (per esempio gli Smashing Pumpkins), costruisce undici ottimi brani dove, a melodie mai banali, si aggiunge una cura maniacale per gli arrangiamenti. Wash Your Blues Away è un disco delicato e corposo allo stesso tempo, un album in cui perdersi è cosa decisamente piacevole.
Segnalazione tardiva, ma necessaria, per il ritorno dopo cinque anni del salentino Giuseppe Calignano, già negli eccellenti Muzak. Il lustro non è passato invano : se la materia con cui il nostro traffica è bene o male sempre quella - psichedelia delicata che non disdegna un uso parco di elettronica vintage, cantautorato sghembo - la differenza la si nota nella maturità della scrittura e nella più compiuta vena pop delle canzoni. Sarà la produzione di Paolo Bergese (Airportman), saranno le collaborazioni tanto eterogenee quanto azzeccate (Diverting Duo, Tommaso Cerasuolo, Giorgio Tuma, Valerio Cosi, Nicolas Joseph Roncea, gli Airportman stessi). Sarà soprattutto il tema che percorre le undici canzoni di "Wash your blues away" ("L'amore per la persona che è appena diventata mia moglie"), ma Giuseppe suona ispirato come non mai. Capace tanto di sperimentare quanto di uscirsene con piccole delizie immediate, come la folkeggiante "Unexpected Revelations" o la dolce "My Timeless present"
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Il tema dell'intero album è l'amore per la moglie. Beh ditemi, donne che leggete questa recensione, chi di noi non vorrebbe avere un musicista che ci dedica l'intero album? Ebbene, questo amore imponente e forte traspare irradiandosi da tutte le tracce. È un disco molto intimo e a sottolineare questo rapporto quasi confidenziale tra l'artista e l'ascoltatore, è presente lungo tutto l'album una voce delicata, sussurrata ed esitante. È come se Giuseppe Calignano, questo il nome che si cela sotto The Brain Olotester, ci volesse confidare un segreto. "Wash you blues away" è un album completo, fatto di canzoni che seguono perfettamente i dettami di un genere folk cantautoriale, ed altre tracce più sperimentali che si avventurano per i sentieri indie e psych.
Le tracce scorrono tra echi di Magnetic Fields, Belle & Sebastian e Gorky's Zygotic Mynci, con il frequente incontro di voci maschili e femminili ed un tappeto musicale sognante e ben curato che ci riconduce ad atmosfere primaverili e ariose. "The Queen the Rose and the Moon" è una delle tracce più oniriche, l'uso di batteria leggera e piatti siglano un brano dalla delicatezza estrema, arricchito anche da suoni che richiamano la psichedelica. "The sad ballad of Mister Spacemen" è invece una canzone con sola voce e chitarra, molto classica ma sicuramente d'impatto. La mente corre a personaggi importanti come Townes Van Zandt ed Elliott Smith, ma anche alle ballate da osteria davanti ad uno sparuto gruppetto di amici e ad un buon vino ("Lazy Days"). Nell'album c'è spazio anche per interludi interamente strumentali ("Remeber me"). L'ultima traccia, che è anche la title track, è un finale con un duetto ancora sulla scia Belle & Sebastian: il giusto sigillo ad un album che è una vera e propria dichiarazione d'amore. Complessivamente il disco si ascolta con piacere, è un buon album da primavera: positivo e sereno. Il mio unico appunto per i prossimi lavori è quello di provare a dare un'impronta differente alle voci magari rendendole più decise e meno sussurrate, perché questo tipo di linee vocale possono risultare, alla lunga, un po' stancanti.
