Articoli

press-reviews mrozinski

 

press-review "Trust in love to be" MROZINSKI

 

 

bandiera_italia   ROCKSHOCK

Abbandonati i Merçe Vivo un anno dopo l’uscita del loro ultimo album Lasortedelcanecheleccalalama, il fondatore della band torinese Lukasz Mrozinski si rimette subito in carreggiata con un EP dal titolo Trust In Love To Be, disponibile unicamente in formato digitale. Scomponendo il titolo in tre parole abbiamo il nome dei brani che compongono questo lavoro: Trust, In Love, e To Be. Tre brani che mettono in risalto una vena compositiva sicuramente più sperimentale, complice l’uso abbondante dell’elettronica lo-fi. Al cambio di suoni si è aggiunta la necessità di usare la lingua inglese. Poche parole ed un suono corposo: passa anche di qui la volontà di rinnovare e soprattutto di rinnovarsi. I testi sono scarni ed ermetici, a volte ossessivi (Trust), a volte dolcemente nostalgici (To Be). L’EP è scritto e suonato interamente da Lukasz Mrozinski, eccetto l’arrangiamento del synth nel brano In Love curato ed eseguito da Alberto Moretti. Trust inizia con cascate noise, su percussioni frenetiche e voce alterata: l’atmosfera è raccapricciante e claustrofobica (ne sanno qualcosa i Sonic Youth e gli A Place To Bury Strangers). La successiva In Love rallenta parzialmente il ritmo, nonostante la drum machine sia veloce. La chitarra disegna un quadro onirico, rassicurante, mentre la voce cadaverica e distaccata a là Michael Gira recita “love will bring us back together”. Il pezzo è arricchito dalle fughe del synth memori di Disintegration dei Cure. To Be, il pezzo che chiude l’EP, con i suoi 8 minuti è il più lungo: inizia onirica con le note incantate della chitarra su sottofondo di voci trovate, che durano per tutto il brano. Spazio e tempo sono dilatati, la voce di Mrozinski è lenta, intorpidita, malinconica. Interessante è contrasto che si crea tra le voci in sottofondo e la melodia del brano, come a voler rappresentare due mondi diversi; da una parte c’è la sfera intima nel quale trovano rifugio pensieri, paure, debolezze. Dall’altro c’è il il mondo esterno, popolato dall’incessante e caotico via vai delle persone, dalle loro conversazioni, dalla frenetica vita quotidiana. La musica al contrario è un’isola di tranquillità, di serenità, il riparo dai dolori del mondo: un vero e proprio nido di pascoliana memoria.
 
- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - –
 
 
 
Più o meno un anno fa vi parlavamo del terzo album dei Merçe Vivo, band torinese che miscelava ottimamente atmosfere noir cantautoriali e tendenze avant/post-rock. Questo interessante progetto, che durava dal 2006, è purtroppo terminato. Dalle ceneri di questo progetto nasce quello solista del cantante e chitarrista Lukasz Mrozinski. Lukasz Mrozinskiè , dal 1999, autore di testi e musiche. Fondatore dei Theorema, il progetto noise aSzEs0 e dal 2006 voce e chitarra dei Merçe Vivo. Ha suonato la chitarra nella storica noise band torinese Seminole, nei Toda e nel progetto di sonorizzazione sperimentale Rebe. Quest’anno è uscito il primo lavoro solista intitolato Trust in Love to Be. Tre tracce che rendono bene l’idea che sta alla base di questo progetto: un suono volto all’irregolarità e allo smantellamento della linearità del suono ma che riesce in alcuni momenti a smussare le spigolature. Nel primo brano “Trust” prevale l’anima rumoristica con ritmi accelerati, atmosfere tetre e vocalità accennata ma molto efficace. Il ritmo si distende nella successiva “In Love” nella quale prevale la presenza dei synth (arrangiati da Alberto Moretti). Nell’ultimo brano “To Be“  viene riproposta la ruvidezza del primo brani e i toni distesi del secondo ma in una prospettiva ambient. Un primo lavoro che porta molti elementi interessanti, anche per le varie angolature con cui l’artista piemontese si propone. Da seguire con attenzione.
- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - –
 
bandiera_italia   ROCKIT
 
Immaginate il do it yourself come stato d’animo, come condizione umana, il lo-fi come punto di vista e aggiungete un’elettronica affatto ricercata ma piuttosto basic e mai elaborata: questo è “Trust In Love To Be”. Tre tracce francamente non incisive e prive di qualsivoglia wow, cantate in inglese con voce profonda che in “In Love” mi ricorda Nick Cave, mentre l’intera “To Be” è fatta di sussurri: poco meno di un quarto d’ora malamente distribuito (l’opener è brevissima, la chiusura sfora gli otto minuti) che non permette di dare un giudizio chiaro e definitivo, diciamo che per ora il nuovo progetto di Lukasz Mrozinski (già Merçe Vivo) non regala particolari vampe né convince appieno, forse un full length offrirà spunti più interessanti.
 
- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - –
 
 
 
 
 
Detto con franchezza non sono mai andato pazzo per il progetto Merçe vivo e non sono uscito fuori d’orbita per questo primo lavoro di Luka Mrozinski. Apprezzo però il lavoro che Strino e i suoi compari delle edizioni I dischi del minollo (in questo caso in compartecipazione con Believe) fanno da qualche anno. Il progetto è interessante, tra i più attraenti delle label di settore ed è quello di scavare nel profondo del concetto suono senza pregiudizi di sorta o velleità da piccolo gruppo di intellettualoidi. Mrozinski si inserisce tutto sommato in questa pratica comune e da questo punto di partenza e non di arrivo deve essere lodato. Al di là quindi dei gusti personali su ciò che i neuroni di Luka hanno prodotto, producono e spero produrranno, il gesto tecnico, come si usa dire, è apprezzabile. Scivolare nei lunghi minuti di Trust in love to be può sembrare un esercizio di stile a tratti purificante e attraente (In love), a tratti noioso, petulante e ossessivo (To be) altre volte impetuoso e irriverente (Trust). Bisogna essere in uno stato d’animo quieto e distratto per sciorinarsi questo polpettone, ma qualcosa di buono c’è. Prima di tutto un’esperienza maturata sul campo con una perizia DIY dell’elettronica che diventa fisiologica. Sono anni che diventano valore aggiunto e che si tramutano in avvedutezza dei propri strumenti. Si poteva secondo me evitare il cantato anglofono, che rende un po’ tutto scontato e appunto rifatto. Arduo fra l’altro glorificare o di convesso snobbare tre tracce che possono dire nulla o tutto del personaggio Mrozinski. Credo riguardi al 60% una questione di gusti e se i lavori precedenti non piacciono più di tanto, è difficile poi essere strutturati ed oggettivi. Una prova che deve avere secondo me una continuità (ho scoperto l’acqua calda) e un afflato più longevo e variegato capace di far provocare anche in chi è un po’ scettico, emozioni particolari, colori del suono più fluidi e sensitivi, un arricchimento del pestaggio sonoro. Sono di questo avviso e magari un giorno me ne ravvederò, ma non mi sento di promuovere il disco. Il bello della faccenda è che il futuro riserva sempre delle grandi sorprese.
 
 
 
 
 
 
 

 

http://www.iyezine.com/recensioni/1587-merce-vivo-lasortedelcanecheleccalalama.htm