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Il non lavoro del recensore di dischi è questo: ascoltare 40 dischi brutti sperando che il 41esimo ripaghi di tutto. E magicamente, ciclicamente, la cosa avviene. E allora ringrazi la passione che hai nella musica, che alla soglia dei 35 anni con lavoro, famiglia e cazzi vari, ti porta ancora a trovare disperatamente del tempo per lei. Perchè ripaga di tutto. The Brain Olotester ripaga di tutto. Perchè un disco straordinario come questo – secondo album per la creatura di Giuseppe Calignano – deve essere patrimonio di tutti. Genere? Shoegaze appena accennato e una cascata di dream pop soffice e sognante. Undici brani, inclusi due interludi, belli quanto il resto dei brani “normali”. Il primo apice è ‘A Day In The 1999′, forse il pezzo più semplice del disco, principalmente chitarra acustica e voce ma struggente e da pelle d’oca, mentre la seguente ‘My Timeless Present’, (tra Lush, Camera Obscura e Veronica Falls) confeziona un ritornello pop perfetto. Una sequenza di strumenti analogici e digitali dettagliatamente descritti nel libretto, una baby voice femminile e un gusto per la melodia semplicemente SUPERIORE. Sognanti e schivi, pensate ai primi Kings Of Convenience e aggiungete alle loro chitarre e alle melodie, sequencer, pianoforti, violini, violoncelli, trombe, armonica, banjo, sax, midi, orchestrazioni, laptop, mellotron, glockenspiel, lap steel guitar, casio, sintetizzatori… giusto per avere un’idea. Capolavoro è l’ultima ‘Wash Your Blues Away’, una resistenza al rumore e un inno al silenzio senza pari. Da ascoltare dopo che avete messo a letto vostro figlio sorseggiando una grappa d’Amorone. Non so quante volte ho ascoltato questo disco in una settimana, scassando le palle a tutti. Non lo so. Ma so che per almento altre due non lo toglierò dallo stereo. Io a voi mi inchino e mi prostro.
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Progetto solista di Giuseppe Calignano (conservate memoria dei Muzak di "In case of loss, please return to ?") la creatura The Brain Olotester torna a cinque anni di distanza dall'esordio su Zahr Records e si apre adesso a collaborazioni importanti (Paolo Bergese degli Airportman, Tommaso Cerasuolo, Nicolas Joseph Roncea, Giorgio Tuma, Valerio Cos, pur conservando una certa congenita ritrosia. Certo in "Wash your blues away" troviamo il piglio elettrico di "Unexpected Revelations" e pezzi dall'alcolico respiro Arab Strap ("Lazy man"), ma sostanzialmente le canzoni vivono di pochi sussulti e di emozioni sfuggenti (i baluginii psych-pop di "Before and after the library information", l'ovatta folk di "Four years ago", maculata da punteggiature elettroniche e singulti di basso), preferendo ritirarsi davanti ad un caminetto crepitante ("The sad ballad of Mr. Spaceman") o accortocciandosi su se stesse come foglie ingiallite sollevate da brezze canterburyane ("A day in 1999").
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“Wash your blues away”, lavare via la tristezza, un titolo trovato leggendo un libro che descriveva gli effetti nefasti della globalizzazione, e che è stato per qualche tempo lo slogan del Prozac, mi ha detto nell’intervista sul mio blog Giuseppe Calignano, titolare del progetto The Brain Olotester. Un titolo suggestivo, però alla fin fine poco legato al cd, che è dichiaratamente dedicato a sua moglie e all’amore per lei. Sì, strana come dedica, nel mondo trasgressivo del rock, ma niente di familista o sdolcinato, sono dei ragionamenti in musica sull’amore e le sue diramazioni: come sarebbe stata la vita se non si fossero incontrati? Il tempo come ci cambia? Riflessioni sotto forma di musica fatte insieme ad un sacco di amici. The Brain Olotester è una one man band, ma tale è la quantità e qualità degli ospiti, che sembra di sentire un gruppo tipo i Belle and Sebastian, con fiati, violini, mandolini, banjo, organi farfisa, voci di donna ad intrecciarsi con quella di Giuseppe (in alcuni pezzi pure la moglie stessa Giuliana Negro). Una bella serie di pop-song acide, con un certo gusto per il folk e l’uso ben calibrato dell’elettronica. Su tutte la title-track, messa in coda per lasciare un gran bel ricordo del cd, con la voce di Giuliana a dialogare con gli archi e un piano in sottofondo. Molto intensa anche “My Timeless Present”, altro duetto voci maschile/femminile, archi e fiati in gran quantità, l’immancabile organo, ottima “A Day in 1999” dove la trama si arricchisce di un flauto magico, e Giuseppe duetta con Cerasuolo dei Pertubazione, la fluida “Lazy Man”, intensa e romantica con voce/chitarra in primo piano. A produrre, la label I dischi del Minollo, tra le più interessanti del panorama indie, con un catalogo molto vario dove non troverete mai un disco uguale ad un altro. Questo è uno dei migliori.
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Giuseppe Calignano è l'autore di questo bel disco uscito lo scorso marzo per l’etichetta I Dischi del Minollo. Questo è il suo secondo disco in carriera, dedicato alla moglie e conta undici episodi che mettono insieme un po' di cose e le frullano in una forma canzone che è abbastanza immediata e finemente ricamata negli arrangiamenti. In "Wash Your Blues Away" si possono trovare rimandi tanto a una band svedese come i Surrounded (nella ballad Unexpected Revelations) quanto al compianto Elliott Smith (davvero evidenti in tracce come My Timeless Present e The Sad Ballad of Mr. Spaceman). È un disco che vanta una serie di importanti collaborazioni come quelle di Tommaso Cerasuolo (leggi Perturbazione) e Paolo Bergeseb (Airportman), che è anche il produttore artistico del lavoro; in effetti tutto sembra quadrare alla perfezione, le canzoni hanno tutte una propria riconoscibilità e tuttavia messe insieme danno l'idea di un progetto ben congeniato a cavallo tra un certo dream pop di stampo low fi e un alternative folk d'aria vagamente nordica. Suggestioni beatlesiane e proper-sheppardiane nelle ballate A Day in 1999 e The Queen, The Rose and The Moon completano un quadro che pur utilizzando colori già usati da altri, riesce comunque ad imprimere loro una propria particolare tonalità: ampiamente promosso, quindi.
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Secondo disco per The Brain Olotester, monicker dietro il quale si cela Giuseppe Calignano, ex Muzak, oramai impegnato a tempo pieno in questo suo progetto solista. “Wash Your Blues Away” è un affascinante viaggio in delicate lande indie-folk, ora spruzzate di psichedelia ora di pop. Calignano suona di tutto: dal glockenspiel al synth, dal banjo alla farfisa, ma non rinuncia all'aiuto di ospiti importanti: c'è Tommaso Cerasuolo alla voce nella sussurata “A Day In 1999” e Nicolas J.Roncea nelle carezzevoli melodie di “Lazy Man”. Tra gli altri pezzi forti dell'album ci sono sicuramente la nenia psichedelica di “The Queen, The Rose And The Moon”, gli arpeggi sixties alla Simon&Garfunkel di “The Sad Ballad Of Mr.Spaceman”, o la filastrocca iniziale di “Before And After The Library Information System”. Giuseppe Calignano ci regala un disco magico, ipnotico, intriso di una sognante leggerezza nella quale è facile perdersi. E come disse il poeta: il naufragar m'è dolce in questo mare. Complimenti!
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Una moglie seduta in un angolo che guarda stupita ed incredula, ascoltando un uomo che suona sogni d’amore e di speranza nel grigio, poi la luce fioca divampa e tocca attimi di vertigine sublime in pezzi quasi psichedelici e ipnotici che non lasciano tregua a sensazioni banali e a risvegli privi di sostanza. Un lungo carillon che abbraccia regole spontanee, ma innovative, dove il già sentito è da accantonare per lasciar spazio ad un nuovo modo di approcciarsi al cantautorato che da un po’ di anni a questa parte aveva fatto il sold out mentale con i vari musicanti degli anni zero. Giuseppe Calignano invece in questa sua bellissima seconda prova viene affiancato da numerosi amici tra i quali Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione e alcuni membri degli Airportman regalandoci un disco che stupisce, sia per approccio che per attitudine ad una novità musicale che abbraccia Genesis intimisti, Sparklehorse fino ad arrivare ai primi Belle and Sebastian, passando per MGMT. Le canzoni sono sussurri di sostanza vitale e come non possiamo gridare al miracolo in pezzi quali “Unexpected revelations” con intro e code strumentali da brividi spaziali, o in “My timeless present” dove gli archi sono conditi con un giusto mix di elettronica, mentre “The sad ballad of Mr.Spaceman” ricorda il James Iha del poco fortunato “Let it come down”. La finale “Wash your blues away” corona intimi sogni di gloria con la voce di Giuliana Negro. Un album di puro ascolto senza mezze misure che predilige il sussurro al frastuono che di questi tempi è un toccasana alla confusione che gira nei canali mediatici di quell’oggetto chiamato televisione che riflette un popolo consumatore estremo poco propenso all’ascolto in silenzio, un disco immacolato e grandioso che sa riflettere in modo delicato sul più grande mistero dell’umanità: l’amore.
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La musica di The Brain Olotester si presenta come un insieme di rette che di volta in volta vanno a comporre diverse forme geometriche. La parte interessante della sua musica sta nel trasformare l’attitudine cantautorale in uno stile che riesce sia a rientrare nella tradizione (un brano come “The sad ballad of Mr. Spaceman” rientra in questa categoria), sia nel distaccarsi dalla stessa con soluzioni che applicano vari linguaggi. Dietro il progetto si cela l’artista salentino Giuseppe Calignano. Dopo l’esperienza con i Muzak, nel 2008 avvia la carriera solista con un disco omonimo. Wash Your Blues Away rappresenta il suo secondo lavoro, nel quale Calignano racconta ” l’amore per la persona che è appena diventata sua moglie”. Il tutto è stato prodotto da Paolo Bergese (Airportman). Hanno contribuito al disco: Tommaso Cerasuolo (Perturbazione), Valerio Cosi, Giorgio Tuma, Nicolas Joseph Roncea, i Diverting Duo e alcuni membri degli Airportman. Il classico dei temi affrontato, come dicevamo prima, con un approccio misto e che segue diversi intuizioni: è sicuramente l’aspetto melodico che prevale e si concretizza attraverso strutture pop (“Lazy man“) e folk psichedelico (“My Timeless Present“). Ma alla presenza di brani che rientrano in determinati schemi, si alternano anche tentativi di evasione da questi che danno vivacità e dinamicità agli arrangiamento. L’inizio con “Before and after the library information systems” mette subito in evidenza due aspetti: uno è la curata leggerezza della composizioni con delicate incursioni elettroniche e la chitarra gentile; l’altra è la capacità di esprimere la sua vena psichedelica anche con la voce. “Unexpected revelations” irrobustisce l’arrangiamento senza smembrare l’armonia che aleggia su tutto il disco, mentre in “The queen, the rose and the moon“, sembra ascoltare il flusso ambientale delle composizioni soliste di Mark McGuire. A fare le differenza sono le piccole incursioni che “spezzano” la linearità della musica Questi piccoli tagli avranno un rilievo maggiore in un brano come “Four years ago” che da spazio ad uno spiccato e oscuro intimismo nella prima parte e a frastagliamenti ritmici nella seconda. Gli esperimenti proseguono nella successiva tensione di “Remember me“. Si chiude con l’atmosfera sognante e la voce femminile di “Wash your blues away“, brano che nella sua progressione e costruzione rivela tutta l’essenza della sua musica. Un lavoro praticamente ineccepibile, in alcuni punti (al dire il vero pochi) ridondante ma che ha saputo esprimere un diverso concetto di melodia, dando nuova forma alle strutture cantautorali. Un ottimo esempio di come si possa raccontare una storia o un sentimento dando un’importanza narrativa alla musica (“Her love makes me feel so good” e “A day in 1999“ sono l’evidenza di questo discorso), allo stesso livello delle parole. Specchio di una forte carattere espressivo della sua musica.
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Dietro il moniker di The Brain Olotester si nasconde principalmente Giuseppe Calignano (pugliese, con un passato nei Muzak, e già un album alle spalle: “The Brain Olotester” del 2008) e un gruppo di amici e collaboratori (tra cui spunta anche Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione, ma non solo: c’è Nicolas Joseph Roncea, i Diverting Duo, qualcuno degli Airportman e tanti altri ancora). Questo Wash Your Blues Away, seconda fermata per il polistrumentista salentino, è una miscela di atmosfere dreamy e di melodìe folktroniche, senza mai alzare la voce. La prima traccia, before and after the library information systems sembra quasi una sorta di ninna-nanna o una dedica toy-pop per pochi elementi, tutti combinati insieme per fare da tappeto alla voce. Mentre in unexpected revelations ci si sposta su sonorità tipicamente indie pop, stringendosi per cantare tutti insieme. The queen, the rose and the moon frenerà il disco, spostando tutto su binari acustici, folk (sonorità che sentiremo anche – più avanti – in the sad ballad of Mr.Spaceman e lazy man, nel finale), dalle tinte particolari. Dove chitarra e voce si ritroveranno in compagnia di particolari dreamy , psichedelici e – a tratti – anche minima(l)mente rumorosi. A day in 1999, per me, è l’episodio migliore che ci regaleranno le dita e le corde vocali di Giuseppe: un acustico ripetitivo, leggero ma non banale; folktronica con la F maiuscola, tra tanti dettagli che si combinano insieme divinamente e che, quasi, si prendono lo stesso tempo che servirebbe ad un pezzo post-rock per “esplodere”. Ed è tutto un alternarsi di pezzi “bassi”, dolci, leggeri, e cose più “movimentate”. Prendete my timeless present: quasi cinque minuti sospesi tra britpop, folk-pop e indietronica. Mischiate Girless & The Orphan e Patrick Wolf ed ecco che capirete cosa state ascoltando. E capirete anche, continuando con l’ascolto, che questo disco è dedicato (ed è perfetto “da dedicare”) a qualcuno: quando parte her love makes me feel so good vi accarezzerà una folata di vento lunga 76 secondi, di piano e pochi altri elementi. Una breve parentesi, piacevolissima, che forse solo chi ama qualcuno o qualcosa può capire, prima del ritorno su binari indietronici: four years ago, che inizialmente può sembrare l’ennesimo brano voce+piano+pochi altri elementi, si sviluppa in un martellante finale dream pop, che impazzisce, continuando, nella successiva e breve remember me. Il finale, affidato alla title-track, è un cerchio che si chiude: le stesse sonorità di inizio album, per piano e voci, sempre accompagnati, degnamente, da tanti altri piccolissimi dettagli. Insomma, che posso aggiungere? Posso solo consigliarvi di lasciarvi cullare da un album che di certo sa come fare.- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - –
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Il disco di The Brain Olotester (Giuseppe Calignano) mi ha sorpreso. In primis per il suo dichiarato scopo, che è quello di omaggiare la propria compagna di vita e poi per questo approccio così semplice e sognante al folk-pop che spesso confina con il dream-pop, visto il carattere onirico che certi semplici arrangiamenti sanno conferire a molti brani. Ci sono chitarre acustiche e tutto sembra arrivare alle nostre orecchie in punta di piedi, ma non mancano strumenti vari a completare il suono, rendendolo a volte saturo e rumoroso, "disturbando", in apparenza,la melodia che invece ne esce rafforzata. La voce, leggera e sussurrata per lo più, a volte scompare, mentre in altri momenti si confonde in duetti con voce femminile: incantevole unione a dire poco. E' comunque materia melodica di altissimo valore quella che stiamo ascoltando: il finale, ad esempio, è di quelli che rimandano dritti dritti al miglio pop scozzese, fatto di fiati, archi, piano e voce e una chiusura dilatata, da restare a bocca aperta. Fragilità e intimismo mostrati con sincerità, sguardi bassi sul piano o sulla propria chitarra che paiono bastare e avanzare, ma che poi, come accennavo prima, invece sanno anche aprirsi al pop gentile e caldo come in My Timeless Present. Altro momento da brividi senza dubbio l'esperienza psych di Four Years Ago che nel finale trova anche sostegno ritmico. Un disco che merita assoluta visibilità.
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Emoziona questo piccolo gioiello di psych pop uscito dalla mente felice di Giuseppe Calignano. Per lui è un momento d’oro e speriamo che l’uscita di questo Wash your blues away, per i Dischi del minollo, possa aggiungere fortuna alla buona sorte di questi anni compositi di ispirazioni devozionali e buone combinazioni musicali. La ragione sociale scelta è, come è stato per il disco di debutto, Brain olotester, che nella pratica scientifica è un elettroencefalografo computerizzato che consente di misurare la sincronia cerebrale tra i due emisferi e l’attività delle onde alfa (attività affettiva), delle onde beta (attività mentale) e delle onde delta/theta (attività inconscia, istintiva e somatica) (vedi anche www.kirone.it). Insomma un marchingegno in grado di alleviare i dolori e ricercarne un antidoto. Già questo direbbe molto sull’estetica di Calignano & co. che per l’occasione di Wash your blues away sono soprattutto Paolo Bergese degli Airportman che ha prodotto le undici tracce, alcuni degli Airportman stessi, Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione, Roncea, compagno di scuderia e tanti altri. Abbastanza lineare fra l’altro il percorso di questo cantautore che dopo l’esperienza Muzak preferì rinchiudersi in una ricerca personale, ottenendo con il primo album omonimo un ottimo successo di critica. Questo secondo lavoro ne conferma la vena ispirata, il candore delle armonie e lo spessore della produzione. L’evoluzione dell’elettroencefalografo si sviluppa in uno studio raffinato che porta la psichedelia per come la conosciano noi ad esplorare il terreno di certe tecniche che ricordano Il canto dell’Om e la contemplazione, vibrazioni primordiali minimal, finendo per elaborare un piano di tessuti folktronici dal bell’impatto sonoro. L’artista salentino inizia un dialogo sui concetti di suono per decifrare mondi lievemente lontani. Su questo piano logico può essere accolto il timido inizio di Before and after the library information systems e The queen, the rose and the moon dove le modulazioni delle corde sono ponderate e basate su semplici accordi allungati che ricordano i Fleet foxes o meglio ancora un Bill Nelson acustico degli inizi. In Lazy man la psichedelia diventa congenita e rumoreggia con la voce volutamente inprecisa. Four years ago e The sad ballad of Mr. Spaceman sono frugali timidezze che portano alla promozione piena di questo secondo lavoro. Bravi i dischi del minollo e bravo Giuseppe Calignano.
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Secondo capitolo del progetto Brain Olotester, dietro cui si cela Giuseppe Calignano: ad accompagnare il cantante e chitarrista un nugolo di collaboratori, tra cui spiccano Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione e Paolo Bergese (Airportman). Ampio il cast, ampi i suoni: negli undici brani presenti (cantati in inglese, con l’eccezione di due strumentali), Calignano guida una formazione a ‘geometria variabile’(anche nell’elemento vocale, coi frequenti interventi di voci femminili), per un disco che nel suo procedere cambia più volte forma, pur conservando un’impronta stilistica ben definita: si parte da un ‘campo base’ indie – folk, per prendere sentieri che di volta in volta si aprono su panorami psichedelici, si inoltrano in docili declivi dreampop, si addentrano in ombrosi territori crepuscolari, fino ad aprirsi, come nella title track conclusiva, su luminose aperture orchestrali. Riportando suggestioni riconducibili a certi collettivi canadesi che negli ultimi anni hanno conquistato la passione degli amanti delle sonorità ‘indie’, il progetto The Brain Olotester avvolge l’ascoltatore, offrendogli il gusto del particolare precedentemente sfuggito ad ogni nuovo ascolto. Archi, fiati, tastiere, elettronica, oltre al consueto ‘nucleo’ chitarra – basso e batteria, con l’aggiunta di un cantato che alterna solarità e accenti più melanconici, costruiscono un lavoro all’insegna della pienezza e densità sonora: un disco da assaporare a poco a poco, che nel procedere degli ascolti riesce a mantenere intatto il proprio appeal.
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Dietro il nome The Brain Olotester c’è Giuseppe Calignano (ex Muzak), quindi ‘Wash Your Blues Away’ deve considerarsi un album solista a tutti gli effetti. Ed è pure la seconda uscita, dopo il debutto omonimo del 2008. Il cantautorato indie-folk dagli spiccati tratti psych del disco giunge in maniera spontanea e fluente all’orecchio di chi ascolta, avvolgendolo di un confidenziale abbraccio acustico. Prodotto da Paolo Bergese (Airportman), che pare aver voluto accentuare il lato tradizionale e vintage delle composizioni, il disco si snoda in undici tracce calme e intime, ballate fragili (‘The Queen, The Rose And The Moon’, ‘A Day In 1999’), accorate (la title-track che chiude il disco, tra arpeggi pianistici e l’ugola delicata di Giuliana Negro), dilatate del tempo e nello spazio (‘Four Years Ago’), esili come un carillon in loop (il vibrafono in ‘Before And After The Library Information Systems’). È un lavoro che emoziona, con i suoi arrangiamenti ricercati e dilatati, soltanto apparentemente semplici, capaci di strizzare l’occhio ad un pubblico potenzialmente molto vasto senza che questo vada a scapito della qualità. Non è così che dovrebbe essere l’indie-pop migliore?
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Sssshhhhhhhh...Non state ascoltando un disco ma la brezza di una notte al confine con l’alba.
Giuseppe Calignano (ex Muzak), ormai concentrato quasi esclusivamente sul suo progetto solista The Brain Olotester, ritorna, a distanza di quasi cinque anni dal primo disco, con un nuovo lavoro, Wash Your Blues Away. Il lavoro, pubblicato per I Dischi Del Minollo, propone undici brani che, tra ospiti di qualità (Tommaso Cerasuolo, Nicholas Joseph Roncea, Valerio Cosi, Giorgio Tuma), pop, folk e briciole di psichedelia, ci trasporta in un delicato e raffinato mondo che guarda molto agli anni '90. Before And After The Library Information System, messa da parte l'astrusità del nome, ci coccola con le sue morbide note (vibrafono, glockenspiel, tromba e molto altro), accompagnandoci fino al soffice scorrere di Unexpected Revelations (il numero di strumenti musicali utilizzati è incredibile). The Queen, The Rose And The Moon, in terza posizione, partendo con solo chitarra e voce, stratifica sempre più il suono, riportando alla mente gli Smashing Pumpkins di “Mellon Collie And The Infinite Sadness”, mentre A Day In 1999 (con Tommaso Cerasuolo alla voce), sottile e timida, scorre lasciando spazio al vivace e solare avvolgere di My Timeless Present. Her Love Makes Me Feel So Good, intrecciando pianoforte e synth, apre alla breve The Sad Ballad Of Mr. Spaceman (dalle melodie non poi così “sad”) e alla lenta malinconia (dal finale ben più movimentato) dell'avvolgente Four Years Ago. Remember Me, infine, completamente astratta e brevissima, introduce il dolce cullare di Lazy Man (Nicolas Joseph Roncea alla voce) e gli oltre sei minuti dell'intensa ed affascinante Wash Your Blues Away. Il secondo lavoro solista di Giuseppe Calignano, riprendendo un sound molto vicino a certe band anni '90 (per esempio gli Smashing Pumpkins), costruisce undici ottimi brani dove, a melodie mai banali, si aggiunge una cura maniacale per gli arrangiamenti. Wash Your Blues Away è un disco delicato e corposo allo stesso tempo, un album in cui perdersi è cosa decisamente piacevole.
Giuseppe Calignano (ex Muzak), ormai concentrato quasi esclusivamente sul suo progetto solista The Brain Olotester, ritorna, a distanza di quasi cinque anni dal primo disco, con un nuovo lavoro, Wash Your Blues Away. Il lavoro, pubblicato per I Dischi Del Minollo, propone undici brani che, tra ospiti di qualità (Tommaso Cerasuolo, Nicholas Joseph Roncea, Valerio Cosi, Giorgio Tuma), pop, folk e briciole di psichedelia, ci trasporta in un delicato e raffinato mondo che guarda molto agli anni '90.
Before And After The Library Information System, messa da parte l'astrusità del nome, ci coccola con le sue morbide note (vibrafono, glockenspiel, tromba e molto altro), accompagnandoci fino al soffice scorrere di Unexpected Revelations (il numero di strumenti musicali utilizzati è incredibile). The Queen, The Rose And The Moon, in terza posizione, partendo con solo chitarra e voce, stratifica sempre più il suono, riportando alla mente gli Smashing Pumpkins di “Mellon Collie And The Infinite Sadness”, mentre A Day In 1999 (con Tommaso Cerasuolo alla voce), sottile e timida, scorre lasciando spazio al vivace e solare avvolgere di My Timeless Present.
Her Love Makes Me Feel So Good, intrecciando pianoforte e synth, apre alla breve The Sad Ballad Of Mr. Spaceman (dalle melodie non poi così “sad”) e alla lenta malinconia (dal finale ben più movimentato) dell'avvolgente Four Years Ago.
Remember Me, infine, completamente astratta e brevissima, introduce il dolce cullare di Lazy Man (Nicolas Joseph Roncea alla voce) e gli oltre sei minuti dell'intensa ed affascinante Wash Your Blues Away.
Il secondo lavoro solista di Giuseppe Calignano, riprendendo un sound molto vicino a certe band anni '90 (per esempio gli Smashing Pumpkins), costruisce undici ottimi brani dove, a melodie mai banali, si aggiunge una cura maniacale per gli arrangiamenti. Wash Your Blues Away è un disco delicato e corposo allo stesso tempo, un album in cui perdersi è cosa decisamente piacevole.
Giuseppe Calignano (ex Muzak), ormai concentrato quasi esclusivamente sul suo progetto solista The Brain Olotester, ritorna, a distanza di quasi cinque anni dal primo disco, con un nuovo lavoro, Wash Your Blues Away. Il lavoro, pubblicato per I Dischi Del Minollo, propone undici brani che, tra ospiti di qualità (Tommaso Cerasuolo, Nicholas Joseph Roncea, Valerio Cosi, Giorgio Tuma), pop, folk e briciole di psichedelia, ci trasporta in un delicato e raffinato mondo che guarda molto agli anni '90.
Before And After The Library Information System, messa da parte l'astrusità del nome, ci coccola con le sue morbide note (vibrafono, glockenspiel, tromba e molto altro), accompagnandoci fino al soffice scorrere di Unexpected Revelations (il numero di strumenti musicali utilizzati è incredibile). The Queen, The Rose And The Moon, in terza posizione, partendo con solo chitarra e voce, stratifica sempre più il suono, riportando alla mente gli Smashing Pumpkins di “Mellon Collie And The Infinite Sadness”, mentre A Day In 1999 (con Tommaso Cerasuolo alla voce), sottile e timida, scorre lasciando spazio al vivace e solare avvolgere di My Timeless Present.
Her Love Makes Me Feel So Good, intrecciando pianoforte e synth, apre alla breve The Sad Ballad Of Mr. Spaceman (dalle melodie non poi così “sad”) e alla lenta malinconia (dal finale ben più movimentato) dell'avvolgente Four Years Ago.
Remember Me, infine, completamente astratta e brevissima, introduce il dolce cullare di Lazy Man (Nicolas Joseph Roncea alla voce) e gli oltre sei minuti dell'intensa ed affascinante Wash Your Blues Away.
Il secondo lavoro solista di Giuseppe Calignano, riprendendo un sound molto vicino a certe band anni '90 (per esempio gli Smashing Pumpkins), costruisce undici ottimi brani dove, a melodie mai banali, si aggiunge una cura maniacale per gli arrangiamenti. Wash Your Blues Away è un disco delicato e corposo allo stesso tempo, un album in cui perdersi è cosa decisamente piacevole.